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Cristo ed il re del mondo (parte I)
Luciano Garofoli
21 Luglio 2011
Il presente testo è tratto dalla Rivista Internazionale delle Società Segrete (RISS) e raggruppa una serie di articoli apparsi tra il 1930 ed il 1933. Nel 1923 Ferdinand Ossendowski, un ingegnere minerario polacco, pubblicò un libro, Bestie, uomini dei, nel quale raccontava un suo avventuroso viaggio in Asia svoltosi tra il 1921 ed il 1922, resosi necessario per sfuggire alla caccia che i rivoluzionari comunisti gli stavano dando. In questo volume l’autore svelava al mondo la presenza di un’entità che in Oriente chiamavano il Re del Mondo. Il Re del Mondo sarebbe vissuto in una terra sotterranea insieme ad un popolo che aveva deciso di abbandonare la superficie terrestre. Ciò fece molto scalpore, tanto che René Guénon intervenne scrivendo un suo libro intitolato appunto Il Re del Mondo. Guénon prendeva le difese di Ossendowski, da molti accusato di essersi inventato tutto ed aggiungeva dei contributi significativi personali a quanto scritto dall’ingegnere polacco suscitando un vero e proprio vespaio. Anche perché Guénon cercava di conciliare l’idea di questo sovrano illuminato e potentissimo, detentore di antica e smisurata sapienza, con i principi della fede cattolica. In realtà lo scopo di Guénon era quello di cercare di forzare la mano all’ortodossia cattolica per saldarla alla Massoneria di cui era un alto iniziato. La RISS lo contestava con una serie di articoli puntigliosi e documentatissimi. Il piano di Guénon falliva, ma negli ambienti esoterici e delle società e sette segrete si cantava vittoria: presto il mondo avrebbe conosciuto questo personaggio straordinario ed i destini dell’umanità saranno cambiati per sempre in meglio: era l’alba di un radioso futuro.
La RISS naturalmente identificava il Re del Mondo con il Principe di Questo Mondo, che di certo non è né manifestazione del divino, né tanto meno il ritorno glorioso e trionfante del Figlio di Dio, il Cristo, promesso dal Vangelo. Non mancava anche un velo di bonaria ironia quando, nell’ultima parte del saggio, parlando delle Piccole Luci, si facevano accenni scherzosi al mestiere di venditore, svolto dal santone di turno, tale Cesare A., alias Zam Bothiva, che faceva ingurgitare ai propri adepti pozioni o pillole lassative in omaggio ai principi salutistici, già allora in voga, del mens sana in corpore sano. Oppure ai costumi alternativi e disinibiti che venivano adottati dai Polari, che vivevano una doppia vita parallela: ligia alle regole conformistiche tradizionali nel quotidiano, ma molto moderna ed attuale quando erano nella comunità settaria, con principi ispiratori disinibiti dal punto di vista sessuale. Anche qui vediamo che certi esperimenti vengono testati in ambiti ristretti, in una sorta di piccoli impianti pilota per provare il grado di adattamento e di reattività dell’elemento umano a queste nuove situazioni.
Del resto la stessa cosa fu posta in essere negli USA presso alcune comunità hippy per testare gli effetti delle diffusione di allucinogeni, come l’acido lisergico, esperimento condotto dalla CIA e dalla Sandoz, con la supervisione dei fratelli Huxley, per verificare la possibilità di condizionamento e vampirismo mentale. I puri e cavallereschi redattori della RISS non potevano assolutamente immaginare che la bestia umana sarebbe arrivata ad un grado così elevato di perversa ferocia e di lucida follia.
Come si può notare, raffrontando le diverse situazioni temporali e spaziali, i metodi che vengono usati sono sempre gli stessi: dallo stadio di état d’esprit, cioè di suggerimenti che promanano dall’Area dell’Autorità attraverso i Superiori Incogniti, o quelli che vengono definiti i messaggeri, o addirittura i messaggi telepatici, si passa alla realizzazione pratica del progetto attraverso la stesura di un piano di fattibilità pratica. Questo è il compito affidato all’Area del Potere, la quale provvede anche da un punto di vista materiale e soprattutto economico. Una volta elaborato il piano di fattibilità, lo si testa in ristretti ambiti elitari, per poterne eventualmente modificare le parti che non sono idonee: nella fattispecie pratica, i Polari o le comunità hippy degli anni Sessanta.
