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Bergoglio e Lutero
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Introduzione

Già Giovanni Paolo II nel 1997 aveva definito Lutero “Dottore nella Fede”.

Francesco I, in una Conferenza Stampa del 26 giugno 2016, ha dichiarato: “Oggi luterani e cattolici, con tutti i protestanti, siamo d’accordo sulla dottrina della giustificazione: su questo punto tanto importante Lutero non aveva sbagliato”.

Nel 2017 per il 5° centenario della rivolta di Lutero Francesco ha portato in Vaticano una statua dell’eresiarca germanico e l’ha intronizzata nella Sala Paolo VI, in cui tiene le sue catechesi il mercoledì.

Alla luce del Luteranesimo si capisce come Bergoglio, il quale ha rivalutato la figura dello pseudo-riformatore tedesco sino ad intronizzare una sua statua in Vaticano, abbia potuto dire in un’omelia a S. Marta che “Gesù si è fatto peccato, serpente e diavolo (cfr. L'Osservatore Romano, Anno CLVII, n.79, 05/04/2017).

Il vero significato del “serpente”

Siccome il popolo d’Israele cominciò a mormorare contro Mosè Dio punì la sua mormorazione con le morsicature dei serpenti, che provocavano la morte degli israeliti. Allora il popolo si pentì e Dio suggerì a Mosè di fare una riproduzione in metallo (rame o bronzo) del serpente velenoso e di porla come bandiera o simbolo sopra un’asta di modo che chi, morso dai serpenti, l’avesse guardata con fede, pentendosi del male fatto, sarebbe guarito dalla morsicatura.

Gesù stesso (Gv., III, 14-15) ha spiegato il simbolismo del serpente di rame, mostrando che esso era una figura o un tipo della salvezza eterna, che Cristo morto sulla Croce avrebbe recato a tutti gli uomini: “Come Mosè innalzò nel deserto il serpente, nella stessa maniera era necessario che fosse innalzato il Figlio dell’uomo”.

Secondo i Padri della Chiesa come Mosè innalzò il serpente di rame su un’asta, così Gesù doveva essere innalzato (“crocifisso”) sopra il legno della Croce, e come gli ebrei morsicati dai serpenti erano salvati dalla morte temporale guardando con viva fede il serpente di bronzo fatto da Mosè, così tutti gli uomini, morsi dall’antico serpente che è il diavolo, il quale li tenta al peccato che dà la morte all’anima, sono salvati dalla morte eterna se guardano con fede vivificata dalla carità Gesù confitto in Croce[1].

San Tommaso d’Aquino commenta così i versetti del Vangelo secondo Giovanni (XXI, 14-15): «Gesù presenta la figura profetica della Passione e la vuol desumere dall’Antica Legge. Il serpente di rame fatto da Mosè per ordine di Dio è una figura o un simbolo della Passione di Cristo. Infatti è una proprietà del serpente essere velenoso, ma il serpente di rame non aveva il veleno in sé, però era figura e simbolo del serpente velenoso. Così pure Gesù non aveva in Sé il peccato, che è il veleno spirituale e dà la morte all’anima, ma Gesù ebbe solo “la somiglianza del peccato”, come è rivelato in San Paolo (Rom., VIII, 3): “Inviando suo Figlio in una carne simile a quella del peccato”. Ecco perché Cristo ebbe in Sé l’effetto del serpente di rame contro i moti brucianti delle concupiscenze prodotte dal peccato».

«Iddio, mandando il suo Figlio in somiglianza di carne di peccato e per [distruggere] il peccato condannò il peccato nella [Sua] carne» (S. Paolo, Epistola ai Romani, VII, 3).

Padre Sales commenta: “Ciò che non poté far la Legge antica, lo fece Dio col mandare il Suo Figlio unigenito in carne simile a quella del peccato. Il Verbo del Padre prese vera carne e vera natura umana nel seno di Maria SS., ma essendo Dio e concepito per opera dello Spirito Santo, non ebbe nulla di quella corruzione del peccato che contamina la nostra natura ferita dal peccato originale. Perciò si dice che fu mandato non in carne di peccato, ma in carne simile a quella del peccato. La natura umana di Gesù fu santa e immacolata; siccome però andò soggetta al dolore e alla morte, che sono la punizione del peccato, viene detta simile alla carne del peccato per distruggere il peccato. Nella carne di Gesù pura e santa, immolata sulla Croce, Dio distrusse il regno della concupiscenza che ha sede nella carne. La concupiscenza, benché indebolita, rimane ancora in noi, ma non ci tiene più schiavi come prima della morte di Gesù, anzi con la grazia di Cristo possiamo resistere a tutte le sua tentazioni” (Il Nuovo Testamento. Le Lettere degli Apostoli, II ed. EFFEDIEFFE, Proceno di Viterbo, 2016, p. 121, nota 3).

“Noi non abbiamo un Sommo Sacerdote [Gesù] che non possa compatire le nostre infermità, dal momento che è stato provato in tutto a nostra somiglianza, escluso il peccato” (S. Paolo, Epistola agli Ebrei, IV, 15).

Secondo i Commentatori la natura umana assunta dal Verbo, con tutti i suoi intriseci limiti, le sue sofferenze, compresa la morte, Lo rende capace di capire e compatire le nostre infermità materiali e spirituali. “Solo nel peccato Cristo non ci assomiglia per la sua intrinseca e sostanziale Santità in quanto Egli è vero Dio (cfr. Giov., VIII, 46; 1a Giov., II, 1-2; 2a Cor., V, 21). D’altronde, è proprio in virtù di questa necessaria, ma anche provvidenziale assenza di ‘peccato’ in Lui che la Sua intercessione ha un valore infinito” (S. Cipriani, Commento alle Lettere di S. Paolo, Assisi, Cittadella Editrice, ed. V, 1965, p. 763, nota 14-16).

Infine padre Marco Sales chiarisce mirabilmente il pensiero di San Paolo: “Cristo come noi ha voluto essere tentato, ma le tentazioni di Gesù provenivano dal di fuori, ossia dal diavolo e non dal di dentro, ossia dalla sua natura, poiché in Gesù non vi fu il peccato originale, né la lotta tra la carne e lo spirito come avviene in noi feriti dal peccato di Adamo. Egli è Stato tentato senza che giammai fosse morso dal peccato” (Il Nuovo Testamento. Le Lettere degli Apostoli, II ed. EFFEDIEFFE, Proceno di Viterbo, 2016, p. 540, nota 15).

Il vero volto di Lutero

Don Jean-Michel Gleize ha scritto un bel libro intitolato Il vero volto di Lutero (Albano Laziale, Edizioni Piane, 2017[2]).

L’Autore espone la dottrina e narra la vita dell’eresiarca tedesco in maniera molto esatta, acuta, teologicamente corretta e storicamente fedele.

