Santa Anna, Benito Juarez e Porfirio Diaz (1833-1911)
Introduzione
Nella prima parte di quest’articolo ho trattato la questione della teoria e della pratica del tirannicidio, alla luce dell’insegnamento dei Dottori ecclesiastici (XI/XVII secolo) e del Magistero della Chiesa (XIX/XX secolo), nel quadro storico di quanto avvenne in Messico nel 1926/1929, durante la persecuzione religiosa scatenata dalla Massoneria contro i Cattolici messicani, che difesero legittimamente (“vim vi repellere licet”) la loro Patria, la Chiesa e Iddio, impugnando le armi contro un vile tiranno (Alvaro Obregon) che aveva minacciato di schiacciare la Chiesa e i Cristiani messicani come si schiaccia un nido di formiche, le quali iniziarono appena due settimane dopo il suo empio e blasfemo discorso a mangiare le sue putride carni, essendo stato ucciso il 17 luglio del 1928 dal giovane José Toral.
Nella presente seconda parte dell’articoletto, mi soffermerò sulle figure di tre leader liberal/massonici messicani: Santa Anna o Santana (1833-1855), Benito Juarez (1861-1872) e Porfirio Diaz (1876-1911) che hanno preceduto di alcuni anni la gloriosa Cristiada (1926/29).
Per fare tutto ciò mi baso su un ottimo libro di Mario Arturo Iannaccone, L’epopea dei Cristeros in Messico[1], che raccomando vivamente al lettore e sul quale spero di poter tornare prossimamente, per trattare in maniera più approfondita queste tematiche.
Inoltre, questo libro fa da trampolino a un’altra vicenda storica analoga, a noi Italiani più vicina geograficamente (la Guerra civile di Spagna) e cronologicamente (1936/1939), alla quale abbiamo anche partecipato direttamente e attivamente, con la militanza armata di qualche migliaio di legionari, che partirono volontari per la Crociata cattolica contro il Comunismo ateo e materialista, mosso e diretto dalla giudeo/massoneria[2].
Oggi (2021) ci troviamo nel bel mezzo di una terza terribile guerra civile, occulta, preternaturale, che si fonda su due pilastri principali: 1°) il “gender” imposto legalmente ai bambini di tre anni; 2°) la vaccinazione sperimentale universale, che dovrebbe sterminare, scientificamente e in maniera preordinata, sei miliardi di uomini; i quali pilastri dovrebbero portarci, infine, all’instaurazione di un Nuovo Ordine Mondiale, con tanto di “Tempio Universale” (Pachamama, Abu Dhabi, Astana e il Terzo Tempio di Gerusalemme) e di “Repubblica Universale” (Biden, Xi Jin Ping, Draghi, Macron e Mordechai/Merkel).
Le vicende messicane del 1926/29 ci possono essere di aiuto in questo frangente storico. Historia magistra vitae, però mai maestra è stata meno ascoltata. Cerchiamo di vedere ciò che sta accadendo sotto i nostri poveri occhi esterrefatti alla luce della Fede e della Teologia della storia per trarne un insegnamento morale e poter agire e reagire di conseguenza.
La reazione alla tirannide sino al tirannicidio fa parte della nostra cultura, della nostra storia, della nostra teologia. Cerchiamo di farci guidare, in quest’«ora delle tenebre» (Lc., XXII, 50-53) dagli insegnamenti e dagli esempi di tanti Martiri, Confessori, Dottori che hanno illuminato la Chiesa e il mondo.
Soprattutto dobbiamo chiedere insistentemente che Dio ci fortifichi in questo momento di prova; si pensi a quel che succederà, se a settembre a) dovessero obbligare i bambini, a partire dai tre anni in su, a subire le lezioni di degenerazione sessuale ipocritamente chiamate “gender”; oppure, se b) dovessero mandare l’Esercito casa per casa a “scovare” i non-vaccinati e a iniettare loro, con la forza, un siero contenente: α) feti abortiti[3], ed inoltre β) le nano/particelle, che ci renderebbero dei robot o automi ed infine γ) elementi non sufficientemente sperimentati, che potrebbero nuocere gravemente alla nostra vita.