Dopo di che si passa alla realizzazione definitiva del progetto calandolo nella realtà della vita. A quel punto inizia un cambiamento di mentalità a livello di massa e l’idea diventa ormai una comune e notoria regola di comportamento o di stile di vita e non si sradica più. Dobbiamo comunque dire che grazie a questi valorosi pionieri già negli anni Venti/Trenta del secolo scorso si fu in grado di scoprire le trame di questo perfido e subdolo complotto contro il bene dell’umanità. Pensiamo che Pierre Virion, uno dei redattori di spicco della RISS, già negli anni Trenta parlava di mondialismo e di globalizzazione, dei quali, purtroppo, solo ora si vedono i putridi e marci frutti.
Monsignor Ernest Jouin: breve biografia
È l’indiscusso padre e fondatore della RISS. Nacque ad Angers nel 1844, figlio di un artigiano ebanista. Ricoprì, successivamente, l’incarico di vicario a Brézé, ad Angers e a Saint Etienne-du-Mont (Parigi). Nel 1882 diventava curato di Joinville-le-Point fino al 1886. Qui per la prima volta si scontrava con la Massoneria. Il 23 marzo 1918 fu elevato alla dignità di Prelato Domestico Romano e poi a quella di Protonotaio Apostolico. Divenne amico di Arthur Preuss. Nel 1912, un Tribunale Penale francese lo condannò per violazione della legge 9 dicembre 1905, sulla separazione tra Stato e Chiesa, avendo distribuito, in chiesa, una brochure contenente l’annuncio di una Messa di cordoglio. Oltre alle numerose opere di carattere storico, monsignor Jouin scrisse anche moltissime opere antimassoniche ed antiebraiche.
Entrato in possesso di un vasto ed attendibilissimo archivio documentale e librario, grazie alla donazione fattagli, post mortem, da un alto grado della Massoneria francese, che lui stesso aveva convertito, nel 1912 fondava la Revue internazionale des Sociétés secretes, con lo scopo principale di informare e rivelare il pericolo massonico. Coraggioso denunciatore dei complotti orditi dalle sette segrete e dalle altre forze occulte, fu un grande specialista e conoscitore di esoterismo, occultismo e Massoneria: diverse sono le sue pubblicazioni a riguardo. Ebbe una grande influenza sulla letteratura cospirazionista contemporanea, simile a quella avuta dall’abate Barruel e da certi pensatori controrivoluzionari nel secolo precedente.
Fu Jouin a divulgare la nota teoria secondo la quale Leone XIII avrebbe sventato un tentativo d’infiltrazione massonica in Vaticano, dopo il caso dell’Alta Vendita della Carboneria. Cosa che purtroppo pare sia riuscita in epoche molto più recenti, tanto da far dichiarare a Papa Paolo VI che «Il fumo di Satana è penetrato nei Sacri Palazzi». Emile Poulant, uno dei grandi sociologi del Cattolicesimo, ne parla come di una «Personalità fortemente ragguardevole e rispettata, la cui opera fu lodata ed incoraggiata sia da Benedetto XV che da Pio XI», dai quali Papi, come abbiamo già visto, fu nominato sia Prelato Domestico Romano, che Protonotaio Apostolico. Monsignor Jouin morì a Parigi, nel 1932.
La RISS e l’azione del suo fondatore
Monsignor Jouin, come abbiamo detto, fu il fondatore e l’ispiratore della Revue Internationale des Sociétés Secrètes, la celeberrima RIIS. Tale rivista fu il centro pulsante di tutta la sua azione.
«È tutto qui» soleva affermare senza aggiungere altro. Con questa espressione voleva intendere quel preciso ambito mistico, simbolico ed occultistico che, servendosi di artifici differenti, spinge sempre e comunque i suoi seguaci al servizio dell’Avversario.