I

La Vita Di Lutero

Infanzia e giovinezza

Nella prima parte del libro (pp. 21-82) l’Autore tratta della vita di Martin Lutero, nato il 10 novembre 1483 a Eisleben, in Sassonia e morto 1546. In séguito Martin si iscrisse all’Università di Erfurt dove studiò la filosofia nominalista fortemente influenzata da Guglielmo Occam. Nel 1505 Lutero raggiunse il grado accademico di “Maestro in filosofia” (cfr. L. Cristiani, Du Luthéranisme au Protestantisme, Parigi, Bloud, 1911).

La “vocazione”

Secondo don Gleize (op. cit., p. 22) l’anno 1505 è fondamentale nella vicenda del monaco tedesco poiché oltre alla laurea egli fece un voto imprudente, in séguito ad un temporale - durante il quale (2 luglio 1505) un fulmine aveva ucciso un suo amico, che camminava accanto a lui ed aveva risparmiato, per un soffio, Martin - ed entrò, così, in convento appena 15 giorni dopo (17 luglio 1505) presso i monaci agostiniani di Erfurt e venne ordinato sacerdote il 3 aprile 1507 (neppure 2 anni dopo l’incidente del fulmine) a 24 anni. Lutero studiò teologia solo dopo l’ordinazione sacerdotale e solo per 18 mesi dopo di che fu nominato professore all’Università di Wittemberg nell’autunno del 1508.

Agostiniani osservanti e rilassati

Nel 1510 andò a Roma per cercare di ricomporre una lite avvenuta nel suo Ordine che aveva spaccato in 2 gli Agostiniani divisti tra “osservanti” e “conventuali” (restii all’osservanza della Regola). Lutero inizialmente stette con gli “osservanti”, ma non riuscì a riportare una vittoria e fu così che si allineò con i “conventuali” ossia  i rilassati, che divennero presto la maggioranza la quale trascinò dietro a sé tutto l’Ordine (cfr. H. S. Denifle, Luther et le Luthéranisme, tr. fr., Parigi, 1905, 4 voll.; J. Paquier., Luther, in Dictionnaire de Théologie Catholique, Parigi, 1903-1972, vol. IX, 1a parte, col. 1146-1335[3]).

La morte

A 63 anni Lutero passò a Eisleben, durante la sera avvertì una certa oppressione al petto, verso sera salì in camera da letto e morì durante la notte.

Qualcuno ha detto che Lutero si sarebbe impiccato ad una colonna del baldacchino del letto, ma la versione è dubbia (cfr. A. Fliche – V. Martin, Storia della Chiesa, Torino, Saie, 1960, tomo XVI, pp. 102 ss.).

Personalità di Lutero

Lutero aveva una personalità dotata di natura focosa e malinconica, soggetta a notevoli sbalzi di umore. Certamente Lutero aveva un’anima angosciata, “frutto del suo temperamento squilibrato ed esasperato dalle sue ossessioni. […]. Lutero vive in una tristezza cronica” (J.-M. Gleize, op cit., p. 27).

Lutero “Profeta del XVI secolo”

Secondo don Gleize “Lutero si considera incaricato di una missione” (cit., p. 28), la missione è quella di essere il Profeta della nuova Chiesa spirituale, non più fondata sulla Gerarchia e sul Papato, ma sulla santità. Si può, quindi, definire Lutero “Il Profeta del XVI secolo”. Egli infatti ha cambiato (in peggio) il mondo moderno, che dal punto di vista filosofico con Cartesio († 1650) ha messo il pensiero dell’uomo al posto di Dio Creatore: “Cogito ergo sum”. Il frate tedesco († 1546), in campo religioso, ha introdotto la medesima rivoluzione soggettivistica e individualistica, per cui ha messo il “Libero esame” di ogni individuo al posto della Tradizione apostolica e del Magistero ecclesiastico nell’interpretazione della S. Scrittura: “Sola Scriptura”.

Commento luterano all’Epistola ai Romani di S. Paolo

La dottrina ereticale luterana sulla giustificazione per la Sola Fides e sul peccato originale fu composta da Lutero tra il 1515 e il 1516 quando tenne un corso sull’Epistola ai Romani di San Paolo.

Le 95 Tesi luterane

Il 31 ottobre del 1517 Lutero affisse alla porta principale della cappella del castello di Wittemberg un opuscolo contenente 95 Tesi sulle indulgenze. A partire da quel giorno Lutero divenne improvvisamente un eroe nazionale. Uno sviluppo così rapido e repentino è paragonabile solo a quello dell’islam dopo soli 10 anni dalla morte di Maometto (cfr. J. Paquier, cit., col. 1152).

I Papi rinascimentali

Certamente nella rivolta luterana ebbe un certo peso anche la responsabilità di molti uomini di Chiesa, che in epoca rinascimentale avevano assorbito il veleno dell’Umanesimo, dell’immoralità del naturalismo neopagano e soprattutto del cabalismo giudaizzante. Occorre sempre distinguere tra gli uomini di Chiesa e la funzione giuridica che esercitano; essi restano sempre uomini anche se fossero chiamati ad esercitare la più alta autorità nella Chiesa (cfr. Leone XIII, Lettere Depuis le jour, 8 settembre 1899; Pio X, Enciclica Edita saepe, 26 maggio 1910; Pio XI, Enciclica Ecclesiam Dei, 12 novembre 1923; Pio XII, Enciclica Mystici Corporis, 20 luglio 1943), come Giuda, che quanto all’essere era “Apostolo di Cristo”, ma quanto all’agire era “un diavolo” (Giov.,  VI, 71-72) in quanto traditore di Gesù.

Si può ritenere che il protestantesimo sia stato il castigo della condotta rilassata e naturalista di quest’epoca, che aveva infettato non pochi sacerdoti, religiosi e perfino alti prelati e Papi (cfr. L. von Pastor, Storia dei Papi dalla fine del Medioevo, vol. IV; Storia dei Papi nel periodo del Rinascimento, t. II, Roma, Desclée, 1912). Dio da ogni male sa far suscitare un bene maggiore e così dal flagello luterano fece sorgere la sana Controriforma tridentina (Concilio di Trento, 1545-1563) ricca di teologia, di santità, di arte e di cultura integralmente cattolico-romana.

Le tappe della rivoluzione luterana

Oramai Lutero si era gettato totalmente nella mischia e si era rivoltato apertamente e totalmente contro la Chiesa in sé e non contro le deviazioni degli uomini di Chiesa. La rivolta luterana si fondava su 4 motori: odio contro la Messa; odio contro il Papa; odio contro gli Ordini religiosi e il Sacerdozio sacramentale; infine odio contro la filosofia e teologia Scolastica.

