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La perdita del padre
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Poiché la Fede cattolica è fondata sulla sublime analogia di Dio rivelatoSi come Padre, è insita in essa il piano divino di formare la famiglia universale degli uomini, esseri liberi creati ad immagine e somiglianza di Dio, per essere come figli, ad imitazione del Figlio perfetto e templi dello Spirito Santo, per custodire quest’eccelsa alleanza filiale.
Ecco allora, che l’intelligenza e la volontà libere dell’essere umano non possono che essere ordinati a questo superiore disegno.
Se lo si segue si trova armonia, progresso e pace nel Vero, nel Bene e nel Bello per le anime e le società; se lo si avversa e perde, si trova odio, delitti e guerre.
A questo punto la Rivelazione, non solo è la sublime lezione di analogie che collegano in un modo speciale la sfera soprannaturale al mondo naturale, ma che ciò avviene con la scelta per l’edificazione delle anime, del popolo e della Chiesa, i cui membri sono eletti per formare la famiglia universale di Dio, secondo la Sua Parola.
E’ il campo della religione, coltivatrice delle virtù e dell’amore, per cui la Fede, la Speranza e la Carità sono nel rapporto dell’analogia del Disegno divino.
E tutto nella vita dell’umanità, nel bene e nel male, è legato all’Idea rivelata del Padre.

Sarà bene ripetere qui che «analogia» non significa, per il pensiero cattolico, conformità e meno ancora identità, come si potrà trovare nei dizionari.
No, l’uso di questo termine è proprio quando si tratta di distinguere tra realtà che possono essere assimilate solo verbalmente.
È il caso di realtà descritte con le stesse parole, ma che sono diverse anche in modo perentorio.
Per esempio, si può descrivere tutto con la parola essere, ma tra l’essere Dio onnipotente e tutto l’essere del cosmo da Lui creato la differenza è assoluta.
Parimenti tra Dio Padre e i padri della specie umana.
Eppure, il Creatore ha usato questa stessa parola, in modo analogico, per rivelarSi all’intelligenza umana.
E’ quanto l’islamismo nega, professando la distanza assoluta tra Dio e l’uomo, anche nel piano delle parole e delle immagini.
Per il cristianesimo il termine padre può essere lo stesso nel piano del governo della vita umana, ma non in quello dell’infinita differenza tra vita soprannaturale e naturale.
Qui l’analogia cessa per non portare il pensiero a idee come quella panteista che paragona Dio all’universo materiale con un’equivalenza verbale, un nominalismo che attribuisce la realtà esistente a livello di parole o simboli.
 
Così torniamo alla realtà dell’umanità presente che, avendo ripudiato e perso l’Idea essenziale del Padre, si trova immersa nell’inganno, nelle illusioni di progresso e nell’affranta certezza delle crisi, dei conflitti e delle guerre senza fine: tutto in seguito all’alienazione impercettibile, ma tragica, della Parola del Padre nelle coscienze e perciò nelle traviate iniziative civili e nelle false idee religiose dell’era moderna.
Si noti che l’idea fondamentale del rapporto col Padre impregna anche il mondo politico diviso in destra e sinistra.
Quest’ultimo promuove quell’indipendenza e liberazione da un ordine, da un’autorità, da una tradizione rivolta all’avvenire, che sono proprio i termini fondanti della destra ideale.
Perciò questa tende alla religiosità, anche deviata nella sua forma di paternità della razza e della nazione.
Aliena alla giusta analogia e contro di essa sorgono solo deviazioni d’apparenza religiosa: dalle idolatrie e del dio-tutto del panteismo antico e moderno, all’antropocentrismo del pancristianesimo ecumenista attuale.
Si noti che quando quest’ultimo predica un’equivalenza religiosa universale a causa dell’innata religiosità umana, fa a meno proprio del Verbo unico di Dio; vuole una fraternità centrata nell’uomo, capace di fare a meno del Padre; è religiosità indipendente dall’univoca e non analoga Verità rivelata da Dio.
Perciò è vero che il disegno divino presentato secondo un’analogia tra naturale e soprannaturale per essere inteso richiede la fede integra e pura del cristianesimo.
Nella filosofia dell’Essere, Dio è riconosciuto come l’Essere sussistente per sé, da Cui le creature hanno l’esistenza.
Nel pensiero dell’Essere esiste, quindi, soltanto un’analogia limitata.
Colui che è il Creatore di tutto è assolutamente l’Altro dalla Creazione.
Altrimenti si va verso il pensiero del dio-tutto dei vari panteismi.
Se Dio si dice Padre è per esprimere l’Amore per l’uomo e il Suo disegno di creare l’immensa famiglia umana; l’analogia sublime dell’Onnipotente.
Abbandonata l’analogia di Dio che Si rivelò Padre, Figlio e Spirito Santo per la comprensione umana dell’amore che va oltre alla carne, il pensiero umano può venire attratto dall’idea di famiglia universale e di fraternità umana, ma in modo deviato.
Così fanno le «fedi moderne» dell’uomo che si fa dio contro la Religione di Dio che si è fatto uomo. Sono le ideologie gnostiche e illuministe della Massoneria e anche degli utopismi di salvezza terrena del comunismo.
E da questo nefasto degrado del pensiero sorto dalla sovversione dell’Analogia rivelata sul Padre, spuntano i grandi fratelli e i nuovi profeti dell’«ammirabile mondo nuovo», che dispensa dal Regno di Cristo.

