Il recente referendum che ha avuto luogo in Italia, dopo il disastro di Fukushima in Giappone, ha probabilmente costituito la pietra tombale per la realizzazione di nuove centrali nucleari per la produzione di energia. Tale considerazione non vale solo per il nostro Paese ma anche per il resto del mondo; è di poche settimane fa, infatti, la decisione della Germania di uscire definitivamente dal nucleare.
La tecnologia di cui stiamo parlando è quella della fissione nucleare che si basa su un processo che genera, tramite un bombardamento di neutroni, il decadimento degli atomi di uranio-235 in atomi a numero atomico inferiore con conseguente produzione di grande quantità di energia e di radioattività. I principali problemi irrisolti di questa tecnologia sono il confinamento sicuro delle scorie radioattive prodotte (alcune di esse hanno un tempo di decadimento di 10.000 e 25.000 anni) e la sicurezza intrinseca delle centrali nei confronti della popolazione e dell’ambiente.
L’altra tecnologia nucleare nota è quella della fusione nucleare. Essa si basa, appunto, sulla fusione di atomi di Trizio (3H) e di Deuterio (2H) (due isotopi dell’Idrogeno) con conseguente produzione di Elio 4 (4He) e di una grande quantità di energia. Il vantaggio è che si tratta di un nucleare sostanzialmente pulito perché le scorie sono costituite unicamente da Elio che è un gas inerte e non radioattivo. Il grande svantaggio è che questa reazione, che nel sole, grazie alle elevatissime pressioni esistenti, avviene a 6.000 °C, qui sulla terra può avvenire solo a temperature pari a circa 100 milioni di °C. Non esistendo alcun materiale al mondo che possa contenere il plasma di fusione a questa temperatura, il famoso scienziato e dissidente sovietico Andrei Sacharov ideò una macchina molto complessa, denominata Tokamak, che consentiva il confinamento del plasma di fusione grazie alla produzione di un potentissimo campo magnetico. A oggi, oltre a questioni di natura tecnologica, rimane irrisolto il problema del saldo energetico perché la quasi totalità dell’energia prodotta dalla fusione nucleare viene utilizzata per alimentare il campo magnetico.
Queste, in breve, sono fondamentalmente le tecnologie nucleariche la scienza nucleare oggiriconosce.
Lafusione nucleare freddadi Martin Fleischmann e di Stanley Pons
Nel 1989 destò clamore, non solo nel mondo scientifico, l’annuncio degli scienziati Martin Fleischmann e Stanley Pons di aver realizzato un esperimento nel quale, utilizzando palladio e acqua pesante (Deuterio) in una cella elettrolitica, si otteneva sorprendentemente, con limitate temperature, una elevata quantità di calore non giustificabile dall’esistenza di reazioni chimiche. A loro dire questo esperimento provava l’esistenza del fenomeno della cosiddetta fusione nuclearefredda per distinguerla da quella tradizionale che avviene ad altissime temperature. A quest’annuncio seguirono feroci polemiche nella comunità scientifica internazionale che accusava i due scienziati di aver millantato i risultati ottenuti perché essi risultavano scarsamente o per nulla riproducibili ripetendo l’esperimento.
Il risultato finale di tutto questo fu l’emarginazione di Fleischmann e Pons dal consesso scientifico mondiale, e di fusione fredda i mass media non parlarono in pratica più anche se le sperimentazioni sarebbero continuate, con basso profilo, da parte di numerosissimi scienziati anche in Italia.
In questo contesto, particolarmente interessante fu la teoria sulla Fusione Fredda sviluppata successivamente dal fisico italiano Giuliano Preparata (1942-2000), che affrontò il fenomeno da un’ottica completamente nuova e, a detta di molti esperti, davvero promettente.
Il Premio Nobel professor Giancarlo Rubbia e la sperimentazionesulla Fusione Fredda nei laboratori ENEA di Frascati
Grazie ad un’inchiesta del giornalista di RAI News Angelo Saso, siamo oggi a conoscenza di avvenimenti sorprendenti, per non dire sconcertanti, su ciò che avvenne nei laboratori ENEA di Frascati fra 1999 e il 2002.
In breve sintesi questi i fatti:
Dopo aver visitato i laboratori ENEA di Fisica Nucleare di Frascati, il 10 Aprile del 2002 Martin Fleischmann inviava una lettera all’allora direttore dell’ENEA professor Giancarlo Rubbia, congratulandosi vivamente per i risultati sperimentali ottenuti per verificare la teoria sulla FusioneFredda sviluppata dal fisico Giuliano Preparata, arrivando addirittura a scrivere: «I risultati ottenuti dai ricercatori italiani sono veramente impressionanti, e non esagero…».