Perciò anche noi, come il piccolo pastorello Davide, che assalì Golia “in funda, in lapide et in Nomine Domini” (I Samuele, XVII) possiamo sconfiggere il Gigante - che infondo è un “Colosso dai piedi d’argilla” (Daniele, XIV, 7), come ogni creatura - del “Nuovo Ordine Mondiale” se ci appoggiamo all’Onnipotenza di Dio.
Ora, entro in media res …
Antonio Lopez de Santa Ana (1833-1855)
Il Generalissimo Antonio Lopez de Santa Anna, detto “il Napoleone del West”, era chiamato comunemente e semplicemente Santa Anna, Santa Ana o Santana.
Egli fu un militare e un politico messicano, nacque a Xalapa il 21 febbraio 1794 e morì a Città del Messico il 21 giugno 1876.
Fu massone del Rito scozzese antico e accettato (cfr. Antonio Lòpez de Santa Anna, Mi historia militar y politica: 1810-1874, Città del Messico, Editora Nacional, 1973).
Santana venne eletto più volte Presidente del Messico con ben 11 mandati, ma non consecutivi, dal 1833 al 1855; a partire dal 1853 divenne Dittatore “a vita” del Messico, ma (come spesso succede) fu rovesciato “appena due anni dopo”.
Santana è stato politicamente un personaggio molto mutevole e “cambiante”, che è passato tranquillamente dai monarchici ai repubblicani, dai liberali ai conservatori; “così fan tutti” o quasi ...
La sua carriera militare iniziò nel 1821, con l’arruolamento nell’Esercito spagnolo in Messico, durante la Guerra d’Indipendenza messicana, schierandosi sùbito dopo con i rivoluzionari; successivamente, si sollevò assieme ai repubblicani contro il Dittatore Iturbide, sotto il quale aveva militato, che era appena stato nominato Imperatore del Messico, il quale data l’opposizione armata incontrata dopo la sua intronizzazione imperiale, nel 1823, dovette abdicare.
Santana proclamò allora la “Repubblica degli Stati Uniti del Messico”, nel 1828 scoppiò una lunga guerra civile in Messico durante la quale Santana fu nominato Comandante in capo dell’Esercito Messicano, fu così che nel 1829 sconfisse l’esercito spagnolo, che avrebbe dovuto riconquistare il Messico.
Nel 1832 rovesciò militarmente il Presidente Anastasio Bustamante e divenne a sua volta Presidente messicano nel 1833 con ampi poteri dittatoriali.
Come Generale in capo dell’Esercito Messicano, nel 1835, si batté per impedire l’annessione del Texas (che allora era in Messico) da parte degli Usa, ma fu sconfitto nel 1836 e dovette firmare l’«Indipendenza» del Texas dal Messico, con la sua conseguente annessione agli Stati Uniti d’America.
Nel 1837 si trovò coinvolto nella Guerra tra Francia e Messico che vinse nel 1838. Nel 1841 fu nominato nuovamente Presidente della Repubblica, ma fu rovesciato da un colpo di Stato, riparando a Cuba. Tuttavia, l’anno successivo fu richiamato in Patria a combattere nella nuova guerra contro gli Usa, divenne per la terza volta Presidente del Messico, ma dovette firmare il Trattato di sconfitta nel 1848, dovendo cedere agli Usa anche la California, che allora era ancora messicana.
Si dimise e andò in esilio in Giamaica, poi in Venezuela, tuttavia tornò come Presidente e Dittatore in Patria dal 1853 al 1855; infine dovette abbandonare la sua Patria nel 1855 e vi rientrò solo nel 1874 per morirvi due anni dopo.
Benito juàrez (1861-1872)
Benito Juarez[4] nacque il 21 marzo 1806 a San Pablo Guelatao (nella regione meridionale di Oaxaca) da una modestissima famiglia contadina di etnia zapoteca[5], priva di conoscenza dello spagnolo di cui anche il Presidente Benito - sino a 12 anni (nel 1818) - ebbe solo una conoscenza assai rudimentale e morì a Città del Messico il 18 luglio 1872.
Fu un avvocato e un politico liberale, che divenne Presidente del Messico nel marzo del 1861; anzi fu il primo indigeno messicano a diventare Presidente del Messico, restando in carica sino al 10 luglio 1863 e poi fu riconfermato Presidente una seconda volta dal 19 giugno 1867 (succedendo all’Imperatore Massimiliano I d’Asburgo) al 18 luglio 1872, giorno della sua morte.