Il Papato è l’Anticristo; il peccato originale - secondo il frate tedesco -  ha totalmente distrutto le capacità della ragione e della libera volontà umana, contrariamente a quanto Dio ha rivelato nella Tradizione e nella Scrittura, il Magistero ha insegnato e la Scolastica (specialmente tomistica) ha mirabilmente esposto. Il “complesso antiromano di Lutero si accompagnò ad un pangermanesimo precursore dell’Idealismo tedesco e del neopaganesimo teutonico. Purtroppo la Germania in gran parte si schierò con Lutero.   Il Nunzio apostolico in Germania rivelò che i 9/10 della Germania gradavano “W Lutero!”. Per essi l’Italia e Roma simboleggiavano la decadenza, la Germania la forza e l’avvenire. In breve Los von Rom! (Lontani da Roma!). Lo spirito dei vecchi barbari convertiti alla cultura latina e al Cristianesimo dai monaci benedettini, rinacque nel XVI secolo e cancellò quanto di buono nell’ordine naturale e soprannaturale Roma aveva dato loro in circa 1000 anni. “Lutero è stato l’uomo della Germania, vale a dire, catalizzatore delle tendenze profonde dello spirito germanico, che è sostanzialmente agli antipodi di quello latino e mediterraneo” (Gleize, cit., p. 74).

Le “ossessioni” di Lutero

Fra’ Martin aveva un carattere molto scrupoloso, pessimista, angosciato e ossessionato, forse vi era anche un elemento patologico nella sua personalità. Monsignor Leone Cristiani a notare che se tutto ciò è vero e certo, non bisogna tuttavia esagerare la entità di questi fenomeni.

“Martin Lutero ha il temperamento robusto e sanguigno di un contadino sassone. È un uomo d’azione, un impulsivo, che va avanti senza guardare né a destra né a sinistra, avanza diritto avanti a sé, non sa più ciò che ha detto ieri e non cerca di ricordarselo. Da qui le sue contraddizioni. […]. Il suo sovraffaticamento gli provoca un esaurimento, aggravato dalla noncuranza nei confronti della salute, il suo nervosismo e la sua ansia non aiutano le cose. Gli capita di provare stordimento e vertigini. Aggiungiamo anche il bere: “Lutero diventa in fretta un alcolizzato […] l’eccesso di acido urico aumenta la sua impulsività. […]. Lutero è un ubriacone. All’intemperanza nel bere aggiunge quella nel mangiare. Quest’intemperanza nel bere è il principale rimedio a cui ricorre per soffocare la sua disperazione” (Gleize, cit., p. 65 e 73).

In Lutero si nota anche un certo influsso del mondo preternaturale. Per esempio egli stesso “dirà che durante questo periodo [in cui compose il De abroganda Missa privata, 1521-1522, ndr] il diavolo era diventato suo professore di teologia, ispirandogli il trattato sull’abrogazione della Messa. […]. Lutero dispera dei propri sforzi. Questa disperazione cieca e assoluta troverà compensazione in una fiducia altrettanto cieca e assoluta. La dottrina di Lutero è un amalgama di due estremi: è profondamente squilibrata” (Gleize, cit., pp. 57-58).

Lutero è conosciuto anche per la “violenza che usa nel parlare in pubblico. Per arringare le folle è affascinante. […]. Vi si scorge un insolito impulso. […]. Non si sente più padrone di sé. […]. Esercita un magnetismo potentissimo che soggioga le folle, le quali si inchinano davanti a Lutero come davanti a un Profeta ispirato. […]. Lutero ha la parola facile. […]. Lutero non è uno speculativo, né un pensatore, né un logico” (Gleize, cit., p. 66-68).

A “sinistra” di Lutero

Alcuni discepoli scavalcarono Lutero nella sua forza rivoluzionaria e stavano per prenderne il posto (come succede a quasi tutti i rivoluzionari, che come lo “stregone” sono fagocitati dall’ “apprendista stregone”).

Nel 1522 Andreas Bodenstein (1480-1541), noto sotto il nome di Carlostadio, essendo nato a Karlstadt una città della Franconia. Nel 1520 Carlostadio si avvicinò alle tendenze preilluministiche e quietistiche del Luteranesimo, le quali avrebbero voluto abolire i Sacramenti, ogni forma di culto liturgico e di società cristiana. Carlostadio in séguito divenne nemico giurato di Lutero e si rifugiò a Basilea in Svizzera ove insegnò teologia per molti anni ed infine morì nel 1541.

L’altro contestatore più luterano di Lutero fu Thomas Münzer (1493-1525). Egli compì gli studi a Lipsia per finire poi a Brunswick. Nel 1521 si rifugiò in Boemia, espulso dalla quale si mise a percorrere la Baviera, per ritornare - nel 1523 - in Sassonia, ove svolse il suo apostolato più intenso e violento, fatto di prediche violente e triviali. Abbandonò Lutero e si avvicinò alla corrente preilluministica del protestantesimo, abrogando non solo la Messa , ma anche il Battesimo e dando nascita al movimento anabattista (Cfr. P. Parente – A. Piolanti – S. Garofalo, Dizionario di Teologia dommatica, Proceno di Viterbo, EFFEDIEFFE, V edizione, 2018, voce Anabattisti). Nel 1525 provocò la guerra dei “contadini” e, dopo la sconfitta, venne messo a morte il 27 maggio del 1525.

Frattanto Lutero l’8 marzo del 1522 a Wittemberg salì sul pulpito e predicò “la propria infallibilità, presentandosi come un Profeta” (Gleize, cit., p. 60). Quindi, tre anni dopo, Münzer e Carlostadio essendo stati espulsi dalla Sassonia, Lutero riprese il controllo del movimento protestante, che stava per sfuggirgli di mano.

II

La Dottrina Luterana

La propaganda luterana contro il Papa

Lutero ha attaccato violentemente e volgarmente il Papato in varie sue opere abilmente accompagnate da xilografie, che ne hanno assicurato un’ampia recezione anche da parte delle masse incolte e illetterate (Alla nobiltà cristiana della nazione tedesca del 1520; La cattività babilonese della Chiesa del 1520; La libertà del cristiano del 1520; Anticristo del 1520; Antitesi illustrata della vita di Cristo e dell’Anticristo del 1521; Significato delle due orribili figure, del Papa-asino e del vitelmònaco del 1523; Il Papato coi suoi messo in figura e in scrittura del 1526; Piccolo catechismo e Grande catechismo del 1529; Ritratto del Papato del 1545; Discorsi a tavola del 1546; Contro il Papato di Roma fondato dal diavolo del 1546). Lutero da abile propagandista ha capito l’importanza delle immagini caricaturali, raffiguranti il Papa e la Chiesa di Roma, ognuna delle quali per le masse incolte vale un libro intero. Il suo metodo propagandistico è stato ripreso dall’Illuminismo, dal Liberalismo, dalla Massoneria, dal Bolscevismo, dal Modernismo e dalla Rivoluzione culturale sessantottina.

