A Copertino e a tutti i lettori
17 Gennaio 2009
Il corpo di una bambina è stato divorato da cani.
Gli israeliani, in queste ultime ore e dopo aver abbondantemente
costatato la debolissima resistenza del «nemico», hanno dato un segnale
all’ONU bombardando un magazzino con centinaia di tonnellate dello
scarso cibo da distribuire; impedito alla Croce Rossa il suo storico
lavoro di soccorso; sparato un missile sull’edificio dove sono
rifugiati i media, uccidendo due giornalisti della Reuters palestinesi
(e prima hanno telefonato: siete al sicuro, non c’è pericolo); hanno
devastato ospedali, scuole, qualunque struttura che renda possibile la
vita. Hanno incenerito ambulanze. Hanno sparato bombe al fosforo e
usato altre armi vietate. Hanno violato tutte le norme umanitarie e le
convenzioni internazionali di guerra.
Ciò, Luigi, viene fatto deliberatamente; per imprimere nella carne dei
palestinesi la nozione di essere sconfitti senza speranza, onde siano
annichiliti dentro, perchè smettano persino di gemere mentre sono
massacrati.
Nel 2005, il professor Arnon Sofer, docente alla Haifa University, scrisse il programma:
«Quando 2,5 milioni vivono in una Gaza sigillata, questi diventeranno
animali anche più grossi di quanto siano oggi, con l’aiuto di un folle
Islam fondamentalista. Così, se noi (ebrei) vogliamo restare vivi,
dobbiamo uccidere, e uccidere, e uccidere. Tutto il giorno, ogni
giorno. Se non uccidiamo, cessiamo di esistere. La sola cosa che mi
preoccupa è come ottenere che i ragazzi e gli uomini che dovranno fare
questo massacro riescano a tornare a casa, alle loro famiglie, come
esseri umani normali».
Il fatto disperante è che noi parliamo troppo, mentre loro massacrano
secondo il programma. Una così enorme, inaudita tracotante brutalità
omicida ha anche questo scopo, di ammutolire.
Certo che bisogna amare gli ebrei, e precisamente perchè fanno questo.
Come dimostrano le frasi del professor Sofar (un docente!), sono
cattivi perchè sono malati; e forse sono malati perchè sono cattivi.
Ma quelli che stanno commettendo sotto i nostri occhi sono crimini
enormi, vergognosi, violano norme internazionali sottoscritte,
configurano un rifiuto della civiltà, esprimono una malvagità
intollerabile; e la prima urgente carità – nel loro interesse - è
esigere che rispondano di questi crimini, che vengano processati e
puniti.
Se a commettere queste atrocità fossero la Svezia o la Spagna, non
staremmo qui a sottilizzare, a sentirci obiettare che «Hamas tira i
razzi» e cose del genere; tutto il mondo occidentale pretenderebbe
l’apertura di un tribunale speciale; e non saremmo costretti a ripetere
che non siamo contro «gli svedesi» o «gli spagnoli», ma vogliamo solo
la punizione di atti determinati e documentati.
Con la Serbia di Milosevic, l’abbiamo fatto. Il Sudafrica, per un
apartheid che non somigliava nemmeno lontanamente a questo sterminio, è
stato sottoposto ad embargo per anni. Nessun presidente della
repubblica nè presidente della camera verrebbe a ricordarci che la
Svezia «deve pur difendersi», e nessuna Annunziata ci vieterebbe di
dire che la loro azione è «sproporzionata». L’Italia è stata accusata
in Europa per supposte discriminazioni contro gli zingari, figuriamoci.
Tutte queste cautele, tutti questi distinguo riguardosi, tutte questo
esame di coscienza cattolico («li sto forse odiando? Devo
confessarmi?») non ci sarebbero, se non si trattasse di Israele.