Benito Juarez (1867-1872)
In Messico Benito Juarez è considerato, comunemente, un eroe nazionale, come Garibaldi in Italia. Egli lottò contro l’Esercito francese in Messico e ne riportò vittoria nel 1867, iniziando una serie di riforme laiciste e anticlericali.
Benito era alto appena 1 metro e 37 centimetri, si laureò in Diritto ed esercitò l’avvocatura sino al 1834, poi divenne Giudice nel 1843.
Nel 1846 entrò a far parte del Triunvirato, che era nato in séguito ai moti rivoluzionari, che rovesciarono il Dittatore massone Santana; nel 1846 e venne nominato Deputato e nel 1847 Governatore della regione dell’Oaxaca sino al 1853, quando Santana tornò al potere.
In quell’anno Juarez andò in esilio negli Usa, assorbendovi la “cultura” liberal/progressista, liberista e libertaria americana, che volle poi impiantare in Messico, lottando contro ogni forma governativa dittatoriale, fosse pure massonica (come quella di Santana).
Nel 1854 tornò in Patria e il 1° marzo si alleò con altri politici e militari democratici americanisti per rovesciare Santana soprattutto appoggiandosi all’alta borghesia messicana, che non gli aveva perdonato la sconfitta subìta dagli Usa prima nel 1836 e poi nuovamente nel 1848, con le conseguenti cessioni di Texas e California agli Usa.
Fu così che il movimento politico economico liberal/liberista messicano di Benito Juarez riuscì a sconfiggere il Dittatore Santana il 14 agosto 1855 e a deporlo dopo un intero anno di guerra civile.
Juarez divenne Ministro della Giustizia e dei Culti, al quale Ministero lavorò portandovi tutto l’ardore del suo impegno anticlericale e massonico.
Il 25 novembre 1855 emanò la legge per la soppressione dei Tribunali ecclesiastici.
Nel 1858 riscoppiò la guerra civile, fu allora che Juarez, il quale stava per essere sconfitto dal Dittatore generale Miguel Miramòn, si accordò con gli Usa, cedendo loro i Protettorati di Sonora e Chihuauha, confinanti con la California.
I Liberali di Juarez riuscirono in questo modo a vincere grazie all’aiuto degli Statunitensi e arrivarono alla vittoria definitiva il 22 dicembre 1860 a Culpulalpam.
Juarez intensificò la legislazione anticlericale, nazionalizzando i beni della Chiesa, introducendo il matrimonio civile e la libertà dei culti acattolici (1859/1860).
Il Dittatore Miramòn si rifugiò a Cuba, mentre Juarez s’installò a Città del Messico l’11 gennaio 1861, riconosciuto da Francia e Inghilterra.
In questi giorni il Messico era sull’orlo di una grave crisi finanziaria, per uscirne Juarez ordinò l’incameramento di tutti i beni della Chiesa, che già erano stati nazionalizzati in gran parte qualche anno prima, e un aumento delle tasse in generale.
Tuttavia, questi provvedimenti non furono sufficienti a sanare il deficit statale; quindi, Benito Juarez, il 17 luglio1861 emanò un Decreto presidenziale che sospendeva per due anni il debito estero messicano verso tutte le potenze straniere.
La Francia, la Spagna e l’Inghilterra non accolsero con “molto piacere” quest’atto di “ingenua” autonomia messicana e decisero d’ingerirsi direttamente e pesantemente negli affari interni del Messico.
Le tre potenze europee giunsero con le loro flotte militari nel Porto di Veracruz in Messico nel gennaio del 1862 e sbarcarono le loro truppe di terra (i famosi “scarponi sul terreno” …).
Benito Juarez venne a patti con Londra e Madrid, cedendo loro alcune proprietà messicane, nell’aprile del 1862, ma la Francia rimase ferma nelle sue posizioni. Tuttavia, gli Usa restarono al fianco di Juarez e lo finanziarono abbondantemente. Il Presidente messicano, così, riuscì a mettere su le difese belliche necessarie per resistere alla pressione militare francese.