L’idea perenne di regno universale

Si può dire che molte sono le idee che derivano da quella di grande famiglia umana e perciò potrebbero avere un senso buono come l’idea antica di Impero.
Ma da quest’idea di ordine universale derivò poi l’idea di fraternità rivoluzionaria e massonica, che guida l’ONU e tant’altro con simile senso.
Perché queste fraternità non possono essere buone?
Perché mancano della Paternità divina.
Nell’Antico Testamento essa era velata, così come il Nome di Dio, che non andava mai ridotto a un suono per evitare ogni interpretazione analogica di uso umano.
Ciò è stato svelato solo nel Vangelo, dove Dio è rappresentato come Padre e giudice, per essere presente nella Sua Chiesa e nel mondo nella persona del Suo Vicario.
Qui siamo al mistero della Chiesa, che ha per Capo Gesù, il Figlio dell’Uomo, la cui autorità guida al Disegno di famiglia universale sotto la paternità divina.
Nel vero Vicario di Cristo si manifesta il pensiero e volere di Dio Padre perché egli professa la virtù teologale della fede che supera infinitamente l’uomo e perciò può manifestarsi infallibile nell’analogia divina.
Senza questa fede, però, non si può piacere a Dio e meno ancora capire il Suo ordine di salvezza per rappresentare la Sua autorità.
Così insegna la Santa Chiesa, in contrasto con l’utopia della libertà, uguaglianza e fraternità per l’ideologia di un «nuovo ordine» terreno.
Eppure, Paolo VI e seguaci sono andati ad applaudire tale ordine all’ONU e dichiarare questa «l’ultima speranza dell’umanità»!
La questione è: tali iniziative di senso liberista ed ecumenista favoriscono o avversano il disegno divino di realizzare in terra l’unità dell’immensa famiglia umana?

Sentiamo il Papa Pio XI, nella «Mortalium animos», Lettera enciclica del sommo Pontefice Pio XI nella difesa della verità unívoca rivelata da Dio:

«Forse in passato non è mai accaduto che il cuore delle creature umane fosse preso come oggi da un così vivo desiderio di fraternità - nel nome della stessa origine e della stessa natura - al fine di rafforzare ed allargare i rapporti nell’interesse della società umana.
Infatti, quantunque le nazioni non godano ancora pienamente i doni della pace, ed anzi in talune località vecchi e nuovi rancori esplodano in sedizioni e lotte civili, né d’altra parte è possibile dirimere le numerosissime controversie che riguardano la tranquillità e la prosperità dei popoli, ove non intervengano l’azione e l’opera concorde di coloro che governano gli Stati e ne reggono e promuovono gli interessi, facilmente si comprende - tanto più che convengono ormai tutti intorno all’unità del genere umano - come siano molti coloro che bramano vedere sempre più unite tra di loro le varie nazioni, a ciò portate da questa fratellanza universale. Un obiettivo non dissimile cercano di ottenere alcuni per quanto riguarda l’ordinamento della Nuova Legge, promulgata da Cristo Signore.
Persuasi che rarissimamente si trovano uomini privi di qualsiasi sentimento religioso, sembrano trarne motivo a sperare che i popoli, per quanto dissenzienti gli uni dagli altri in materia di religione, pure siano per convenire senza difficoltà nella professione di alcune dottrine, come su un comune fondamento di vita spirituale. Perciò sono soliti indire congressi, riunioni, conferenze, con largo intervento di pubblico, ai quali sono invitati promiscuamente tutti a discutere: infedeli di ogni gradazione, cristiani, e persino coloro che miseramente apostatarono da Cristo o che con ostinata pertinacia negano la divinità della sua Persona e della sua missione.
Non possono certo ottenere l’approvazione dei cattolici tali tentativi fondati sulla falsa teoria che suppone buone e lodevoli tutte le religioni, in quanto tutte, sebbene in maniera diversa, manifestano e significano egualmente quel sentimento a tutti congenito per il quale ci sentiamo portati a Dio e all’ossequente riconoscimento del suo dominio. Orbene, i seguaci di siffatta teoria, non soltanto sono nell’inganno e nell’errore, ma ripudiano la vera religione depravandone il concetto e svoltano passo passo verso il naturalismo e l’ateismo; donde chiaramente consegue che quanti aderiscono ai fautori di tali teorie e tentativi si allontanano del tutto dalla religione rivelata da Dio...
‘Dio, Fattore dell’Universo, Ci creò perché lo conoscessimo e lo servissimo; ne segue che Egli ha pieno diritto di essere da noi servito.
Egli avrebbe bensì potuto, per il governo dell’uomo, prescrivere soltanto la pura legge naturale, da lui scolpitagli nel cuore nella stessa creazione, e con ordinaria sua provvidenza regolare i progressi di questa medesima legge.
Invece preferì imporre dei precetti ai quali ubbidissimo nel corso dei secoli, ossia dalle origini del genere umano alla venuta e alla predicazione di Gesù Cristo, Egli stesso volle insegnare all’uomo i doveri che legano gli esseri ragionevoli al loro Creatore: ‘Iddio, che molte volte e in diversi modi aveva parlato un tempo ai padri per mezzo dei profeti, ultimamente, in questi giorni, ha parlato a noi per mezzo del figlio’. Dal che consegue non potersi dare vera religione fuori di quella che si fonda sulla parola rivelata da Dio, la quale rivelazione, cominciata da principio e continuata nell’Antico Testamento, fu compiuta poi nel Nuovo dallo stesso Gesù Cristo
».

Unica Chiesa di Cristo

«Orbene, se Dio ha parlato, e che abbia veramente parlato è storicamente certo, tutti comprendono che è dovere dell’uomo credere assolutamente alla rivelazione di Dio e ubbidire in tutto ai suoi comandi: e appunto perché rettamente l’una cosa e l’altra noi adempissimo, per la gloria divina e la salvezza nostra, l’Unigenito Figlio di Dio fondò sulla terra la sua Chiesa.
Quanti perciò si professano cristiani non possono non credere alla istituzione di una Chiesa, e di una Chiesa sola, per opera di Cristo; ma se s’indaga quale essa debba essere secondo la volontà del suo Fondatore, allora non tutti sono consenzienti.
Fra essi, infatti, un buon numero nega, per esempio, che la Chiesa di Cristo debba essere visibile, almeno nel senso che debba apparire come un solo corpo di fedeli, concordi in una sola e identica dottrina, sotto un unico magistero e governo, intendendo per Chiesa visibile nient’altro che una Confederazione formata dalle varie comunità cristiane, benché aderiscano chi ad una chi ad altra dottrina, anche se dottrine fra loro opposte.
Invece Cristo nostro Signore fondò la sua Chiesa come società perfetta, per sua natura esterna e sensibile, affinché proseguisse nel tempo avvenire l’opera della salvezza del genere umano, sotto la guida di un solo capo, con l’insegnamento a viva voce, con l’amministrazione dei sacramenti, fonti della grazia celeste; perciò Egli la dichiarò simile ad un regno, a una casa, ad un ovile, ad un gregge. Tale Chiesa così meravigliosamente costituita, morti il suo Fondatore e gli Apostoli, che primi la propagarono, non poteva assolutamente cessare ed estinguersi, poiché ad essa era stato affidato il compito di condurre alla salvezza eterna tutti gli uomini, senza distinzione di tempo e di luogo: ‘Andate adunque e insegnate a tutte le genti’
».

