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La Russia nella profezia politica di Fatima
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Il senso cristiano della politica

Tutti i popoli in tutti i tempi, così come la stragrande maggioranza dei viventi, sanno che la natura da sola non è sufficiente a spiegare l'uomo, che l'esistenza umana è legata ad un fine che trascende la vita terrena.
Non ci può essere quindi scienza, filosofia, storia o politica a sé stante, di natura puramente terrena, «laica».
Non vi è dubbio che la ragione possa, con le sue speculazioni, analizzare i fenomeni del corpo, ma, proprio in quanto incapace di afferrare il fenomeno dell'anima, essa non è in grado di spiegare l'uomo nella sua essenza.
La fisiologia, la psicologia e la sociologia sono impotenti a spiegare il destino della vita umana.
Non c'è in noi una sola facoltà che non rimandi al suo termine spirituale, affinché l'armonia del naturale col soprannaturale nella creatura umana dia frutti, anche terreni.
Qualsiasi filosofia che pretenda di determinare il fine dell'uomo per mezzo della sola ragione è destinata al fallimento.
Di conseguenza, l'uomo deve guidare la sua vita personale ed seguire una politica sociale, non solo con la smorta luce delle scienze naturali, ma con l'intensa luce dei segni soprannaturali.
Nella società moderna, domina l'idea agnostica per cui ogni scienza va liberata dal soprannaturale che, se esiste, va confinato al fondo delle coscienze.
Ma se è impossibile conoscere l'uomo nella sua totalità senza l'ausilio della luce rivelata, come sarebbe possibile spiegare la società senza ricorrere alla stessa luce che illumina la natura e il destino umano?
La società, somma di uomini, non può avere un fine diverso dell'uomo.
Così tale dominio, generando politiche per governare il mondo, ignare della natura umana, conducono a un esito deleterio.
Non c'è niente da fare; la storia della società umana si svolge nel grande palco sul quale si manifesta l'impeto soprannaturale, sia quando la docilità dei popoli alla fede consente a tale impeto di prevalere sulle tendenze perverse, sia quando esso è soprafatto dal deviato uso della libertà che causa il declino delle nazioni e il suicidio degli imperi.
A questo punto i cristiani dovrebbero capire che, se il cristianesimo è la verità completa, come credono, la storia delle società deve avere un senso cristiano per essere decifrabile e ogni sistema politico che prescinda dall'ordine
soprannaturale nella visione dei fatti, è fondato sulle sabbie mobili di idee che infestano la polis con ribellioni continue, con rivoluzioni contro il vero destino dell'uomo e della sua società in questo mondo.

E' la profezia di Fatima un intervento politico?

Ora, il cristianesimo è la religione dell'intervento divino nel mondo; dell'intervento evangelico di Cristo.
Intervento a volte velato, per rispetto all'umana libertà, creata ad immagine divina, ma poiché ordinato alla redenzione di anime, create a somiglianza del Padre, è inequivocabile.
Una volta riconosciuto che la visione dell'intervento divino in terra è la fede stessa della religione cristiana, vediamo se vi rientra la visione dell'evento di Fatima, precisando che la fede cattolica non ignora né prescinde dei termini di ragione.
A Dio è dovuto «un culto razionale», insegna l'Apostolo (Romani 12, 1) e ribadisce il Concilio Vaticano I (Costituzione «Dei Filius»).
Esiste un rapporto tra questo culto e la politica?
Altroché se esiste!
Già san Pio X aveva parlato chiaro: «Instaurare omnia in Cristo».
Ma per restaurare tutto in Cristo la Chiesa prevede operazioni politiche.
San Pio X, con la sua consueta fermezza, nel primo Concistoro da lui tenuto il 9 novembre 1903, un mese dopo la sua prima memorabile Enciclica, rispose in modo affermativo e con termini di valore dottrinale.
«Che cosa è la Politica se non l'applicazione della legge morale alla vita civile e sociale dei popoli e delle nazioni? Perciò, il Papa che è il Maestro supremo della legge morale nel mondo, farà anche della Politica. E' un suo diritto ed e un suo dovere».
Il Papa avrebbe fatto della politica, non alla maniera degli uomini di partito, ma avendo per fine il bene di tutta l'umanità; avrebbe quindi fatto la politica di Cristo.
Sarebbe un'idea astratta dire che la politica nel suo più alto senso, del bene della «polis» universale, è quella del messaggio di Fatima?
Sarebbe astratto se esso non fosse attinente nel modo più diretto ai fatti di quella tragica ora per l'umanità.
Infatti, per aiutarla la Madonna, alla vigilia della rivoluzione bolscevica, ha affidato ai tre pastorelli di Fatima il «messaggio» che avvertiva degli «errori sparsi dalla Russia» e dei pericoli immani per gli uomini, se essi non fossero tornati alla retta via.
Dopo la rovinosa Prima Guerra Mondiale, sarebbe venuta «un'altra guerra peggiore».
Se nemmeno dopo questa il mondo rivedesse le sue vie, ci sarebbe un terzo flagello, più devastante delle guerre, talmente subdolo da essere incomprensibile per lungo tempo.
Secondo la visione cattolica, che è quella della Madonna di Fatima, cosa può essere più letale per l'umanità che la «soppressione» del Pastore della Chiesa e la conseguente apostasia universale?
E' la questione essenziale del Segreto che, come era già noto, riguardava una persecuzione politica inaudita in seguito al «grande segno che Dio vi dà che sta per castigare il mondo per i suoi crimini, per mezzo della guerra, della fame e delle persecuzioni alla Chiesa e al Santo Padre».