Il Nominalismo filosofico/teologico di Lutero

Dal punto di vista filosofico Occam col suo Nominalismo ha influito sulla genesi del pensiero protestantico di Lutero. L’odio per la metafisica di Platone, di Aristotele e di San Tommaso ha portato il francescano inglese già nei primi anni del Trecento a negare che si possa conoscere la realtà e la verità, a negare che esistano non solo concetti universali capaci di esprimere la realtà, ma anche le essenze o le nature universali a solo vantaggio dell’individuo, il che ha dato luogo all’Individualismo religioso (Luteranesimo: “Sola Scriptura”),  filosofico (Cartesianismo: “Cogito ergo sum”), politico (Machiavellismo/Liberalismo: “la Ragion di Stato senza la morale”), che aprono la porta al soggettivismo relativista, scettico ed agnostico: nulla è certo, al massimo ognuno ha la sua opinione personale e interpreta la S. Scrittura come vuole. La Modernità idealistica è contenuta in germe nell’Occamismo e nel Luteranesimo. Essa segna la rottura con la classicità greco/romana, con la Patristica e con la Scolastica, in breve con la Res Publica Christiana, ossia con la Cristianità medievale retta e diretta dal Papa come Vicario di Cristo assieme all’Impero quale antemurale della Chiesa, ossia braccio armato della Chiesa disarmata.

La Modernità e Lutero

Già con Occam, poi con l’Umanesimo e il Rinascimento e, quindi, con Lutero finisce un’èra tradizionale e classica ed inizia formalmente ed esplicitamente, in maniera irreversibile, un’altra èra progressista e moderna, antesignana dell’Idealismo, del Modernismo, il “Collettore di tutte le eresie” (S. Pio X) e del Nichilismo post-moderno (Nietzsche, Marx, Freud e Jung).

La nascita delle religioni nazionali e degli Stati nazionali apre la via alla nascita dell’Assolutismo e alla morte del Sacro Romano Impero, che avverrà formalmente con la fine della Prima Guerra Mondiale (1918). Oggi le Nazioni sono state rimpiazzate dal Mondialismo, dal Tempio Universale e dalla Repubblica Universale - progettati dal Cabalismo italiano del Quattro/Cinquecento, dalla Massoneria, dall’Alleanza Israelitica Universale - quale autostrada al Regno dell’Anticristo.

Purtroppo lo spirito paganeggiante, ma ancor più quello giudaizzante, talmudico e cabalistico dell’Umanesimo è penetrato nelle menti degli uomini di Chiesa ed anche di alcuni Papi rinascimentali “gran signori, […] dotti Mecenati, che vivono nel lusso e colgono ogni possibile occasione per far festa. I carnevali romani sono famosi in tutto il mondo così come le feste mitologiche per la glorificazione dei Papi. […]. Nepotismo, mondanità, sete di potere, vita spesso dissipata: queste le caratteristiche non proprio esemplari del Papato. […]. Come la Chiesa abbia potuto sopravvivere alle persecuzioni e alla vita scandalosa di numerosi suoi prelati è un vero miracolo” (A. Pellicciari, Martin Lutero, Siena, Cantagalli, 2012, pp. 27-28). Perciò non dobbiamo disperare oggi che Essa sopravviverà anche alla crisi neo-modernistica, che l’avvolge da oltre mezzo secolo.

Sunto della dottrina luterana

Lutero ha creduto di aver trovato in San Paolo (Commento alla Lettera ai Romani, 1515-1516) il principio e il fondamento del suo sistema teologico, che può essere sintetizzato così: 1°) la sola fede senza le buone opere basta a santificare o giustificare l’uomo; 2°) la giustizia originale è connaturale all’uomo, è dovuta alla natura e non è un dono gratuito di Dio; 3°) il peccato originale ha distrutto la ragione rendendola incapace di conoscere la verità ed ha distrutto anche il libero arbitrio, che è totalmente assente; 4°) perciò l’uomo non è responsabile dei suoi atti e non è risanabile neppure da Dio; 5°) la Redenzione e la santificazione della natura umana sono puramente estrinseche all’uomo: sono come un manto che copre il peccato, ma non lo cancella; 6°) la santificazione è solo opera di Cristo che si sostituisce all’uomo, il quale non deve cooperare all’opera della Redenzione; 7°) la grazia santificante non è presente nell’anima dell’uomo giustificato; 8°) l’unico atto buono che può compiere l’uomo è la fede fiduciale, ossia abbandonarsi a Dio confidando solo nella Sua misericordia e nel perdono dei propri peccati, senza lottare contro di essi, pentendosene e riparandoli; 9°) i Sacramenti sono inutili e non conferiscono la grazia; 10°) la Chiesa gerarchica è un’invenzione umana e non un’Istituzione divina, tra l’individuo e Dio non vi è nessun intermediario; 11°) la vera Chiesa di Cristo è invisibile ed è la comunità dei predestinati (Cfr. P. Parente – A. Piolanti – S. Garofalo, Dizionario di Teologia dommatica, Proceno di Viterbo, EFFEDIEFFE, V edizione, 2018, voce Luteranesimo e Protestantesimo).

Odio contro Dio

Tutto ciò ha portato Lutero quasi all’odio verso la giustizia di Dio, non avendo ben formato in sé il concetto della Sua misericordia. Un anno prima di morire, nel 1545, egli ha scritto nella Prefazione alla sua Opera omnia: “nonostante l’irreprensibilità della mia vita monastica, mi sentivo peccatore davanti a Dio; la mia coscienza era molto inquieta. Perciò non amavo quel Dio vendicatore, anzi lo odiavo e mormoravo in segreto contro di lui”.

Da qui è nata la sua eresia della giustificazione solo mediante la fede fiduciale in Dio, senza le buone opere, per cui basta avere fiducia di salvarsi e ci si salverà anche se non si osservano i 10 Comandamenti di Dio: “pecca fortiter, sed fortius crede / pecca fortemente, ma spera ancor più fortemente di salvarti”. Come si vede la dottrina luterana è la distruzione della vita morale e della religione poiché spinge al peccato contro lo Spirito Santo, ossia alla presunzione di salvarsi senza merito e all’impenitenza finale.

L’odio contro Dio è connaturale al Protestantesimo e porta con sé la rivolta contro la Chiesa romana fondata da Gesù su Pietro. Non si può capire lo scisma luterano da Roma se non si ha presente la rivolta di Lutero contro la giustizia divina a causa dell’eresia sulla corruzione sostanziale della libera volontà umana.  Per esempio nella terza Tesi di Wittenberg si legge: “l’uomo diventa simile ad un albero marcio e può volere e fare solo il male” e nella quinta Tesi: “la volontà umana non è libera di scegliere il bene o il male, ma è schiava [del male]”.