E il Padre Nostro fu la preghiera insegnata da Gesù perché tutti gli uomini si unissero per fare la Volontà del Padre, considerando i propri debiti prima dei crediti da vantare, i propri doveri prima dei diritti a rivendicare.

Una Chiesa divisa?

«E qui si presenta l’opportunità di chiarire e confutare una falsa opinione, da cui sembra dipenda tutta la presente questione e tragga origine la molteplice azione degli acattolici, operante, come abbiamo detto, alla riunione delle Chiese cristiane. I fautori di questa iniziativa quasi non finiscono di citare le parole di Cristo: ‘Che tutti siano una cosa sola… Si farà un solo ovile e un solo pastore’, nel senso però che quelle parole esprimano un desiderio e una preghiera di Gesù Cristo ancora inappagati.
Essi sostengono infatti che l’unità della fede e del governo - nota distintiva della vera e unica Chiesa di Cristo - non sia quasi mai esistita prima d’ora, e neppure oggi esista; essa può essere sì desiderata e forse in futuro potrebbe anche essere raggiunta mediante la buona volontà dei fedeli, ma rimarrebbe, intanto, un puro ideale. Dicono inoltre che la Chiesa, per sé o di natura sua, è divisa in parti, ossia consta di moltissime chiese o comunità particolari, le quali, separate sinora, pur avendo comuni alcuni punti di dottrina, differiscono tuttavia in altri; a ciascuna competono gli stessi diritti; la Chiesa al più fu unica ed una dall’età apostolica sino ai primi Concili Ecumenici. Quindi soggiungono che, messe totalmente da parte le controversie e le vecchie differenze di opinioni che sino ai giorni nostri tennero divisa la famiglia cristiana, con le rimanenti dottrine si dovrebbe formare e proporre una norma comune di fede, nella cui professione tutti si possano non solo riconoscere, ma sentire fratelli; e che soltanto se unite da un patto universale, le molte chiese o comunità saranno in grado di resistere validamente con frutto ai progressi dell’incredulità. Così, Venerabili Fratelli, si va dicendo comunemente. Vi sono però taluni che affermano e ammettono che troppo sconsigliatamente il Protestantesimo rigettò alcuni punti di fede e qualche rito del culto esterno, certamente accettabili ed utili, che la Chiesa Romana invece conserva. Ma tosto soggiungono che questa stessa Chiesa corruppe l’antico cristianesimo aggiungendo e proponendo a credere parecchie dottrine non solo estranee, ma contrarie al Vangelo, tra le quali annoverano, come principale, quella del Primato di giurisdizione, concesso a Pietro e ai suoi successori nella Sede Romana. Tra costoro ci sono anche alcuni, benché pochi in verità, i quali concedono al Romano Pontefice un primato di onore o una certa giurisdizione e potestà, facendola però derivare non dal diritto divino, ma in certo qual modo dal consenso dei fedeli; altri giungono perfino a volere lo stesso Pontefice a capo di quelle loro, diciamo così, variopinte riunioni. Che se è facile trovare molti acattolici che predicano con belle parole la fraterna comunione in Gesù Cristo, non se ne rinviene uno solo a cui cada in mente di sottomettersi al governo del Vicario di Gesù Cristo o di ubbidire al suo magistero. E intanto affermano di voler ben volentieri trattare con la Chiesa Romana, ma con eguaglianza di diritti, cioè da pari a pari; e certamente se potessero così trattare, lo farebbero con l’intento di giungere a una convenzione la quale permettesse loro di conservare quelle opinioni che li tengono finora vaganti ed erranti fuori dell’unico ovile di Cristo
».

