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Riti ebraici dentro Al Aqsa
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Durante lo Yom Kippur, «centinaia di estremisti ebrei sono entrati nella moschea di Al Aqsa con l’aiuto della polizia israeliana. Gli intrusi hanno compiuto rituali ebraici all’interno della moschea sotto la protezione dell’armata israeliana, che ha ordinato alle guardie musulmane della moschea di non avvicinarsi ai gruppi ebraici».

Così sostiene la Al Aqsa Foundation for Endowment and Heritage, un’organizzazione palestinese volontaria che ha come missione di difendere la piccola ma preziosa moschea (da qui secondo la tradizione Maometto sarebbe salito ai sette cieli) dalle ripetute minacce che gli ebrei vi fanno pendere: dal 1967 proseguono scavi cosiddetti archeologici sotto la moschea alla ricerca di resti del Tempio ebraico, indebolendo le fondamenta dell’edificio.

Nel 1999 un «cristiano rinato» australiano, per amore di Sion, vi appiccò il fuoco; ancora nel 2007 persino l’ONU ha dovuto intervenire per denunciare altre escavazioni praticate da israeliani, che mettevano in pericolo questo patrimonio dell’umanità (1).

I fanatici ebrei puntano alla distruzione di Al Aqsa perchè, secondo alcuni di loro, lì sorgeva il sancta sanctorum del Tempio giudaico distrutto dalle legioni di Tito, e lì dev’essere ricostruito il Tempio - opera a cui varie organizzazioni ebraiche si stanno preparando attivamente, anche grazie a forti donazioni della diaspora.

Secondo altri, il centro del Tempio (il solo luogo dove può essere ripetuto validamente il sacrificio annuale dell’agnello) è invece protetto dalla moschea d’Oro o di Omar, che si trova poco distante sulla stessa spianata, e dove sorge dal pavimento il monte Moria; la «roccia di Abramo», il luogo in cui il primo patriarca fu sul punto di sacrificare suo figlio per ordine di Dio.

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Due mesi fa la Al Aqsa Foundation ha denunciato la dissacrazione di venti tombe musulmane nell’antico cimitero di Ma’man Allah ai margini della vecchia Gerusalemme. In seguito a questa protesta, il 23 agosto la polizia israeliana e lo Shin Bet (la sicurezza interna) ha fatto irruzione negli uffici dell’organizzazione sequestrando denaro, computer e i suoi archivi, contenenti migliaia di documenti storici comprovanti la proprietà dei luoghi non solo musulmani ma cristiani, della vecchia Gerusalemme; una documentazione irritante per i giudei. Il ministro della Difesa Ehud Barak ha detto che l’organizzazione è stata chiusa perchè era una «emanazione di Hamas» (2). La Al Aqsa Foundation ha altre sedi, una delle quali a Londra.

Ora diventa evidente che la chiusura dell’organizzazione era preliminare alla celebrazione di non ben specificati «rituali ebraici» dentro la moschea, il luogo per i musulmani più sacro al mondo, dopo La Mecca.

Varie organizzazioni ebraiche, come la Ateret Cohanim Yeshiva e il Temple Institute, stanno fabbricando tutti gli oggetti rituali per compiere lo sgozzamento sacramentale dell’agnello; di recente i fanatici hanno annunciato la nascita «miracolosa» della «giovenca rossa», una mucca con tutti i peli rossi (nel Talmud molte pagine sono dedicate a quanti peli bianchi possa avere la giovenca rossa per essere «adatta») che secondo i dettami biblici è strumento necessario al rito: completamente incenerita, la vacca rossa dovrà essere la base per un unguento di cui ungere i sacerdoti celebranti.

I poliziotti ebraici, durante l’incursione, «hanno bevuto alcol e commesso adulterio (!) dentro la moschea», ha dichiarato Sheikh Ra’ed Salah, leader del Movimento Islamico nel nord-Israele; forse esagera (il personaggio è stato più volte arrestato dagli israeliani per la sua focosa difesa dei luoghi santi islamici), ma non ha torto quando indica un cratere che s’è formato - sulla spianata, Haram el-Sharif presso la fontana Qaitbay, a soli 50 metri dalla Moschea d’Oro: effetto degli scavi «archeologici» che continuano sotto la spianata, come le crepe che si sono prodotte nei locali delle scuole copraniche addossate al muro orientale di Al Aqsa.

