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Un 1989 per il mondo islamico?
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Riteniamo che ai nostri lettori, più che una cronaca dei fatti, a disposizione di tutti, ininterrotta, grazie ai vari Sky 24 News, BBC, Al Jazeera, interessi una interpretazione degli stessi. E’ quello che cercheremo di dare.

Nel 1989 il mondo assisteva, sorpreso ed attonito, al crollo repentino del comunismo, prima nella casa madre URSS, poi, come in un incendio di materiale infiammabilissimo, in più alimentato da forte vento, nei Paesi cosiddetti satelliti dell’Europa dell’Est (1). Come mai in URSS, da un giorno all’altro, con una nomenklatura composta da 13.500.000 persone, intatta e motivata, (perlomeno perché casta privilegiata), con in più a disposizione l’esercito, i servizi segreti, le varie Polizie, i vari corpi statali [pompieri, vigili del traffico (anche se scarso…), forestale… suppongo esistessero] tutto è crollato miseramente, senza nessuna reazione significativa?

Le spiegazioni ufficiali – superficiali – sono molteplici, da Solidarnosc, all’azione del Papa polacco, dalle Guerre Stellari di Reagan al fallimento dell’aggressione all’Afghanistan, fino ad arrivare ad una profonda crisi economica che avrebbe isolato il regime in modo grave. Tutti fattori reali, ma insufficenti a giustificare l’accaduto in quanto il regime comunista, per 70 anni, aveva convissuto, senza scosse, con situazioni analoghe quali le rivolte di Berlino (1953), di Ungheria (1956), di Praga (1968), di Danzica e di Stettino (1970); oppure con il contrasto di grandi personaggi religiosi (Stepinac, Mindszenty, Wyszyński) o laici (Soljenitsin, Sacharov, Bukovskij, Šafarevič); oppure con la eterna pseudo-competizione con gli USA (in realtà da sempre il miglior partner dell’URSS), come negli anni della conquista dello spazio; oppure con un’ennesima crisi economica [e quando mai il comunismo non è stato in crisi economicamente?]. Senza il costante Basic Life Support dell’alta finanza mondialista sarebbe caduto subito, nonostante patetici retromarcia quali la NEP, introdotta da Lenin già nel 1921] (2).

No! Qualcuno aveva avuto il potere di staccare la spina sull’oscena rappresentazione, di mandare tutti a casa. E chi poteva far ciò se non l’impresario? I lettori di EFFEDIEFFE sanno chi è l’impresario, grazie agli articoli di Blondet, grazie alla diffusione libraria, soprattutto di parecchie centinaia di copie di Due secoli assieme di Soljenitsin; è inutile pertanto dilungarci sulle argomentazioni circa la natura inequivocabilmente ebraica del comunismo. Erano concetti largamente diffusi e condivisi anche nella Chiesa cattolica, fino al Concilio Vaticano II e scontati temi propagandistici dei fascismi tra le due guerre mondiali.

E’ sicuramente più difficile sapere il perché sia stato deciso il suddetto sbaraccamento e perché in quel momento. Per dare risposte certe bisognerebbe partecipare alle ristrettissime riunioni degli insider che decidono le sorti di noi miserabili animali parlanti. Siccome non ci invitano mai come osservatori possiamo solo fare ipotesi, seguendo il buon senso; vediamone alcune.

Il comunismo, sistema economico contro natura, è del tutto improduttivo; è sempre stato quindi necessario alimentarlo in toto, nonostante le condizioni di arretratezza da Africa subsahariana in cui viveva la popolazione in URSS; 70 anni di mantenimento diventano logoranti, anche in previsione di nuove esigenze che sarebbero sicuramente emerse negli anni Ottanta grazie a straordinari strumenti di comunicazione di massa non più comprimibili.

