>> Login Sostenitori :              | 
header-1

RSS 2.0
menu-1
TUTTI |0-9 |A |B |C |D |E |F |G |H |I |J |K |L |M |N |O |P |Q |R |S |T |U |V |W |X |Y |Z

Archivio Articoli FREE

corner.jpg
Greggio e grano rincareranno. Ecco perchè
Stampa
  Text size
La recessione ha almeno qualche vantaggio, non è vero? Le materie prime sono scese di prezzo. Le granaglie sono di nuovo a buon mercato. Il rame e i metalli in genere sono ribassati. Il petrolio, che pochi mesi fa stava sui 150 dollari al barile, è sceso drammaticamente sotto i 60.

La rapidissima frenata delle economie reali, nel G7 ma anche in Cina, sta provocando questo fenonemo: le industrie producono meno, la loro domanda di materie prime cala.

Ancora più, l’effetto è dovuto alla speculazione: prima gli hedge found, scottati dalle perdite sul mercati di carta, sperando di rifarsi si sono affollati nei mercati delle materie prime, scommettendo sui rialzi che parevano inarrestabili; hanno così moltiplicato i prezzi di tutto - rame e petrolio, nickel e frumento - tanto da provocare ciò che si chiama «distruzione di domanda» per i rincari eccessivi; poi, dopo aver perso anche in quel settore, hanno accentuato il crollo dei prezzi ritirandosene in massa, svendendo sotto pressione (e in perdita) i loro derivati sui prezzi futuri.

Il petrolio tornato a 58 ha messo in crisi Russia, Venezuela ed Iran, per non parlare dei Paesi del Golfo. Ma almeno, direte voi, noi consumatori godiamo (se si può dir così) di una deflazione dei prezzi che bene o male si riflette (più male che bene) alla pompa di benzina o dal panettiere.

Bene, allora? Invece no. Perchè i mercati hanno due facce: la domanda, e l’offerta. E il lato dell’offerta (supply side) viene di solito trascurato dagli economisti, sul presupposto che le miniere non mancheranno mai di offrire la loro produzione.

Naturalmente non è così. Come hanno dimostrato Eric e David Coffin (due economisti specializzati) esaminando i corsi dell’umile ma necessario zinco, l’«offerta» sta rispondendo con enorme rapidità al calo della «domanda»; di fatto, la produzione è di colpo diminuita (1).

Ciò avviene per tutte le materie prime, per vari motivi. Certe miniere marginali, quando i prezzi sono troppo bassi, diventano anti-economiche e quindi cessano l’estrazione. Le altre rallentano, per adeguarsi alla domanda scarsa con una offerta ancora più scarsa, allo scopo di sostenere i prezzi o di ottenere un rincaro: come l’OPEC, che ha ridotto la produzione di greggio.

L’effetto è aggravato da un calcolo psicologico molto ragionevole: chi ha petrolio e rame, non ha alcun motivo di svenderlo, se non è pressato da urgente necessità. Essi sanno che il petrolio è un bene, oltre che essenziale e non rinnovabile, forse in lento esaurimento (è in quantità finita); non conviene scambiarlo a prezzi stracciati contro moneta elettronica e cartacea, di cui il collasso della finanza ha mostrato che può, da un giorno all’altro, perdere il suo valore fittizio. Il greggio ha un solido valore reale, un valore d’uso; non va a male e non deperisce. Può attendere sotto terra tempi migliori e prezzi in rialzo.

Ma si aggiunge un altro motivo, che vale anche per le commodity relativamente deperibili come le granaglie: con i vertiginosi alti-e-bassi dei prezzi visti in questi pochi mesi, i produttori non riescono a programmare la produzione.

«Il prezzo del frumento a 450 dollari a tonnellata ha eccitato una quantità di coltivatori, che hanno aumentato l’estensione del seminato», ha detto John Eastburn, presidente della Grain Growers Association, che associa ventimila coltivatori australiani (2). Essi hanno risposto alla domanda forte e cara seminando terreni marginali, sfidando la siccità australiana ormai permanente che in molti casi ha dato raccolti cattivi. Ed ora, ecco, i prezzi mondiali sono calati a 275-308 dollari a tonnellata. Molti agricoltori australiani sono dunque «nei guai con le banche». Quelli che hanno avuto bei raccolti, «li  terranno nei silos» in attesa di prezzi migliori, che sanno dovranno tornare, dato che il grano «ha forti fondamentali, perchè nel mondo, comunque, scarseggia». Dunque riducono l’offerta.

In Australia, il fenomeno è aggravato da una ultima «privatizzazione» terminale: l’export è concentrato nelle mani di un ente pubblico, la Wheat Export Authority, che aveva dato il monopolio dell’ammasso ad una sorta di mega-cooperativa di coltivatori, la AWB (Australian Wheat Board): «Qualunque cosa piantassi, la AWB la comprava», dice Estaburn. Dall’ammasso, i produttori ricevevano il 50-60% anticipato, o anche più in forma di prestito; poi la AWB cercava di spuntare i prezzi migliori nel mondo.