Nella visione talmudica, la ripetizione del rito secondo le esatte istruzioni bibliche forzerebbe YHWH a rinnovare l’Alleanza col popolo eletto, aprendo l’era del messia-re, ossia del dominio ebraico sul mondo («Tu sarai creditore di tutti e debitore di nessuno»), a cui serviranno «tutte le nazioni». Una sorta di paradiso terrestre per soli eletti.

Fatto sta che - secondo Bloomberg (3) - la filiale di brokerage della Lehman Brothers Holdings Inc., pochi mesi prima del fallimento della casa madre, ha «perso» circa 400 miliardi di attivi: da un monte di 639 miliardi dichiarato al momento di adire al tribunale fallimentare, sono diventati 100. I primi dati contabili, hanno spiegato i responsabili, erano vecchi di 4 mesi; dopo c’era stata una corsa della clientela, fra cui vari hedge fund (e la Disney Corp.), a cancellare e chiudere le loro operazioni. Il che è possibile.

Ma un sito chiamato «Voice of the White House» mette in relazione questa sparizione con una informazione diffusa il 2 ottobre 2007: «Vaste somme di denaro di varie banche e istituzioni finanziarie e dei loro controllori sono state trasferite elettronicamente a banche in Israele. Le banche che ricevono il denaro sono tre: Hapoalim Group, Bank Leumi, Discount Bank Group. Non occorre dire che tutti i trasferenti sono ebrei e che, in base alle leggi bancarie israeliane (Protection Privacy Law del 1981)... l’obbligo di segreto bancario si estende non solo ai particolari del conto del cliente, ma a tutte le transazioni. (...) Se certuni decidono di filare in Israele prima di un’indagine dell’FBI, sono completamente sicuri, almeno quanto i loro conti. Israele non concede mai l’estradizione di suoi cittadini (...) delinquenti economici possono usare lo stato ebraico come rifugio» (4).

Il quotidiano Haaretz ha denunciato questa  illazione come «una nuova teoria del complotto antisemita, che si diffonde da giorni sul web; si sostiene che nell’immineza del crollo il mese scorso, la ditta ha trasferito 400 miliardi di dollari in Israele. La teoria, presentata come una notizia, sostiene che alti dirigenti ebrei di Lehman Brothers hanno passato il denaro dei loro clienti a tre banche israeliane, con l’intenzione di fuggire poi in Israele e godersi il bottino senza timore di estradizione».

«Dal collasso di Lehman Brothers, che fu fondata nel 1859 da immigrati ebrei-tedeschi, forum e blog sono stati inondati di commenti che accusano gli ebrei di aver causato la crisi economica globale e di essere i maggiori beneficiari del disastro» (5).
Ci uniamo ovviamente al giornale israeliano nel deplorare questa teoria del complotto. Tanto più che, nella prospettiva della ricostruzione del Tempio e quindi del coronamento dellle speranze messianiche, gli eletti non avranno bisogno di portarsi un gruzzolo nella Terra Promessa.

Infatti, come assicurano i Lubavither citando Isaia (61:5), «...e gli stranieri cureranno le vostre greggi». Un passo che il Talmud spiega così: «Gli akum (i cristiani) sono stati creati al solo fine di servire loro (gli ebrei) giorno e notte. Nè devono mai essere alleviati dal servizio. E’ degno del figlio di un re che gli animali nella loro forma naturale, e gli animali in forma umana, lo servano» (Midrash Talpiot, folio 225d).




1) Mohammed Mar’i, «Israeli cops violate Al-Aqsa sanctity», Arab News, 10 ottobre 2008.
2) Fatema Valji, «Israel closes Al-Aqsa Foundation», Muslim News, 23 settembre 2008.
3) Linda Sandler, «Lehman Brother’s $400 bn disappeared before bankruptcy», Bloomberg, 27 settembre 2008.
4) «The voice of the White House», TRB.news, 3 ottobre 2008.
5) Anshel Pfeffer, «Conspiracy theory faults Jews for Lehman’s Brother collapse», Haaretz, 12 ottobre 2008.


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