Lo scatenamento delle passioni

Lutero ha saputo spargere il veleno della sua dottrina ereticale con molta sagacia, utilizzando un linguaggio semplice, chiaro, caricaturale, ironicamente volteriano e accessibile a tutti. Egli è stato un vero maestro della “propaganda popolare”, aiutata dalla recente invenzione della stampa abilissimamente impiegata da lui tramite messaggi brevi, lapidari, slogan, facili da capire, imparare a memoria e poi ripetere. L’odio contro l’ordine divino viene scatenato da Lutero tramite quest’abile propaganda, la quale mira a parlare al cuore e al sentimento più che alla ragione, odiata da Lutero al pari di Dio e della Chiesa e definita da lui “la Prostituta del diavolo”. Come si vede in Lutero si trovano in potenza gli elementi basilari del Nichilismo filosofico del XXI secolo, che odia e vuol distruggere la logica, la morale e l’essere creato e Increato. Nietzsche, Marx, Freud, Jung, il Sessantotto (con la Scuola di Francoforte e lo Strutturalismo francese) non hanno inventato nulla di nuovo, lo hanno ripescato e riproposto con tutta la forza delle passioni scatenate dalla musica pop, dall’alcol e dalle droghe ed hanno sfondato le ultime barriere che ancora difendevano lo Stato, la famiglia e perfino l’individuo nell’interiorità della sua anima, la quale è stata violata attraverso l’influsso nefasto esercitato dallo scatenamento delle passioni sulla sensibilità (“nihil in intellectu quod prius non fuerit in sensu / niente entra nell’intelletto se prima non è passato attraverso i sensi”). Solo Dio, infatti, può agire direttamente sull’essenza dell’anima, ma il diavolo e i suoi suppositi (tra cui spicca Lutero) possono, mediante i sensi esterni e interni dell’uomo, cercare di influire sul suo intelletto e sulla sua volontà. Il subconscio, il sentimentalismo e l’esperienza religiosa del sistema modernistico affondano le loro radici nel Luteranesimo, che ha raggiunto il suo zenit con il Modernismo e il Sessantotto.

L’uomo non è libero

Dopo aver snaturato Dio anche l’uomo è stravolto e quasi distrutto da Lutero, secondo il quale la volontà umana è “schiava”, non è per nulla libera e non è quindi responsabile delle sue azioni. Nella sua opera De servo arbitrio del 1525 Lutero scrive che l’uomo è come un cavallo sul quale possono salire due cavalieri senza che lui possa far nulla per volerlo o impedirlo: “se sale Dio, l’uomo va e vuole dove va e vuole Dio. Se vi sale il diavolo, l’uomo va dove il diavolo lo conduce. Non dipende da lui dove andare, sono i cavalieri che decidono”.

Inoltre Dio non vuole che tutti si salvino, ma alcuni li predestina alla dannazione senza alcuna loro colpa. Si capisce come un “Dio” simile, se per assurdo esistesse, sarebbe malvagio e degno di odio. Lutero ha distrutto la natura stessa di Dio, che non è il Dio Padre, Onnipotente, Provvido e Misericordioso dell’Antico e Nuovo Testamento e non ha nulla a che fare con Gesù Cristo; sembra piuttosto il “Dio cattivo”, che appartiene alla visione dualistica dello Gnosticismo manicheo e si contrappone a quella del Cristianesimo. Un “Dio” che crea degli uomini per mandarli eternamente all’inferno sarebbe un mostro, anzi un diavolo.

L’odio di Lutero contro Dio e la Chiesa romana traspare dal linguaggio dell’ex frate tedesco, che è violento, passionale, volgare, retorico, demagogico quasi “sindacalistico”. Il linguaggio tipico del rivoluzionario è impregnato di odio e di violenza e trova facile accoglienza nell’animo umano ferito dal peccato originale, il quale lo inclina più facilmente al male che al bene, all’odio che all’amore, alla violenza che all’equilibrio. Si ritrova qui nitidamente tratteggiato il quadro delle “Due Città”, dipinto da S. Agostino nella Città di Dio: da una parte l’amore di Dio, che porta l’uomo a sentire umilmente di sé (Città di Dio) e dall’altra parte l’amore di sé, che lo spinge all’odio di Dio (Città di Satana). La storia umana è fatta dallo scontro continuo di queste due Città e di queste due filosofie, che si attaccheranno tutti i giorni sino alla fine del mondo, con alterne vicende, ma con il trionfo finale della Città di Dio.

Lutero non voleva cercare la verità e dibattere, ma voleva solo insultare, ridicolizzare, aizzare odi e rancori, essendo ripieno di odio contro Dio e quindi contro le sue creature. Il “principio e fondamento” del Luteranesimo è l’odio metafisico e demoniaco contro Dio, la sua Chiesa e le sue creature umane. Egli prima ha scatenato metà Germania contro Roma e poi i Prìncipi tedeschi contro i contadini.

La guerra contro i “contadini”

Per “contadini” qui si intende non solo coloro che lavoravano la terra, ma il popolo in generale che viveva nella povertà. Questo popolo prima è stato carezzato e adulato da Lutero, ma poi gli si è rivoltato contro come lui si era rivoltato contro il Papa. Il popolo ha iniziato a non obbedirgli più, allora Lutero si è schierato con i Prìncipi e li ha aizzati contro il popolo che avrebbe dovuto obbedire all’autorità sua e dei Prìncipi e non contestarla. Lutero ha incitato violentemente i Prìncipi a combattere i contadini, a “strangolarli, impiccarli, bruciarli, decapitarli” (Contro le bande brigantesche e assassine dei contadini, 1525). In una predica del 1526 Lutero ha sostenuto che “il popolo e la massa sono e restano non-cristiani” perché hanno avuto il torto di non averlo seguìto. Tutto ciò Lutero lo ha affermato mentre si era già rivoltato contro il Papa e l’Imperatore, appoggiandosi ai Prìncipi tedeschi, senza i quali il Luteranesimo non avrebbe attecchito. Circa 100 mila contadini saranno uccisi nella sanguinosa guerra mossa loro dai Prìncipi tedeschi e durata circa 8 anni. Lutero nella sua opera Se le soldatesche possano andare in Paradiso, conformemente alla sua ideologia, ha sostenuto che l’autore di tali massacri era Dio.

L’unità religiosa dell’Europa ha iniziato a morire con la Pace di Augusta (1555), la quale riconobbe ai Prìncipi protestanti il diritto di imporre ai propri sudditi il culto riformato nei loro territori (“cujus regio ejus et religio / la religione di ognuno è quella della sua regione”); le ultime vestigia del Sacro Romano Impero sono state abbattute dalla Prima Guerra Mondiale, che ha rimpiazzato l’Impero o il Regno sociale di Cristo col Nuovo Ordine Mondiale o il Regno sociale di Satana. Certamente il Luteranesimo è una pietra miliare di questo Nuovo Ordine Mondiale, che è l’anticamera del Regno dell’Anticristo.

Lutero più che un’innovazione nella storia della Chiesa e dell’umanità ha segnato un’involuzione. Infatti il suo nazionalismo esasperato gli ha fatto fondare una “chiesa” nazionale, lo ha fatto rivolgere ad un solo popolo, come succedeva nel Vecchio Testamento, che è stato rimpiazzato dal Nuovo ed Eterno Testamento, in cui Gesù chiama tutti gli uomini di tutte le Nazioni ad entrare nella sua Chiesa fondata su Pietro. Lutero ha chiamato l’uomo germanico a rivoltarsi contro l’universalismo o il cattolicesimo romano. Egli ha rotto radicalmente con 1. 500 anni di Cristianesimo per ritornare al particolarismo rabbinico e giudaico, che riservava la salvezza solo a Israele.

