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Quale futuro per la traviata Babilonia europea?
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Esiste oggi una cultura europea che possa vantare qualche rapporto con la legge naturale intesa dagli albori della storia?
Esiste un europeismo in continuità con i valori tradizionali fondati sulle verità vitali per l’uomo?
Sono domande che oggi sembrano provocatorie, poiché sarebbe come domandare se sussiste nell’Europa attuale un residuo d’influenza cristiana; questione che il parlatorio europeo ormai vuole archiviata per sempre.
Eppure, dove predomina un potere alieno a questi principi di civiltà, è inevitabile che i popoli siano esposti, a dispetto d’ogni parvenza di benessere e di progresso, alla decadenza spirituale che causa un nefasto squilibrio anche nella vita civile.
Si può collegare questo degrado a un modo di pensare e ancora più, di credere, degli europei odierni?

Certamente.
Si è parlato altrove e spesso, del rapporto ideale che deve sussistere tra l’amore per la verità sull’uomo, che è amore per la vita, e il potere materiale; tra una visione spirituale consolidata, qual è quella cattolica e il governo della vita civile dei popoli.
Ora, poiché l’aborto è l’esatto contrario di quest’amore e quindi contrario per diametrum alla civiltà che mira a un ordine fondato sulla legge naturale immutabile, come lo è l’essere umano, l’aborto è anche il metro con cui misurare le «civiltà» contemporanee.
Si può negare che l’aborto sia frutto dell’elaborazione democratica nemica del diritto naturale e fautrice del «diritto» edonista alla fornicazione e alla sodomia?
Tale è il «revisionismo» in chiave evoluzionista del pensiero sociale, che aveva in passato per norma di civiltà delle restrizioni e rinunzie in vista di un ordine e di un bene futuro, diciamolo pure, in dimensione d’eternità.
Ma oggi, come potrebbero i poteri presenti pensare d’imporre delle legge contrarie al piacere immediato?
In nome di cosa?
Della soggezione a qualche imperativo categorico comunitario?
Ma se perfino la Chiesa conciliare, profondamente renana ed europea nel suo americanismo gallicano, oggi non discute più sull’aggiornamento delle leggi ai bisogni dei tempi di goduria, ossia all’irresistibile leggerezza della tirannide dei corpi?

Su tale linea si segue un programma che i politici possono condividere con i chierici modernisti per porre fine a secoli di «guerre di religioni» e conseguenti complessi di restrizioni mentali.
Ai nuovi politici basta che si proclami il valore supremo dell’allegria democratica.
Ai chierici innovatori, il rispetto per la religiosità generale con cui assicurare la dignitosa libertà di scelta di qualsiasi culto, magia o ideologia nei mercati religiosi globali.

L’aborto e la nuova fede ecumenista in Portogallo

Veniamo ora alla situazione politica di un Paese europeo che ha resistito a lungo a questa scristianizzazione globale: il popolo oggetto della promessa di Fatima: «in Portogallo si conserverà sempre il dogma della fede».
Vediamo a che punto è il suo governo in rapporto a questa fede e all’aborto.
Il 9 luglio scorso è stato pronunciato dal suo primo ministro il discorso sullo stato della nazione portoghese.
Si tratta di José Socrates, un ingegnere socialista che deve scontare l’onere del dubbio di una laurea «arrangiata».
Egli sfrutta una carriera politica ascendente che sembrava, nei mesi scorsi, coronata dal successo per aver ottenuto l’accordo su quel trattato europeo da sovrapporre alla bocciata Costituzione Europea.
Sembrava fatta e la festa di quei «grandi», iniziata a Lisbona, si prolungava la stessa sera con la cena a Bruxelles, dopo un viaggetto provveduto da una frotta d’aerei, che avrebbe fatto esclamare indignato Totò: ed io pago!!!
Il Socrates neoeuropeo è stato l’anno scorso il grande sponsor dell’aborto in Portogallo, il che lo abilita al podio internazionale che potrà discutere con l’olimpionico iconoclasta Zapatero.
Vi è una concordanza di record politici tra i due, che il nostro vuole con lusitano furore superare.
In passato il suo popolo ha esplorato i mari e civilizzato mezzo mondo nuovo; ora tocca a lui e compagni un compito storico altrettanto erculeo di inselvatichire il vecchio.
Nel suo discorso sullo stato della nazione Socrates ha preso di petto la nuova leader dell’opposizione socialdemocratica, Manuela Ferreira Leite, che aveva legato l’esistenza e la ragione della famiglia alla procreazione.
Orrore!
Queste sono le idee da cancellare per non tornare alle caverne...