I ricercatori Italiani in questione erano Antonella De Ninno, Antonio Frattolillo ed Emilio Del Giudice.
Tanto entusiasmo era in realtà giustificato dal fatto che l’esperimento effettuato aveva evidenziato in modo incontrovertibile che durante la reazione di Fleischmann/Pons in corrispondenza della manifestazione di eccessi di calore si registrava l’emissione di isotopi di Elio 4 (4He), che rappresenta una vera e propria firma di un’avvenuta reazione nucleare.
Nel 1999 era stato proprio il professor Rubbia a voler realizzare questo esperimento che facesse chiarezza una volta per tutta sulla controversa questione della Fusione Fredda e per questo aveva fatto avere al gruppo di ricercatori adeguati finanziamenti.
Nell’aprile del 2002, al termine della sperimentazione, veniva inviata un’informativa scritta, con i risultati ottenuti, al professor Rubbia, che convocava i ricercatori e addirittura suggeriva loro come esprimere efficacemente, con un particolare grafico, la sintesi dei risultati sperimentali.
La relazione dell’importante ricerca veniva inviata alle riviste scientifiche italiane e internazionali, ma nessuna di esse la pubblicava. Per di più, dopo l’incontro con i ricercatori, il professor Rubbia si rendeva irreperibile per essi e scompariva completamente di scena.
Nell’autunno del 2002 i tre ricercatori facevano domanda di ulteriori finanziamenti per poter continuare la ricerca ma essi venivano negati.
Quello che segue è il video di Youtube sull’inchiesta di Angelo Saso
A questo punto sorgono spontanei almeno due interrogativi:
- Perchè il professor Rubbia mutò così radicalmente il suo atteggiamento?
Perché i mass media, perlomeno italiani, non parlarono di questa importante ricerca che poneva l’Italia all’avanguardia nel mondo nel campo della Fusione Fredda?
La storia tuttavia non finisce qui…
L’energy catalyser (Ni–H) di Rossi e Focardi
Venuto a conoscenza degli importanti risultati raggiunti all’ENEA di Frascati, l’imprenditore italiano ingegner Andrea Rossi iniziava a interessarsi alla Fusione Fredda, dopo che anni prima aveva sviluppato un sistema, purtroppo rivelatosi non funzionante, per trasformare i rifiuti in combustibile liquido.
In questi suoi studi preliminari Rossi aveva sviluppato determinate idee innovative sul tema ma aveva bisogno di verificarne la potenziale fondatezza con un esperto per poter successivamente decidere se investire o meno sullo sviluppo del progetto.
Rossi incontrava così, circa tre anni fa, il professore emerito dell’Università di Bologna Sergio Focardi, che aveva realizzato interessanti esperimenti sullaFusione Freddautilizzando Nichel e Idrogeno e che per questo era considerato negli ambienti scientifici il più competente esperto italiano in questo campo. Il fisico Focardi, a quel tempo ormai in pensione, valutava le idee innovative di Rossi sulla Fusione Fredda interessanti, per cui entrambi decidevano di iniziare sperimentazioni nel laboratorio di Rossi a Bondeno di Ferrara.
Man mano che le sperimentazioni procedevano, usando polvere di nichel di dimensioni particellari dell’ordine del nanometro, idrogeno e un composto chimico catalizzatore, la quantità di energia che il sistema emetteva aumentava sempre più. Focardi diceva di aver ottenuto una quantità di energia termica 200 volte superiore a quella elettrica immessa nel sistema. Il rapporto di 200 a 1 diventava di 100 a 1 se si convertiva l’energia termica ottenuta in energia elettrica. Un risultato comunque davvero eccezionale!
La prova che quanto avviene nel catalizzatore è una reazione nucleare è data dall’emissione di raggi gamma a bassa intensità energetica, che si possono facilmente schermare con una parete di piombo di limitato spessore. A quanto pare, i nuclei di nichel ed idrogeno, in ambiente pressurizzato e ad una temperatura di circa 500°C, si fonderebbero generando energia in notevole quantità e rame, elemento che segue il nichel nella tavola periodica degli elementi.
Sergio Focardi: parla il padre della Fusione Fredda (Ni-H)
Forti di questi risultati sperimentali, Rossi e Focardi il 14 gennaio 2011 eseguono una dimostrazione pubblica del funzionamento del sistema presso l’Università di Bologna volto a provare che si determina una reazione nucleare a bassa intensità. A parte lo scetticismo di qualche fisico teorico non si registrano contestazioni degne di nota.