Il modello occidentale postsessantotto era, ed è, molto più efficace nel corrompere la morale e i costumi – obbiettivo primario dei globalizzatori – rispetto al modello comunista, che in un certo modo aveva ibernato la società (3), anche per salvaguardare un potere ormai conquistato (4) e che per la sua brutalità, diversa dalla vaselina narcotizzante dell’americanismo, periodicamente suscitava reazioni molto forti. Tanto valeva esportarlo nel blocco comunista (il progetto degli iniziati, che prevedeva un mondo comunista, fu evidentemente cambiato verso la fine degli anni Sessanta).

Non vogliamo banalizzare il comunismo, vera e propria religione laica, alla quale hanno creduto sinceramente milioni di persone, in buona fede, e tentazione eterna dell’uomo, come brillantemente documentato da Safarevic nel suo Il socialismo come fenomeno storico mondiale (5). Un regime non si regge per 70 anni, anche con grandi risultati di espansione esterna, se non è supportato da un consenso cospicuo, pur minoritario. Con il comunismo l’unico proprietario è lo Stato; chi controlla lo Stato controlla tutte le ricchezze. Ma queste ricchezze dovevano comunque  sostenere il mantenimento di centinaia di milioni di persone. Da qui, con l’eliminazione dei regimi e dei loro sostenitori, la prospettiva, in parte realizzata, del saccheggio di immense risorse, forse, in URSS, fermata da Putin.

Si può fare un parallelo con quanto sta accadendo nel mondo islamico?

A dicembre 2010, in Tunisia, dopo il suicidio di due giovani, novelli Jan Palach, esplodono manifestazioni di piazza che dopo morti e feriti fanno cadere il presidente Ben Alì. Lo stesso avviene in Egitto, con la caduta di Mubarak. Ci sono moti di protesta anche in Algeria, ma il regime tiene.

La Libia rappresenta un caso diverso, forse è in atto un colpo di Stato che alimenta una guerra civile con presenza – scarsa perché comunque il regime di Gheddafi paternalisticamente distribuisce una certa ricchezza – di rivoltosi dalle stesse connotazioni sociologiche dei giovani degli altri Paesi islamici. Ciò perché dal regime di Gheddafi si staccano pezzi importanti appartenenti all’esercito, alla diplomazia ed all’amministrazione pubblica. Si sono mai viste folle di civili che resistono a bombardamenti aerei? A carri armati? A militari di professione?

Il denominatore comune delle rivolte è generazionale; l’età media degli insorti è di 24 anni, così come la maggior parte della popolazione di quei Paesi è sotto i 30 anni. Dagli albori dell’umanità le guerre, le rivoluzioni, le fanno i giovani, addirittura gli adolescenti, come ha ben illustrato Blondet, qualificato studioso delle dinamiche giovanili, in tanti libri ed articoli; i giovani hanno forza fisica, coraggio, rabbia, l’incoscienza di chi non ha nulla da perdere. I giovani nordafricani sanno usare la rete e le tecnologie digitali, sono rivoluzionari intrinsecamente legati alla modernità. Con cellulari fanno video, scattano fotografie, utilizzano i social network, facebook compreso. Video e fotografie fatte col cellulare e diffuse in rete raggiungono in un attimo migliaia di persone. Sembrano i nostri sessantottini, figli della borghesia (e a Milano, lo abbiamo constatato, anche dell’alta borghesia) che sazi di tutto e corrotti nell'ideologia e nei costumi sono stati avviati alla rivoluzione. Questi moti inoltre sembrano laici e non religiosi. Non si vedono bandiere islamiche, ma bandiere nazionali. Cambiano i rais, chi ha la titolarità del potere, chi mette la faccia, i loro stretti collaboratori, le loro forze di sicurezza, legati più al leader che alla nazione.

Ovunque però sembra che le Forze Armate abbiano i rispettivi Paesi sotto stretto controllo. Sarebbe importante indagare il ruolo della massoneria in ambito militare, i cui temi-chiave, nel mondo islamico, sono l’istruzione, la riforma dello Stato e la pianificazione famigliare, con annessi contraccezione ed aborto. L’esempio dell’esercito turco, ai vertici interamente laico, è inquietante. In un Paese, al 98% islamico, comanda una piccola setta probabilmente dunmeh (cioè ebrei falsamente convertiti all'islam) (6). E noi sappiamo chi controlla la Massoneria.

