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Swindler’s List
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Ricordate Bernie Madoff? Il finanziere ebreo che ha truffato 50 miliardi di dollari ai clienti (per lo più ricchi ebrei e organizzazioni giudaiche) con un classico «schema Ponzi», ossia pagando lucrosi interessi ai primi clienti con i soldi dei clienti sopravvenuti, che facevano a gara per farsi gestire i capitali dal tizio?

Ebbene, Madoff - che è agli arresti nel suo ricco domicilio a New York - è stato colto sul fatto mentre cercava di spedire gioielli per un milione di dollari a familiari e parenti, sottraendoli all’asse fallimentare. La procura di NewYork sostiene perciò che Madoff ha violato le condizioni della libertà su cauzione, e deve essere messo in galera.

Non sia mai. Madoff resta nel suo attico di Manhattam e dispone del suo yacht e delle sue magioni di Hamptons e Palm Beach, fino a quando la causa sia giudicata. E la causa va per le lunghe: una potente rete di protezione sembra avvolgere il truffatore. Due inchieste iniziate dalla SEC (la Consob americana) sulle strane operazioni finanziarie di Madoff negli anni scorsi erano state insabbiate, a quanto si dice per le «strette e significative» relazioni del truffatore con ambienti del governo israeliano.

Ora si ritiene che parte del bottino, che si cerca invano di recuperare, sia al sicuro in conti cifrati, nelle banche del piccolo Paese eternamente minacciato nella sua stessa esistenza.

Lo fa sospettare anche una strana decisione: mentre il 18 dicembre i giudici hanno ordinato a Madoff di rivelare i suoi attivi personali (con cui ripagare parzialmente i clienti) - investimenti, conti bancari, prestiti, linee di credito conti di brokeraggio e simili - hanno anche precisato che la lista deve essere nota solo alla SEC, vietandone la pubblicazione. Perchè?

«Credo che il timore qui sia che molti dei quattrini siano in fondi offshore», ha spiegato a Bloomberg il professor John Coffee, giurista della Columbia: «C’è il rischio che agenzie di sorveglianza estere, o creditori stranieri, possano cercare di impadronirsi del denaro se i nomi sono resi pubblici».

Un altro motivo - inconfessato - può essere di effettuare alla chetichella una spartizione di quel che resta a clienti privilegiati, a danno di altri.

Se n’è già avuto un indizio: la ebraica Yeshiva University di New York, che faceva gestire i suoi patrimoni a Madoff, ha dapprima valutato le sue perdite in 110 milioni di dollari; poi, il 30 dicembre, ha ammesso che i suoi investimeni netti ammontavano a soli 14,5 milioni, una volta depurati dai «profitti fittizi». Perché sembra che una parte consistente dei 50 miliardi perduti sia costituito da «falsi profitti», ossia da cifre non guadagnate, ma su cui i clienti accettavano di pagare le tasse: e ci si domanda perchè.

A meno che la spiegazione sia dello stesso tipo di quella data da Madoff fin dai primi momenti del suo arresto: che lui non doveva pagare le imposte in USA, perchè già le pagava in Israele; il che fa pensare che parecchi dei miliardi spariti siano anch’essi riparati nel Paese dove nulla di ebraico viene mai estradato. La Yeshiva University vanta nel suo sito di impartire ai suoi studenti ebrei, prima di ogni altra materia, superiore moralità giudaica.

In base alle norme vigenti, i truffati sono coperti fino al massimo di 500 mila dollari a testa dalla Securities Investor Protection Corp. (SIPC) una ditta formata coi contributi del mondo finanziario, e dal consorzio che sta liquidando le attività di Madoff. Ma a fronte di 50 miliardi di presunte perdite, ha disponibili 1,6 miliardi.

E i clienti che hanno vantato pretese sui cespiti residui di Madoff sono 8 mila, banche d’affari, fondi d’investimenti, università, attori (anhe Kevin Bacon), enti di beneficenza ebraici soprattutto: una lunga fila di creditori con poche speranze, già battezzata da alcuni blog «Swindler’s List» - ossia Lista del Truffatore, ma con una sarcastica allusione a «Schindler’s List», il film di Spielberg (uno dei truffati) sull’olocausto.

Si capisce dunque che il catalogo degli attivi (un’altra Swindler’s List, si può ben dire) interessi  parecchio i grandi creditori e truffati che stanno affollandosi a fare causa all’ebreo: non ultima la Bank Medici, piccola banca privata austriaca che il governo di Vienna ha dovuto nazionalizzare, perchè era rimasta pelata da Madoff. Oppure gli eredi di René Thierry Magon de Villehuchet, il finanziere francese che ha investito con Madoff 1,7 miliardi, e si è visto proporre una compensaione di 100 mila dollari, sicchè s’è tolto la vita.

Ma tra i rovinati ci sono clienti con più maniglie, che possono pretendere di più. Dalla fondazione Elie Wiesel, che aveva affidato i suoi beni a Madoff, a Carl Shapiro, magnate ebreo dell’abbigliamento femminile, nonchè una quantità di enti filantropici solo per ebrei.

Tra questi, spicca la «Chais Family Foundation», che sostiene di aver investito tutti i suoi patrimoni con Madoff. Essa «dona annualmente 12,5 milioni di dollari alle cause di Israele e dell’Est Europa», secondo la sua propria presentazione. Una delle attività della benefica Chais Foundation è stato il finanziamento di personaggi ed enti che hanno perseguitato l’ex presidente Carter e i professori Walt e Mearsheimer, autori del saggio «The Israeli Lobby», nonchè altri docenti filo-palestinesi nelle università americane. Esiste anche un Chais Family Auditorium nel Centro interdisciplinare di Herzliya, a nord di Tel Aviv: che è, guarda caso, la sede del Mossad.

Non è possibile che simili clienti non abbiano il primo posto nel recupero dei beni. Difatti sono già in corso forti pressioni sul Congresso e sul governo USA perchè dotino il SIPC di più fondi, più dei modesti 1,6 miliardi di dollari che ha per rifondere parzialmente i rovinati da Madoff. 

L’avvocato ebreo Michael Sirota, uno dei rappresentanti legali di quelle certe fondazioni, ha dichiarato: «E se la SIPC avesse bisogno di 15 miliardi per compensare le vittime, visto che la frode è più grossa del previsto? Il governo deve intervenire, com’è intervenuto per salvare il settore bancario e quello delle auto».

Insomma, i clienti di Madoff, privati (ma eletti), saranno oggetto di un «salvataggio» pagato coi soldi dei contribuenti. E lo stesso Madoff se la caverà con poco. Gli avvocati già puntano sulla insanità mentale: soffre, il vecchio signore, di «disturbo multiplo della personalità».



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