Come spiegare una tendenza così astrusa con parole semplici?
Per il pensiero cristiano, formato nella visione del Bene = Vero, l’essere umano deve vivere come pensa e pensare come crede, cioè secondo la Verità rivelatagli per procedere nel bene ed evitare il male.
Altrimenti cade nell’opposto: crede come pensa e pensa come vive ovvero forma il proprio pensiero secondo le tendenze economico-politiche di potere e delle mode.
Quanto è vero per le persone, vale per il corpo sociale; vale per l’America come per l’Europa.
Vale per l’apparato legislativo, come per quello giudiziario, altrimenti pensare come si vive, diviene giurisprudenza, per poi divenire «legge di fatto»!
Poiché la vita del mondo si svolge sotto la forza delle «tentazioni» di goduria, violenze, ingiustizie e corruzioni, la mentalità che si adegua a questo impero materiale finisce per giustificarli in modo trasversale prendendo per buone le soluzioni di ideologie materialiste per erigere un alienante «nuovo ordine».
Finisce, in sostanza, per credere e pensare secondo la tendenza di vita del mondo che è, come chiariva Pio XI, «l’intemperanza delle passioni, che così spesso si nascondono sotto le apparenze del bene pubblico e dell’amor patrio».

Per amore di una nuova umanità, il principe consorte del regno inglese vorrebbe rinascere come un virus che decimasse la popolazione umana e così ristabilisse l’equilibrio della popolazione terrena.
Secondo gli ideali dello scientismo ecologista maltusiano corrente, questa è l’utopia da mirare con devozione quasi religiosa.
Di questa ricorrente tendenza di legiferare sulla vita dei popoli, secondo i quali si vive nel presente, si fanno modello oggi le potenze occidentali all’insegna di quella americana, dove si pensa come si vive.
E tale mentalità diviene norma di legalità con la legge sull’aborto in ambito globale, che in verità significa l’aborto dei principi di civiltà sulla terra.
E’ vero che ora quello stesso Socrates ha rimandato il discorso sul «matrimonio» omosessuale in Portogallo, ma l’ha fatto per opportunità elettorale.
La professione di «fede dell’uguaglianza» dei sessi è stata fatta contemporaneamente in parlamento da quasi tutti i partiti.
Sarà questione di tempo!
E’ un problema gravissimo che si può illustrare non solo con quell’idea aberrante del principe umorista anglosassone, ma col gaio esempio delle telenovele, aggiornate per seguire le preferenze del pubblico; un «grande fratello», programmato per abolire i personaggi e gli argomenti meno apprezzati nei sondaggi di gradimento e far avanzare quelli più graditi!
L’idea, proiettata nella vita reale, suscita la brama di mutare la vita sociale e anche la «fede» secondo una «fiction» o una «pillola» per quanto la gente gradisce.

E’ lo strapotere dell’«io moderno», secondo il consumismo «culturale»; è il paradosso dell’uomo decaduto che si fa arbitro dell’ordine terreno, negando che ci sia l’ordine originale, anzi, lasciandosi convincere che a corrompere la naturale bontà dell’uomo sia proprio il credere in un ordine divino (Rousseau).
Da questa «ipotesi», una nuova classe politica deduce essere necessario creare un «nuovo ordine mondiale», mentale, morale, sociale e infine religioso, secondo i sondaggi dell’ora presente.
Sì, perché è fatto conosciuto che in pratica tutti i capi di governo oggi operano e parlano secondo le tendenze espresse dai sondaggi.
Non è forse questa la linea pure di pensiero religioso riguardo alle fedi, invocare il passato per adattarlo alle preferenze democratiste del presente?