Odio contro la Chiesa di Cristo

Lutero ha distrutto anche la struttura della Chiesa come Cristo l’ha voluta. Infatti ha rimpiazzato il Sacerdozio col laicato, ha abolito il Sacramento dell’Ordine sacro e gli altri Sacramenti, tranne il Battesimo, che però - secondo lui - non cancella il peccato originale, ma attribuisce una santità esteriore all’anima del battezzato, ossia copre il peccato originale come un tappeto copre la sporcizia che sta sotto di esso. Certamente molti ecclesiastici rinascimentali erano poco edificanti, ma Lutero ha assolutizzato ed estremizzato questo triste stato di cose e ne ha visto un’occasione per sentenziare che Dio avrebbe salvato la sua Chiesa per mezzo dei laici, perché gli ecclesiastici erano diventati del tutto indegni. Egli si è messo al posto di Cristo ed ha fondato un’altra “chiesa” essenzialmente diversa da quella del Verbo Incarnato, in cui lui ed i Prìncipi tedeschi hanno preso il posto di Pietro, degli Apostoli, dei Sacerdoti e dell’Impero.

Per volontà di Cristo i fedeli laici possono essere uniti a Dio, offrire a Lui i loro doni e ricevere da Lui le Sue grazie tramite la mediazione ascendente e discendente del Sacerdozio esercitato solo da chi ha ricevuto il Sacramento dell’Ordine sacro. Lutero ha parlato, in senso stretto, di Sacerdozio universale di tutti i fedeli, che possono confezionare e amministrare i Sacramenti senza la mediazione del Ministro che ha ricevuto l’Ordine sacro. Invece si legge nel Vangelo che Gesù ha scelto i suoi Apostoli ed ha detto: “non siete voi che avete scelto Me, ma sono Io che ho scelto voi” (Gv., XV, 16).

L’eresiarca tedesco ha contraddetto Gesù Cristo. Infatti mentre Gesù ha detto: “Tu sei Pietro e su questa pietra Io edificherò la Mia Chiesa. A te darò le chiavi del Regno dei Cieli. Tutto ciò che tu scioglierai sulla terra sarà sciolto nel Cielo…” (Mt., XVI, 18-19), Lutero ha detto che le Chiavi del Regno sono state consegnate non al solo Pietro, ma a tutta la comunità dei fedeli. Da questa democrazia religiosa, che ha cercato di rimpiazzare l’istituzione del Primato monarchico del Papa, Lutero è giunto a rendere dispotico il potere del Principe. Poiché ogni Società richiede necessariamente un’Autorità, per non far cadere la Germania nell’anarchia, Lutero ha chiamato i Prìncipi a debellare i contadini che iniziavano a ribellarsi e a protestare contro di lui, proprio come lui aveva protestato contro il Papa. Il potere dei Prìncipi tedeschi divenne dispotico e tirannico, come ogni falso potere, il quale per farsi obbedire deve ricorrere all’uso smodato della forza.

Il Papa è l’Anticristo

Se per Lutero Dio è talmente malvagio da predestinare alcuni uomini all’inferno senza alcuna loro colpa è naturale che il Vicario di Dio in terra, il Papa, sia l’Anticristo e con lui i “romani”, ossia i cattolici, come egli li chiamava con disprezzo. Lutero ha negato che il Papa e la Chiesa sono superiori al Re a allo Stato come lo spirito è superiore alla materia; ha negato che il Papa ha il potere del sommo Magistero nell’interpretare la Rivelazione divina ed infine ha negato che il Papa è superiore al Concilio ecumenico (e qui si vede chiaramente la filiazione luterana del Conciliarismo gallicano, che ha imperversato durante il Grande Scisma d’Occidente ed ha dato nascita al fenomeno delle “chiese nazionali” contro la Chiesa universale o cattolica).

La sola Scrittura, la sola Fede e la Giustificazione “luterano/bergogliana”

Il cardinal Louis Billot nel suo trattato De Ecclesia Christi (Prato, Giachetti, 1909, pp. 62-67) riassume i princìpi della teologia luterana, che riposa sul principio primo della giustificazione per la sola Fede. Ossia Dio ci attribuisce o imputa la giustizia o santità di Cristo, che è ricevuta dall’uomo tramite la sola Fede senza le buone opere o l’osservanza dei 10 Comandamenti. Inoltre la Fede per Lutero è una sorta di fiducia cieca, che porta l’uomo a credere e poi a fare quel che gli piace con la fiduciale speranza di salvarsi. “Pecca fortemente e spera ancor più fortemente di salvarti / Esto peccator et pecca fortiter, sed crede fortius et gaude in Christo, qui victor est peccati, mortis et mundi” (Lettera di Lutero a Melantone, 1° agosto 1521). Qualcuno ha cercato di salvare Lutero interpretando la frase nel senso che i peccati, se seguìti dal dolore e dal pentimento sono perdonati da Dio. Ma non è questo il significato autentico della frase luterana. “In questo passaggio i due momenti della giustificazione cattolica sono invertiti: 1°) un tale ha la fede giustificante; 2°) commette in séguito un migliaio di fornicazioni e di omicidi; 3°) in mezzo a tutte queste dissolutezze, può conservare la fede giustificante e rimanere amico di Dio. Infatti la fede fiduciale viene seguìta dal peccato, che non ci separa da Cristo grazie alla fiducia di salvarci” (Gleize, cit., p. 84).

San Pietro nella sua II Epistola (I, 20-21) ha insegnato che “nessuna Scrittura profetica va soggetta a privata spiegazione”. Allora, ci si chiede, ha ragione Pietro o Lutero, che negando il Magistero, ha rivendicato per ogni singolo uomo la libera e soggettiva interpretazione della S. Scrittura da parte dei privati fedeli? Lutero qui non ha usato l’escamotage che ha impiegato per l’Epistola di San Giacomo definita “paglia non evangelica” negandone la canonicità, ma ha esaltato la libertà individuale solo per l’interpretazione della S. Scrittura, mentre l’ha negata (De servo arbitrio, 1525) per le opere di salvezza, nella scelta del bene o del male. Questa è una delle innumerevoli contraddizioni di Lutero, fondate sul suo soggettivismo relativista che lo ha portato a dire tutto e il contrario di tutto e a lasciar libero ognuno di regolarsi come meglio crede. Tuttavia se ognuno legge e interpreta la Bibbia come meglio crede, ne segue che il significato della Scrittura è indefinito, non è preciso e non è quello datoci dal consenso, moralmente unanime, dei Padri ecclesiastici. In questo caso Dio avrebbe parlato a vuoto, avrebbe detto cose che non hanno un significato preciso, ma ciò è assurdo ed è una bestemmia contro l’Onniscienza divina.