Ora non più. La AWB ha perso il monopolio; sono adesso 19 gli esportatori di granaglie autorizzati: è il libero mercato. In questi tempi di crisi finanziaria, i coltivatori australiani sono diventati molto sospettosi: non sanno se i nuovi compratori autorizzati hanno credito, ossia se possono pagare.

Una cosa è certa: l’anno prossimo, i produttori scottati semineranno meno. Se per quest’anno l’offerta supera la domanda, il raccolto record mondiale non si ripeterà.

La cosa allarma la FAO, che scrive nel suo rapporto semestrale: «La crisi finanziaria degli ultimi mesi ha amplificato i movimenti al ribasso, contribuito a restringere il credito, e accresciuto l’incertezza quanto alle prospettive dell’anno prossimo: tutto questo ha indotto molti produttori ad adottare decisioni di semina molto stringate».

E aggiunge: «se la volatilità dei prezzo e la scarsezza di liquidità si prolungano nella stagione 2008-2009, le semine, e perciò la produzione, potrebbero essere ridotte al punto da assistere ad nuova fiammata dei prezzi nel 2009-10, ciò che scatenerà crisi alimentari ancora più gravi di quelle che abbiamo vissuto recentemente» (3).

Come si ricorderà, ad Haiti e in altri Paesi poverissimi il rincaro di pochi mesi fa ha provocato la fame di massa e rivolte per il cibo, mentre le autorità di Paesi tradizionalmente esportatori (Vietnam, India, Egitto, Argentina) vietavano la libera esportazione dei surplus, onde immagazzinarli per uso alimentare interno. Nel 2007-2008 il numero di persone sotto-nutrite è cresciuto di altri 75 milioni, ed oggi ha raggiunto i 923 milioni.

Il troppo buon mercato di oggi sta distruggendo l’offerta, e prelude a rincari  eccessivi nei prossimi anni.

La domanda aumenterà ineluttabilmente: nel 2050, per nutrire una popolazione mondiale salita a 9 miliardi, la produzione - l’offerta - dovrà quasi raddoppiare. Il che è difficile senza forti investimenti agricoli in irrigazioni, macchinari e qualificazione dei coltivatori per renderli più produttivi.

Quando i prezzi cominceranno la risalita, bisognerà almeno evitare che la speculazione finanziaria li moltiplichi follemente, com’è avvenuto pochi mesi orsono: a stroncarla basterebbe sancire che coloro che comprano futures granari, debbano poi, a scadenza, ritirare effettivamente la merce su cui hanno messo il cappello, anzichè scambiarla per lucrare puramente sulle variazioni di prezzo.

Ciò è stato anche proposto nei momenti dei peggiori rincari; ma l’ideologia del «libero mercato» senza regole vi si oppone. Ed ha ancora voce in capitolo.




1) David, Eric Coffin, «Supply destruction», HRA Journal, 7 novembre 2008.
2) Asa Wahlquist, «Wheat growers face tough decisions over crops». The Australian, 3 novembre 2008.
3) «Céréales: nuages à l’horizon malgré une récolte mondiale record2, FAO, 6 novembre 2008.


Home  >  Economia                                                                                           Back to top


La casa editrice EFFEDIEFFE ed il direttore Maurizio Blondet, proprietari
dei contenuti del giornale on-line, diffidano dal riportare su altri siti, blog,
forum, o in qualsiasi altra forma (cartacea, audio, etc.) e attraverso attività di spamming e mailing i suddetti contenuti, in ciò affidandosi alle leggi che tutelano il copyright ed i diritti d’autore. Con l’accesso al giornale on-line riservato ai soli abbonati ogni abuso in questo senso, prima tollerato, sarà perseguito legalmente anche a nome dei nostri abbonati. Invitiamo inoltre i detentori,a togliere dai rispettivi archivi i nostri articoli.

 
Nessun commento per questo articolo

Aggiungi commento


Libreria Ritorno al Reale

EFFEDIEFFESHOP.com
La libreria on-line di EFFEDIEFFE: una selezione di oltre 1300 testi, molti introvabili, in linea con lo spirito editoriale che ci contraddistingue.

Servizi online EFFEDIEFFE.com

Archivio EFFEDIEFFE : Cerca nell'archivio
EFFEDIEFFE tutti i nostri articoli dal
2004 in poi.

Lettere alla redazione : Scrivi a
EFFEDIEFFE.com

Iscriviti alla Newsletter : Resta
aggiornato con gli eventi e le novita'
editorali EFFEDIEFFE

Chi Siamo : Per conoscere la nostra missione, la fede e gli ideali che animano il nostro lavoro.



Redazione : Conoscete tutti i collaboratori EFFEDIEFFE.com

Contatta EFFEDIEFFE : Come
raggiungerci e come contattarci
per telefono e email.

RSS : Rimani aggiornato con i nostri Web feeds

effedieffe Il sito www.effedieffe.com.non è un "prodotto editoriale diffuso al pubblico con periodicità regolare e contraddistinto da una testata", come richiede la legge numero 62 del 7 marzo 2001. Gli aggiornamenti vengono effettuati senza alcuna scadenza fissa e/o periodicità