Un amico mi ha appena dato il numero 70/71 della rivista Sodalitium del settembre 2020, la quale mi chiama in causa muovendo delle obiezioni a ciò che avrei scritto, pensato e fatto sino a partire da 1993.
Prima Obiezione: innanzitutto (a partire dal 2010) avrei scritto su sì sì no no una serie di articoli “ingiuriosi e gravemente diffamatori nei confronti dei cattolici integrali in genere e di monsignor Benigni in particolare” (p. 5).
Prima Risposta: non ho mai ingiuriato e diffamato i cattolici/integrali e monsignor Benigni, di cui stimo l’opera, ma di cui non posso ammirare certi modi di fare a volte eccessivamente polemici.
Mi sono solo permesso di esporre il mio parere critico – che non reputo essere un dogma e dal quale si può lecitamente dissentire – 1°) non quanto alla sostanza del pensiero cattolico/integrale, ma solo 2°) quanto al modo di fare, spesso esageratamente eccessivo, di alcuni cattolici che si dicono integrali e quanto ad alcune posizioni di monsignor Benigni, specialmente riguardo a certe sue critiche, che reputo esagerate, di filo/modernismo rivolte a Benedetto XV, Pio XI, padre Enrico Rosa e ai Gesuiti in sé: accuse che non corrispondono alla realtà.
Ho sempre distinto 1°) la sostanza della dottrina cattolico/integrale, che è buona in sé, da 2°) certi atteggiamenti, espressioni, modi di fare o opinioni esagerati di alcuni cattolici integrali e anche di monsignor Benigni, ma sempre a partire da citazione di loro detti e fatti che oggettivamente mi lasciano perplesso.
Ho semplicemente asserito che mi sembra che certi modi di fare siano controproducenti e vanifichino la lotta antimodernista dei cattolici/integrali rendendoli invisi agli occhi dei cattolici e degli stessi antimodernisti equilibrati per i loro eccessi e le loro esagerazioni: “Ogni eccesso è un difetto”. Si può discordare tranquillamente da quanto ho detto, senza doversi stracciare le vesti.
Seconda Obiezione: avrei ripreso la tesi di fondo di una storica francese (Nina Valbousquet), dimenticandomi di dire che essa lavora con la Foundation pour la mémoire de la Shoah, del Center of Jewish History di New York e per la Ricerca in studi ebraici alla Forhdam University.
Seconda Risposta: ho citato molti storici, anche 1°) quelli di formazione modernistica, specialmente Alberto Melloni[1] (col quale non ho alcuna affinità teologica e l’ho specificato più volte) e la sua scuola (di cui fa parte anche Nina Valbousquet), ma 2°) ho sempre avvisato il lettore di fare attenzione poiché la loro interpretazione dei fatti storici riportati avrebbe potuto risentire della loro formazione teologica almeno modernizzante, catto/liberale se non esplicitamente modernistica; tuttavia 3°) alcuni fatti storici che avevano riportato alla luce, avendo potuto consultare Archivi storici che non erano stati ancora aperti, erano interessanti e non potevano essere negati o passati sotto silenzio con la scusa della loro mentalità modernista. Perché non studiarli e non citarli?
Mi interessa la questione modernistica e la reazione antimodernista. Mi sembra che pure io (come qualsiasi altra persona) possa studiarla, scriverne, senza pretendere di essere infallibile e di avere assolutamente ragione o di impadronirmi di questo tema come se fosse mia esclusiva proprietà privata. Si può dissentire da quanto dico, penso e scrivo, nel mondo, per fortuna, c’è spazio anche per gli altri.
Certamente ho citato (e dovrò ancora citare) anche la storica Nina Valbousquet (vicinissima al Modernismo e alla cultura ebraica dai quali io, invece, sono lontanissimo); infatti non ho ancora finito di studiare e di scrivere sul tema del Cattolicesimo/integrale. Tuttavia la sua vicinanza all’Ebraismo talmudico, per quel che mi riguarda, non cambia nulla quanto al fatto di poter studiare e citare i documenti oggettivi e non inventati che ella riporta alla luce nei suoi libri dopo la consultazione di Archivi ai quali io non posso accedere. Quindi accusarmi implicitamente di filo/giudaismo, per questo motivo, mi sembra in sé e oggettivamente non vero e francamente eccessivo.