La sacralità della vita dono del Padre

La Religione dell’intervento del Dio vivo nel mondo è certamente legame della Vita divina alle vite umane che, create ad immagine e somiglianza del Padre, sono ordinate alla redenzione di anime.
Perciò le verità sulla vita degli esseri umani sono princìpi eterni da conoscere e riconoscere nella loro sacralità intoccabile.
Nella società essi riguardano il sacramento del matrimonio e la procreazione.
Su quanto essi non siano rispettati nella moderna società è alla vista di tutti.
Qui ci interessa considerare il modo come loro sono difesi in nome della Chiesa prima, ovvero fino al Papa Pio XII, e poi dalla chiesa conciliare.

«I valori della persona e la necessità di rispettarli è un tema che da due decenni occupa sempre più gli scrittori. In molte loro elucubrazioni anche l’atto specificamente sessuale ha il suo posto assegnato per farlo servire alla persona dei coniugi... Ora, se questo apprezzamento relativo non facesse che mettere l’accento sul valore della persona degli sposi piuttosto che su quello della prole, si potrebbe a rigore lasciar da parte tale problema: ma qui si tratta invece di una grave inversione dell’ordine dei valori e dei fini posti dallo stesso Creatore. Ci troviamo dinanzi alla propagazione di un complesso d’idee e di affetti, direttamente opposti alla chiarezza, alla profondità e alla serietà del pensiero cristiano» (Pio XII, Discorso alle Ostetriche).
L’Humanae vitae - era forse un buon frutto della serietà del pensiero cristiano?

Riguardo allo studio e all’istruzione per la regolamentazione delle nascite, chiamata poi educazione sessuale, pianificazione familiare, paternità responsabile, ecc. si deve dire che il riferimento ad una accertata liceità morale, non rappresentò più, da allora, alcun ostacolo allo stravolgimento radicale del comportamento morale riguardo al sesso e al concetto cattolico di matrimonio, per cui la Chiesa riprova tutti i comportamenti che traggono argomento dal valore proprio della sessualità, o dalla sua relazione ai soli valori della persona, e tutte le teorie che non rispettano la subordinazione
degli altri fini del matrimonio al fine principale.
Il problema del controllo delle nascite e della pillola, per cui «Giovanni XXIII creò una commissione nel 1963... Paolo VI ne incrementò il lavoro, ma rimosse dal Vaticano II ogni discussione sul controllo della natalità... avocava a se la questione. Ora, se si ammette che una questione dev’essere riconsiderata è perché può essere cambiata... nella commissione i ‘curiali’ resistevano, ma erano pochi. Il cardinale inglese Heenan, che ne era membro, diceva a Londra ai suoi collaboratori di prepararsi a drammatici cambiamenti in materia di controllo delle nascita [lo stesso avveniva con altri prelati, specialmente americani e canadesi]. Nel frattempo Il cardinale Ottaviani mobilitava a Roma una campagna contro le decisioni della commissione... fino ad appellarsi alla coscienza di Paolo VI - che cambiava le leggi di Gesù Cristo» («The Making of the Popes», A. M. Greeley, Futura publish., London, 1979, pagina 45).
Infatti, «Paolo VI era favorevole alla pillola e cambiò parere in materia di contraccezione dicendo: ‘ciò non è dogmatico, ma praticamente irriformabile’» (cardinale Alfons Stickler, «The Latin Mass», Summer 95).

Dopo tanta incertezza, e dopo il massiccio contributo del cardinale Wojtyla nel 60% dei suoi concetti (confronta «João Paulo II», Tad Szulc, Edizioni Notícias, Lisboa, 1995, pagina 258), finalmente il 25 luglio 1968, veniva pubblicata l’amletica Humanae vitae: «In tutti i tempi l’adempimento di questo dovere ha posto alla coscienza dei coniugi seri problemi, ma col
recente evolversi della società, si sono prodotti mutamenti tali da far sorgere nuove questioni, che la Chiesa non poteva ignorare […]. I cambiamenti avvenuti sono infatti notevoli e di vario genere. Si tratta anzitutto del rapido sviluppo demografico. Da molti viene manifestato il timore che la popolazione mondiale cresca più rapidamente delle risorse a disposizione, con crescente angustia di tante famiglie e di popoli in via di sviluppo, sicché è grande la tentazione delle autorità di opporre a questo pericolo misure
radicali [...] In fine e soprattutto, l’uomo ha compiuto progressi stupendi nel dominio e nell’organizzazione razionale delle forze della natura, talché tende ad estendere tale dominio al suo stesso essere globale: al corpo, alla vita psichica, alla vita sociale, e perfino alle leggi che regolano la trasmissione della vita
».