Una falsa religione cristiana

«A tali condizioni è chiaro che la Sede Apostolica non può in nessun modo partecipare alle loro riunioni e che in nessun modo i cattolici possono aderire o prestare aiuto a siffatti tentativi; se ciò facessero, darebbero autorità ad una falsa religione cristiana, assai lontana dall’unica Chiesa di Cristo. Ma potremo Noi tollerare l’iniquissimo tentativo di vedere trascinata a patteggiamenti la verità, la verità divinamente rivelata? Ché qui appunto si tratta di difendere la verità rivelata. Gesù Cristo inviò per l’intero mondo gli Apostoli a predicare il Vangelo a tutte le nazioni; e perché in nulla avessero ad errare volle che anzitutto essi fossero ammaestrati in ogni verità, dallo Spirito Santo; forse che questa dottrina degli Apostoli venne del tutto a meno o si offuscò talvolta nella Chiesa, diretta e custodita da Dio stesso? E se il nostro Redentore apertamente disse che il suo Vangelo riguardava non solo il periodo apostolico, ma anche le future età, poté forse l’oggetto della fede, col trascorrere del tempo, divenire tanto oscuro e incerto da doversi tollerare oggi opinioni fra loro contrarie? Se ciò fosse vero, si dovrebbe parimenti dire che la discesa dello Spirito Santo sugli Apostoli e la perpetua permanenza nella Chiesa dello stesso Spirito e persino la predicazione di Gesù Cristo da molti secoli hanno perduto ogni efficacia e utilità: affermare ciò sarebbe bestemmia, l’Unigenito Figlio di Dio non solo comandò ai suoi inviati di ammaestrare tutti i popoli, ma anche obbligò tutti gli uomini a prestar fede alle verità che loro fossero annunziate ‘dai testimoni preordinati da Dio’, e al suo precetto aggiunse la sanzione ‘chi crederà e sarà battezzato, sarà salvo; ma chi non crederà, sarà condannato’. Ma questo doppio comando di Cristo, da osservarsi necessariamente, d’insegnare cioè e di credere per avere l’eterna salvezza, neppure si potrebbe comprendere se la Chiesa non proponesse intera e chiara la dottrina evangelica e non fosse immune da ogni pericolo di errore nell’insegnarla.
Perciò è lontano dal vero chi ammette sì l’esistenza in terra di un deposito di verità, ma pensa poi che sia da cercarsi con tanto faticoso lavoro, con tanto diuturno studio e dispute, che a mala pena possa bastare la vita di un uomo per trovarlo e goderne; quasi che il benignissimo Iddio avesse parlato per mezzo dei Profeti e del suo Unigenito perché pochi soltanto, e già molto avanzati negli anni, imparassero le verità rivelate, e non per imporre una dottrina morale che dovesse reggere l’uomo in tutto il corso della sua vita
».

La falsa carità dei pancristiani

«Potrà sembrare che questi pancristiani, tutti occupati nell’unire le chiese, tendano al fine nobilissimo di fomentare la carità fra tutti i cristiani; ma come mai potrebbe la carità riuscire in danno della fede? Nessuno certamente ignora che lo stesso apostolo della carità, San Giovanni (il quale nel suo Vangelo pare abbia svelato i segreti del Cuore sacratissimo di Gesù che sempre soleva inculcare ai discepoli il nuovo comandamento: ‘Amatevi l’un l’altro’), ha vietato assolutamente di avere rapporti con coloro i quali non professano intera ed incorrotta la dottrina di Cristo: ‘Se qualcuno viene da voi e non porta questa dottrina, non ricevetelo in casa e non salutatelo nemmeno’. Quindi, appoggiandosi la carità, come su fondamento, sulla fede integra e sincera, è necessario che i discepoli di Cristo siano principalmente uniti dal vincolo dell’unità della fede.
Come dunque si potrebbe concepire una Confederazione cristiana, i cui membri, anche quando si trattasse dell’oggetto della fede, potessero mantenere ciascuno il proprio modo di pensare e giudicare, benché contrario alle opinioni degli altri?
E in che modo, di grazia, uomini che seguono opinioni contrarie potrebbero far parte di una sola ed eguale Confederazione di fedeli? Come, per esempio, chi afferma che la sacra Tradizione è fonte genuina della divina Rivelazione e chi lo nega?
Chi tiene per divinamente costituita la gerarchia ecclesiastica, formata di vescovi, sacerdoti e ministri, e chi asserisce che è stata a poco a poco introdotta dalla condizione dei tempi e delle cose?
Chi adora Cristo realmente presente nella santissima Eucaristia per quella mirabile conversione del pane e del vino, che viene detta transustanziazione, e chi afferma che il Corpo di Cristo è ivi presente solo per la fede o per il segno e la virtù del Sacramento?
Chi riconosce nella stessa Eucaristia la natura di sacrificio e di Sacramento, e chi sostiene che è soltanto una memoria o commemorazione della Cena del Signore? Chi stima buona e utile la supplice invocazione dei Santi che regnano con Cristo, soprattutto della Vergine Madre di Dio, e la venerazione delle loro immagini, e chi pretende che tale culto sia illecito, perché contrario all’onore ‘dell’unico mediatore di Dio e degli uomini’, Gesù Cristo?
Da così grande diversità d’opinioni non sappiamo come si prepari la via per formare l’unità della Chiesa, mentre questa non può sorgere che da un solo magistero, da una sola legge del credere e da una sola fede nei cristiani; sappiamo invece benissimo che da quella diversità è facile il passo alla noncuranza della religione, cioè all’indifferentismo e al cosiddetto modernismo, il quale fa ritenere, da chi ne è miseramente infetto, che la verità dogmatica non è assoluta, ma relativa, cioè proporzionata alle diverse necessità dei tempi e dei luoghi e alle varie tendenze degli spiriti, non essendo essa basata sulla rivelazione immutabile, ma sull’adattabilità della vita
».