Ecco il problema, reale, di alcuni vecchi (e nuovi) cattolici integrali che si ripresenta: la condanna sistematica di coloro che non la pensano esattamente come loro anche in questioni opinabili, ancora non definite e liberamente dibattute. È l’attitudine che avevo riscontrata in alcuni atteggiamenti di monsignor Benigni (negli accidenti e non nella sostanza della sua opera dottrinale) e di alcuni suoi collaboratori e che riesce di nuovo fuori in certuni attuali cattolici integrali, i quali hanno e amplificano i difetti tendenziali e iniziali del Benigni.
Terza Obiezione: attraverso monsignor Benigni avrei voluto colpire un altro bersaglio, ossia Sodalitium (p. 6).
Terza Risposta: innanzitutto mi sembra un processo alle intenzioni. Inoltre non mi pare opportuno mettersi sempre al centro dell’attenzione e presumere che tutti pensino direttamente o almeno indirettamente a noi: “Chi si prende troppo sul serio non è una persona seria” (Chesterton). Siamo tutti del tutto contingenti, il mondo perdura anche senza di noi; il narcisismo non ha mai portato buoni frutti.
Inizialmente volevo studiare solo il fenomeno del Cattolicesimo/integrale dei primi del Novecento e la figura di papa Benedetto XV; naturalmente si poteva fare pure qualche paragone con la situazione attuale; poi il modo di fare di certi cattolici/integrali del Duemila mi ha fatto balzare agli occhi che la tendenza dei primi (cattolici integrali novecenteschi) è diventata una realtà estremamente eccessiva e radicalizzata nei secondi (cattolici integrali del Duemila). Il n. 70/71 di Sodalitium ne è la “prova del nove”.
Quarta obiezione: ho redatto un capitolo sulla Regalità sociale di Gesù Cristo secondo la dottrina cattolica, che è stato raccolto in un libro scritto da molti autori e pubblicato nel 2017 dalle Edizioni “Città ideale” di Prato, intitolato Cavalleria: una Via sempre aperta (p. 48).
Quarta Risposta: certamente alcuni di questi autori hanno delle posizioni dottrinali che non sono le mie, anzi che sono distanti dalle mie. Ora giudicarmi a partire da ciò che pensano e scrivono gli altri non mi sembra corretto. Ciò che ho scritto io sulla Regalità di Cristo è conforme alla dottrina cattolica o è erroneo? Questo mi sembra essere il problema. Dare un contributo ad un libro, illustrando la dottrina cattolica, in mezzo anche ad alcune (non tutte) opinioni lontane da essa, non mi sembra riprovevole ed ereticale, al massimo si può dissentire dall’opportunità di una simile cooperazione; liberissimi di farlo, non penso di essere sempre prudentissimo, giustissimo e di aver sempre ragione e solo io, potrei aver mancato di prudenza e opportunità, ma non mi sembra di aver commesso nulla di più grave.
Quinta obiezione: ho recensito e invitato a leggere un libro di Gianluca Marletta (La guerra del Tempio, Corona San Demetrio di Cosenza, Irfan, 2018). Ora Sodalitium (n. 70/71) ha appurato che il Marletta è guénoniano. Quindi anche io sarei in collusione col guénonismo.
Quinta Risposta: non ho elogiato il guénonismo, né la dottrina esoterica di Guénon. Ho sempre scritto sulla inconciliabilità oggettiva di Cattolicesimo ed esoterismo, mi son permesso di riassumere delle considerazioni ed informazioni molto pertinenti che il Marletta ha fatto sulla ricostruzione del Terzo Tempio di Gerusalemme (come le aveva fatte Maurizio Blondet, nel 1992, nel suo bel libro I fanatici dell’Apocalisse, Rimini, Il Cerchio), che mi son sembrate molto interessanti. Qual è il problema? Ho forse denunciato Benedetto XV come modernista e poi collaborato sotto pseudonimo con Giovanni Preziosi e con l’Ovra?