Quest’apologia del progresso finisce per ribadire a grandi linee l’insegnamento cattolico, che per Paolo VI appare di «difficile o addirittura impossibile attuazione» (20).
Parla della «paternità responsabile» e di un’ambigua «onesta regolazione della natalità» (19), e conclude che «la vera soluzione si trova soltanto nello sviluppo e nel progresso sociale» (23).
Il guaio fu che senza attendere tali ragioni e simile chiarezza molti avevano ormai ammesso la pillola, sovrapponendo il proprio giudizio a quello della Chiesa.

La fondamentale sollecitudine della Gaudium et Spes secondo Giovanni Paolo: Redemptor hominis 13. […] b) «Il Vaticano II, in diversi passi dei suoi documenti, ha espresso questa fondamentale sollecitudine della Chiesa, affinché la vita nel mondo ‘sia’ più conforme all’eminente dignità dell’uomo (Gaudium et Spes 91) in tutti i suoi aspetti, per renderla ‘sempre più umana’ (Gaudium et Spes 38). Questa è la sollecitudine di Cristo stesso, il buon Pastore di tutti gli uomini. In nome di tale sollecitudine - come  leggiamo nella Costituzione pastorale del concilio – ‘la Chiesa che, in ragione del suo ufficio e della sua compe¬tenza, in nessuna maniera si confonde con la comunità politica e non è legata ad alcun sistema politico, è insieme il segno e la salvaguardia del carattere trascendente della persona umana (Gaudium et Spes 76)».

«E’ evidente che la ‘via principale della Chiesa’ che ‘conduce da Cristo all’uomo’ è una perversione del teocentrismo del Vangelo in un antropocentrismo temporale essenzialmente alieno dal Cristianesimo. E’ evidente che il Buon Pastore del Vangelo che conosce e conduce i suoi e che, per mezzo del sacrificio della sua vita, dona a quanti credono in Lui la partecipazione nella sua stretta unione con il Padre» (confronta Giovanni 10, 1-21), non è il «buon Pastore di tutti gli uomini» come pretende la Redemptor hominis, che conta nel gregge tutti senza distinzione.
«E’ evidente che la sollecitudine pastorale di Cristo che si occupa della vita eterna degli uomini non è la stessa del buon Pastore della Redemptor hominis centrata nell’organizzazione ‘sempre più umana’ (Gaudium et Spes 38) della vita in questo mondo secondo la misura dell’uomo. E’ anche evidente che la sollecitudine fondamentale della Chiesa, curante come il buon Pastore del Vangelo della vita eterna dell’uomo e del soprannaturale, non è la stessa della Chiesa del concilio e della Redemptor hominis che si occupa della ‘vita in questo mondo’, e quindi di quanto è temporale (P. Dörmann, Théo, pagina 170)».
Ecco che la sollecitudine pastorale della Gaudium et Spes, come della sua derivata Redemptor hominis, essendo di segno umanitaristico, non è cristiana.
Si capisce allora che per la sua opera non abbisogna della Chiesa e del Papato, se non per invertire la trascendenza cattolica, teandrica, da Dio all’uomo, in un segno pastorale umano.

L’interpretazione della Gaudium et Spes fatta da Ratzinger («Les principes de la théologie catholique»): «Se si cerca una diagnostica globale del testo, si potrebbe dire che esso è (assieme coi testi sulla libertà religiosa e sulle religioni del mondo) la revisione del Sillabo di Pio IX, una specie di antisillabo. Harnack, si sa, ha interpretato il Sillabo di Pio IX semplicemente come una sfida al suo secolo; quel che c’è di vero è che esso ha tracciato una linea di separazione davanti alle forze determinanti del XIX secolo: le concezioni scientifiche e politiche del liberalismo. Nella controversia modernista, tale doppia frontiera è stata ancora una volta rafforzata e fortificata (...) Accontentiamoci qui di constatare che il testo Gaudium et Spes svolge il ruolo di un contro-sillabo nella misura in cui esso rappresenta un tentativo per una riconciliazione ufficiale della Chiesa con il mondo quale esso era divenuto dal 1789 [...]. Per ‘mondo’ s’intende lo spirito dei tempi moderni...».