Le rivolte trovano facile pretesto anche in gravi disagi sociali e povertà, dovuti al saccheggio delle risorse dei Paesi, di cui approfittano solo alcuni; da sempre economie a favore dei diritti delle élite, da sempre sistemi politici ed economici non progettati per lo sviluppo dei Paese ma per permettere ai pochi privilegiati di accumulare ricchezze per sé, le loro famiglie, i loro protetti (7). Ciò però è sempre avvenuto senza che accadesse niente. E anche adesso, più che pane, sembra che i rivoltosi chiedano diritti, libertà, uguaglianza,  fraternità e giustizia.

E’  da qualche anno che notavamo un forte cambiamento di umore nei confronti dell’islam, indotto da chi crea stati d’animo (état desprit), opinioni, che poi diventano largamenente maggioritarie; si era passati da un clima persecutorio - culminato con la legge Mancino dell’aprile 1993 (8) - nei confronti di chi avesse osato solo criticare, tra le altre religioni, anche l’islam, all’arruolamento in massa di intellettuali [i cosiddetti neocon; in Italia pescati soprattutto in ambito cattolico moderato, non noti per il loro coraggio; qualcuno li avrà tranquillizzati] che hanno cominciato a sparare a zero sull’islam con tutti i mezzi a disposizione, compreso il cinema.

Dall’11 settembre 2001 in poi il clima anti-islamico in Occidente è diventato parossistico, anche grazie all’invenzione del fondamentalismo islamico. E’ memoria comune, se si vuole riflettere con onestà, che il fondamentalismo islamico data dal 1979, anno del ritorno di Khomeyni in Iran, dopo cioè oltre 1.300 anni dall’affermazione dell’islam. C’erano state, è vero, le violenze, spietate e brutali, dell’espansionismo imperialistico arabo prima, turco poi, nulla di diverso però da quanto fatto da altri popoli nella storia; àmbiti marginali di estremismo, quali quello degli Ismaeliti (nati in Iran nel 1090) (9) o dei Fratelli Musulmani (nati in Egitto nel 1928, la cui carica di violenza si è quasi sempre riversata contro altri islamici perché ritenuti moderati) non possono essere generalizzati. I nostri vecchi ricordano di aver percepito l’intero mondo islamico, dal Marocco all’Indonesia, come una colonia europea, dove poche truppe mantenevano il controllo di interi Stati e delle rispettive popolazioni. La nostra stessa esperienza diretta ci mostra che milioni di immigrati islamici in Italia rappresentano un problema per l’ordine pubblico inferiore a quello rappresentato da una qualunque curva calcistica di divisioni inferiori. Khomeyni incarnava la punizione dell’Occidente nei confronti dello Scià, reo di aver fatto dell’Iran una grande potenza militare, economica e modernizzante.

Sul presunto fondamentalismo islamico è inutile dilungarsi ulteriormente; nell’archivio del giornale ci sono centinaia di articoli di Blondet che ne illustrano esaurientemente i tratti, dall’Istituto Tavistock (10) agli attentati false flag, alle bombe messe surrettiziamente nelle auto di ignari islamici che, grazie all’innesco con telefono cellulare, diventano eroici involontari kamikaze.

Torniamo alla domanda sopraesposta: Si può fare un parallelo con quanto sta accadendo nel mondo islamico? E’ in atto un progetto di liquidazione dell’Islam, ultimo baluardo umano - è triste ammetterlo da cattolici –, per la sua coriacea refrattarietà al mondo moderno, all’istaurarsi del Nuovo Ordine Mondiale.

