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Cristiani ed obesità
14 Aprile 2011
Nello scusarmi per il ritardo (sono stato impossibilitato prima), ringrazio il lettore per aver posto l’attenzione sulle risultanze di uno studio americano, che metterebbe in stretta correlazione la frequentazione delle Chiese e lo sviluppo dell’obesità.
La notizia, on line, è diffusa; leggiamola di seguito:
«Inspiegabile il collegamento fra le pratiche religiose e la tendenza all’obesità. La scienza non può spiegare tutto, pare. Per esempio ancora non riesce a spiegare come mai i ragazzi che frequentano Chiese o altre organizzazioni religiose siano più proni a mettere su pancia. In ogni caso, dalle ricerche, pare provato che il collegamento esista. Anche se gli scienziati non sanno ancora bene perchè. Insomma, una vita religiosa comporta delle conseguenze: alcune benefiche - pare infatti che gli uomini pii vivano di più, visto che raramente fumano - alcune altre discutibili - ovvero, appunto, la tendenza all’obesità.
Obesità I media americani riportano i risultati della ricerca.
Molti studi hanno provato l’associazione fra un alto coinvolgimento religioso e l’obesità, ma gli studi non hanno mai trovato una associazione necessaria fra la religiosità ed esiti sanitari negativi, come segni di malattie cardiovascolari. In effetti però, molti studi collegano la fede ad uno stile di vita migliorato, sentimenti in generale più positivi e scarsa tendenza a comportamenti non salutari come il bere e il fumare. Nello studio corrente, più frequentemente i partecipanti seguivano servizi religiosi, meno probabilmente fumavano. La tendenza ad evitare questi comportamenti dannosi potrebbe spiegare, in parte, perchè le persone religiose vivano di più. Ma il motivo per cui tendono a mettere su peso rispetto ai pari meno religiosi rimane un po’ un mistero. Barattare, dunque, la salvezza con la linea?» (1).
Il commento è d’obbligo e per diversi motivi. In primo luogo, è necessario considerare l’eventuale attendibilità dello studio citato. Sapere da chi e come è stato finanziato; quale distretto territoriale ha preso di mira (non tutte le zone negli States soffrono lo stesso e, dobbiamo dirlo, diffusissimo tasso di obesità). In ultimo, qualora tutti questi fattori indiziari dovessero presentarsi con i requisiti della piena concordanza, allora direi che, presa per buona la notizia, la cosa non mi sorprenderebbe affatto.
Sapete perché? È naturale. La media delle persone oggetto d’esame è quella dei cristiano-borghesi. Praticanti del perbenismo; domenicalmente a posto con la loro coscienza. Una figura di cristiano da cui occorrerebbe ben guardarsi. Gesù ci ha avvisato: né lievito di Erode né lievito dei farisei. Si tratta di coloro che, oramai disabituati a vivere la dimensione penitenziale del santo Vangelo, si rifugiano in quelle che sono chimerici slanci resurrezionisti, il cui fondamento sussiste, a ragione, soltanto, nella misura d’adesione a Cristo Gesù… non in altra. San Paolo (Romani 8,17) è chiaro: «E se siamo figli, siamo anche eredi: eredi di Dio, coeredi di Cristo, se veramente partecipiamo alle sue sofferenze per partecipare anche alla sua gloria». Il passaggio alla gloria, dipende, è condizionato dalla partecipazione alla sofferenza di Gesù. Atto masochistico e/o sadico? Assolutamente no! Atto di coerenza estrema: «Chi mi vuol seguire, prenda la sua croce e rinneghi se stesso»!
Abnegazione è partecipazione all’annullamento di Cristo per noi. È adesione a Gesù, costi quel che costi. La penitenza è obbligatoria. Il premio: gioia indicibile; sicurezza e felicità piena; conoscenza del Cuore di Gesù. L’idea, post-conciliare, di by-passare la croce, per pervenire direttamente all’esperienza mistica della resurrezione, è decisamente diffusa e capillarmente propugnata. L’idea trova come contraltare liturgico l’esaltazione dell’aspetto luminoso e giulivo della santa Messa, dal quale, però, si intende disgiungere quello necessariamente prodromico a quest’ultimo: il valore sacrificale. … ma Dio non resta a guardare. Si predica, dimenticando la croce e l’ascesi, è Lui permette che ci strappino i crocefissi dalle pareti delle scuole e dei locali aperti al pubblico. Non lo meritiamo, forse?
Avete visto cosa stia subendo la ex cattolicissima Spagna? La Spagna è, da un po’ di tempo a questa parte, una Nazione profondamente lassista. Il venerdì, giorno di digiuno ed astinenza (durante tutto l’anno), è stato trasformato dagli iberici, in giorno di movida continua… principio di un divertimento senza freni né limiti d’orario, di tutto il cosiddetto fine-settimana (definizione scorretta ed anticristiana! Perché la domenica è il primo giorno della settimana! Il week-end inglese, soffre, sorto in perfetta sintonia con la mentalità protestante, la sua inconsapevole giudaizzazione!).
In questo clima di totale oblio delle regole evangeliche, quelle per le quali è obbligatorio ed assolutamente necessario chiedere la Grazia di piangere i propri peccati ed intercedere per quelli degli altri… di cosa ci sbalordiamo? Un cristianesimo così, chi lo vive più? Pochissimi. Ed allora, ci vogliamo meravigliare del fatto che chi si ciondoli in fondo alla Chiesa, appoggiato al muro perimetrale, più o meno distratto e confuso, sia vittima della pancetta e del successivo accumulo di adipe superfluo, fino al patologico insorgere dell’obesità?
Sono convinto che chi digiunasse due volte la settimana (periodi forti a parte) non incapperebbe nelle medesime tragiche conseguenze... Non credete?
Stefano Maria Chiari
1) Dio fa diventare grassi?
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