Comica finale (speriamo)
02 Settembre 2008
E’ accaduto il 13 agosto scorso. Migliaia di cristiani evangelici sono stati invitati a pregare Dio perchè mandasse «una pioggia torrenziale» a Denver, sulla convention democratica fissata il 28 agosto, dov’è stato nominato Obama. Chiedete «una di quelle piogge contro cui gli ombrelli non servono a niente», aveva precisato il loro leader, Stuart Shepard, di «Focus on the Family». Pioggia su quegli uomini cattivi, che minacciano i valori giudeo-cristiani...
Dio li ha ascoltati, in un certo senso
(1). Ha mandato non solo una pioggia, ma l’uragano Gustav a guastare la convention repubblicana. La più desolata delle convention elettorali repubblicane che memoria d’uomo ricordi: quasi senza giornalisti (tutti a seguire Gustav), senza pubblico (a parte i 4 mila delegati), senza il presidente uscente ad appoggiare il candidato (Bush è stato pregato di tenersi alla larga per non infettare i sondaggi con la sua presenza) e senza Cheney.
McCain è comparso davanti alla sala semivuota ad annunciare la sospensione di alcune celebrazioni del partito (causa Gustav), ed ai presenti è apparso moscio, confuso, «quasi comatoso», ha ripetuto due volte la stessa citazione senza accorgersene, come un attore che legge male un foglio elettronico davanti alla TV.
E’ durata poco anche la eccitazione artificiale dei media per la scelta, definita «astuta e brillante», del candidato vice-presidente: si è presto saputo che McCain manco conosceva Sarah Palin la governatrice dell’Alaska; le aveva parlato una volta sola poco prima per 15 minuti a febbraio.
La donna è stata scelta da qualcuno che sperava di intercettare qualche voto dei fedeli di Hillary, per il suo faccino, il corpicino corto ma pepato, e per la sua fama di anti-abortista assoluta, favorevole alle armi in libera vendita e ai valori della famiglia, cosa che piace agli evangelici cristianisti che sono stati lo zoccolo duro elettorale di George Bush.
I media hanno sùbito esibito le storie preconfezionate - vita e miracoli di Palin - che confermavano le sue virtù: cinque figli, uno down perchè non ha voluto abortire…
Poco dopo, è cominciata a circolare un’altra storia. L’ultimo figlio lattante della 44enne Sarah Palin non è figlio suo, ma di sua figlia sedicenne Bristol, che infatti è stata assente da scuola per sei mesi accusando una soi-disant mononucleosi. La Sarah ha dovuto smentire queste voci confermando: sì, la mia piccola Bristol è incinta, ma sposerà l’uomo che l’ha resa madre...
Parecchi commentatori hanno interpretato la scelta di McCain come una prova della sua «irresponsabilità e sconsideratezza»: «Ha scelto una tizia priva di ogni esperienza nazionale e internazionale, che non conosceva personalmente e ignota al pubblico». L’effetto sperato si è realizzato a rovescio. Forse Dio non ama più i repubblicani.
Ma per quanto patetica, la scelta da politica-spettacolo non è pessima. La peggiore sarebbe stata quella di Joe Lieberman, che s’era candidato da sè alla vicepresidenza repubblicana, appoggiato dalla forza schiacciante della nota lobby.
Poichè si dà per certo che McCain (73 anni e un cancro) rinuncerà al secondo mandato e forse nemmeno terminerà il primo, la lobby contava di avere un suo figlio di Katz alla presidenza degli Stati Uniti, consacrazione finale dell’America come «zionist-occupied territory». Insomma il bizzoso McCain ha fatto un grosso dispetto, per ignoti motivi, alla lobby; e l’ambiente ha accusato il colpo.
«La scelta di Sarah Palin è un insulto per gli ebrei», ha dichiarato a caldo Robert Wexler, congressista democratico (di Katz). Richiesto di spiegare perchè mai, Wexler ha impapocchiato una scusa: «Perchè Sarah Palin, nel 2000, ha sostenuto la campagna presidenziale di Pat Buchanan (il giornalista cattolico-conservatore), che è un filo-nazista»
(2).