Due sono le ipotesi: la prima è che l’ebraismo controlli l’islam, essendo il secondo una creazione del primo finalizzata all’obiettivo di scardinare l’Oriente e l’Europa cattolica (11); e se così fosse, come avvenuto per il comunismo, il compito dovrebbe riuscire più facilmente. Il creatore elimina la creatura. E’ un’ipotesi per approfondire la quale è opportuno dare la parola ad un grande studioso quale don Curzio Nitoglia:


Le origini dell’islam

«Diversi anni or sono (1991) scrissi un articolo sui rapporti tra giudaismo e islam (ripreso in Per padre il diavolo’, SEB, 2002, pagine 295-312), in cui sposavo totalmente lipotesi di padre Théry o. p. Ora ristudiando il problema mi sono imbattuto in una letteratura più recente, che perfeziona e corregge - in parte - lo scritto del succitato padre domenicano, onde mi sento in dovere di riaprire il dibattito e aggiustare il tiro’. Edouard-Marie Gallez ha scritto recentemente un interessante libro (in due volumi) sulle origini dellislam (‘Le Messie et son prophète. Aux origines de lislam’, Parigi, Èdition de Paris, 2005) che compie un notevole passo avanti nella ricerca delle fonti della religione musulmana. Negli anni Cinquanta il domenicano padre Gabriel Théry (1891-1959) sotto pseudonimo di Hanna Zakarias (‘De Moise à Mohammed. Lislam entrepise juive’, Parigi, Cahors, 1955) aveva avanzato unipotesi secondo la quale il Corano primitivo sarebbe stato il frutto dellinsegnamento orale dato a Maometto soprattutto dai rabbini talmudisti ortodossi ed anche (ma in misura minore) dai cristiani eretici [nestoriani e giacobiti (I)], che si trovavano in Arabia nel VII secolo (soprattutto a Medina e pure a La Mecca e a Taif, anche se in minor numero).

Il Corano - secondo il Théry - sarebbe stato una sorta di sunto del Pentateuco di Mosè, scritto e interpretato da Maometto ad uso del mondo arabo, che poi  faceva proprie le tendenze del progetto politico di dominio universale del rabbinismo, ma le trasferiva dal giudaismo a se stesso. Purtroppo non esiste nessun manoscritto del Corano anteriore al IX secolo (il più antico di essi si trova a Istanbul nel museo Topkapi). Tuttavia il professor Sergio Noja Noseda, uno dei più illustri arabisti contemporanei, stava lavorando ad un ambizioso progetto, concepito con lillustre arabista francese François Déroche: ledizione critica del Corano. Egli stava confrontando i manoscritti più antichi e il lavoro era ricco di sorprese e soddisfazioni’ (Armando Torno, Il Corriere della Sera, 2 febbraio 2008, pagina 44), ma moriva tragicamente investito da unauto, mentre stava rincasando, il 31 gennaio 2008. Con laccordo dellAccademia di Francia il Noja si era recato nello Yemen, dove - dopo decenni di chiusura - aveva avuto uno speciale decreto presidenziale con il permesso di fotografare e pubblicare alcuni manoscritti conservati alla Casa dei Manoscritti a Sana, nonché il permesso di prelevare alcuni campioni della preziosa pergamena (che è considerata il più antico manoscritto del Corano, nda) per la datazione con il carbonio 14.

Era apprezzato dai prìncipi arabi
, ministri ed ambasciatori ed era uno dei pochi arabisti che sapeva muoversi in campo internazionale’ (Giuliana Malvezzi, ‘Ricordo mondo-arabo’, 3 febbraio 2008). La sua morte lascia il lavoro in sospeso, forse non si riuscirà più (almeno per ora, anche perché negli anni Trenta un arabista tedesco che si stava cimentando nello stesso sforzo, perì di morte cruenta, scivolando in un burrone di alta montagna, come soleva ricordare il Noja, prima che una sorte analoga toccasse anche a lui…) ad avere la edizione critica del Corano e ad arrivare alla tesi certa sulla sua composizione ed origine.