L’allusione papale è al modernismo che vuole la Fede aggiornata ai «bisogni dei tempi» e conciliata con ogni credenza del mondo moderno, dei diritti umani messi davanti ai disegni divini.

«Purtroppo i figli abbandonarono la casa paterna, ma non per questo essa andò in rovina, sostenuta come era dal continuo aiuto di Dio. Ritornino dunque al Padre comune; e questi, dimenticando le ingiurie già scagliate contro la Sede Apostolica, li riceverà con tutto l’affetto del cuore... Ascoltino le affermazioni di Lattanzio: ‘Soltanto… la Chiesa cattolica conserva il culto vero. Essa è la fonte della verità; questo è il domicilio della fede, questo il tempio di Dio; se qualcuno non vi entrerà, o da esso uscirà, resterà lontano dalla speranza della vita e della salvezza. E non conviene cercare d’ingannare se stesso con dispute pertinaci. Qui si tratta della vita e della salvezza: se a ciò non si provvede con diligente cautela, esse saranno perdute e si estingueranno» (Divin instit., IV, 30, 11-12.).

La perfetta carità del Disegno divino

L’autorità esiste per contenere nei limiti del bene la libertà umana e guidare alla costituzione dell’immensa famiglia umana voluta dal Padre.
E’ con questo pensiero che si sono espressi i Padri e i Papi della Chiesa.
L’unione è fondata su questa unica Fede, confermata dalla Cattedra di Pietro, che condanna le false unioni frutto di iniziative pancristiane e ecumenistiche.
Queste idee nascono da quel liberalismo religioso contrario alla vera fede, per cui ogni cattolico dovrebbe sapere che chi proclama il diritto alla libertà religiosa, quindi alla scelta anche di professare l’errore in foro esterno, dimostra d’essere alieno al Disegno di Dio, quindi all’esercizio dell’Autorità divina della Chiesa.
Tale «libertà religiosa» è dogma solo per l’ONU e seguaci che professano l’agnosticismo e non distinguono religioni.
Ebbene, ciò di fronte alla creazione dell’uomo, creato per il fine che è nel Disegno divino, è un’antireligione che si rispecchia nell’indifferentismo del disegno liberista e libertario l’antireligione ecumenista.
L’autorità ha come fine il bene comune delle società, divina e umane in modo analogico.
In questo senso c’è analogia tra l’autorità di Stato e Chiesa, tra re e Papa.
Ma mentre la «somiglianza» tra queste due autorità è «relativa» la loro differenza è assoluta.
Entrambe devono governare per il bene comune che è il fine della società, ma la prima dipende dalla volontà umana, che è decaduta, mentre l’altra è infallibilmente assistita da Dio nelle questioni di fede, cioè dell’ubbidienza e culto a Dio e di morale; del comportamento per il raggiungimento del fine della vita umana e la salvezza.