Il 5 maggio del 1862 i Messicani sconfissero i Francesi a Puebla; però, l’Imperatore Napoleone III, dalla Francia, inviò altri notevoli rinforzi in Messico e Juarez venne debellato il 31 maggio 1863.
I Francesi occuparono la capitale messicana il 7 giugno, nominando Imperatore del Messico il granduca Massimiliano d’Asburgo, che sbarcò in Messico nel maggio del 1864 e Juarez si rifugiò a San Luis Potosì.
Juarez si spostò sempre più a Nord verso la frontiera con gli Usa, dopo la morte del Presidente statunitense Abramo Lincoln (15 aprile 1865) e la fine della guerra civile americana, la collaborazione tra Messico e Usa si rafforzò vieppiù.
Gli Usa minacciarono i Francesi di entrare in Messico a dar man forte a Juarez, chiedendo formalmente a Juarez (secondo i princìpi della “Dottrina Monroe”) il ritiro delle sue truppe.
Napoleone III s’intimorì della potenza americana, che iniziava a essere già allora abbastanza consistente e annunciò il ritiro delle sue truppe a partire dal 31 maggio 1866.
L’Esercito messicano, con l’aiuto economico statunitense, sotto la guida del Generale Porfirio Diaz, riconquistò tutti i territori occupati dai Francesi.
Il governo di Washington si schierò apertamente con Benito Juarez, la collaborazione americano/messicana divenne sempre più stretta e intensa, tanto da formare un fronte unito contro la Francia di Napoleone III e contro l’Imperatore messicano Massimiliano I d’Asburgo (nominato Imperatore del Messico dalla Francia napoleonica nel 1863).
Massimiliano I, privo degli aiuti francesi, nel febbraio 1867 dovette abbandonare Città del Messico e si rifugiò a Santiago de Querétaro, la quale venne assediata dalle truppe di Benito Juarez, che lo sopraffecero, lo presero prigioniero e lo condannarono a morte tramite fucilazione. Nonostante gli appelli alla clemenza venuti da ogni parte e anche dai “fratelli” massoni Giuseppe Garibaldi e da Victor Hugo, Juarez si dimostrò inflessibile e fece fucilare Massimiliano il 19 giugno 1867; dopodiché Juarez si insediò nuovamente a Città del Messico, ripristinando la Costituzione repubblicana e anticristiana del 1857.
La fucilazione di Massimiliano fu dovuta, più che alla ferocia di Juarez, soprattutto all’intransigenza democratica del 17° Presidente statunitense Andrew Johnson (1865-1869), che volle dare all’Europa una manifesta lezione di applicazione pratica della Dottrina Monroe, una teoria politica elaborata dal 6° Presidente americano John Quincy Adams (1825-1829) e pronunciata dal 5° Presidente statunitense James Monroe (1817-1825) al Congresso americano il 2 dicembre 1823, che potrebbe essere sintetizzata con “L’America agli Americani”; ossia la supremazia americana nel continente americano, la quale si sarebbe poi spostata - pian piano - dal nord (Usa) sino anche al sud, ossia all’America latina.
Quest’esecuzione fu ritenuta generalmente truce e inutile dacché il solo ritiro di Napoleone III mostrava chiaramente all’Europa la potenza, non solo finanziaria ma anche bellica, raggiunta dagli Usa.
Sennonché; quando Juarez fu rieletto, non senza brogli (“nihil sub sole novi”), alla Presidenza il 20 settembre 1871, vi fu una rivolta generale capitanata da vari generali messicani. Il Messico cadde in preda all’anarchia; infatti, Benito non riuscì a riprendere il potere sulla Nazione, mentre i generali non ottennero la piena vittoria su Juarez. Dopo svariati mesi di caos, Benito, stava per riprendere le redini del Messico, ma morì improvvisamente, il 18 luglio 1872, nel Palazzo presidenziale di Città del Messico a causa di un attacco di cuore a soli 66 anni di età.
Benito Juarez fu un 33° della Massoneria, sotto il nome di Guglielmo Tell, nel “Rito Scozzese Antico e Accettato”, dopo aver abbandonato il “Rito di York”, di tendenza più liberal/conservatrice e “destrorsa” (cfr. G. Gamberini, Mille volti di massoni, Roma, Erasmo Editrice, 1975, p. 253).
