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Göbekli Tepe e religiosità
12 Giugno 2011
Ancora una volta i ritrovamenti archeologici minano le supposte teorie storiche ed antropologiche, che, spesso, sembrano davvero frutto di scelte aprioristiche ideologicamente orientate, piuttosto che di convinzioni desunte da evidenze scientifiche. Le teorie evoluzioniste devono necessariamente obbedire ad un percorso di civiltà in costruzione. L’immagine disegnata è quella divenuta ormai classica della scimmia a quattro zampe che pian piano si mette in piedi e perde pelo, fino a raggiungere posizione eretta e fattezze umane del noto homo sapiens! Questo suppone chiaramente una parabola ascendente, rispetto alla quale i ritrovamenti del tipo che di seguito riportiamo in evidenza, lasciano perplessità e generano discontinuità metodologica.
«Göbekli Tepe è un sito archeologico unico al mondo, al cui interno sono stati nascosti per millenni i primi esempi di monumenti, statue e templi dei primi popoli che hanno insediato la Terra. Si trova presso la città di Şanlıurfa, nell’odierna Turchia, a confine con la Siria, e risale all’inizio del Neolitico o alla fine del Mesolitico. Qui è stato rinvenuto il più antico esempio di tempio in pietra mai scoperto, risalente negli anni tra il 11500-8000 avanti Cristo circa, la cui costruzione interessò centinaia di uomini nell’arco di tre-cinque secoli. Il sito si trova su una collina artificiale alta circa 15 metri e con un diametro di circa 300 m, vicino alla pianura di Harran, ed il complesso di templi che qui sono stati costruiti risalgono addirittura a molto prima della Grande Piramide, 6.000 anni prima che Stonehenge prendesse forma, tra i 3.000 ed i 1.500 anni prima di Çatalhöyük, considerato fino a pochi mesi fa uno degli insediamenti più antichi della storia.
La civiltà che sembra aver costruito le rovine di Göbekli Tepe è stata definita ‘la Roma dell’Era Glaciale’, un gruppo di cacciatori e raccoglitori dalla raffinata cultura religiosa, architettonica e sociale. Il sito archeologico fu riconosciuto negli anni Sessanta da un gruppo di ricerca turco-statunitense, che notò diversi cumuli di frammenti di selce, segno di attività umana nell’età della pietra. E fu poi riscoperto trent’anni dopo da un pastore locale, che notò alcune pietre dalla forma strana spuntare dal terreno. E le ricerche continuano tuttora.
Gli scavi hanno riportato alla luce un santuario monumentale megalitico, quattro recinti circolari, delimitati da enormi pilastri in calcare pesanti oltre 10 tonnellate ciascuno, simboleggianti probabilmente assemblee di uomini. Sono state rinvenute anche 40 pietre a forma di T, alte ben 3 metri, raffiguranti diverse specie animali, ed altre ritraenti forme falliche, forse risalenti ad epoche successive, probabilmente sumere e mesopotamiche Ma le indagini geomagnetiche hanno indicato la presenza di altre 250 pietre nascoste nel terreno. Sono presenti anche due sculture in argilla rovinate dal tempo, che rappresentano probabilmente un cinghiale o una volpe.
Rimane ancora un mistero il motivo che spinse, intorno all’8000 avanti C., gli uomini ad abbandonare volontariamente il sito e a seppellirlo con la terra. Si parla di un luogo maledetto, dove sono stati effettuati per secoli culti sciamanici. Sarà questa la radice del distacco?» (1).
L’evento chiaramente ha necessitato di spiegazioni.
«La tesi di Schmidt è quella che la cooperazione tra cacciatori e la formazione di questo centro di culto siano nate per esigenze religiose. Il tempio ha costituito il fulcro della città, attorno ad esso è stato costruito tutto il resto. Non si tratta del ‘tradizionale’ insediamento urbano di poche case, qui si parla di una città fatta e finita, con tempi, laboratori specializzati, case».
Questa scoperta sta pian piano rivoluzionando il mondo dell’archeologia. Come afferma Ian Hodder, del programma archeologico della Stanford University «Molte persone pensano che questo possa cambiare tutto. Cambio completamente le carte in tavola. Tutte le nostre teorie erano sbagliate».