Ecco l’asservimento conciliare alle ideologie del mondo moderno: un antisillabo d’aspetto cattolico per imporre ai fedeli la nuova evangelizzazione del nuovo ordine globale della visione illuminista; «Il problema degli anni sessanta (del Vaticano II) era di acquisire i migliori valori espressi in due secoli di cultura liberale... che... possono trovare il suo luogo nella visione del mondo. Questo è stato fatto» (cardinale Ratzinger a Vittorio Messori).
Concetto ribadito e applicato ora.
Siamo ad una evidente rottura, come volevasi dimostrare.

Il «caso» Luciani, divenuto Giovanni Paolo I

Il fine perseguito con questi documenti rivoluzionari era la fusione della Chiesa col mondo.
Si doveva quindi ridurre ciò che sempre è stato insegnato come immutabile, perché divino, in mutabile, perché secondo i bisogni umani.
Come si vede si tratta di un nuovo concetto di cosa sia buono per l’essere umano: non più l’ordine divino, ma un nuovo ordine frutto del progresso e della saggezza umana.
Questo processo di uomini che decidono in base ad una nuova teoria filosofica quanto è buono per la società umana e lo impongono praticamente come nuova dottrina della Chiesa ha l’età delle rivoluzioni moderne ora inserite nella chiesa conciliare.
Il caso di Albino Luciani è speciale per due ragioni.

La prima perché confessò pubblicamente che era un «convertito» al Vaticano II delle nuove «teologie» di Rahner, De Lubac, Congar e perfino dello stolto Hans Kung, che non capisce nemmeno d’essere andato oltre il protestantesimo, ragion per cui gode della promozione di molti mezzi di comunicazione anticristiani.
A causa di questa conversione Luciani deve aver trovato le stesse ragioni «pastorali» di Paolo VI per essere favorevole alla pillola.
Se questo cambiò parere in materia di contraccezione dicendo: «ciò non è dogmatico», si può pensare che Luciani ritirò le sue illazione scritte pensando; «se lo dice lui!».
Siamo alla seconda ragione che rende molto speciale il caso Albino Luciani - Giovanni Paolo I: che ci sia già stato qualcuno pro pillola contraccezionale - e chi sa che altro - eletto papa.
Quindi, la «teologia» del Vaticano II può convertire, o pervertire, anche preti e prelati normali che, gettando a mare quella dotta dottrina imparata nelle università cattoliche del passato, diventarono illustrissimi papabili, che
portarono la Chiesa all’autodemolizione in mezzo ai fumi di Satana.

Fermiamoci ora alle seguenti conclusioni:
- La «civiltà americanista» rappresenta un’inversione nel concetto tradizionale e logico di civiltà per l’elevazione della vita e dell’anima umana;
- La legislazione sull’aborto, estesa a tutto il mondo sotto la copertura della democrazia del nuovo ordine è il suo emblema;
- Il male di questa letale inversione epocale ha un nome: democrazia del nuovo ordine, che è fondata su idee gnostiche, moderniste e ecumeniste, capaci di soffocare ogni reazione del sano pensiero civile e religioso.
- L’europeismo americanista è la nuova barbarie che imperversa pure a Roma.

Un democratismo senza princìpi


Il grande paradosso della «cultura democratica» risiede nell’impossibilità di discernere tra ciò che è male e ciò che è bene, considerando male e bene variabili dipendenti da sondaggi o da votazioni democratiche.
Eppure il male va evitato non perché scomodo oggi, ma perché privo del bene in ogni tempo; altrimenti si relativizza non solo l’assoluto religioso, ma ogni logica. E relativizzare il male è il peggior male, morale e mentale.
In questo senso la democrazia, che porta l’uomo a mettere ai voti questioni che riguardano la vita umana, è perversa, come insegnò Pio XII, parlando delle differenze delle due democrazie.
Ebbene, la Chiesa conciliare le confonde perché mira a una convivenza globale, come vuole il nuovo ordine mondiale.
Nel suo discorso alla chiusura del Vaticano II, Paolo VI benedice esplicitamente questa «cultura» i cui «valori... sono stati non solo rispettati, ma onorati, i suoi sforzi sostenuti, le sue aspirazioni purificate e benedette» e la dichiarazione conciliare «Dignitatis humanae» lo dice implicitamente perché rimette la gestione dell’aborto all’ordine pubblico di tale «civiltà».
In nome di tale liberazione religiosa Paolo VI ha ritenuto di dover stigmatizzare la Spagna che ancora figurava come Stato cattolico.