Questa sua formazione massonica, ricevuta nel “Rito Scozzese Antico e Accettato”, era di tendenza assai progressista e rivoluzionaria (di “sinistra”), mentre Santana era un massone di “destra”, conservatore e dittatoriale.
Il “Rito Scozzese Messicano” era caratterizzato anche da una tendenza sovranista o nazionalista messicana, in contrapposizione all’ingerenza dei Paesi europei (Francia, Spagna e Inghilterra) nelle faccende interne, ma con una forte dipendenza dagli Stati Uniti d’America, secondo la “Dottrina Monroe” (“se non è zuppa è pan bagnato” …).
La sua militanza massonica fu caratterizzata da un forte odio contro la religione e specialmente quella cattolica/romana.
Ferdinando Massimiliano d’Asburgo (1864-1867)
Ferdinando Massimiliano d’Asburgo-Lorena, Imperatore del Messico, nacque a Vienna il 6 luglio 1832 e morì a Santiago de Querétaro il 19 giugno 1867, era un membro della Casa reale d’Asburgo, Principe imperiale e Arciduca d’Austria; fu Imperatore del Messico col nome di Massimiliano I.
Con l’appoggio dell’Imperatore Napoleone III di Francia (1852-1870) e di alcuni gruppi di liberal/conservatori messicani venne proclamato Imperatore del Messico il 10 aprile 1864, ma la maggior parte dei Messicani nonché molti governi stranieri non vollero accettare la sua nomina.
Egli era profondamente influenzato dalle idee illuministiche di allora ed era ritenuto comunemente in Europa un Principe “liberale”.
Inoltre, in Messico adottò molte idee dell’amministrazione del Presidente da lui defenestrato, Benito Juarez (libertà di religione, riforma agraria …), ma tutto ciò gli inimicò anche l’elemento conservatore messicano e non gli fece riacquistare le simpatie di quello progressista che vedeva in Juarez il suo leader, mentre in Massimiliano un usurpatore imposto da Napoleone III. Infine, fece fucilare tutti i seguaci di Juarez che non avevano voluto allearsi con il suo Impero; come lui, in un primo momento, aveva proposto loro assieme a Benito Juarez. Occorre anche dire che fu iscritto alla Setta massonica di “Rito Scozzese Antico e Accettato” e arrivò al 18° grado.
Porfìrio Diàz (1876-1911)
José de la Cruz Porfirio Diaz nacque a Oaxaca il 15 settembre 1830 e morì a Parigi il 2 luglio 1915. Fu Presidente del Messico dal 1876 al 1880 e poi - dopo una breve pausa di 4 anni - dal 1884 al 1911; egli era un militare e apparteneva al Partito Liberale.
Anche Porfirio appartenne alla Massoneria (è impressionante il ruolo svolto, grazie agli Usa, da questa setta anticristiana nella vita politica di un popolo fortemente cattolico come quello messicano), tra il 1890 e il 1901, Porfirio, riunì alcune obbedienze massoniche che erano separata non senza adottare l’impiego della forza. Fu Gran Maestro della Loggia “La Gran Dieta Simbolica”, sino al 1901 (cfr. José Luis Trueta Lara, Masones en México, Città del Messico, Grijalbo, 2007).
Dagli storici viene comunemente considerato un Dittatore sul modello di Napoleone I Bonaparte, soprattutto per quanto riguarda il suo ultimo mandato (1884-1911), che viene definito “Porfiriato”, durante il quale fece correggere la Costituzione in maniera “Bonapartista”.
Tuttavia, prima di diventare Dittatore era un politico d’idee liberali (come Napoleone prima di diventare Imperatore era un Repubblicano…), ma una volta diventato Dittatore agì da … Dittatore, seguendo l’assioma aristotelico/tomistico: “Agere sequitur esse”.
Da giovane studiò teologia, diritto e politica. Nel 1854 votò contro la Dittatura di Santana, fu allievo di Benito Juarez, combatté contro i Conservatori di Antonio Lopez de Santa Anna o Santana.
Entrò nell’Esercito, nel 1861 fu eletto Deputato, ritornò alle armi e si schierò con Benito Juarez contro la Francia e l’Imperatore Massimiliano I.
