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Badanti contro pensionati e litiga anche il sindacato
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Bologna, le proteste dei nonni raccolte da Cgil: "Siamo poveri e quelle donne se ne approfittano". Le accuse agli anziani: "Ci trattano male"

BOLOGNA: Le badanti straniere accusano gli anziani di non rispettare il contratto, di non versare i contributi. Gli anziani accusano le badanti di mentire, di approfittarsene. In mezzo c'è il sindacato, che difende le lavoratrici dell'Est e fa arrabbiare i nonni, spesso iscritti da decenni, fedelissimi della Cgil come succede a tanti in Emilia. E che non vogliono passare per padroncini sfruttatori. Una storia raccontata dalle lettere di protesta degli iscritti arrivate alla Cgil di Bologna, che segue cinquecento badanti l'anno contro gli anziani e le loro famiglie.

stor_12685655_12320.jpg Gli anziani con tessera della Cgil in tasca da una vita non ci stanno a passare come nemici: "Ma perché il mio sindacato crede alla badante e non crede a me che l'ho assunta? Io le ho dato il giusto. Perché mi considera uno sfruttatore?". C'è una guerra tra le badanti dell'Est e gli anziani. Anche dentro il sindacato, dove dall'oggi al domani un iscritto costretto ad assumere una badante dell'Est si trova sul banco degli imputati, anzi peggio: su quello dei "datori di lavoro" o "padroni".

Il problema scoppia quasi sempre quando muore la persona da assistere. Il contratto si interrompe e le badanti si rivolgono al sindacato per rivendicare i loro diritti contro la famiglia che le aveva assunte, magari in nero, magari quando erano ancora clandestine. Chiedono il conto di ore non pagate, ferie e festività non godute, Tfr, contributi non versati. Il sindacato gira il conto ai "datori di lavoro", che però sono spesso pensionati con scarsi mezzi che pensano di aver dato alle "assistenti familiari" anche troppo. Magari è vero, ma nessuno lo può dimostrare. La pratica si definisce con una conciliazione al sindacato o alla Direzione del Lavoro. Siccome non ci sono prove certe, alle badanti viene riconosciuto il 50 per cento delle pretese. Ma il tutto avviene tra le proteste.

"I pensionati iscritti al nostro sindacato si sentono traditi", ammette Ramona Campari, che l'anno scorso ha siglato per la Cgil il contratto nazionale della badanti. "Ma per quanto sia difficile considerare un anziano costretto ad assumere assistenti straniere una nostra controparte, è altrettanto vero che le straniere dobbiamo ascoltarle e aiutarle. Sono lavoratrici come tutte le altre". Un nodo difficile da sciogliere "perché non si sa a chi credere, chi può dire chi ha ragione?", ribatte Bruno Pizzica, capo della nutrita pattuglia degli iscritti pensionati tra i quali si diffonde il malumore.

Scrive Giacomo Bollini, un vecchio iscritto che aveva assunto una badante ucraina per assistere i genitori, entrambi deceduti: "Dopo il lutto, questa signora è andata alla Cgil e mi è arrivato a casa un foglio con i soldi che le spetterebbero secondo la sua versione. Poi con quello è andata da un avvocato: chiunque può andare alla Cgil, dichiarare il falso e senza testimoni richiedere ingenti somme di denaro? E così che la Cgil tutela i nostri diritti?".

Sono lettere del genere che mettono in crisi il ruolo del sindacato chiamato a tutelare contemporaneamente due gruppi in conflitto tra loro. Tempo fa, dopo una letteraccia simile, il segretario Pizzica scrisse un invito interno ai compagni "a rispettare questi iscritti che non sono solo datori di lavoro, non sono solo persone, ma parti integranti della nostra stessa storia".

Su un punto sembrano però tutti d'accordo: "Così non può continuare, questa situazione è destinata a diventare ingovernabile". Lo sostiene anche il segretario generale della Camera del Lavoro di Bologna Cesare Melloni: "È la Bossi-Fini ad aver creato questa situazione, bisogna ricreare le condizioni di un welfare moderno in cui il pubblico si deve fare carico di garantire questi delicati rapporti tra le famiglie che hanno bisogno e le donne straniere".

Fonte >  Repubblica.it


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