In questa rivista, dal primo all’ultimo numero, non si fece altro che presentare l’ispirazione diabolica delle sette. Forte delle assicurazioni che gli forniva la sua fede, delle premonizioni della sua ragione e delle conferme che gli venivano dalla propria esperienza, monsignor Jouin continuò tranquillamente ad esorcizzare tutti i diavoli semplicemente mostrandoli alla luce del giorno. Tale familiarità con il mondo soprannaturale che in lui era la conseguenza di una vivissima fede, non faceva diminuire affatto la preoccupazione ed il rigore della ricerca positiva delle cause umane. Già dal 1913 aveva chiaramente, su tale punto di capitale importanza, espresso la sua posizione.
«Da parte mia non ammetto assolutamente il diretto coinvolgimento del demonio nell’estrinsecazione dell’azione massonica; ma capisco che lo studio delle iniziazioni spinge lo spirito verso questo tipo di soluzione mistica alla quale le imprese della Massoneria moderna portano una palese conferma (...). A tale soluzione io contrappongono semplicemente l’ordine provvidenziale in conseguenza del quale tutto, su questo mondo, dipende da un potere umano: ed addirittura il Cristo stesso, capo invisibile della Chiesa cattolica, su questa terra è visibilmente rappresentato dal Papa. Nondimeno ritengo che Satana, capo invisibile degli eserciti del male, dia ai suoi soldati degli ordini attraverso delle persone fisiche, ma i suoi sottoposti, le sue anime dannate sono comunque sempre libere di sottrarsi ai suoi ordini ed ai suoi suggerimenti. Quanto al potere più o meno occulto della Massoneria nelle varie altre Società Segrete, che perseguono gli stessi scopi e fini, esso esiste veramente per il semplice fatto che non esistono assolutamente corpi privi di teste, non esistono società senza chi le governi, o eserciti senza generali e non esiste popolo senza potere pubblico. L’assioma latino ‘tolle unum est turba; adde unum est populus’ (‘se ne togli un capo, è una folla, se aggiungi un capo questa diventa un popolo’) trova qui piena giustificazione e significato: senza un potere direttivo, la Massoneria sarebbe una folla, più o meno permeata da qualche idea sovversiva, che tuttavia si disperderebbe da se medesima, invece di essere la padrona del mondo».
In questo modo la tesi è ben strutturata: in cima a tutto Satana; al di sotto di lui alcuni capi occulti; ancora più sotto l’immenso esercito delle sette, di cui la Massoneria non è che una forma particolare.
Quando si possiede tale chiave di lettura, si può interpretare tutto, in cielo e sulla terra. È facile e naturale credere solo a ciò che si può toccare. Specialmente in un’epoca di grossolano materialismo. Ma tale era la purezza della sua ortodossia cattolica, che monsignor Jouin sapeva mettere in guardia, sebbene in un’epoca disorientata come quella in cui viviamo, contro l’eccesso opposto. Quello, cioè, di uno spiritualismo sconsiderato, senza alcun aggancio con la realtà, senza alcuna corrispondenza con la natura umana che si voleva considerare uguale alla natura angelica: la mistica di monsignor Jouin lo teneva ben lontano dal soprannaturale a buon mercato che era fornito dai bazar dell’Oriente. Egli portava la lotta direttamente contro il nemico della Chiesa e della Verità su di un piano molto più elevato di quello puramente e semplicemente politico, ma sempre su di un livello di ordine morale e spirituale. Monsignor Jouin fu un grande difensore della Chiesa, per il quale la forza della Verità era più che sufficiente per poter convincere qualsiasi spirito onesto ed in buona fede.
Per poter ben misurare la qualità dei lavori che sono alla base della realizzazione di questi documenti che vengono qui riproposti, ecco alcune informazioni che vanificano le critiche dei modernisti che attualmente occupano la Chiesa: Sua Santità Benedetto XV, nel Breve Prestantes animi laudes, del 23 marzo 1918 si complimentava, con monsignor Jouin, per tutta la sua attività antimassonica;
il cardinal Gasparri, il 20 giugno 1919, gli indirizzò una lettera di Sua Santità Benedetto XV con la quale il Pontefice si felicitava con lui per la sua opera Guerre maçonnique;
Sua Santità Pio XI, nel 1923, lo ricevette in udienza particolare e lo incoraggiò vivamente e poi gli inviò la sua benedizione speciale in punto di morte.