Quello che, infatti, mi aveva colpito sfavorevolmente nell’agire di monsignor Benigni (non quanto alla sostanza del suo pensiero) era 1°) da una parte il suo eccessivo rigore (dottrinale e pratico) nei confronti di Benedetto XV, addirittura anche del cardinal Merry del Val e del cardinal De Lai reputati quasi modernisti da lui; mentre 2°) da un’altra parte non si faceva scrupolo di collaborare con Giovanni Preziosi e fare la spia per la Polizia politica italiana (Ovra). Potrei capire e indulgere all’uno o all’altro di questi due modi di agire presi separatamente, ma tutti e due assieme mi sembrano contraddittori e quindi inconciliabili.
Ho espresso la mia opinione e la mia perplessità, non dico che sia assolutamente vero quel che ho scritto io, è del tutto lecito dissentire, però senza linciare moralmente o “lapidare” a colpi di computer. Tuttavia è un fatto che Benigni abbia collaborato con Preziosi (un prete spretato, che ha rinnegato la Fede cattolica) e informato l’Ovra, ossia la Polizia politica (con quali conseguenze?…), il che non mi sembra bello, specialmente da parte di un sacerdote cattolico, che si proclama assolutamente e integralmente cattolico, talmente super/cattolico da reputare tutti gli altri come modernizzanti, quasi come il pio fariseo che saliva al Tempio per pregare e criticava in cuor suo tutti gli altri (Lc., XVIII, 10 ss.). La sua dottrina era perfetta, ma il suo modo di fare no. Ora San Paolo insegna che “la Carità edifica, la scienza gonfia” (1 Cor., VIII, 2) e San Tommaso d’Aquino asserisce che “l’uomo è detto buono non per la sua buona intelligenza, ma per la sua buona volontà” (S. Th., I, q. 48, a. 6).
Sesta Obiezione: anche monsignor Richard Williamson è chiamato in causa (p. 51/52) perché reo di aver tenuto “per il quarto anno consecutivo” una conferenza con don Nitoglia nell’Aula Magna della Chiesa americana episcopaliana protestante.
Sesta Risposta: le quattro conferenze di monsignor Williamson le ho organizzate io, se vi fosse un peccato nel fare una conferenza in un’Aula Magna affittata dai Protestanti, la colpa sarebbe solo mia e non di monsignor Williamson.
Inoltre mi preme far ricordare che è la quarta volta che debbo rispondere per iscritto e pubblicamente alle insinuazione di communicatio in sacris con i Protestanti fatte da Sodalitium. Infatti è lecito, secondo la dottrina cattolica, avere comunicazione in cose profane con un acattolico; nel caso affittare una sala per conferenze dai Protestanti, mentre non è lecito comunicare nelle cose sacre con essi; ad esempio andare nel Tempio luterano a pregare assieme ai Protestanti. Ora monsignor Williamson non è venuto a pregare nel Tempio luterano e questo Sodalitium lo sa (essendone stato informato da quattro anni), ma continua a denigrare. Per quattro anni consecutivi ho dovuto spiegare che avevamo scelto l’Aula Magna del Tempio luterano in Roma, perché poco costosa, vicina alla Stazione Termini, funzionale e anche perché a monsignor Williamson la sala per la conferenza non l’avrebbero concessa né i modernisti, né i tradizionalisti, né i sedevacantisti; inoltre se l’avessimo dovuta affittare dai “laici” sarebbe costata una fortuna che non ho ed inoltre essa sarebbe appartenuta probabilmente ad un laicista o ad un massone … .
Ecco quel che non va nel modo di agire di alcuni (non tutti) che si professano cattolici/integrali e poi continuano (errare humanum est… perseverare diabolicum) a calunniare un Vescovo già tanto calunniato. Si può prendere un primo abbaglio, ma quando si viene avvertiti che non vi è stata comunione in cose sacre con gli acattolici non si può continuare e perseverare a denigrare. È lecito non essere d’accordo e non simpatizzare con monsignor Williamson, ma non è lecito continuare a calunniarlo per quattro anni consecutivamente. Ricordo di nuovo che mi sento di poter dissentire da alcuni modi di fare eccessivi di monsignor Benigni e di Sodalitium, ma non mi permetto di far dir loro cose che non hanno mai dette e non l’ho mai fatto, mentre Sodalitium lo ha fatto e continua a farlo.