Il mondo andrebbe, dunque, verso un disastro politico peggiore delle grandi guerre perseguitando quanto rappresenta Dio in terra.
Ciò si può capire solo se si considera che quando il mondo, in nome della libertà, sopprime l'autorità della parola divina, taglia da sé l'ossigeno della vita spirituale e fa svanire l'amore al bene e alla verità che regge ogni società umana.
In altre parole, senza la voce del Papa e della Chiesa per richiamare i popoli alla retta via, il mondo è irretito da errori e da delitti; perde la capacità morale che fa tutelare il bene e bandire il male; tolta di mezzo la «politica di Cristo», freno a ciò che rappresenta in terra il male, esso infesta senza ostacoli ogni civiltà.
La visione del terzo segreto, ossia dello sterminio del Papa e dei suoi testimoni cattolici, non avrebbe dovuto palesare la rimozione di quest' ostacolo «politico», il «katéchon» del testo di san Paolo (2 Tessalonicesi)?
Tale «decapitazione» papale fu predetta in una comunicazione del Signore a suor Lucia nell'agosto 1931: «Fa sapere ai miei ministri che siccome essi hanno seguito l'esempio del re di Francia nel ritardare l'esecuzione della mia domanda, lo seguiranno nella disgrazia». («Documenti su Fatima» di padre Alonso); l'acefalia che significa lasciare l'umanità in preda alla politica deteriore di un occulto signore, il cui infido impero, edonista ma assassino, ecumenista ma ateo, va riconosciuto come il flagello più devastante di tutte le guerre e rivoluzioni mondiali messe insieme.
Eppure, l'abbattimento del vero ostacolo che impediva la scalata del subdolo e devastante potere anticristico non ha destato né desta una reazione proporzionata alla calamità terminale che rappresenta.
Perché?
Non sarà che il mistero del terzo segreto si rende chiaro solo alla luce della grande apostasia dall'autorità di Dio nella persona del Suo Vicario?
Apostasia così vasta che coinvolge, non solo i poveri chierici aderenti ai progressi della democrazia universale, ma tutta l'intellighenzia della cosiddetta «cultura cristiana», resa cieca alla «profezia politica di Fatima»?