In ogni caso, il sollievo di sapere che non ci sarà un Lieberman presidente, è parecchio attenuato dall’incubo che possa esserci una Sarah presidente, con in mano i poteri della superpotenza, e a prendere le decisioni estreme dopo una telefonata alle tre di notte, su questioni internazionali di cui non sa nulla. Ma chi ha scelto, insomma, Sarah Palin?
Secondo The Nation
(3), «un gruppo ultrasegreto di ricchi donatori alleati a pezzi grossi della macchina operativa conservatrice che pianificano la strategia di lungo termine». Questo gruppo si chiama «Council for National Policy», e comprende l’influente radiopredicatore James Dobson («Che ha imparato a pregare prima ancora di parlare, avendo offerto la sua vita a Cristo all’età di tre anni», così la sua biografia ufficiale), un altro radio-predicatore Tony Perkins (ex Marine), Grover Norquist (potente lobbista per American Express, Microsoft e National Rifle Association), Paul Weyrich (uno dei fondatori della super-conservatrice Heritage Foundation), e soprattutto Tim La Haye, forse il più ricco e potente dei telepredicatori evangelici, autore del super-romanzo di fanta-religione «Left Behind», che descrive come nei tempi ultimi i suoi seguaci e i bravi cristiani rinati come il presidente Bush saranno «rapiti in cielo» mentre i cattivi, fra cui i democratici, i cattolici e i musulmani, saranno «lasciati indietro» sulla Terra a soffrire la Grande Tribolazione: 28 milioni di copie vendute.
Questi personaggi manovrano 70 milioni di voti di «cristiani rinati»; o almeno li manovravano nel 2000, quando, in una riunione segreta, li offrirono a Bush in cambio dell’impegno a non nominare mai un giudice supremo che non piacesse a loro.
Oggi, è dubbio che il loro gregge sia altrettanto numeroso; dai sondaggi, pare che persino i cristianisti tendano a votare Obama. Forse, il fatto che non siano riusciti a far piovere sulla convention democratica, mentre Gustav si è scatenato contro quella repubblicana, è un segno del loro ridotto potere?
I Tempi Ultimi di cui costoro sanno tutto somigliano ogni giorno di più alla Comica Finale. Almeno si spera. Le risate non mancheranno: la macchina elettorale, crudele macchina di assassinio morale dei candidati, con la «rivelazioni» sui lati più nascosti e meno onorevoli della loro vita, e con lo sbertucciamento reciproco dei loro carettri e psicologie, è appena partita. La macchina agisce da sè, nessuno può fermarla.
Già si demolisce Obama insinduando che è un cripto-musulmano, un abito che copre il nulla, un sinistrorso mascherato e pericoloso, privo di ogni esperienza... Contro McCain, però, le bordate sono anche peggiori.
Hanna Strange, sul Times, ha elencato le dieci battute di più cattivo gusto pronunciate da McCain; egli è noto per le sue spiritosaggini pesanti, che mostrano insensibilità, quando non vera e propria cattiveria. Non le riproduciamo, perchè sono poco traducibili in italiano; ma per chi sa l’inglese valgono la lettura
(4). Basterà dire che ha fatto battute sull’Alzheimer di Ronald Reagan, su Guantanamo («uno dei posti più belli da viverci«), sulla bruttezza di Chelsea, la figlia dei Clinton.
Ma se qualcuno fa dello spirito su di lui, il suo umorismo grossolano scompare di colpo. Nel 1992, sua moglie Cindy (ereditiera di un re della birra, le cui fortune hanno pagato le campagne del candidato) gli accarezzò scherzosamente i capelli notando che li stava perdendo. Lui, davanti a un assistente e tre giornalisti, replicò: «Almeno io non mi impiastro la faccia di creme come una puttana, stronza!».
1) Toby Harnden, «Evangelicals asked to pray for rain at Barack Obama nomination», Telegraph, 13 agosto 2008.
2) Ytzak Benhorin, «Congressman: choosing Palin an insult to Jews», Ynet.News, 30 agosto 2008.
3) Max Blumenthal, «Ultra secretive right-wing group met in Minn. To vet Palin», The Nation, 1 settembre 2008.
4) Hanna Strange, «In bad taste: John McCain’s ten worst jokes», Times, 15 agosto 2008.
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