Settima Obiezione: la vicinanza di monsignor Williamson e don Nitoglia a Radio Spada (p. 59).
Settima Risposta: monsignor Williamson è stato invitato a tenere delle conferenza da Radio Spada come pure io. Le abbiamo fatte. Radio Spada è anche una Casa Editrice, che ha pubblicato alcuni libri che sono molto utili alle anime e interessanti. Ciò non significa che io o monsignor Williamson sposiamo tutte le posizioni dottrinali di Radio Spada, anche perché essa è una Associazione composta da tre rami: cattolici tradizionalisti delle FSSPX; cattolici “sedevacantisti” vicini (perlomeno sino a qualche tempo fa, non sono un esperto in materia) a Sodalitium (tra cui Pier Giorgio Seveso e Luca Fumagalli) e cattolici “indultisti”, ossia che si avvalgono del Motuproprio di Benedetto XVI del 7 luglio 2007 per avere la Messa tradizionale.
Quel che sia successo tra Sodalitium e alcuni suoi fedeli che frequentano anche Radio Spada (soprattutto Seveso e Fumagalli) non è di mia competenza, non mi interessa, non ho nessuna giurisdizione per giudicare di ciò, né pretendo di arrogarmela dal basso non avendomela data nessuno dall’alto (né Dio, né il Papa, né il Vescovo del luogo).
Se Radio Spada mi invita ad esporre la mia opinione su un tema vado ad esporla, non mi sembra che sia illecito, né che Sodalitium abbia ricevuto la giurisdizione per impedirmi di andarvi. Ciononostante non significa neppure che sia in accordo pieno con questa Associazione, anche perché Radio Spada mi ha invitato ad un contraddittorio con Pier Giorgio Seveso, in cui lui esponeva la Tesi di Cassiciacum sostenuta anche da Sodalitium ed io un’altra ipotesi, che non presumo far diventare Tesi per renderla poi assolutamente certa e obbligante in coscienza.
Per quanto riguarda la questione di Baron Corvo, non la conosco, non ho avuto il tempo di studiarla, non mi interessano certi argomenti e soprattutto i pettegolezzi che vi sono stati fatti attorno. Penso che sia lecito non conoscere Baron Corvo e non essere interessato a queste tematiche. Lo posso fare in libertà di coscienza e senza cadere in errore teologico o commettere peccato? Penso proprio di sì.
Ottava Obiezione: sono stato in ottimi rapporti con Maurizio Blondet, Piero Vassallo e Gianni Collu (p. 91).
Ottava Risposta: stimo Blondet per la lotta che conduce contro l’Ebraismo postbiblico e contro il Mondialismo, per la sua preparazione giornalistica. Nel passato ho avuto delle divergenze con lui per certe sue affermazioni che risentivano della sua vecchia formazione guénoniana, ma debbo dire che dopo la grave malattia che ha affrontato e superato (un cancro e un infarto) è notevolmente migliorato e si è avvicinato a Dio in maniera molto seria, lo stimo come uomo anche se non condivido tutte le sue idee, per fortuna non siamo fatti con lo stampino.
Ci sono molti Autori oggi (soprattutto dall’11 settembre 2001 sino al Covid/19) che lottano contro il Mondialismo, dicono delle verità scomode, nascoste, dai quali, pur non avendo le stesse idee, posso imparare molte cose soprattutto di geopolitica, che altrimenti non conoscerei; perché mai non dovrei conoscerli, studiarli, ascoltarli? È forse un male. Significa rinnegare la Fede o annacquarla? No! Basta distinguere ciò che dicono di vero da ciò che non è conforme con la dottrina cristiana. Ognuno risponde di quel che dice, scrive e pensa, io del mio non di quello degli altri.
Nona Obiezione: ho conosciuto il professor Gianni Collu, che veniva dal marxismo bordighiano. Quindi sarei un bordighiano anche io…?