Nel 1977 Patricia Crone & Michael Cook
(‘Hagarism. The making of the islamic world’, Cambridge University Press), dopo aver visionato le ultime scoperte archeologiche dellepoca, hanno dato una spiegazione secondo la quale lislam sarebbe nato in Siria e il Corano attuale non sarebbe un documento storicamente autentico del Seicento dopo Cristo. Confermando in ciò lipotesi di padre Théry che aveva parlato di un Corano primitivonon corrispondente a quello attuale. La Crone ha poi pubblicato nel 1986 assieme a Martin Hinds un altro libro (‘Gods Caliph’, Cambridge University Press) ed un ultimo nel 1987 da sola (‘Meccan trade and the rise of islam’, Oxford, Blackwell); questi volumi - molto accurati - insistono sul fatto che la teologia islamica dopo il Mille (al-Ghazàli) impedisca di studiare il testo del Corano da un punto di vista storico-filologico e quindi rende impossibile allo studioso accedere a delle prove certe che lo possano far giungere da unipotesi condizionale ad una tesi certa e indicativa. Specialmente la Crone ha aperto la strada a numerosi altri ricercatori, per esempio a padre Antoine Moussali (+ 2003) che è riuscito a ristabilire il testo di alcuni versetti coranici e li ha separati da aggiunte posteriori e ha asserito che il Corano originario sarebbe stato una sorta di lezionario usato da una setta di giudeo-cristiani (o cristiani venenti dal giudaismo o giacobitismo’, i quali credevano che per salvarsi non bastasse la fede in Cristo e le buone opere, ma occorresse osservare il cerimoniale dellAntico Testamento) ed era una traduzione dallaramaico in arabo fatta tra il 610-630 di cui parla il Corano odiernostesso, nel suo testo ufficiale. A questo Corano primitivo’, i califfi arabi avrebbero aggiunto un testo composto da una compilazione di scritti in arabo, che rimaneggiato poco alla volta, divenne il Corano attuale’, durante il Settecento. Anche altri autori hanno seguito tale pista (A-L. De Prémare, ‘La fondation de lislam’, Parigi, Seuil, 2002; Idem, ‘Aux orìgines du Coran’, Parigi, Téraèdre, 2004). Quindi (diversamente da quanto ipotizzato da padre Théry alias Hanna Zakarias) lautore del Corano primitivonon sarebbe un rabbino ortodosso che avrebbe ispirato Maometto, ma una setta di giudaizzanti o giudeo-cristiani, come sostengono gli studiosi più recenti testè citati, i quali - tuttavia - mantengono ferma lipotesi del Théry di due Corani, uno primitivo e laltro odierno, assai diversi tra loro.

Occorre tenere presente che queste conclusioni sono anche esse solo un
ipotesi scientifica corredata da vari indizi, ma non ancora una tesi certa e provata (confronta Le Sel de la Terre’, Avrillé, numero 55, hiver 2005-2006, pagine 282-293) alla quale stava giungendo il Noja. Quindi lipotesi di padre Théry è sorpassata da quella più recente della Crone e di de Prémare, onde:

a) se non si può affermare più con il Théry che Maometto sia stato influenzato da un rabbino rappresentante del giudaismo farisaico-talmudico ortodosso; e neppure che la moglie di Maometto (Khadigia) fosse ebrea (molti lo affermano ma non se ne trova alcuna prova neanche nella Encyclopédie de lislam’, Brill, Leiden, 1961-1978); e nemmeno che Maometto fosse un proselite della portaossia un non (etnicamente) ebreo convertitosi al giudaismo religione;
b) invece è ancor oggi sostenibile lipotesi che vi sia un Corano primitivo’ (giudaizzante o giudeo-cristiano) diverso da quello attuale; i musulmani non sono arabi convertiti al giudaismo talmudico, ma influenzati dai giudaizzanti. Come si vede lipotesi iniziale di padre Thèry era ben fondata, ma andava perfezionata, non tutto in essa è inesatto, anzi vi sono molti elementi validi che sono stati ripresi dagli autori più recenti, ai quali padre Théry ha aperto la strada. Vi sono anche altri autori che hanno studiato il problema e, indipendentemente da padre Théry, sono giunti a conclusioni simili alle sue o addirittura a quelle della Crone e del de Prémare.