Siamo all’equazione rivoluzionaria, del «solve et coagula» che fa navigare le ideologie tra la violenza e la liberazione religiosa per ottenere l’emulsione delle varie fedi in un «revival da new age».
A tale revival manca solo la legge sul «diritto alla felicità terrena».
Ciò significherebbe, come pensiero, voler mutilare la Verità divina dal suo assoluto per trasferirlo alla libertà umana, divinizzandola, come voleva la Rivoluzione francese con la sua dea ragione.
Ebbene, a dispetto dell’apparenza cristiana, a questa si aggancia la religione americanista che, insieme alla fede conciliare, con pari moti libertari e gnostici, riguardo la vita dei popoli, ha finito coll’assoggettare le genti ad una legge scritta proprio in funzione della libertà disgiunta dall’ordine.
Ecco il «nuovo ordine», stabilito per garantire anche la libertà del disordine secondo la parola volterriana: «Discordo da quanto dici, ma sono pronto a morire per assicurarti il diritto alla libertà di dirlo».
Siccome al diritto di dire segue quello di fare, al delitto di abortire, tanto per fare un esempio, va assicurato un diritto, per cui la rivoluzione è pronta fino alla morte (altrui, naturalmente), di assicurare la dignità del diritto al dolce suicidio!
Due mentalità opposte caratterizzano, quindi, il conflitto sociale: la prima, tradizionale, crede che i princìpi religiosi trascendono la vita e devono plasmare i valori e il modo di pensare e di vivere.
La seconda, modernista, ritiene che sia il fugace impeto della vita sociale il valore a dover forgiare di continuo la mentalità, anche religiosa!
Ecco il vero conflitto di civiltà di cui non si sfugge e riconosciamolo: trova l’Occidente odierno in un truce delirio di profonda corruzione mentale.
Mai fu tanto evidente il fatto che: «quos vult perdere Deus dementat prius».

L’europeo oggi si dispera del crollo delle Borse, ma nemmeno considera il crollo delle nascite, che è la vera catastrofe del loro patrimonio umano.
C’è un solo campo in cui questa cultura perversa può essere combattuta: quello religioso, dei princìpi rivelati dal Padre, di cui il Papa è la voce.
Ma in ciò la Cristianità della visione del Terzo Segreto di Fatima, mezza rovinata, lo è ora interamente dopo l’eliminazione del suo Padre terreno, insieme alla sua famiglia cattolica.
E la devastazione in Occidente fu completata dal deleterio Vaticano II.
Si può ignorare la visione profetica portata da Maria a Fatima, ma non si può negare la realtà del buio massacro del pensiero cattolico.
Si può negare la concomitanza di questo con la degradazione dell’Occidente, avviato al culto della dea ragione, figurata nella statua alle soglie di Wall Street?
Così siamo in pieno alla grande alienazione dell’umanità contemporanea che, persa l’Idea vitale del Padre, ha visto «ritoccato» il mistero divino nello stesso «Luogo di Dio».
Si tratta dell’alienazione terminale della Parola del Padre e del Sacrificio del Figlio, per cui si può parlare della fine del tempo delle nazioni cristiane (confronta Luca 21, 24).
Infatti, tutta la storia versa sulle tre fatali alienazioni riguardanti la Parola e il Sacrificio di Dio.
Si può negare che nell’Europa odierna e dintorni si sta compiendo quest’alienazione terminale?