L’estremo conforto religioso gli fu portato da monsignor Crépin, vescovo ausiliare della diocesi di Parigi.Monsignor Verdier, attorniato da tutto il clero di Parigi, benedì il suo funerale. La causa di canonizzazione di monsignor Jouin, iniziata nel 1957, è attualmente in corso.
Come già scritto sopra la rivista nacque nel 1912 e cessò le pubblicazioni nel 1939, ben oltre la morte del suo fondatore avvenuta nel 1932. Essa fu anche l’organo ufficiale della Ligue Franc-catholic nome scelto sicuramente per contrapporsi a Franc-Maconnique. La sua linea editoriale era, essenzialmente, antimassonica, antiebraica ed anticospirazionista. Il suo contenuto era prevalentemente dedicato alla denuncia dei complotti e delle trame ordite dalle società segrete esoteriche e giudaico-occultistiche.
La RISS pubblicò anche numerose opere monografiche sulle attività massoniche e su quelle occulte: tra le varie pubblicazioni ricordiamo i Protocolli dei Savi Anziani di Sion di Serghiei Nilus e la traduzione in francese di Studi sulla Massoneria americana, di Arthur Preuss.
Tra le firme di spicco della rivista troviamo Charles Nicollaud, che si firmava con lo pseudonimo di De Formalhaut, Emmanuel Bon, Pierre Virion, sotto gli pseudonimi di J. Boicherot ed anche di Lefrancois. Come capo redattore, dal 1926 troviamo il Marchese De La Franquerie. Altri nomi illustri sono Paul Copin Albacelli, Gustave Bord, Olivier de Fremont, G. Mariani ed Henri De Guillebert. Spesso la RISS era divisa in due parti: parte massonica stampata su carta di color grigio, parte giudeo-occultista su carta rosa.
Inquadramento storico e contesto culturale Nella seconda metà dell’Ottocento, sotto l’impulso della grande diffusione che ebbe la Massoneria, cominciarono ad affermarsi tutta una serie di teorie e sistemi di pensiero alternativi e contrapposti a quelli tradizionali, rappresentati dalla Chiesa cattolica. Ci fu una grande riscoperta del pensiero orientale, soprattutto quello di indiano, incentrato sulle tradizioni rappresentata dal bramanesimo, dall’induismo e dal lamismo tibetano. Nascevano nuove associazioni esoterico-filosofiche come la Teosofia. La Società Teosofica, fu fondata da Helena Petrovna Hahn Blavatsky (o Blavatskaja in russo) che metteva subito le carte in chiaro affermando in Dottrina Segreta: «Satana, o il Dragone Rosso infuocato, il Signore del Fosforo, o portatore di luce è in noi, è la nostra Mente, il nostro Tentatore e Redentore, il nostro Liberatore intelligente e Salvatore dal puro animalismo». La Società fu fondata insieme ad Henry Olcott e a William Judge, dopo l’iniziazione della Blavatsky alla teosofia indi, da parte di Rajput, alto iniziato orientale, a Londra. La Teosofia univa miti e leggende orientali con l’umanismo occidentale. Le continuatrici del filone teosofico, la Besant e la Bailey, fonderanno il famoso Lucifer Trust, padre della attuale New Age.
Parallelamente alla Teosofia si diffondeva un’altra dottrina, l’occultismo. Il termine, in francese, fu adoperato, per la prima volta, da Eliphas Lévi che probabilmente lo mutuò dalla filosofia occulta di Agrippa von Nettesheim. In realtà questo tipo di dottrine, più o meno nascostamente, navigarono, come un fiume carsico, anche nel Medio Evo, alimentate dal misticismo ebraico della Kabbala.
Nel Rinascimento si alimentarono con la riscoperta del classicismo e la diffusione del Neoplatonismo. Più tardi Philippus Paracelso le fonderà anche con l’empirismo. Nel XVIII e XIX secolo l’occultismo conobbe una forte rivalutazione e, per Franz Mesmer, il padre dell’ipnosi, esso rappresentava un mezzo di affermazione sia della natura fondamentale dell’universo che del potere della mente umana ad interagire direttamente con l’universo. Tutto ciò lo apparentò sia con il Romanticismo che con il Simbolismo: temi questi molto cari sia alla Società Teosofica che allo Hermetic Order of the Golden Down.