Nona Risposta: Giovanni Collu l’ho conosciuto, abbiamo parlato, abbiamo anche polemizzato, ma correttamente senza calunniare nessuno o diffamarci a vicenda. Debbo dire che egli si era convertito sinceramente al Cattolicesimo, aveva conosciuto molto bene l’ambiente esoterico, se ne era staccato, lo criticava decisamente, lo confutava con cognizione di causa, conoscendolo profondamente; inoltre era una miniera di informazioni, che metteva a disposizione di chi entrasse in contatto con lui. Mi ha aiutato a conoscere cose che mi erano sconosciute, ma nulla di più. Non mi si può imputare l’identità di pensiero e di azione con Gianni Collu. Non corrisponde alla realtà, su molte questioni non eravamo in sintonia, ma ciò non mi autorizza a “lapidarlo”.
Decima Obiezione: ho studiato e citato l’opera L’armonia tra la Chiesa e la Sinagoga del 1844 del Rabbino convertito Paul Drach (1791-1865), già a partire dal 1990 circa (scrivendo proprio su Sodalitium) sino al 2005 forse 2006. Ora Drach in filosofia aveva ricevuto una formazione fideista e tradizionalista alla scuola di don Augustin Bonnetty (1798-1879), condannato dalla Chiesa; infine, forse, Drach era anche un falso convertito.
Decima Risposta: il Rabbino Drach più che un filosofo è stato soprattutto un biblista, che ha iniziato a studiare profondamente e molto intensamente non solo l’Antico ma anche il Nuovo Testamento alla luce dei Padri della Chiesa, ancora da ebreo, dal 1820 al 1822. Ora questo studio lo portò alla conversione al Cattolicesimo e a chiedere il Battesimo nel 1823. La sua conversione spinse al Cattolicesimo numerosi altri Ebrei, per esempio il Beato Jacob Liberman, il fondatore degli Spiritani e i due fratelli Joseph e Augustin Léman. Ora Gesù ci ha insegnato che dai frutti si scorge se l’albero sia buono o meno …
Ma quel che è importante (quanto alla questione in corso con Sodalitium) è il fatto che quattro anni dopo aver ricevuto il Battesimo, nel 1827, Drach si recò a Roma a studiare teologia presso l’Università Gregoriana, sotto la guida del gesuita padre Giovanni Perrone (1794-1876), che fu Consultore teologico di papa Gregorio XVI, giocando un ruolo fondamentale proprio per la condanna degli errori del Tradizionalismo o Fideismo filosofico di Hermes (1832/35), Gunther, Boutain (1834 e 1844) e Bonnetty (1855).
Padre Battista Mondin (Storia della Teologia, Bologna, ESD, 1997, 4° vol. p. 228) scrive che Perrone arrivò all’Università Gregoriana (allora Collegio Romano) nel 1824 (ossia tre anni prima di Drach) e fu l’avversario acerrimo del Tradizionalismo filosofico o Fideismo e il difensore strenuo dell’armonia tra Fede e ragione, negata dal Tradizionalismo. Egli, in qual tempo, fu anche l’autore della principale opera filosofico/teologica di confutazione del Fideismo, pubblicata, in tre volumi, tra il 1838/1839 e intitolata L’Ermesianismo.
Ora mi sembra strano che Drach, il quale pubblicò L’armonia tra la Chiesa e la Sinagoga nel 1844, che fu allievo e amico di padre Perrone dal 1827 sino al 1865, ossia fino all’anno della sua morte, sia stato un fideista e un ammiratore di Bautain († 1867) e di Bonnetty († 1879), i quali furono fatti condannare proprio da padre Perrone nel 1834 e nel 1855, ossia proprio nel bel mezzo dell’amicizia tra lui e il Drach (1827/1865) e la pubblicazione (nel 1844) della sua opera più conosciuta L’armonia tra la Chiesa e la Sinagoga tanto vituperata da Sodalitium.
Padre Perrone fu anche Consultore teologico di Pio IX, sotto il cui Pontificato lavorò alla stesura della definizione del Dogma dell’Immacolata Concezione (1854) e, circa 10 anni dopo la pubblicazione del libro del Drach (1844) L’armonia tra la Chiesa e la Sinagoga, fece partecipare pure l’ex Rabbino convertito (come biblista e patrologo) ai lavori preparatori di quella definizione dogmatica per dimostrare che essa era contenuta almeno implicitamente nella Scrittura e nella Tradizione patristica. Quindi Perrone ha continuato a stimare Drach come studioso cattolico ortodosso (cosa che difficilmente avrebbe fatto, se questi fosse stato un fideista e dunque condannato dalla Chiesa) e Pio IX, il quale con il Concilio Vaticano I (1870) ribadì la condanna del Fideismo, in segno di riconoscenza, nominò il Drach Bibliotecario di Propaganda Fide.