Energy Catalyzer Bologna University Test
Il 29 marzo 2011 ha luogo, sempre a Bologna una ulteriore dimostrazione, questa volta con la presenza di due eminenti scienziati svedesi, Sven Kullander, professore emerito dell’Università di Uppsala nonché presidente del Comitato dell’Energia presso l’Accademia Nazionale delle Scienze e Hanno Essen, professore associato di fisica teorica e docente presso il Royal Institute of Technology svedese, nonché membro del consiglio (presidente fino al 2 aprile 2011) della Skeptics Society svedese, l’equivalente del CICAP in Italia.
A seguito della dimostrazione, i due scienziati scrivono nella loro dettagliata relazione che «Per spiegare la produzione di 25 kWh da qualsivoglia cosa si trovi dentro un contenitore di 50 centimetri cubici, va escluso qualunque processo chimico. C’è solo un’altra spiegazione, che sia qualche tipo di processo nucleare a dare luogo alla produzione di energia misurata».
«Abbiamo controllato tutto ciò che poteva essere controllato, e abbiamo potuto andare in giro liberamente e dare un’occhiata alla maggior parte delle attrezzature» ha detto Essen.
«Abbiamo esaminato in modo specifico la grande centralina (che ospita l’elettronica); contiene per lo più raddrizzatori e componenti passivi – non vi era nulla degno d’interesse», ha detto Kullander, confermandociò che il professor Levi di Bologna aveva detto in passato! Il Prof Kullander ha anche affermato: «Secondo quanto ci è stato riferito da Rossi, la polvere è stata usataininterrottamente per due mesi e mezzo con una potenza in uscita di 10 kW. Ciò corrisponde a un’energia erogata totale di 18 MWh, con un consumo fino a 100 grammi di nichel e di due grammi di idrogeno. Se quell’energia fosse stata prodotta bruciando petrolio, sarebbero state necessarie due tonnellate di petrolio».
A seguito di questa dimostrazione due Energy Catalyser sono stati inviati rispettivamente alle università di Stoccolma e a quella di Uppsala per test prolungati di funzionamento (Rossi afferma che una sua macchina ha già funzionato ininterrottamente ed efficacemente per due anni). La ragione di questa scelta di Rossi è la sua completa fiducia che questi scienziati siano realmente neutrali, senza legami con società concorrenti di ogni tipo.
Nonostante Rossi abbia da tempo fatto richiesta di brevetto internazionale per questa sua scoperta, sono state sollevate difficoltà di ordine tecnico che stanno ritardando la concessione del brevetto stesso. A questo punto Rossi non si è perso d’animo ed ha proceduto con l’industrializzazione del sistema facendo leva sul solo segreto industriale (concentrato fondamentalmente nella composizione chimica del composto che agevola la fusione nucleare all’interno del reattore).
Grazie al professor Stemmenos, un greco ex docente all’Università di Bologna, Rossi ha avuto il via libera dal governo ellenico per firmare un accordo industriale col primo cliente pilota, l’azienda greca Defkalion Green Technologies, che prevede di costruire la prima centrale da 1 MW di potenza utilizzando moduli E-Cat entro ottobre di quest’anno.
Greek TV Confirms Rossi’s Energy Catalyzer
Parallelamente, sempre a detta di Rossi, si stanno prendendo accordi simili negli USA.
A proposito di USA, il Massachussetts Institute of Technology di Boston si è detto interessato ad analizzare il funzionamento del dispositivo di Rossi che ha replicato ironicamente, manifestando tutta la sua sfiducia e scetticismo, che se vogliono possono comprarlo e ottenere tutta l’energia che desiderano.
Posto che la parola definitiva non è stata ancora pronunciata sull’effettiva efficacia dell’Energy Catalyser di Rossi-Focardi, è indubbio che se le promesse prospettate fossero mantenute saremmo di fronte ad una rivoluzione epocale, paragonabile alla scoperta del fuoco, della ruota e del ferro. Una rivoluzione dalle pesantissime ripercussioni a livello geopolitico tanto da obbligare Rossi ad affermare che il suo sistema è destinato non a sostituire le fonti di energia esistenti ma semplicemente ad integrarle.