L’elaborazione di base teorica su cui si fondava l’occultismo è l’esoterismo, quell’insieme cioè di sistemi di pensiero filosofico-religiosi che sono la base delle tecniche occulte. L’occultismo pretende di studiare la saggezza nascosta, la verità più occultata, essendo la verità sempre nascosta sotto una visione superficiale delle cose. L’occultismo ha quindi a che fare, essendo l’area più oscura della religione, con mezzi come i talismani, la stregoneria, la numerologia e le percezioni extrasensoriali. Forse il maggior contributo, in questi campi, fu dato all’occultismo dall’Ordo Templi Orientis, che fondendo moti e differenti stili e sistemi creò un complesso sistema magico.
Come costola dell’occultismo troviamo lo spiritismo. La parola spiritismo nacque da un termine usato da Allan Kardec nel suo libro Il Libro degli Spiriti, uscito nell’aprile del 1857. Esordì come parte dello Spiritualismo, che crede all’esistenza di entità spirituali con cui gli esseri umani possono comunicare. Lo spiritismo ritiene di poter entrare in contatto con tali entità attraverso la seduta spiritica, grazie alla presenza di un medium, persona cioè dotata di particolare sensibilità extrasensoriali. Le anime, depositarie di una sapienza e conoscenza di verità ultraterrene, aiutano a risolvere i problemi dell’esistenza umana. La dottrina non ammette la presenza di angeli o di demoni come esseri separati dalla creazione divina, ma solo come spiriti con maggiore o minore evoluzione spirituale. Anche l’inferno è negato: Dio vuole l’evoluzione spirituale dei suoi figli e non sarebbe logico condannare per l’eternità sulla base di errori momentanei. Ammette l’immortalità dell’anima e fornisce una spiegazione razionale alla reincarnazione, che viene vista come un progressivo perfezionamento morale attraverso esperienze terrene e che termina quando raggiunge uno stadio di progresso morale avanzato: solo chi ha difetti morali da correggere si rincarna. Tra gli spiritisti ricordiamo, oltre a Kardec, Denis, Conan Doyle, Bozzano, Divaldo Pereira, Xavier e Teixeira.
La Chiesa tiene, nei confronti di tale dottrina, un atteggiamento giustamente critico: nel 1856 vietava espressamente la partecipazione a sedute spiritiche. Ha sempre combattuto la comunicazione con gli spiriti, che in sé riconosce reale, ma che interpreta come opera di natura luciferina e demoniaca, intrinsecamente maligna e pericolosa, in virtù anche di un divieto della Legge Mosaica che vieta ogni forma di divinazione. Alcune limitate forme di studio furono consentite e condotte da padre Ulderico Magni, padre Andrea Reich e padre Agostino Gemelli, rettore e fondatore dell’Università Cattolica del Sacro Cuore.
Pierre Virion, in Mistero d’Iniquità, uno dei suoi libri fondamentali per la comprensione del mondo delle sette e della Massoneria, ci parla con dovizia di particolari di una forte spinta esercitata dalla Massoneria francese per cercare di aprire un dialogo con la Chiesa cattolica. Tutto ciò servendosi di ambienti cattolici aperti e favorevoli all’istaurazione di un dialogo. Ma il tentativo nascondeva, da parte massonica, il desiderio di infiltrarsi all’interno della Chiesa. Il tentativo fallì anche e soprattutto per l’intransigenza e l’avversità degli ambienti massonici più laicisti ed anticlericali, molto potenti in Francia.
Contemporaneamente la nascita del fenomeno del Modernismo in seno alla Chiesa richiese un intervento deciso di richiamo dal punto di vista dottrinario, richiamo che Papa San Pio X esercitò con sollecitudine e forte vigore, attraverso l’enciclica Pascendi Dominici gregis, pubblicata l’8 settembre 1907. In essa si riaffermava l’immutabilità del Depositum Fidei e della ortodossia evangelica.
Monsignor Jouin si mise al servizio di questo impegnativo disegno difensivo e fu il braccio operativo di riaffermazione dei princìpi eterni della Dottrina cattolica e della Chiesa Sposa di Cristo.
Luciano Garofoli
(Fine prima parte)
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