Klaus Schmidt
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Le teorie sulla rivoluzione del Neolitico hanno sempre sostenuto che tra 10 e 12 mila anni fa agricoltori ed allevatori hanno iniziato a creare villaggi, città, lavori specializzati, scrittura, e tutto ciò che sappiamo delle antiche civiltà. Ma uno dei punti salienti delle vecchie teorie è che sia nata prima la città, o dopo i luoghi di culto. Ora invece sembra che la religione sia apparsa prima della vita civilizzata ed organizzata in centri urbani, anzi, che sia quasi stata il motore primario per la creazione di città. Il sito di Göbekli Tepe sembra anche dimostrare che in quella regione sia nata l’agricoltura, oltre che l’architettura domestica.La mappatura genetica del grano sembra dimostrare che in questa zona siano stati, per la prima volta nella storia, coltivati cereali. Anche i primi maiali selvatici d’allevamento sembra si siano originati qui intorno a 10.000 anni fa.
Su sito sono state scoperte oltre 100.000 ossa animali, macellati e cucinati sul posto. Tra gli animali sono state ritrovate gazzelle (circa il 60% del totale delle ossa finora esaminate), pecore, cinghiali e cervi rossi, assieme a dozzine di ossa di uccelli. Tutti questi animali erano selvatici, il che dimostrerebbe la natura di cacciatori della popolazione dell’area.
Il problema della diffusione di questa scoperta è alquanto bizzarro: non sta nell’assenza di prove che possano dimostrare inequivocabilmente la sua età, come si potrebbe pensare. Il problema sta nella presenza di troppe prove.
«Il problema con questa scoperta» sostiene Schwartz della John Hopking University “è che è unica». Non sono infatti stati ritrovati altri siti monumentali risalenti all’epoca di Göbekli Tepe, in nessuna parte del mondo. Si è sempre creduto infatti che in quel periodo l’uomo vivesse all’interno di caverne, dipingendole con scene di caccia, o costruendo al limite qualche rifugio in pietra grezza. Addirittura anche dopo il periodo in cui Göbekli Tepe era al suo massimo splendore, per i circa 1.500 anni successivi, sembra ci siano pochissime evidenze di edifici anche solo paragonabili a quelli ritrovati nel sito turco. Le mura di Gerico, finora considerate la costruzione monumentale più antica della storia dell’uomo, sono probabilmente nate più di un millennio dopo Göbekli Tepe» (2).
Schmidt è noto come colui che difese a spada tratta la tesi del «monoteismo primordiale». Tesi che è stata osteggiata e confutata dal mondo accademico degli storicismi marxiani applicati alle discipline scientifiche, con cosiddette prove, apparse a chi scrive poco convincenti… ma questa è la vulgata dominante. La semplice constatazione delle rivendicazioni dell’attuale neopaganesimo o delle filosofie orientali debbono far riflettere: ognuno degli attuali sostenitori (anche e soprattutto occidentali) di queste correnti di pensiero rivendicano una concezione monista, in vista della quale ogni singola divinità del pantheon politeista assume la veste di manifestazione particolare del divino, che resta tuttavia, unico! A proposito della genesi del politeismo Muller spiega:
«La mitologia (…) è in realtà una malattia del linguaggio. Un mito è una parola, ma una parola che, dall’essere un nome o un attributo, è passata a ricevere un’esistenza sostanziale. La maggior parte degli dèi pagani dei greci, dei romani, degli indù e di altri popoli, non sono altro che nomi poetici, cui gradualmente fu permesso di assumere una personalità divina mai contemplata dai loro ideatori originari (…). Vi è un monoteismo che precede il politeismo dei Veda; e anche nell’invocazione degli innumerevoli dèi, il ricordo di un Dio, uno e infinito, appare dietro alla nebbia della fraseologia idolatra come il cielo blu che è nascosto dalle nuvole che passano». Condividiamo.
Stefano Maria Chiari
1) http://viaggi.libero.it/week-end/27336366/la-collina-misteriosa 2) www.acins.eu/Un%20complesso%20Templare%20in%20Turchia.htm
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