L’intervento politico della Profezia di Fatima

Il Cristianesimo è la Religione dell’intervento divino nel mondo; dell’intervento evangelico di Cristo, a volte velato, per rispetto all’umana libertà, ma inequivoco, poiché ordinato alla redenzione di anime, create alla somiglianza del Padre.
Riconosciuto che la visione dell’intervento divino in terra è la fede stessa della religione cristiana, e che la fede cattolica non ignora né prescinde della ragione in nessun tempo, l’Evento di Fatima rientra nella logica dell’intervento divino.
Che rapporto esiste tra questo intervento divino e la politica umana?

San Pio X aveva parlato chiaro: la testimonianza di voler «Instaurare omnia in Christo».
Ma per restaurare tutto in Cristo la Chiesa prevede operazioni politiche.
San Pio X, con la sua consueta fermezza, nel primo Concistoro da lui tenuto il 9 novembre 1903, un mese dopo la sua prima memorabile Enciclica, rispose con termini di valore dottrinale: «Che cosa è la Politica se non l’applicazione della legge morale alla vita civile e sociale dei popoli e delle Nazioni? Perciò, il Papa che è il Maestro supremo della legge morale nel mondo, farà anche della Politica. E’ un suo diritto ed e un suo dovere».
Il Papa avrebbe quindi fatto la Politica di Cristo.
Sarebbe un’idea astratta dire che la politica nel suo più alto senso, del bene della polis universale, è quella del Messaggio di Fatima?

Sarebbe astratto se esso non fosse attinente nel modo più diretto ai fatti di quella tragica ora per l’umanità.
Infatti, per aiutarla la Madonna, alla vigilia della rivoluzione bolscevica, ha affidato ai tre pastorelli di Fatima il messaggio che avvertiva degli errori sparsi dalla Russia e dei pericoli immani per gli uomini, se essi non fossero tornati alla retta via.
Dopo la rovinosa I Guerra mondiale, sarebbe venuta «un’altra guerra peggiore».
Se nemmeno dopo di questa il mondo avesse rivisto le sue vie, ci sarebbe stato un terzo flagello, più devastante delle guerre, talmente subdolo da essere incomprensibile per lungo tempo.
Secondo la visione cattolica, che è quella della Madonna di Fatima, cosa può essere più letale per l’umanità che la soppressione del Pastore della Chiesa e la conseguente erezione di un pastore che metterà la politica ecumenista dell’ONU al posto di quella di Cristo, spianando la strada all’apostasia universale?
E’ la questione essenziale del Segreto che, come era già noto, riguardava una sorda persecuzione politica in seguito al «grande segno che Dio vi dà che sta per castigare il mondo per i suoi crimini, per mezzo della guerra, della fame e delle persecuzioni alla Chiesa e al Santo Padre».

Il mondo andrebbe, dunque, verso un disastro politico inaudito, peggiore delle grandi guerre, demolendo quanto rappresenta Dio in terra.
Ciò si può capire solo se si considera che quando il mondo, in nome della libertà, colpisce l’autorità della Parola divina, taglia da sé l’ossigeno della vita spirituale e fa svanire l’amore al bene e alla verità che regge ogni società umana.
Infatti, privato dalla voce del Papa e della Chiesa che richiama i popoli alla retta via, il mondo è irretito da errori e da delitti; perde la capacità morale di bandire il male; tolta di mezzo la «Politica di Cristo», il «katéchon» del testo di San Paolo (2Ts) che è freno al male, esso infesta senza ostacoli ogni ordine terreno.
La visione del Terzo Segreto, ossia dello sterminio del Papa e dei suoi testimoni cattolici, non avrebbe dovuto palesare la rimozione di quest’ostacolo «politico»?

Tale «decapitazione» papale fu predetta dal Signore a suor Lucia nell’agosto 1931: «Fa sapere ai miei ministri che siccome essi hanno seguito l’esempio del Re di Francia nel ritardare l’esecuzione della mia domanda, lo seguiranno nella disgrazia. (Documenti su Fatima di padre Alonso); l’acefalia che significa lasciare l’umanità in preda alla politica deteriore di un occulto signore, il cui infido impero, edonista ma assassino, ecumenista ma ateo, va riconosciuto come il flagello più rovinoso di tutte le guerre e rivoluzioni mondiali messe insieme: l’impero del nuovo ordine mondiale, ordito per sostituire l’Ordine di Cristo con una congrega di ‘religioni unite’».

