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Aborto in USA
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Il 2 dicembre, vigilia della giornata delle Nazioni Unite dedicata ai disabili, la Santa Sede ha reiterato, non senza qualche polemica, la decisone di non aderire all’iniziativa «Dignity and justice for all of us», «Dignitá e giustizia per tutti noi».

La ragione viene spiegata da monsignor Migliore: «In una situazione in cui una imperfezione del feto può essere una condizione per praticare un aborto, la stessa Convenzione creata per proteggere le persone con disabilità da tutte le discriminazioni riguardo all’esercizio dei loro diritti possa essere usata per negare il basilare diritto alla vita delle persone disabili non ancora nate» (1).

Questa presa di posizione sembrerebbe essere conferma della volontá di mantenere dei punti saldi e inamovibili riguardo le materie della Dottrina Sociale della Chiesa e soprattutto una nuova conferma della Humanae Vitae.

Tuttavia, malgrado non sia a prima vista osservabile, ció è in contrasto con ció che Papa Benedetto XVI ha detto al suo ritorno dal viaggio negli Stati Uniti d’America, cioè: «Gli USA sono un esempio di sana laicità dove la dimensione religiosa, nella diversità delle sue espressioni, è non solo tollerata, ma valorizzata quale ‘anima’ della Nazione e garanzia fondamentale dei diritti e dei doveri dell’uomo» (2).

Il Papa, quindi, lascerebbe intendere che negli Stati Uniti, dove vi è libertá di religione e di affiliazione, i valori cristiani e religiosi sono applicati come base dei diritti.

Il Santo Padre purtroppo si dimentica, o non lo sa, che non solo negli Stati Uniti è garantito il diritto di aborto ma addirittura l’aborto è legale e praticato fino al termine della gravidanza, creando una evidente e inconciliabile presa di posizione tra il suo commento sugli USA e la decisione di non firmare l’iniziativa dell’ONU che non condanna l’aborto volontario.

Per quanto sembri incredibile, e malgrado ultimamente vi siano maggiori regolamentazioni, per quanto non venga riportato nei maggiori servizi d’informazione, quando si discute sull’aborto, la situazione americana è proprio questa.

Sostanzialmente negli USA se la donna ha diritto di decidere per l’aborto al terzo mese, allora ella ha diritto di abortire anche al nono mese con pochi limiti aggiunti. La libertá della donna, o meglio questa perversione di libertá, stabilisce di fatto che ció che è dentro di lei sia sua proprietá e finchè questa proprietá non le è estranea lei ha il diritto di scegliere se tenere questa «cosa posseduta» o no.

Immagino che a questo punto molti siano convinti che l’aborto in stato di gravidanza avanzato sia possibile per legge ma non praticato. Purtroppo, stando all’Alan Guttmacher Institute solo nell’anno 2000 vi sono stati 2.232 aborti di questo genere.

Vi sono diverse procedure ma la più famosa, soprattutto perchè regolata a livello legislativo dopo un durissimo dibattito, è la «Intact dilation and extraction», «Dilatazione ed estrazione intatta», o più comunemente chiamata «Partial Birth Abortion», «Aborto a Nascita Parziale».

Poichè la descrizione della procedura potrebbe urtare i più sensibili ci limiteremo a dire che il concetto base è di rigirare il feto all’interno dell’utero, estrarne piedi e il corpo finche non si vede il collo e attraverso un foro effettuato alla base del cranio e, grazie all’ausilio di un’apposita pompetta, viene estratto o risucchiato, il cervello del bambino causando, tra le altre cose, il collasso della scatola cranica.

Questa operazione viene effettuata oltre la ventunesima settimana di gestazione poichè è più difficile utilizzare i metodi «tradizionali» in quanto i tessuti del feto sono più resistenti. La maggior parte dei casi sono prevalentemente intorno alla ventreesima o ventiquattresima settimana e non viene effettuata solo per ragioni mediche ma anche su donne sane con feti sani, come confermato dalla National Coalition of Abortion Providers (3).

Nel 1995 e successivamente nel 1997 il Congresso ha passato due leggi per proibire la procedura, ma in entrambi i casi il presidente Bill Clinton ha posto il veto mentre nel 2003 il Congresso ha passato quello che venne chiamato il «Partial-Birth Abortion Ban Act of 2003», successivamente firmato dal Presidente George W. Bush nel novembre dello stesso anno.

Ovviamente una battaglia legale è cominciata non appena la firma è stata apposta sulla legge e, di fatto, diversi Stati hanno dichiarato il ban incostituzionale, finchè nell’aprile del 2007 la Corte Suprema ha infine dichiarato che il divieto è nel rispetto della Costituzione purchè il feto sia in condizione di sopravvivere se nato, altrimenti è possibile procedere con l’aborto.

Va sottolineato che il divieto è solamente per una metodologia di estrazione parziale e non vi sono contenuti divieti riguardo altre metodologie, l’etá del feto, la salute del feto e della madre altre metodologie di aborto nel secondo e terzo trimestre di gravidanza sono effettuati. Inoltre poichè i divieti proibiscono l’aborto solo per i feti con possibilitá di vita al di fuori dell’utero in realtá non proibiscono la possibilitá di uccidere il feto attraverso l’iniezione di sostanze velenose prima della procedura di aborto così come non proibiscono il suo smembramento, altro metodo utilizzato per raggiungere lo scopo, ma principalmente utilizzato nel secondo trimestre di gravidanza.

In poche parole, poichè i medici americani ne sanno una più del diavolo, vi sono diversi metodi e scusanti, quali la salute, anche «psicologica» della madre, rendendola quindi parzialmente più simile alla Legge 194 italiana ma comunque molto meno regolata.

La situazione negli USA è molto ingarbugliata, soprattutto grazie al sistema federale che stabilisce leggi diverse, nei diversi Stati.

La dimostrazione è anche il caso George Tiller (4), medico che pratica aborti durante lo stato avanzato della gravidanza, ora accusato di 19 reati minori per aver praticato gli aborti senza aver richiesto il parere di un secondo medico, come richiesto per legge. Inoltre è accusato di aver praticato un aborto ad una bambina di dieci anni rimasta incinta senza aver avvisato i genitori.

L’accusa principale quindi non riguarda l’aborto, ma come egli ha agito a livello burocratico, ma comunque vada è veramente difficile capire qual’è la situazione reale, anche perchè vi sono effettivamente poche informazioni riguardo l’incidenza e l’effetto della legge; tuttavia ci sono ottimi siti da cui partire (5) e il dibattito è ancora aperto e lo rimarrá per molto.

C’è da chiedersi, peró, se questo sia un esempio di perfetta laicitá in cui l’anima religiosa è ció che garantisce i diritti ora esistenti, soprattutto dove si stanno abituando le nuove generazioni a convivere con certe «valori» in cui anche solo l’essere stato concepito viene visto come una colpa.

Enrico ed Eloisa Accenti, coniugi italo-americani, vivono e lavorano in Texas; lettori di EFFEDIEFFE, si occuperanno di scrivere articoli riguardanti gli USA, il modo di vivere americano, le incongruenze e anche le realtà obiettivamente belle di questo Paese, nel tentativo di contrastare una quasi totale distorsione mediatica e ignoranza delle questioni che riguardano gli Stati Uniti.



1) http://www.corriere.it
2) Catechesi del Santo Padre dedicata al viaggio negli USA, 30 aprile 2008.
3) http://www.nrlc.org/abortion/pba/PBA%20NYT%20lied.pdf
4) Late Term Abortion Care - http://www.drtiller.com
5) http://www.religioustolerance.org/abo_pba1.htm


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