La giustificazione per Lutero non santifica l’anima intrinsecamente, ossia non cancella il peccato e fa inabitare la SS. Trinità nell’anima, ma imputa estrinsecamente all’uomo (che intrinsecamente resta peccatore) la santità di Cristo. L’uomo non diventa realmente giusto e santo, ma è dichiarato giusto. “La nostra giustizia si trova fuori di noi” (Formula di concordia, 1577). Dio ci dice o ci dichiara giusti, ma non lo siamo in noi stessi. Si tratta di una giustificazione estrinseca e non intrinseca.

Primo principio del luteranesimo: la Sola Fede

Di questo primo principio del protestantesimo (Sola Fides) nascono 4 conseguenze: 1°) Sacerdozio universale; 2°) inutilità delle buone opere; 3°) impossibilità di evitare il peccato; 4°) la Chiesa pneumatica e non gerarchica. Vediamoli in particolare

1°) Sacerdozio universale

La prima conseguenza del principio basilare del sistema luterano (“Sola Fides”) è il sacerdozio universale di tutti i battezzati. Infatti la “Sola Fede” significa che ogni uomo possiede la propria salvezza in virtù della sua relazione immediata, per la fede fiduciale, con Cristo. Quindi chi si salva lo fa senza nessun intermediario (Sacerdozio, Maria SS., Santi). Ognuno che crede che i propri peccati non gli saranno imputati per via dei soli meriti di Cristo non ha più bisogno di una mediazione tra Dio e l’uomo e quindi del Sacerdozio. Siccome ogni battezzato per la fede fiduciale entra direttamente in rapporto con Dio ognuno è sacerdote.

Vi possono essere al massimo “Ministeri e ministri”, ossia funzioni e funzionari pastorali e amministrativi nella nuova religione luterana, i quali sono utili per ragioni pratiche nell’amministrazione della “chiesa” protestante, spiegando la Bibbia in maniera pertinente e celebrando il “culto” con ordine e dignità. Essi sono dei “tecnici” necessari in quanto non tutti i battezzati hanno le capacità di svolgere nella “chiesa” le suddette funzioni pubbliche (battesimo, cena e predicazione della Bibbia).

2°) Fede senza opere

Se la “Sola Fede fiduciale” giustifica, le buone opere (osservare i 10 Comandamenti) sono inutili. La salvezza dipende unicamente da Dio e per nulla dal battezzato.

3°) Impossibilità della vita morale

La giustificazione lascia il battezzato nel peccato, che viene ricoperto come con un manto dalla Giustizia di Cristo. La libertà è totalmente corrotta e distrutta dal peccato originale, l’uomo è assolutamente incapace di compiere il bene. quindi la Legge morale non ha valore realmente precettivo, ma puramente esortativo. Inoltre per il buon andamento della Società civile e religiosa occorre un’apparenza di ordinamento giuridico, che garantisca la sottomissione dei fedeli alle autorità religiose e civili come la sottomissione alle leggi sociali. “Pecca fortiter, sed fortius crede” (Martin Lutero, Lettera a Melantone, 1° agosto 1521). Quindi l’immoralità non nuoce alla salvezza, purché resti la fiducia cieca di salvarsi. La morale è impossibile perché la libertà non esiste più dopo la colpa di Adamo. La sola Fede fiduciale basta a giustificare l’uomo.

4°) la Chiesa “pneumatica” dei soli Santi

La Chiesa di Cristo per Lutero è l’assemblea di coloro che, in ragione delle Fede fiduciale di essere dichiarati “giustificati” da Cristo, possiedono la “Giustizia” imputata loro da Dio e, quindi, son predestinati al Paradiso.

Per Lutero vi è una doppia Chiesa 1°) una visibile, che non è d’istituzione divina e varia secondo i tempi e i luoghi, chiamata la “cristianità corporale esteriore” ed è costituita dal culto liturgico, dai due sacramenti (battesimo e eucarestia) e dalla predicazione della Bibbia; 2°) una invisibile, la sola vera autentica Chiesa di Cristo, nascosta nella prima, che l’eresiarca chiama la “cristianità spirituale interiore”.

Secondo principio del Luteranesimo: la Sola Scrittura

Al principio primo della “Sola Fede” segue il secondo principio della “Sola Scrittura”. Questo secondo principio non nacque nel 1517, ma molto tempo dopo. Infatti nella Confessione di Augusta del 1530 non si menzione la “Sola Scrittura”, che spuntò durante le dispute sollevate dagli avversari di Lutero e sarà Zwingli che, in séguito, metterà in evidenza il principio della “Sola Scrittura”, rinnegando la Tradizione apostolica come una delle 2 fonti della Rivelazione assieme alla S. Scrittura, che deve essere interpretata da ogni singolo battezzato come lui pensa e non più dal Magistero della Chiesa.

Luteranesimo come Rivoluzione gnostica

Come ogni movimento gnostico e gnosticheggiante la pseudo-riforma luterana ha fatto tabula rasa del passato su cui avrebbe dovuto fondarsi come “un nano sulle spalle di un gigante”.

Anche qui non si può non notare come Lutero abbia cancellato con un colpo di spugna 1. 500 anni di storia del Cristianesimo. Egli ha mantenuto la “Sola Scrittura”, ha elimina la Tradizione, i Commenti dei Padri ecclesiastici, l’interpretazione del Magistero, l’Autorità del Papa come Vicario di Cristo e successore di San Pietro. Ha ricominciato tutto da zero, come se nulla fosse esistito, tranne la Scrittura che ognuno interpreta a modo suo e le fa dire ciò che più gli aggrada. Giustamente Angela Pellicciari nota che “un solo frate che va contro tutta la Cristianità di un migliaio di anni deve essere nell’errore” (cit., p. 77).

La personalità di Lutero e dei protestanti è la medesima del rivoluzionario e dello gnostico: la presunzione di essere gli unici, i primi a capire qualcosa sull’uomo e su Dio e conseguentemente il desiderio di voler rifare tutto sin dalle fondamenta. Tutto riparte da zero, tutto è nuovo dopo aver distrutto l’ordine antico, anche lui ha posto una pietra per la costruzione del Nuovo Ordine Mondiale, che dovrebbe ergersi sulle rovine della Chiesa romana e “appianare le vie” all’Anticristo.

Lutero e l’ebraismo

All’inizio della rivolta contro Roma (1517) Lutero è stato ben disposto verso l’ebraismo post-biblico, nemico giurato del Papato, ma a partire dal 1543 ne è divenuto avversario acerrimo.

La prima fase filo-giudaica è vissuta da Lutero nell’ottica della futura conversione d’Israele grazie alla restaurazione luterana del vero Cristianesimo, che sarebbe stato corrotto dal Papato, il quale aveva impedito così l’adesione degli ebrei al Cristianesimo.

Ma quando gli ebrei, nonostante la presunta pura predicazione di Lutero del vero Cristianesimo anti-romano, attorno al 1543 hanno rifiutato di convertirsi allora Lutero ha scritto due libretti (Contro gli Ebrei; Degli Ebrei e delle loro menzogne) in cui li ha condannati spietatamente e senza speranza di una futura conversione, che pure è divinamente rivelata in San Paolo (Rom., XI, 26).