Il sistema infatti:
- Produce energia a bassissimo costo (Rossi lo stima pari a 0,01 Euro/Kwh) utilizzando piccole quantità di materiali non nobili e poco costosi come il Nichel e l’idrogeno, che sono peraltro abbondanti sulla terra;
- non produce scorie radioattive ma un semplice residuo di rame inerte;
- è sicuro, perché in caso di rottura dell’involucro di piombo, grazie ad un contatore di raggi gamma, si può far arrestare automaticamente il sistema e bloccare immediatamente le emissioni;
- può essere applicato per uso residenziale per fornire riscaldamento ed elettricità a unità abitative (e alle auto elettriche delle famiglie) o per uso industriale attraverso la costruzione di centrali costituite dalla connessione di più moduli E-Cat.
La TV italiana ha dato pochissimo spazio a questa vicenda con una semplice trasmissione inchiesta di RAI News 24 qualche mese fa. Poi più nulla, perlomeno degno di nota.
Fusione fredda - RAI news 24
Interrogativi:
- Perché Rossi non ha offerto l’industrializzazione della sua macchina ad una grande azienda italiana (ENI, Finmeccanica…)? Forse perché temeva che il suo progetto sarebbe fatalmente finito su di un binario morto?
- Perché Rossi ha ottenuto facilmente l’avvallo del governo ellenico per la costruzione in Grecia della prima centrale E-CAT? Forse perché la Grecia, non essendo coinvolta nel business del petrolio e trovandosi in una gravissima crisi finanziario-economica senza precedenti, non ha ormai più nulla da perdere?
- Perché Rossi sta incontrando grandi difficoltà nell’ottenere il brevetto internazionale della sua scoperta? Forse perché gli uffici brevetti non sono così liberi come possiamo pensare?
Perché i mass media italiani e internazionali non hanno dato ampio risalto alla notizia che potrebbe rappresentare la panacea per l’umanità? Forse perché sono tutti direttamente o indirettamente a vario titolo controllati?
Quali possibili prospettive?
Alla notizia della scoperta alcuni commentatori entusiasti hanno affermato che quella di Rossi, visti i bassissimi costi, può essere considerata Free Energy o energia infinita, per cui si apre una svolta epocale per il mondo.
In Occidente potremo alimentare le nostre case e le auto elettriche con energia prodotta in loco, abbattendo drasticamente l’inquinamento atmosferico mentre sul piano industriale sarebbero notevolmente diminuiti i costi dei prodotti di consumo e durevoli.
È tuttavia nel terzo mondo che una fonte di energia di questo genere produrrebbe gli effetti più grandi: popoli che sin’ora hanno vissuto in regime di sussistenza o patendo la fame, potrebbero desalinizzare l’acqua di mare rendendo fertili e coltivabili i deserti e potrebbero costruire un’economia che consenta loro di elevare i loro standard di vita, ecc.
Tutto questo potrebbe avvenire a patto che il mondo fosse libero, ma il mondo non è libero!
Il pianeta è invece avvolto da una ragnatela di poteri monopolistici collegati fra loro che esercitano un ferreo controllo sulle fonti delle risorse naturali, sulla finanza e l’economia di popoli e Stati. L’esistenza di organizzazioni semisegrete come il CFR, il Bildelberg Group e la Trilateral Commission stanno a dimostrarlo.
Henry Kissinger
A detta dell’ex Segretario di Stato sotto le amministrazioni Nixon e Ford, membro del Bilderberg Group, membro del Council of Foreign Relations Henry Kissinger: «Chi controlla la fornitura del cibo controlla la gente, chi controlla l’energia può controllare interi continenti, chi controlla il denaro controlla il mondo».
La scala di priorità dei fattori del controllo geopolitico sono quindi:
- La produzione del denaro (dal nulla)
- La produzione di energia
- La produzione di cibo/acqua
Solo di seguito vengono gli altri:
- La produzione di armi
- La produzione di farmaci
- Il controllo sulle biotecnologie
- Il controllo sulle tecnologieinformatiche/telematiche
La disponibilità diffusa a livello planetario di Free Energy non andrebbe solo a colpire a morte gli interessi petroliferi, non solo farebbe sparire il controllo politico sulla disponibilità di cibo e di acqua ma metterebbe in crisi anche il controllo sul sistema monetario, oggi basato in buona parte sui cosiddetti petrodollari; per di più i Paesi del terzo mondo avrebbero qualche chance per affrancarsi dai debiti contratti con la Banca Mondiale. Diminuendo le guerre per energia, cibo e acqua sarebbe inoltre colpita duramente anche la potente lobby della produzione delle armi.
Sarà pertanto alquanto difficile che sia consentito il via libera alla scoperta di Rossi-Focardi. Se non riusciranno a fermarla completamente ne limiteranno l’uso magari facendo votare leggi ad hoc sulla sicurezza che ne consentirà l’applicazione solo in ambiti molto ristretti.
G. Federici
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