Fu eletto nuovamente Deputato nel 1870 e si lanciò talmente bene nell’agone politico da arrivare a essere Presidente della Repubblica Messicana nel 1876.
La sua politica fu molto aperta alle potenze estere (soprattutto agli Usa). Mantenne la carica di Presidente sino al 1880; tuttavia dopo 4 anni, vista la grave crisi che attraversava il suo Paese, si ripresentò alle elezioni e venne rieletto, restando al potere in maniera decisamente dittatoriale sino al 1910, favorendo un certo sviluppo industriale del Messico (inaugurando nuove strade, ferrovie e linee telegrafiche), ma infeudando sempre di più la sua Patria agli Stati Uniti d’America, stringendo patti con le élite agrarie e il grande latifondo al quale concesse quasi tutto il dominio delle terre pubbliche, senza fare nessuno sforzo per l’istruzione delle classi meno abbienti, anzi attuando una certa repressione anche violenta ai danni degli operai, proibendo il diritto allo sciopero, infine risanò abbastanza considerevolmente le finanze messicane, essendo un precursore della Scuola di Chicago dei vari von Hayek, von Mises e Milton Friedman.
Una delle caratteristiche della dittatura di Porfirio Diaz fu non solo l’autoritarismo, ma la sua tendenza iperliberista in campo finanziario/economico, la repressione anche militare delle forze operaie organizzate e una certa tendenza al compromesso con l’Episcopato cattolico, a dispetto delle forze tendenze liberal/massoniche presenti nella sua formazione intellettuale e politica. In questo fu senz’altro un antesignano di certi tartufi teo/conservatori che cercano di conciliare il Vangelo con la Mont Pélerin Society
Nel 1904 Diaz accentuò il suo autoritarismo e scelse come vicepresidente Ramon Corral, che era stato il responsabile principale, alla Bava Beccaris (1831 – 1924), dell’eccidio degli indiani Yaqui.
Avrebbe voluto dimettersi nel 1908, permettendo nuove elezioni, ma la spaccatura creatasi allora in seno al Partito Liberale, tra una corrente più aperta e progressista e la sua, lo spinsero a sfidare Francisco Madero, che se perse le elezioni dette però il via a un’epoca di svolta rivoluzionaria progressista, la quale sfociò nella rivoluzione aperta e armata del 1910, guidata dal medesimo Madero, da Pancho Villa e da Emiliano Zapata.
Porfirio Diaz dette l’ordine di arrestare Madero, che riuscì a rifugiarsi in Texas, donde incitò i contadini alla rivolta contro Porfirio, facendo scoppiare violente sommosse. Fu in quel momento che Alvaro Obregon si schierò contro Porfirio Diaz e assieme a Venustiano Carranza divenne uno dei leader della rivolta progressista e anti/porfiriana.
Infine Diaz si dimise da Presidente/Dittatore il 25 maggio 1911 e si recò in esilio a Parigi, dove morì nel luglio del 1915.
Conclusione
In questi tristissimi tempi di “rieducazione forzata” al “gender-izzazione” e al “vaccin-izzazione anticovid19” cosa fare?
La sana teologia risponde: Vim vi repellere licet; insomma: legittima difesa.
Le vicende storiche messicane del 1926/29 - che abbiamo visto sopra per sommi capi - ci aiutano oggi (2021) a prendere una sana decisione “pratico/pratica”: “La fede senza le armi è morta” (Giac., II, 26).
Il diavolo e le principali forze del male (Giudaismo postbiblico, Esoterismo, Massoneria…), che egli dirige, odiano Dio ma non possono far nulla contro di Lui; quindi, attaccano la sua creatura più nobile e allo steso tempo più vulnerabile: l’uomo, composto di anima e di corpo ma ferito dal Peccato Originale.
Il diavolo, perciò, spinge l’uomo al peccato, per fargli perdere la grazia santificante; inoltre, suscita delle forze umane che si mettono al suo servizio per sovvertire l’opera della creazione (dal punto puramente naturale) e l’opera della Redenzione (dal punto di vista soprannaturale).