Inoltre, per quanto mi riguarda, ho scritto non sulla filosofia del Drach, ma soprattutto sulla dottrina della Cabala pura esposta da lui, secondo cui tra Sinagoga mosaica dell’Antico Testamento e Chiesa del Nuovo Testamento non vi è rottura, ma continuità e perfezionamento della Sinagoga di Mosè da parte della Chiesa di Cristo. Infatti Drach, citando San Tommaso d’Aquino (S. Th., II-II, q. 2, a. 7), dimostra che già Adamo conosceva esplicitamente il Mistero della SS. Trinità e dell’Incarnazione del Verbo; questa sarebbe stata la Tradizione (in ebraico Cabala) pura, vera e primordiale, la quale è totalmente opposta alla Tradizione o Cabala spuria, quella del Rabbinismo talmudico, postbiblico e anticristiano, combattuta a smascherata dal Drach.
Inoltre, come mai dal 1990 al 2020 Sodalitium non si è accorto del mio presunto errore, anzi pur essendone stato avvertito e persino accusato già nel 2000 (p. 94), non ha eccepito nulla, ma ne è stato partecipe e lo scopre solo dopo 20 anni?
Lo stesso vale per don Julio Mienvielle che ha confutato meglio di tutti la filosofia dell’Umanesimo Integrale di Maritain, ha combattuto il Giudaismo talmudico, ha illustrato la sua pericolosità alla luce della dottrina della Cabala spuria, riprendendo anche l’opera di Paul Drach. Inoltre l’ha perfezionata filosoficamente alla luce della sua profondissima conoscenza del Tomismo, confutando gli errori della filosofia e teologia progressista e neomodernista.
Questa tendenza a non distinguere la sostanza dagli accidenti in una dottrina esposta da una persona l’ho trovata in monsignor Benigni e la ritrovo aggravata anche in Sodalitium, che ora (2020) mi dà “la prova del nove” della giustezza di quanto ho scritto su Benigni, di cui ammiro la Storia sociale della Chiesa, ma di cui non condivido il modo di fare eccessivo. Tutto qui, nulla di più, nulla di meno. Tuttavia tutto ciò non mi impedisce di invitare, come ho fatto e continuo a fare, di leggere e studiare (anche e non solo, “Timeo homo unius libri”, diceva San Tommaso d’Aquino) la Storia sociale della Chiesa, senza farne una sorta di idolo. Gli Idoli non hanno mai portato lontano. In breve, l’opera del Benigni va studiata, ma il suo modo di agire non può essere imitato.
Io non ho mai cercato di distruggere la validità dell’opera del Benigni, non ho mai detto che ha insegnato degli errori (come invece Sodalitium ha cercato di fare con Drach e Mienvielle); mi son permesso solo di mettere in luce alcune asperità di giudizio eccessivamente severe del monsignore perugino. Purtroppo, invece, Sodalitium cerca di distruggere e calunniare l’opera di Drach e Mienvielle, come erronea ed eterodossa, ma si dà la zappa sui piedi, infatti, questa accusa, in maniera evidente, non corrisponde alla realtà.
Detto questo mi fermo qui (sarebbe del tutto inutile continuare ad interloquire con chi si ostina per quattro anni a calunniare monsignor Williamson ed infine se la prende anche con Drach e Mienvielle, attribuendo loro errori mai commessi, preferisco la compagnia di padre Perrone, di Gregorio XVI e di Pio IX, i quali stimavano il Drach), mi dedico ad altre cose più interessanti ed importanti. La mia risposta a Sodalitium finisce qui, per parvità e pravità o malizia di materia.
don Curzio Nitoglia
[1] Alberto Melloni, a cura di, Benedetto XV, Bologna, Il Mulino, 2 volumi, 2017.