Ora, proprio questi «riguardi» sono quelli che incoraggiano questi
malati armati - cattivi perchè malati e malati perchè cattivi - ad
insistere nelle loro atrocità; sono certi dell’impunità perciò
continuano, e ci intimano persino di tacere, di non protestare,
altrimenti siamo «antisemiti», altrimenti «non siamo cattolici» perchè
«gli ebrei devono essere amati», e magari «Gesù era ebreo».
Così, mentre noi usiamo riguardi, altri bambini muoiono, altri sono
terrorizzati per sempre, altri feriti non possono essere portati in
ospedale, altri restano senza cibo, senza cure, senza acqua e senza
genitori.
Dunque, coi nostri riguardi, noi siamo complici di stermini e atrocità
genocide; partecipiamo alla menzogna omicida, contribuiamo a
intorbidare la verità – che è lo stesso che la giustizia.
Se tutta la comunità internazionale avesse minacciato un tribunale
internazionale, non continuerebbero a «uccidere, uccidere e uccidere».
Dunque, basta parole, ne ho la nausea. Trattiamoli come tratteremmo gli
svedesi, come abbiamo trattato i serbi o i sudafricani: e coloro che li
giustificano, siano il rabbino Di Segni o Pacifici o Fini o Napolitano,
trattiamoli, senza riguardi, da quel che sono: complici dei delitti
contro l’umanità che avvengono oggi, qui, sotto i nostri occhi.
Non vediamo che già ci hanno deformato?
Buoni cattolici, nella chiacchiera che segue ai nostri articoli, badano
a ricordarci che «Islam e cristianesimo sono antitetici»; ma qui,
perdio, si tratta di centinaia di bambini che vengono volontariamente
mutilati e bruciati da bombe atroci, di medici che vengono bersagliati
mentre corrono a soccorrere i feriti, in modo deliberato; di civili che
vengono sottoposti alla più spietata punizione collettiva, e ciò da
anni.
Si tratta di atti bestiali, contrari alla civiltà, che lasciamo
avvenire sotto i nostri occhi chiedendoci, in un talk show, se sono
«proporzionati».
I cavalieri di Malta, combattenti in Malta assediata, curavano anche i
feriti turchi e saraceni. Questo «era» il cristianesimo, questa
l’Europa; ce lo siamo dimenticato?
Sui musulmani, quei musulmani, posso dire solo una cosa: ho visto nella
trasmissione di Santoro, quel padre che aveva perso otto figli
massacrati dagli ebrei; quei poveri uomini che enumeravano parenti e
familiari uccisi. Abbiamo sentito il loro pianto disperato, e come
dicessero, di quei loro famigliari e figli, che avevano «subìto il
martirio»; abbiamo visto e sentito, nel dolore immane, quella povera
gente gridare: «Tutti i miei figli sono morti, non mi resta che Allah!».
Chiediamoci, noi «veri» cattolici, magari «tradizionalisti», noi sicuri
di avere la «vera» fede, che cosa grideremmo: Dio, lo accuseremmo, lo
bestemmieremmo, gli urleremmo in faccia: «Anche Tu mi hai abbandonato!».
E non ci verrebbe in mente di dire che i nostri figli uccisi «hanno
avuto il martirio»; ci domanderemmo il perchè, di omicidi senza ragione
e senza senso; odieremmo, ma il «martirio» no, è cosa antica, di
antichi cristiani, non di noi.
Ebbene, oggi i martiri sono lì; il circo è pieno di cadaveri lacerati,
nel loro sangue, per divertire il popolo eletto e placare le sue
angosce di colpa; e i sopravvissuti invocano Dio: «Solo Tu mi sei
rimasto!».
Questa si chiama fede, signori.
Abbiate paura, «cristiani» che vivete nella paura dei musulmani, perchè
– un tempo lo sapevamo – è questa fede che vince, mentre voi e noi,
complici, svaniremo per non aver saputo difendere, con la giustizia e
la verità, la nostra stessa civiltà.
Maurizio Blondet
(articolo pubblicato il 17 gennio 09)
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