La «visione» politica dell'evento di Fatima

Tale visione si manifestò dall'inizio e rimase per «chi ha occhi per vedere».
Era l'attenzione di Maria all'operato del Papa («katéchon»), che nel 1917 non era più l'intrepido san Pio X, ma il diplomatico Benedetto XV.
Quest'ultimo aveva il gran merito d'essere legato proprio a quella verità di fede che la Chiesa tardava a proclamare: la mediazione universale di Maria,
allacciata per forza anche alle Sue apparizioni negli ultimi tempi.
Papa Benedetto XV diceva nel Discorso «E' pur troppo vero» (24 dicembre 1915), «Ella è l'aurora pacis rutilans fra le tenebre del mondo sconvolto ... Ella è Colei che, sempre intervenuta a scampo della gemente umanità nell'ora del pericolo, più celere precorrerà ora al nostro dimandare, Madre a tanti orfani, Avvocata in così tremenda rovina».
Il 5 maggio 1917, Benedetto XV scrisse al cardinale Gasparri sugli «afflittissimi figli» della «gran Madre di Dio» che attendevano la Sua intercessione per la pace «in quest'ora tremenda».
Si presti attenzione a questi testi, importanti per approfondire il modo d'intendere la divina Mediazione di Maria Santissima, soprattutto in quell'ora in cui sulla terra imperversava un'ondata di odio, come mai prima nella storia, «in così tremenda rovina... bisogna presupporre l'intervento di Colei che,... sempre intervenuta a scampo della gemente umanità nell'ora del pericolo, più celere precorrerà ora al nostro dimandare...».
Si può credere che il modo con cui Benedetto XV intendeva qui la mediazione di Maria includesse un intervento miracoloso nella storia umana, come era già avvenuto con la «politica» di Giovanna d'Arco nella storia della Francia?
In questa luce si percepisce il dilemma di Benedetto XV.
Da un lato, mosso dallo spirito di pietà, credeva che l'intervento della Madre di Dio potesse cambiare la storia, ma dall'altro teneva la sua fiducia nell'intimo della propria coscienza, evitando che una «visione pietosa e miracolistica» potesse prevalere in questioni su cui la rigorosa e ieratica teologia romana non si era ancora pronunciata.
Il noto mariologo padre Gabriele Roschini colloca così la questione di fede:
«E' discusso se nella mediazione mariana, oltre la causalità morale (quella d'intercessione), sia da ammettere pure la causalità fisica strumentale [quella d'intervenzione?] («Dizionario di Mariologia», Studium, Roma, 1961, pagina 349; EC, volume XIII, pagina 576).

La questione, di enorme importanza in vista delle grandi apparizioni mariane dell'ottocento, non riguardava forse in prima persona il Vicario di Gesù Cristo?
Vediamo i termini della supplica papale, perché essa andrebbe riconosciuta come causa determinante delle apparizioni e del messaggio che ad essa rispose.
Nell'ora tremenda della Prima Guerra Mondiale che versava fiumi di sangue e lacrime, Benedetto XV volle far ricorso al Cuore di Gesù, attraverso Sua Madre Addolorata, per ottenere la pace nel mondo.
Lo fece con una lettera al Segretario di Stato, il cardinale Gasparri, impartendo istruzioni affinché tutta la Chiesa implorasse l'aiuto nelle litanie lauretane, con l'invocazione: «Regina pacis, ora pro nobis!».
La lettera fu distribuita ai vescovi del mondo il 5 maggio 1917.
Otto giorni dopo, il 13 maggio, la Madonna apparve per la prima volta a Fatima, rispondendo all'invocazione papale con un messaggio di pace contenente avvisi, richieste e promesse che dimostravano come il sollecito soccorso materno venisse ad indicare la volontà di Dio per la nostra generazione, unica via per la pace e la salvezza di molti.
Nella prima apparizione, il 13 maggio 1917, la Madonna apparve tutta vestita di bianco e più brillante del sole: «Recitate la Corona, tutti i giorni, per ottenere la pace nel mondo e la fine della guerra!».
Seguìrono le altre apparizioni e il Messaggio dove parla della Russia.
A ottobre, alla vigilia della rivoluzione comunista avvenne il miracolo del sole, nel giorno e nell'ora annunciati: «perché tutti potessero credere».

Riconobbe Benedetto XV la risposta della Madre di Dio?