Essi sono
:

1) Edouard Pertus (‘Connaissance élémaintaire de lislam’, AFS, Parigi,1991, pagina 24) secondo il quale Maometto avrebbe frequentato a La Mecca alcuni giudaizzanti e ciò spiegherebbe sia la negazione della divinità di Cristo ma anche laffermazione del suo essere profeta, diversamente dal giudaismo talmudico che nega la bontà del profeta Cristo il quale sarebbe solo un impostore.

2) Bernard Lewis (‘La rinascita islamica’, Bologna, Il Mulino, 1991, pagine 187-225) che parla della vicinanza teologica (pur con marcate diversità) tra giudaismo e islamismo, spesso uniti contro la cristianità. Lo stesso Lewis.(‘Gli ebrei nel mondo islamico’, Firenze, Sansoni, 1991, pagine 72-73; 82-88; 204); parla - citando padre Théry - di analogie tra ebraismo e islam e di una contrapposizione tra giudaismo e cristianesimo (sulla Santissima Trinità e divinità di Cristo) molto più forte di quella esistente tra ebraismo e islamismo (monoteismo unitariano e negazione della divinità di Gesù). Mentre tra cristianesimo versus giudaismo o islam la distanza è più forte con il giudaismo il quale non solo nega la Trinità e la divinità di Cristo ma lo reputa un impostore, invece lislam lo ritiene un profeta (non Dio) ma neppure un imbroglione’.

3) S. Goitein (‘Ebrei e Arabi nella storia’, Roma, Jouvence, 1980, pagine 59; 63-69; 74-76) ammette che la presenza ebraica a Medina fu in grado di far accettare agli arabi allora politeisti il rigido monoteismo antitrinitario del giudaismo. Egli scarta, però, la tesi dellinflusso giudaizzante o del giudeo-cristianesimo sullislam e sposa quella del talmudismo stretto. Ma si tenga presente che il suo libro è solo degli anni Ottanta, mentre gli altri autori sono più giovani di un decennio.

4) R. Bouman, (‘Il Corano e gli ebrei’, Brescia, Queriniana, 1992) spiega le cause che portarono alla rotturatra Maometto e giudaismo, ossia mentre Maometto da una parte aveva ricevuto sostegno e istruzione dai giudaizzanti, dallaltra parte voleva rivolgersi agli arabi e non agli ebrei. Egli in parte segue alcune prescrizioni ebraiche (circoncisione, niente carne suina, preghiera inizialmente verso Gerusalemme),  fatte proprie anche dai giudaizzanti, ed in parte dà loro un contenuto nuovo adattandole alla mentalità araba. Il suo attaccamento allidentità araba, purgata dal politeismo, lo ha portato ad allontanarsi sempre più dal giudaismo o dai giudaizzanti.

5) Vittorio Messori (‘Pensare la storia’, San Paolo, 1992, pagina 624) scrive: ‘La polemica ebraica è convinta che il Vangelo in se stesso costituisca una fonte perenne di ostilità antigiudaica. (…). Lislamismo non è invece considerato rischioso per gli ebrei (…). Per il passato vi fu uno stretto legame tra islam ed ebraismo in funzione anticristiana’. Egli conclude che lo scontro tra Stato dIsraele e Palestina e poi mondo arabo, non ha nulla di teologico ma è una questione politica-sociale-economica: linvasione e l’esproprio della terra dei palestinesi da parte del sionismo.

Come si vede il dibattito sulle origini dell
islam è ancora in fieri ma si sono fatti passi in avanti enormi a partire dal 1955 con padre Théry sino alla tragica morte di Sergio Noja Noseda (2008) che era giunto alla prossimità delledizione critica del Corano, la quale solo avrebbe potuto darci le risposte certe, che le succitate ipotesi sollecitano. Comunque lipotesi di un influsso notevole dei giudaizzanti su Maometto e lislam è sempre più comune tra gli arabisti attuali. Se qualcuno vuol saperne di più può proseguire (qualora ne abbia le capacità scientifiche e filologiche che io non possiedo) il lavoro iniziato dal Noja, ma deve tener presente che molto probabilmente non lo porterà a termine… nel nome di Dio clemente e misericordioso’.