La perdita del Centro nel mistero cristiano

Nel mondo della comunicazione si moltiplicano i segni di una viva ricerca di questioni che riguardano il mistero, se non proprio del mondo spirituale, di quello occulto, della magia.
Ma la cultura cristiana, di natura soprannaturale, rimane esclusa da quest’attrazione per il mistero.
Si pone perciò la domanda ai genitori, ma forse specialmente ai nonni delle nuove generazioni, sulle storie da proporre ai nipoti che siano ad un tempo edificanti e formative ricordando una cultura antica che colleghi i giovani agli anziani, i nuovi tempi a quelli passati, insomma, alla storia di sempre, che non esclude aspetti affini ad un disegno straordinario e meraviglioso.
Non sono così i libri sacri, la Bibbia che già nel suo primo libro, la Genesi, racconta di Dio creatore che passeggia nel giardino dell’Eden alla ricerca di Adamo e di Eva, alla brezza della sera?
Dio si rivela allora un insuperabile raccontatore di storie per istruire le anime, prendendo dal divino repertorio «cose nuove e cose vecchie (Matteo 13, 52)».
E non disdegna nei suoi racconti né l’ironia né lo stupore.
Sorprende perciò quanto poco e in malo modo si ricorra all’aiuto della Chiesa per conoscere questi testi.
Paura del sacro?
Se fosse così perché tante allusioni distorte a quei testi, anche nella più volgare pubblicità?
No, quel che manca è il rispetto per quanto è più grande di noi, e quel che eccede è l’influenza di quello spirito gnostico che esalta l’utopismo.
Infatti, l’uomo rivendica sempre la condizione di creatore, magari anche di se stesso.
Vorrebbe essere l’autore del vero, del buono e del bello, senza dover spartire diritti d’autore con alcuno.
Può la creazione artistica realizzare questo sogno prometeico?

Ecco l’illusione rimasta.
Ma qui appare la sua disfatta davanti alla verità della vita, del bene e del bello, che non può creare da sé né attingere dal nulla perché universali?
Dimentichi di questo gli artisti moderni hanno elaborato quell’arte soggettiva, comprensibile solo tra iniziati o allora allucinante per tutti.
Chi può ricordare a loro che anche l’arte è teocentrica?
Le parole di chi ha cercato di farlo come Hans Sedlmayr nella sua «Perdita del Centro» (Rusconi, Milano, 1974) sono votate all’oblio.
Eppure, l’esclusione del divino dall’arte, che è primariamente mediazione tra divino e umano, fa giungere ad una autonegazione: all’uomo degradato e spezzato, autore di quei mostri ingenerati dall’idea dell’uomo macchina.
Non era diverso per il pensiero filosofico e storico degli ultimi secoli, che ha frantumato la filosofia e resa sterile la storia.
Negli anni sessanta l’opera deleteria fu compiuta con la «nuova mistica» conciliare, nata tra le nubi e i fumi di una chiassosa sociologia.

La Rivoluzione anticristiana, nel frattempo, aveva fagocitato anche molte anime cattoliche di varia estrazione e grado.
Ed esse, nel loro sinistro progressismo, hanno sconfessato perfino il rivoluzionario Proudhon, come lo aveva fatto Marx, e hanno confinato teologia, religione e storia cristiana, prima nella polvere delle sagrestie e, ai nostri giorni, nell’obitorio di autopsie intellettualoidi dove la storia cristiana è sviscerata per far rialzare la bontà della cultura inneggiante ad un nuovo ordine mondiale, il cui leit motiv è l’autonomia e l’evoluzione della realtà laica in rapporto alla tradizionale verità religiosa.
Un’operazione iniziata nei tempi dell’illuminismo di Voltaire.
Si vorrebbe che interventi straordinari che hanno modificato la storia di tanti popoli per tanti secoli non appartenessero alla storia.
Ma che senso avrebbe allora una filosofia della storia se essa non aiutasse a intendere attraverso i fatti l’Idea alla base della grande storia dei popoli?
O forse i poteri del mondo sono superiori all’Intelligenza che l’ha concepita?
Se così fosse, allora anche ogni sforzo umano è inutile e la vera ambizione dell’uomo dovrebbe essere quella di diventare una forma di energia, un gas, un vento, con l’illusione che essi muovano il mondo e l’universo.
Ciò non è diverso dal pensiero di Einstein, che loda il buddismo come unica religione scientifica (...),
e ammette che ci dev’essere un dio, ma non personale.
Perché ciò fosse vero lui dovrebbe dimostrare cos’altro nell’universo è superiore alla «persona» nella sua autonomia razionale e potenziale figliolanza divina.
La visione cristiana della storia non è solo la più chiara e accessibile ad ogni intelligenza, è anche quella più razionale, perché collega causa ed effetti; si fonda sulla ragione delle cose perché provenienti dalla suprema Causa e Ragione.
Se il mondo è stato di pari passo cristianizzato e coinvolto dalle rivoluzioni è perché ciò era nel disegno di Dio; un piano rivelato dal libro della Genesi a quello dell’Apocalisse.
Per il cristiano il corso della storia dell’umanità fluisce secondo lo schema biblico della lotta fra il bene e il male, della lotta spirituale fra la Città di Dio e la Città di Satana, come ha interpretato Sant’Agostino in forma sistematica nel «De civitate Dei».