Proprio questo Papa aveva scritto «della gratitudine verso Dio e verso l'augusta Vergine, per essere intervenuta a scampo della gemente umanità nell'ora del pericolo ... al nostro dimandare».
Alla luce dei fatti riguardanti Fatima, nel cui messaggio è espressa la volontà divina, bisogna considerare, sia quale doveva essere.
L'opera «politica» dell'autorità ecclesiastica secondo la fede, sia il ritardo nell'accogliere gli avvertimenti straordinari diretti al bene della Chiesa.
Le considerazioni devono partire dal momento in cui l'esistenza della domanda divina fu conosciuta dai ministri della Chiesa, cioè dal 1917, nel tempo di Benedetto XV che, come si è visto, in un momento illuminato, rivolse, con tutta la Chiesa, l'invocazione al cielo per la pace.
La prima questione da chiarire riguarda quindi il modo come l'evento di Fatima, di cui oggi non si può non riconosce l'importanza, è stato considerato dalla Chiesa nella sua dimensione di segno divino.
La risposta a questa prima questione è già in parte nello stupore che provoca.
A tutt'oggi al mondo cattolico non è stato nemmeno accennato il rapporto straordinario tra la data dell'invocazione di aiuto del Papa per la pace del 5 maggio e la sollecita risposta di Maria del 13 maggio che indicava le cause delle guerre, il loro corso futuro e la soluzione dei disordini del mondo attraverso una richiesta del tutto conforme alla pietà cattolica.
Avrebbe Dio dato tramite l'Immacolata, un segno della Sua volontà per aiutare la cristianità in pericolo?
Il fatto che esso ha preceduto di poco il momento decisivo della Rivoluzione russa, che cambiò il mondo, induce a crederlo.
Dato, però, il silenzio di Roma su tale evento, si può dedurre che vi erano difficoltà di carattere religioso perfino per vagliare tale segno.

Durante quel Pontificato, durato fino al 1922, c'era stato tempo per verificare l'autenticità delle apparizioni di Fatima, ma tale procedura non è stata nemmeno iniziata.
A prima vista può sembrare che vi sia qui una difficoltà d'ordine cronologico, visto che le richieste furono definite solo più tardi: quella per la comunione riparatrice dei cinque primi sabati nel 1925 e quella per la consacrazione della Russia da parte del Papa insieme a tutti i vescovi del mondo, solo nel 1929.
Queste richieste erano, però, conseguenti al riconoscimento dell'intervento straordinario di Fatima nel 1917.
Tali difficoltà fanno capire quanto il naturalismo, diffuso insieme alle trame massoniche del mondo, avesse offuscato la «politica» spirituale dei capi della Chiesa.
Come mai la Chiesa dopo essere stata fortificata da un segno di Dio non lo riconosceva?
Che senso ha per un Papa rappresentare Gesù Cristo, ma non riconoscere un Suo disegno?
Potrebbe questo vuoto rimanere senza conseguenze?
O, al contrario, indicare nel suo termine futuro, ossia nell'«eliminazione» del Papato per un tempo (terzo segreto), la ragione della profezia di Fatima?
In altre parole, non sarà che a causa di aver ignorato l'avviso profetico la visione simbolica sul pastore colpito si è avverata?
Non è forse questo il fatto centrale del terzo segreto?
Tale dubbio segna in certo modo il Pontificato della Chiesa, in cui si manifestava l'influenza invisibile della mentalità propria alla Massoneria.
«Strano a dirsi, nessun documento del suo magistero ha un pur minimo accenno antimassonico. E' un caso unico nella storia moderna della Chiesa»...
«Uno storico ben informato su queste oscure vicende, Gianni Vannoni, autore di vari studi sull'argomento, ha spiegato lo strano silenzio del Pontefice proprio con i potenti influssi del Segretario di Stato Gasparri, anch'egli, come Rampolla, in odore di Loggia» («Il Sabato», Antonio Socci, 27 ottobre '90, pagina 57).