I cattolici che conoscono il Messaggio di Fatima, sanno che esso racchiude un piano divino per i nostri tempi dove figura il nome della Russia convertita.
Tale piano, che porta i segni della saggezza divina, non dovrebbe guidare i piani degli uomini della Chiesa per il bene del mondo?
Il vero ecumenismo non riguarda forse, più che altro, il dialogo Roma-Mosca?
Non è quanto meditarono gli ultimi papi cattolici?
A tale scopo San Pio X aveva dato poteri e privilegi di «patriarca» a uno dei più grandi vescovi cattolici orientali, il conte Andrei Septyckyj.
Geniale apostolo del vero ecumenismo, amico del filosofo russo Vladimir Solov’èv, che per la sua importante attività nella difesa della nazione ucraina era stato imprigionato dai russi dal 1914 al 1917, fino alla sua liberazione nel governo Kerensky.

Oggi, con la profezia ancora sospesa nelle sue promesse, quale altro nome rimane legato al futuro del Cristianità se non quello della Russia, che si convertirà?
Quando in un’Europa miseramente ecumenista, a immagine e somiglianza degli USA, la Cristianità già duramente colpita dalle grandi guerre è in agonia morale, qual è la nazione che si può risvegliare, dopo aver tanto sofferto la tirannide di un impero ateo, alzando le antiche icona?
Quale il popolo che avendo... «conservato nascoste le proprie icone mariane in attesa di tempi migliori... », come previsto da Papa Pio XII consacrando la Russia al Cuore Immacolato di Maria il 31 ottobre del 1942, ora le porta in processione come testimonianza di una Cristianità insopprimibile?
Oggi, nei tempi della grande apostasia, a quale potere un cristiano dovrebbe rivolgere lo sguardo?
A quello dell’ordine democratico-americanista?
Basta pensare che oggi, quando l’America e il mondo affrontano un’enorme crisi in ogni campo, il democratismo degli USA non offre niente di meglio che la scelta tra delle macchiette il cui pensiero morale e politico appare indefinibile.

La ribellione religiosa al Padre viene dall’inizio della storia, ma fu sconfita da Gesù Cristo.
Oggi però il «sarete come dèi» risuona nella Sua stessa Chiesa per bocca di una legione di prelati.
Il problema riguardo a costoro non è tanto quello delle loro idee e opinioni, la cui ambiguità le rende peggiori delle eresie, ma che esse sono presentate come ispirate dal Santo Spirito, in nome dell’autorità divina, da cui i fedeli si attendono l’insegnamento di princìpi universali.
Invece essi somministrano opinioni «pastorali» come princìpi, appoggiati su quel pseudomagistero prodotto da una dubbia assemblea conciliare preoccupata di piacere al mondo, più che a Dio.
Ecco cos’è l’alienazione universale e terminale, che si può dire cattolica.
La soluzione?

Tornare alla sacralità della vita creata, che non potrà mai essere disgiunta alla sacralità del pensiero e della preghiera rivolta al Padre che alla fine tornerà a far sentire la Sua Voce a Roma per ripudiare lo spirito ribelle del miserabile modernismo del Vaticano II.
Su questa strada, discernibile anche da chi non è ancora cattolico e cristiano, si deve tornare tutti.
In ciò l’America e l’Europa, più che essere seguite, devono sentire la profezia della Madre per la conversione della Russia in seguito alla sua consacrazione all’Immacolato Cuore di Maria.
Può il vero ecumenismo cattolico ignorare l’importanza di un’Europa che comprenda dai pellegrini di Fatima ai cosacchi delle isole Curili del nord Giappone?
L’offerta di pace per l’umanità ha per parola chiave «conversione», invito che alla fine prevarrà sull’indifferentismo di questa rovinosa insidia ecumenista.
Perciò, affinché la Russia si converta, prima si dovrà riconvertire la stessa Roma, tornando a essere la Roma profondamente cristiana e mariana voluta da Dio.
Allora ci può essere il ritorno delle nazioni alla retta via della politica di pace e di salvezza che segue la parola del Padre per la vita spirituale in questo mondo e l’agognata felicità degli esseri umani nell’altro.

Arai Daniele


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