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I «global warmer» beccati: falsavano i dati
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L’ottobre scorso è stato l’ottobre più caldo della storia: l’informazione viene dal serissimo Goddard Intitute for Space Studies (GISS).

Come dubitarne? Il GISS è una costola della NASA. E lo dirige James Hansen, il climatologo che affianca Al Gore nei suoi allarmi sull’effetto-serra da eccesso di attività umana, e dunque sulla presunta necessità di aderire ai costosi protocolli di Kyoto, onde abbassare le emissioni di CO2. Era l’ennesima conferma che il riscaldamento globale esiste, e che il colpevole è l’uomo.

Solo che altri enti di controllo climatico - il GISS è uno dei quattro più importanti del mondo, che registra i rilevamenti di temperature provenienti da stazioni sparse in tutto il pianeta - segnalavano un ottobre freddino.

La National Oceanic and Atmospheric Administration americana ha enumerato, ad ottobre, 63 nevicate locali e ha posto l’ottobre 2008 al 70° posto, come tepore, fra gli ultimi 114 ottobri negli scorsi 114 anni.

Le autorità meteo cinesi segnalavano «la peggiore nevicata della storia» in Tibet. Altri centri meteo hanno notificato nevicate fuori stagione dalle Alpi alla Nuova Zelanda.

Peggio: i rilevamenti satellitari  mostravano un ottobre lievemente più freddo del normale, secondo una tendenza di lento raffreddamento cominciata dal 1998.

Come mai la NASA diceva il contrario?

Due noti scettici scientifici, i matematici canadesi Steve McIntyre e Anthony Watts  (ciascuno di loro ha un blog specializzato nello sfatare il mito del global warming, «Climate Audit» e «Watts up with that»), hanno controllato uno per uno i dati delle centinaia di stazioni da cui il GISS riceve le rilevazioni, ed hanno notato una cosa stranissima: tutte le temperature anormalmente alte erano state registrate in Russia, la più estesa nazione del pianeta. E non solo alte, ma addirittura fuori scala, inverosimili.

Peggio: le temperature russe di ottobre, stazione per stazione, erano identiche a quelle rilasciate dai russi nel mese di settembre, che ovviamente è molto più caldo (nella vasta Russia, le temperature scendono rapide in autunno). Anche i dati dell’Irlanda erano quelli di settembre, non di ottobre.

Insomma, i profeti del riscaldamento globale avevano «riciclato» i dati del tiepido settembre. Forse un banale errore?

McIntyre ha segnalato l’errore al GISS per e-mail.

«Nessuna risposta», racconta: «Ma un’ora più tardi, il sito del GISS ha cancellato i dati che aveva postato» (1). Ma non basta.

Dapprima, il GISS di Al Gore ha cercato di compensare per le temperature russe che aveva dovuto abbassare, annunciando di avere scoperto un nuovo «punto caldo» nell’Artico; subito smentito dai due scettici canadesi, perchè i satelliti mostrano, ad ottobre, che la banchisa artica si sta ricongelando con una rapidità senza precedenti dopo lo scioglimento estivo, al punto che è il 30% più estesa dell’ottobre 2007.

Poi, lo stesso GISS s’è scusato dicendo che aveva ottenuto i dati sulla Russia da «un altro ente, sulla cui qualità non ha modo di esercitare in proprio un controllo».

Quest’altro ente è il NOAA, National Oceanic and Atmospheric Administration: il cui portavoce, Scott Smullens, s’è affrettato a comunicare irritato che il suo ente rileva solo le temperature nel territorio americano (per questo si chiama «national») e non ha mai rilevato quelle in Russia.

Insomma il GISS ha falsato i dati e, una volta scoperto, si è scusato con nuove falsità, che hanno aggravato la sua posizione. L’ammissione che l’istituto prende dati da altri enti sulla cui «qualità» non garantisce è particolarmente grave, perchè sui dati del GISS si basa l’ente dell’ONU creato ad hoc per agitare l’allarme-clima, l’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC).