Tali influssi massonici possono spiegare la resistenza di Benedetto XV a riconoscere l'intervento del soprannaturale nel mondo naturale.
Essi si sono manifestati nella stessa Chiesa attraverso le speculazioni teologiche negative, da parte modernista, riguardo la definizione della mediazione di Maria.
La mancanza di una definizione della Chiesa su una questione tanto importante, anche per la comprensione degli interventi mariani nel mondo, fa capire l'indebolimento del pensiero cristiano, oscillante tra teoria e realtà non chiarite dai teologi cattolici.
Ciò non giova alla fede.
Se la percezione del soprannaturale si annebbia, pure la visione naturale si oscura.
«Se Dio non veglia sulla città, invano vigilano i guardiani».
Avrebbe questo annebbiamento colpito i ministri del Signore aperti ai compromessi col «nuovo ordine del mondo»?
In tal senso ci si potrebbe chiedere come mai Benedetto XV nel 1917, alla vigilia della terribile sedizione comunista, causa di un'ecatombe senza pari, non rinnovava la condanna dei Papi al comunismo incombente?
Già nel 1846, Pio IX, con l'enciclica «Qui plurimus», aveva accusato:
«La nefasta dottrina del cosiddetto comunismo, contraria in modo estremo al proprio diritto naturale la quale, una volta ammessa, porterebbe alla radicale sovversione del diritto, della proprietà di tutti e della stessa società umana».
Come mai in quei giorni il Papa non accusava questo male, ma parlava del «delirio della Rivoluzione francese»?
Le questioni suscitate dall'evento di Fatima sono tante e di tale rilievo per la «politica» del mondo presente, in specie quella sulla conversione della Russia, che ignorarle significherebbe esporre il Vaticano a grosse illusioni; a cadere in pericolosi tranelli.
Nel caso di Benedetto XV, faccio vedere nel mio libro «Segreto di Fatima o mistero vaticano?» che alla sordità riguardo all'evento di Fatima corrispondevano errori diplomatici: si voleva l'avvicinamento alla Russia, ma senza accusare gli errori che stava per spargere nel mondo e di cui era la prima vittima.
Il Papa allora accusava gli errori e pericoli della Rivoluzione Francese!
Un «anacronismo» casuale?

Forse, però si è saputo attraverso Curzio Malaparte, allora diplomatico in Polonia, che Benedetto XV aveva mosso le Nunziature per spingere il Kaiser a realizzare il piano segreto del rientro di Lenin in Russia.
L'operazione paragonata da Churchill ad una iniezione di virus tifoide in quel Paese, aveva un avallo papale!
Inoltre, quando la Russia, sotto il governo comunista, fu vittima di una devastante fame, con milioni di morti, i governi occidentali cogitarono di soccorrere quelle popolazioni affrontando il governo che era la causa di così devastante tragedia.
Fu Benedetto XV ad accantonare la grave questione morale, proclamando, nel 1921, che è «dovere di ogni uomo accorrere dove un altro uomo muore».
Il problema, però, consisteva nel sapere se l'aiuto avrebbe, di fatto, raggiunto la gente disperata, visto che sarebbe passato per le mani di quanti avevano introdotto le ideologie matrici di quelle e altre tragedie future, senza parlare della persecuzione religiosa.
Le trattative per inviare i soccorsi furono condotte col governo comunista di Lenin che, in tal modo, ebbe un esplicito riconoscimento della sua legittimità.
Nel libro «L'errore dell'Occidente», Alexander Soljenitzyn dirà: «Le forze occidentali si sono date da fare per rinforzare il regime sovietico con l'aiuto economico e l'appoggio diplomatico, senza il quale questo non sarebbe sopravvissuto. Mentre sei milioni di persone morivano di fame in Ucraina e nel Kuban, l'Europa ballava».