Don Curzio Nitoglia


(I) Il Nestorianesimo è uneresia cristologia del V secolo, che rompeva lunità di Cristo ponendo in Lui due soggetti uno divino ed uno umano, Cristo è innanzitutto uomo perfetto, ma in Cristo uomo cè il Verbo che inabita nella sua umanità come in un tempio, né più né meno come in ogni cristiano che vive in grazia di Dio. Tale eresia che in pratica nega la divinità di Gesù Cristo, anche se in teoria distingue due soggetti in Lui di cui uno divino,  fu condannata al Concilio di Efeso (431 dopo Cristo). Il Giacobitismo è uneresia dei discepoli estremisti e deviati di San Giacomo apostolo (+ 62) il quale nel Concilio di Gerusalemme (49 dopo Cristo) aveva sostenuto che la sola fede in Cristo con le buone opere basta a salvare le anime, ma aveva chiesto per gli ebrei convertitisi al Vangelo una speciale deroga la quale permettesse loro di osservare alcune cerimonie legali mosaiche soprattutto alimentari, onde non ferirli o scandalizzare i deboli. I suoi discepoli degeneri ritornarono alleresia giudaizzante o giudeo-cristiana che pretendeva essere necessario per salvarsi la circoncisione e losservanza stretta della legge cerimoniale veterotestamentaria. Essi furono debellati dai primi Padri ecclesiastici nel II-III secolo
».


Ipotesi affascinanti, che rendono plausibili certe rivelazioni oltre che sulla conversione finale degli ebrei anche su quella degli islamici, al momento, quest’ultima, irrealistica se non a seguito di grandi eventi quali quello del disvelamento, con prove, dell’inganno.

Se tali studi fossero fantasiosi, privi di scientificità, siamo ugualmente in presenza di un tentativo di destabilizzazione, in questo caso molto arduo e complesso per via del rapporto intenso con la fede vissuto dai popoli islamici, rafforzato anche dalla stupida aggressione dell’Occidente che favorisce il loro compattamento.

Controllando comunque i mondialisti le èlite islamiche (12), grazie alla Massoneria e alla corruzione economica e morale, è probabile riescano nel loro intento; i mezzi di pressione psicologica ci sono, sono collaudati ed efficaci ed hanno un potere di attrazione, soprattutto sui giovani, non solo sui giovani islamici, in ogni latitudine: per citarne alcuni la libertà sessuale, i consumi (moda occidentale compresa), la droga, il benessere, la musica, la tecnologia.

Dio ricava dal male il bene e, come ha scritto Blondet, unico fra gli intellettuali cattolici, ha probabilmente riservato all’islam il ruolo provvidenziale di ultimo custode (13) dei luoghi santi (14) in opposizione alla ύβρις sionista (15).

Come ultima riflessione ci si potrebbe chiedere perchè, controllando già a piacimento la maggior parte dei leader del mondo islamico, i globalisti li stiano sovvertendo.

I vantaggi di questa operazione sono molteplici: si fanno prove generali per verificare i risultati delle azioni di condizionamento su esposte, si intimidiscono le elitè perché non sgarrino, o si sostituiscono le stesse con elementi più fedeli e gestibili in modo che ci siano meno intermediari nel saccheggio delle ricchezze, si impoveriscono Paesi, che comunque sono considerati nemici, in modo che non superino certe soglie di benessere (16).

Infine, con la scusa delle sommosse, si prospetta già un’emergenza-immigrazione, l’emergenza umanitaria, un esodo di milioni di nordafricani che daranno il colpo di grazia a quello che resta dell’Europa. Ci domandiamo: chi e perché dovrebbe emigrare, rispetto a prima? Non crediamo gli oppositori ai regimi attuali; stanno vincendo, perché dovrebbero emigrare? Non certo le nomenklature sconfitte; costoro hanno altre modalità per abbandonare la nave che affonda; ve li immaginate un Ben Alì, o un Mubarak, o un Gheddafi, o ministri o generali vari, sui barconi?