Le grandi tappe di questa enorme opera (naturalmente e preter/naturalmente) sovversiva, dopo la nascita della Cristianità, sono state: 1°) la “Prima Rivoluzione”, con l’Occamismo nominalista (seconda metà del Trecento) e l’Umanesimo rinascimentale (Quattro/Cinquecento); 2°) la “Seconda Rivoluzione”, con l’Illuminismo liberal/massonico (Sette/Ottocento); 3°) la “Terza Rivoluzione”, con il Liberismo individualista e il Comunismo marxista-leninista (Novecento); 4°) la “Quarta Rivoluzione”, ossia gli anni Sessanta con: α) il “maggio del Sessantotto” - dal punto di vista della ragione naturale - in cui la Psicanalisi freudiana (con la “Scuola di Francoforte” e lo “Strutturalismo francese”) ha rivoluzionato l’uomo nella sua psiche, aiutandosi con le droghe, la moda, la musica ye-ye e il pansessualismo; β) il Concilio Vaticano II - dal punto di vista della Rivelazione soprannaturale - in cui la Nouvelle Théologie ha sovvertito preternaturalmente il dogma e la morale cattolica; γ) il Novus Ordo Missae di Paolo VI che ha rivoluzionato la Liturgia di Tradizione apostolica, ossia la “Fede pregata”, passando dal “Culto di Dio” al “culto dell’Uomo”, ossia dal Teocentrismo all’Antropocentrismo.
Oggi la Sovversione sta compiendo un passo ulteriore: 5°) quello che potremmo chiamare la “Quinta Rivoluzione”, ossia il Trans/umanesimo (2019/2021), che vorrebbe penetrare direttamente nella mente e nella volontà dell’uomo, tramite l’eugenetica e la cibernetica (essendo oramai superata la via psicanalitica, che giunge all’anima e alle sue facoltà nobili solo indirettamente, tramite la sensibilità e le emozioni, proprio come fa il diavolo), impiantando delle nano/particelle nel DNA umano, cercando di rendere l’uomo un robot telecomandato, dopo aver spento la sua libera volontà e la sua retta ragione. Quest’ultimo assalto del Maligno contro la creatura di Dio, è un tentativo che solo l’Onnipotenza divina può impedire, perché umanamente parlando la battaglia è persa.
L’origine profonda delle forze del male oggi in campo va ricercata nel Giudaismo postbiblico. Se il Giudaismo sostanzialmente è uno tuttavia esso ha diverse ramificazioni accidentali e questi differenti rami di un medesimo albero si possono pure accapigliare, come due diverse cosche mafiose, come i Farisei e i Sadducei (di 2000 anni or sono), oppure come Stalin e Trotzky (circa 80 anni fa) o come due rami dello stesso albero agitati e sbattuti l’uno contro l’altro dal vento.
Inoltre, le forze del male si uniscono accidentalmente tra di esse solo per combattere Dio e la Sua creazione, ma tra di esse sono essenzialmente divise e si odiano come fanno i diavoli e i dannati nell’inferno oppure come facevano i Farisei e i Sadducei, che si univano solo per attaccare Gesù, pur odiandosi ferocemente tra di loro.
Il Giudaismo è uno, ed è 1°) principalmente un’etnia (che vuole il dominio sul mondo intero); e 2°) conseguentemente, ma non necessariamente, ha una certa religiosità (infatti, l’essenziale per il Giudaismo talmudico/cabalistico è l’appartenenza alla stirpe ebraica, non la fede e le opere del Giudaismo religioso, le quali possono essere presenti, ma non sono assolutamente necessarie); esso si fonda a) sull’Immanentismo ed Emanatismo panteistico e, quindi, b) sulla negazione di un Dio Personale e Trascendente e, dunque, di Cristo come Messia venuto (che predicava l’eternità nel Regno dei Cieli per tutti gli uomini di ogni razza, purché avessero la fede e la carità soprannaturale) e ne attende uno da venire nell’aldiquà (l’Anticristo finale), in cui Israele regnerà temporaneamente sopra tutti i non/ebrei (“goyim”).
Il Giudaismo postbiblico, oggi più che mai, è veramente il “Princeps huius mundi” (Giov., XIV, 30), che non cessa di ripetere un po’ a tutti: “Haec omnia tibi dabo, si cadens in terram adoreveris me” (Mt., IV, 1 ss.).