Il nome della Russia nel Messaggio di Fatima

Oggi si può capire che non sarà mai valutata abbastanza la presenza del nome Russia nella profezia della Madonna di Fatima.
All'inizio quel nome, sconosciuto ai pastorelli, fu motivo di sorpresa: cosa significava Russia, forse una donna cattiva di capelli rossi.
Forse l'asina russa dello zio Joaquim.
In tal modo rimaneva evidente che i bambini non si erano inventati quel nome, attestando così l'autenticità delle parole rivelate.
Quanto agli errori sparsi dalla Russia, ci può essere dubbio che si trattava della rivoluzione comunista scoppiata giorni dopo l'ultima apparizione del 13 ottobre 1917?
Ma perché la profezia si occupava della Russia e non degli Stati Uniti d'America, intervenuti allora per «spareggiare» in Europa la Grande Guerra del 14-18, che pareva un massacro senza fine?
E perché nella previsione della «Guerra peggiore», del 3945, non vi era menzionata la Germania, il cui potere distruttivo aveva superato di molto quello dell'Unione Sovietica?
Tali poteri si sono pure combattuti, ma resta che il loro nemico comune era uno solo: la cristianità.
Oggi, a profezia ancora sospesa nelle sue promesse, quale altro nome rimane legato al futuro del cristianità se non quello della Russia, che si convertirà?
Quando in un'Europa miseramente ecumenista, a immagine e somiglianza degli USA, la cristianità già duramente colpita dalle grandi guerre è in agonia, qual'è la nazione che si risveglia, dopo aver tanto sofferto la tirannide di un impero ateo, alzando le antiche icone?
Quale il popolo che avendo... «conservato nascoste le proprie icone mariane in attesa di tempi migliori... », come previsto da Papa Pio XII consacrando la Russia al Cuore Immacolato di Maria il 31 ottobre del 1942, ora le porta in processione come testimonianza di una cristianità insopprimibile?

Russia un impero cristiano?

E' bene ricordare che nel campo della politica, poiché la pace è la tranquillità nell'ordine (sant'Agostino), il piano ideale di pace dev'essere ordinato al diritto naturale e divino e questo, a sua volta, dev'essere sostenuto da un potere terreno.
Sant'Agostino a tale riguardo riconosceva l'importanza della preservazione dell'ordine romano.
Oggi, nei tempi della grande apostasia, a quale impero un cristiano dovrebbe rivolgere lo sguardo?
A quello del nuovo ordine ecumenista americano; potere senza frontiere reali, giustificato dall'utopismo massonico delle nazioni unite?
Sarà sorprendente per i laici, ma non per i cattolici che conoscono il messaggio di Fatima, sapere che esso racchiude un piano divino per i nostri tempi dove figura il nome della nazione legata alla pace mondiale: la Russia convertita.
Tale piano, che porta i segni della saggezza divina, non dovrebbe guidare i piani degli uomini della Chiesa per il bene del mondo?
Il vero ecumenismo non riguarda forse, più che altro, il dialogo Roma-Mosca?
Non è quanto avevano in mente i Papi dei secoli passati?
A tale scopo san Pio X aveva dato poteri e privilegi di «patriarca» a uno dei più grandi vescovi cattolici orientali, il conte Andrei Septyckyj.
Geniale apostolo dell'ecumenismo, amico del filosofo russo Vladimir Solov'èv, che per la sua importante attività nella difesa della nazione ucraina era stato imprigionato dai russi dal 1914 al 1917, fino alla sua liberazione sotto il governo Kerensky.
A questo intrepido pastore si dovrà dedicare uno spazio più ampio, perché è d'esempio, avendo dedicato la sua mente e il suo cuore a quel vero ecumenismo che prima o poi dovrà essere ripreso per il bene di tutta l'umanità.
Ecco un lavoro da fare, insieme al ricordo del rimpianto padre Alessio Ulisse Floridi, S.J., deceduto venti anni fa a Roma.
Formato al «Russicum», anch'egli ha dedicato la vita al disegno divino della conversione della Russia.
Ecco la «politica» fatta dimenticare dalla deprecabile operazione conciliare, a favore di un nuovo ordine ecumenistico mondiale.
Oggi, anche senza considerare la sua eccelsa origine essa s'impone per la sua realtà storica.
E' ora, quindi, che anche i cattolici che non hanno compreso l'importanza per il mondo della «politica», trasmessa dai pastorelli di Fatima, rivedano la storia recente, per capirla.
E' l'offerta per il bene dell'umanità, che ha per parola chiave «conversione», invito che alla fine prevarrà sull'indifferentismo di questa rovinosa insidia ecumenista, trasmessa da «illuminati» pastori conciliari.
Ma affinché la Russia si converta, prima si dovrà riconvertire la stessa Roma, tornando a essere la Roma profondamente mariana voluta da Dio.

Daniele Arai

 

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