Naturalmente chi osa solamente protestare è un negatore dell’olocausto.

Fabio de Fina




1
) Il simbolo paradigmatico di questi eventi, una sorta di monumento al Milite Ignoto che rappresentava i 600.000 caduti della Prima Guerra Mondiale, è stato l’abbattimento del Muro di Berlino.
2) La NEP fu un sistema di riforme economiche, in parte orientate al libero mercato, che ripristinò la proprietà privata in alcuni settori dell’economia, in particolare nell'agricoltura. Veniva introdotto il concetto di autosufficienza e di autonomia aziendale e si permetteva, per la prima volta, ai contadini, di vendere i propri prodotti sul libero mercato nazionale, fatta salva la parte che spettava allo Stato.
3) Caduto il comunismo si materializzavano infatti, come usciti da una macchina del tempo, giovani zaristi, fascisti, nazisti, ultraortodossi, cattolici tradizionalisti, pagani, etc.
4) Per esempio in Italia il PCI e la sinistra, parlamentare ed extra, distruggevano la scuola, per poter contare su masse giovanili ignoranti e stupide, più facilmente condizionabili; in URSS invece la scuola era giustamente selettiva e meritocratica al massimo grado.
5) Effedieffe, 1999.
6) Su questo tema è essenziale la lettura di Cronache dellanticristo, di Blondet, Effedieffe, 2001.
7) Soprattutto oggi, grazie ad abbondanti risorse naturali, turismo compreso, i dividendi che si spartisce l’elitè sono enormi; l’unico leader che investiva nella crescita e nel benessere del suo popolo è stato Saddam Hussein; abbiamo visto la fine che ha fatto.
8) Con la Legge Mancino si arriva al paradosso che se si sostiene che la religione cattolica è la sola vera si può essere perseguiti penalmente.
9) Vedi Pio Filippani Ronconi, Ismaeliti e assassini’, Il Cerchio.
10) Immaginiamo un bambino palestinese, che ha visto il padre e la madre picchiati, la casa devastata, i suoi ulivi, forse unica fonte di sostentamento, sradicati da soldati israeliani; diventato un ragazzetto è avvicinato da un uomo, che parla la sua lingua, con le sue stesse fattezze fisiche, che gli ricorda il passato e che gli dice che è giunto il momento di vendicarsi… come fa il ragazzetto a resistere?
11) Sulla distruzione e susseguente vampirizzazione delle cristianità orientali, all’epoca della conquista islamica molto più importanti di quelle occidentali, si veda il fondamentale studio di Christopher Dawson (1889-1970, anglicano convertito al cattolicesimo) Il cristianesimo e la formazione della civiltà occidentale, Rizzoli, Milano, 1997.
12) Basti pensare alla monarchia saudita (l’Arabia dovrebbe rappresentare una sorta di Vaticano, per l’islam) talmente filoamericana da ospitare 500.000 soldati dell’Occidente durante la prima aggressione a Saddam (1990).
13) Vari eventi storici hanno indebolito le nazioni cristiane preservando l’islam; il distacco del mondo orientale dall’ecumene cattolico con l’ortodossia (unite Europa cattolica e mondo slavo avrebbero creato un blocco umano e militare irresistibile); l’ulteriore indebolimento dell’Europa dovuto alla rivolta protestante; quando poi, dall’Ottocento, l’Europa era diventata una potenza quasi extraterrestre rispetto al resto del mondo, essa non era più cristiana e non era interessata alla rievangelizzazione dei popoli divenuti islamici, ma solo a saccheggiarli economicamente.
14) Se non per un valore simbolico ed affettivo i luoghi santi non interessano ai cattolici perchè, superato il formalismo ritualistico ebraico, sanno che il sacerdote consacra le specie eucaristiche a Roma, come a Tokyo, o a Sidney, o a Buenos Ayres, o a New York.
15) Vedi I fanatici dellApocalisse, di Blondet.
16) L’Egitto, ha visto crollare la fonte principale delle sue entrate e cioè il turismo.


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