La dottrina luterana sull’ebraismo non è quella dell’anti-giudaismo teologico (fondato sulla divinità di Cristo e sulla SS. Trinità), che la Chiesa ha insegnato sin dalla sua nascita, ma è quella di un violento antisemitismo biologico e razziale. Lutero ha scritto che gli ebrei sono “cani sanguinari”. Quindi in pratica “è utile bruciare tutte le loro sinagoghe, tutte le loro case private”. Prima di morire, il 15 febbraio del 1546, Lutero ha scritto la sua ultima opera titolata Ammonimento ai Giudei, in cui ha asserito che, se gli ebrei si ostinano a non convertirsi al vero Vangelo luterano, “non debbono essere tollerati”.

Conclusione

Secondo Jacques Maritain (I tre Riformatori: Lutero, Cartesio e Rousseau, Brescia, Morcelliana, 1928) la rivolta di Lutero corrispose all’avvento dell’Io in religione. Padre Charles Boyer ha detto che il protestantesimo ha eretto a dogma l’autonomia della coscienza. “Questo dogma è la rovina di tutti gli altri perché consacra la rovina dell’Autorità divina e umana”. Autonomia, indipendenza, individualismo, soggettivismo, relativismo: sono i pilastri e i frutti del Protestantesimo. “Dio sì, Cristo no (Deismo); Dio e Cristo sì, la Chiesa no (Luteranesimo); né Dio né padrone (Marx); Dio è morto (Nietzsche): queste sono le tappe del mondo moderno” (Pio XII). In breve il Protestantesimo inaugura la religione dell’Individualismo, dell’indipendenza e dell’emancipazione dell’uomo da Dio e dalla sua Chiesa.

La dottrina luterana può essere definita come un errore intriso di odio verso Dio giusto Giudice. La Madonna a Fatima, nel maggio del 1917 esattamente 400 anni dopo la rivolta luterana (1517), aveva predetto che se gli uomini non si fossero convertiti dal peccato l’errore sarebbe stato sparso in tutto il mondo (v. Rivoluzione bolscevica, ottobre del 1917), la Chiesa sarebbe stata perseguitata e sarebbe passata attraverso una “notte” paragonabile a quella dei sensi e dello spirito; però aveva anche promesso che Ella avrebbe trionfato sopra le forze del male, le quali 400 anni prima - nel 1517 - in Lutero  hanno avuto uno dei più grandi rappresentanti.

L’uomo avrebbe potuto evitare un castigo divino imminente (Guerra civile spagnola, Seconda Guerra Mondiale) se si fosse convertito dai propri peccati e se la Russia fosse stata consacrata al Cuore Immacolato di Maria, ma dobbiamo constatare che la consacrazione non è stata fatta come la Madonna aveva chiesto ed inoltre che 100 anni dopo (2017) la situazione morale dell’umanità lungi dalla conversione è peggiorata in maniera impressionante.

Quindi il castigo è invitabile come lo fu ai tempi di Noè, della Torre di Babele e di Sodoma, ma dopo vi sarà il trionfo di Gesù per Maria. Questo trionfo non riguarda la fine del mondo, in cui Gesù “verrà a giudicare i vivi e i morti”, ma la fine del “mondo moderno” (di cui Lutero è il massimo rappresentante nell’ordine religioso). Il trionfo sarà un periodo in cui Cristo, tramite la Sua Chiesa, tornerà a regnare socialmente sugli Stati che avevano iniziato ad abbandonarlo già alla fine del medioevo.

La Modernità è una prefigurazione del Regno dell’Anticristo finale e della grande apostasia, che porteranno l’umanità alle soglie del Giudizio universale e della fine del mondo. Siccome la Modernità ha distrutto pian piano il Regno sociale di Cristo, la sua fine dovrà conoscere un ritorno della Regalità non solo individuale e privata ma anche sociale di Cristo e della Sua Chiesa. Quindi il “Trionfo” di Maria consiste in una ri-cristianizzazione degli Stati e delle Nazioni che avevano voltato le spalle a Cristo Re dell’Universo.

L’attuale protestantizzazione dell’ambiente ecclesiale cattolico, che è iniziata col pan-ecumenismo del Vaticano II ed ha toccato il suo zenit con Bergoglio, ha eclissato l’elemento divino della Chiesa e ha lasciato scoperto solo il lato umano nelle sue parti meno belle. Il Regno di Cristo tramite Maria sarà una eccellente contro-riforma, che risanerà le ferite inflitte alla Chiesa e alla Cristianità da oltre 700 anni di Rivoluzione filosofica, religiosa e politica.

Tutto ciò non può produrlo la sola mano dell’uomo, ma soltanto un miracolo dell’Onnipotenza divina, la quale vuole servirsi della nostra cooperazione di “servi inutili e peccatori”, miracolo predetto da Maria nel suo “Trionfo”, che segna la fine della Modernità.

d. Curzio Nitoglia



1] Tutti i Padri hanno sviluppato questo parallelo, si veda specialmente S. Giustino (Dial. cum Triph., 94), Tertulliano (Adv. Marc., III, 18), S. Ambrogio (De apol. David, I, 3), Teodoreto (Quaest. XXXVIII in Exod.), S. Agostino (De pecc. meritis, I, 32).

2] Il volume è composto di 131 pagine e costa 12 euro; può essere richiesto a Fraternità Sacerdotale San Pio X, via Trilussa 45, 00041 – Albano Laziale (Roma).

3] Cfr. anche I. Giordani, Crisi protestante e Unità della Chiesa, Brescia, 1930; H. Grisar, Lutero, la sua vita e le sue opere, Torino, 1933; C. Crivelli, I Protestanti in Italia, Isola del Liri, 1936-1939; D. Cantimori, Per la storia degli eretici italiani del XVI secolo in Europa, Roma, 1937; C. Algermissen, La Chiesa e le chiese, Brescia, 1942; M. Bendiscioli, La Riforma protestante, Roma, 1953; Ch. Boyer, Du protestantisme à l’Eglise, Parigi, 1954; Id., Luther et sa doctrine, Parigi, 1970; Id., Calvin et Luther, accords et différences, Parigi, 1973; R. Dalbiez, L’Angoisse de Luther, Parigi, 1974; B. Gherardini, Theologia crucis. L’eredità di Lutero nell’evoluzione teologica della Riforma, Roma, 1978 ; J. Wicks, Luther, in Dictionnaire de Spiritualité, Parigi, 1978, vol. IX, coll. 1206-1243; R. Garcia-Villoslada, Martin Lutero, tr. it., Milano, Istituto Propaganda Libraria, 1985, 2 voll.; I. Gobry, Luther, Parigi, La Table Ronde, 1991; A. Pellicciari, Martin Lutero, Siena, Cantagalli, 2012.

 
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