Come si ricorderà, l’IPCC ha adottato come proprio il Rapporto Stern, elaborato da sir Nicholas Stern (che come climatologo è zero, ma è dirigente della Banca Mondiale e limpida testa di Katz), il quale raccomanda di spendere l’1% del PIL mondiale in abbattimento dei gas-serra, altrimenti dovremo spenderne dal 5% al 20% entro il 2050 per il costo delle catastrofi, alluvioni innalzamento dei mari, tifoni, eccetera che l’ineluttabile riscaldamento provocherà.

A questo scopo, ovviamente, occorrerà un governo mondiale dei banchieri, di Stern e di Katz, che disciplini l’economia planetaria e la controlli con i complicati metodi di compra-vendita di diritti all’inquinamento, proclamati a Kyoto. Con grossi profitti per il sistema finanziario speculativo, che commercerà in quei «diritti» come obbligazioni.

Il Rapporto Stern è stato commissionato dal governo britannico; lo presentò al mondo Tony Blair; tutti i media l’hanno preso per oro colato, visto che veniva da così autorevoli poteri forti. E i media citano sempre più volentieri i dati del GISS, proprio perchè sono generalmente più alti e allarmanti di quelli forniti dagli altri tre enti meteo di cui si fida l’ONU; ora risulta che il GISS fornisce dati di cui non controlla la veridicità, e anzi fornisce i dati di settembre come fossero di ottobre.

Il dottor Hansen, direttore del GISS e primo consulente del profeta Al Gore, premiato col Nobel per il suo documentario allarmistico sul clima (quando si dice i poteri forti...) è già stato beccato una volta a mentire, e proprio dai due blogger canadesi.

Nel 2007 aveva pubblicato le temperature rilevate al suolo in USA nel decennio 1990, sostenendo che erano le più alte mai registrate a memoria d’uomo; è stato facile a McIntyre e Watts dimostrare che le temperature americane più alte erano state rilevate nel decennio 1930. Quindi, che non esiste un progressivo riscaldamento, come fanno credere Al Gore, la Banca Mondiale e la Massoneria che parla dall’ONU o da Londra. Aggiungiamo l’Unione Europea, che vuole imporre le costose misure anti-effetto-serra alle industrie del Vecchio Continente nel pieno della crisi economica.

Ma questa menzogna, naturalmente, non impedirà ai «grandi» media di continuare a citare, al bisogno, i dati del GISS o del Rapporto Stern, o dell’IPCC. Senza dire che alla presidenza dell’IPCC è stato messo un dottor Rajendra Pachauri, un indiano che gira il mondo a tenere conferenze dove prova che la temperature mondiale sale vertiginosamente, fidando sui dati di Hansen; perchè lui, Pachauri, non è un climatologo ma un ex-ingegnere ferroviario, misteriosamente elevato a quel posto dell’ONU.

In realtà, aumentano i climatologi veri che cominciano a sospettare che le variazioni climatiche siano collegate all’attività del Sole; più precisamente, in relazione alla quantità delle macchie solari, che influenzano la quantità di raggi cosmici che colpiscono la Terra, e che a loro volta influenzano la formazione di nubi (2).

Insomma è la natura, non l’industria umana, a provocare riscaldamenti e raffreddamenti periodici; e i riscaldamenti sono stati - nei secoli passati - periodi di abbondanza e fioritura agricola, non delle catastrofi.

Sono piuttosto i periodi di raffreddamento a provocare fame, pestilenze e guerre, come nella piccola età glaciale del ‘500.

Negli ultimi anni l’attività solare è stata quasi zero; adesso pare che il ciclo ricominci, ma molto debolmente, situazione associata in passato con il raffreddamento climatico.

Se questo si verificherà, la crisi finanziaria in corso (questa sì provocata dall’uomo, o meglio dai banchieri) sarà aggravata dal calo della produzione agricola.




1) Christopher Booker, «The world has never seen such freezing heat», Telegraph, 16 novembre 2008.
2) Brian Leyland, «Sunspots  spell end of climate myth», The Dominion Post, 11 novembre 2008.


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