L’esito della storia segnata non solo dalla venuta, ma dalla presenza di Gesù Cristo, è già scritta.
Gli sviluppi di questa storia possono restare per ora velati nel segreto della Provvidenza, ma la sua fine certa è il giudizio di ognuno e della storia perché molte anime possano raggiungere il fine per cui sono rimaste inquiete in questa vita in vista dell’aspirata estasi dell’eterna visione diretta della Verità, del Bene e del Bello.
E tale visione agostiniana dell’uomo che si porta nel cuore inquieto, ferito dal peccato originale, la nostalgia di ricchezze perdute, non indebolisce ma rinforza la vita e il pensiero, come lo dimostra la storia dei santi, che pregustarono in terra la ventura d’appartenere all’eccelsa Famiglia di Dio.
Il presente «interregnum» riguarda il campo della storia cristiana tenendo conto che anche in nome di Gesù Cristo, anzi, proprio abusando del Suo nome e della Sua profezia, si sono diffusi nella cristianità errori ed inganni.
I preti rivoluzionari che insegnavano la religione modernista nei seminari cattolici non evitavano certamente il nome di Gesù Cristo, ma lo usavano non più per designare il centro della storia, ma il suo termine finale, non più la forza della Sua presenza, che ha trasformato la vita sulla terra, ma il futuro di una storia tutta da scrivere.
Da chi?
Da loro stessi, dalla nuova classe di salvatori dell’umanità che con le proprie ideologie, sincretismi, pensieri sterili ed aperture ai «nuovi ordini globali» pretendono di gestire gli opposti e «in extremis» il bene e il male.
L’eccidio del Papa cattolico e l’attentato alla missione della Chiesa, come ci ha mostrato la visione del Terzo Segreto di Fatima, con la conseguente demolizione della Fede e passione del cristianesimo, non svela forse in forma simbolica l’iniquità verso il diritto di Dio in questo momento storico?

La passione del cristianesimo, infatti, ad immagine di quella del divino Salvatore, passa inevitabilmente attraverso la persecuzione esterna, il tradimento interno dei molti Giuda, la confusione mortale dei discepoli fino alla Risurrezione.
Chi perde il senso cristiano dell’ordine e della storia non può capire cosa significa il cristianesimo per l’umanità.
Come potrà allora capire e spiegare la Profezia di Fatima per i nostri tempi?
Dopo la diffusione di ideologie «salvatrici» tra i chierici della Chiesa per convincerli a divenire salvatori del mondo, grande fu la demolizione della Città cristiana, e quella personale di un clero caduto nella voragine modernista come appare nella visione di Fatima. Di ciò si parla avendo sempre in vista la certezza che dalla passione del cristianesimo Dio farà scaturire un bene finale, un risveglio stupendo di conversioni e di fede che condurrà al trionfo del Cuore Immacolato di Maria e ad un periodo di vera pace.
Che non si confonda, perciò, la passione presente del cristianesimo con la decadenza che ha colpito inesorabilmente tutte le civiltà della storia.
Questa passione rientra in pieno nella storia del cristianesimo; è nella sua profezia: l’«operazione dell’errore» che raggiunge il Luogo santo per colpire la Sede della Verità (2Ts 2).
E non c’è dubbio: quando si colpisce il senso cristiano della storia; della lotta che il male muove al bene e del disegno rivelato agli uomini per affrontarla, si colpisce la Fede stessa.

La soluzione dei problemi umani sta nel ritorno al pensiero cattolico della Famiglia universale di Dio.
Ma per farlo si deve tornare al Disegno del Padre eterno, che passa per il Suo Pontefice in terra che lo predicherà senza confusioni liberali e ecumenistiche, insomma conciliari, che tanto hanno cercato di disonorare la Sua Santa Chiesa.

Arai Daniele


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