Per concludere - se vediamo la situazione attuale da un punto di vista puramente naturale - non dobbiamo farci illusioni, il Giudaismo oggi (2021) ha vinto la battaglia iniziata con la Modernità del Nominalismo occamista (XIV secolo) e dell’Umanesimo cabalistico (XV secolo).
Infatti, sia che prevalga la “destra” o la “sinistra”, il Deep State oppure il partito dei “Patrioti”, sarà comunque il Giudaismo (occulto o pubblico) a vincere (come quando Wellington sconfisse Napoleone nella battaglia di Waterloo; in fondo furono i Rothschild d’Inghilterra e di Francia a vincere la guerra occulta, guadagnando soldi e potere politico sia con l’Inghilterra vittoriosa sia con la Francia sconfitta, che si erano indebitate con la loro Banca per farsi la guerra).
Tuttavia - se vediamo la situazione odierna con l’occhio della Fede - non dobbiamo neppure disperare. Infatti, la guerra finale la vincerà Dio.
Solo se noi siamo uniti a Dio, tramite la Fede vivificata dalle buone opere, avremo parte alla vittoria finale, altrimenti ci attende la rovina temporale e la perdizione eterna.
La cosiddetta “pandemia” del Covid19 è stata un’occasione (non la causa) ben orchestrata e ben sfruttata dalla “Super/Loggia giudaico/massonica di marcia veloce” per imporre una feroce tirannia spirituale e intellettuale (di stile poliziesco maoista cinese corretto con il Liberismo economico assoluto) che distrugga, possibilmente, l’uomo proprio in quanto creato a “immagine e somiglianza di Dio”.
Oggi Trump/Putin non senza l’apporto di Monsignor Viganò (come Patria e Religione) - oggettivamente - potrebbero rallentare la folle corsa del “Nuovo Ordine Mondiale” verso il “Trans/umanesimo pan/vaccinista dal volto disumano” (Biden/Bergoglio/De Mattei).
Questo è il dramma che stiamo vivendo e subendo, naturalmente parlando, come poveri “spettatori”, che si trovano “tra Scilla e Cariddi”, ma sul quale possiamo operare qualcosa in quanto “attori”, ossia soprannaturalmente parlando come Cristiani incorporati a Gesù Cristo, che vuole servirsi anche delle nostre preghiere per sventare il piano del Maligno e per restaurare il Regno di Dio già su questo mondo.
È per questo che non è ozioso cercare di sapere ciò che avviene “dietro le quinte” dell’attuale scena mondiale.
Infatti, nihil volitum nisi praecognitum / nulla può essere voluto se prima non è conosciuto. Perciò, per contrastare al meglio la Sovversione che sta rivoluzionando il mondo intero, con la scusa occasionata da una “pandemia”, occorre sapere prima qual è la sua natura e chi ne sono gli agenti principali e solo dopo si potrà combattere (come fece Toral) il nemico che si conosce (Obregon finalmente smascherato il 17 luglio 1928). Infatti, se il nemico restasse incognito, come un sottomarino che non affiora, sarebbe molto più difficilmente affondabile. Le “quinte colonne” e i serpenti che si nascondono nell’erba sono sempre le entità più pericolose nelle battaglie.
d. Curzio Nitoglia
fine della seconda e ultima parte
[1] Torino, Lindau, 2013.
[2] Per questo secondo tema invito allo studio di un secondo libro di Mario Arturo Iannaccone, Persecuzione: La repressione della Chiesa in Spagna fra Seconda Repubblica e Guerra Civile (1931-1939), Torino, Lindau, 2015.
[3] Monsignor Athanasius Schneider, Vescovo ausiliare di Astana in Kazakistan, ha dichiarato recentemente: “Preferisco la galera e, se Dio me ne dà la forza, il Martirio piuttosto che ricevere un siero contenente feti abortiti”.
[4] Benito Mussolini fu chiamato così (Benito) da suo padre (che era un fervente anarchico di Predappio) in onore di Benito Juarez (cfr. E. Gentile, in “Dizionario Biografico degli Italiani”, Roma, Istituto dell’Enciclopedia Italiana, 2012, vol. 77, voce “Mussolini, Benito”).
[5] Gli Zapotechi sono un’etnia pre-azteca risalente a circa 2. 500 anni prima di Cristo.