I Rothschild alle prese con Napoleone III
Nell’ultima puntata abbiamo visto come i Rothschild avessero subìto fortemente – dal punto di vista finanziario e sociale – il contraccolpo della Rivoluzione politica del 1848 sia in Francia sia in Austria, ove era venuto loro a mancare l’appoggio di Luigi Filippo d’Orléans e del Metternich, con i quali avevano stretto forti legami di amicizia ma soprattutto di affari, che li avevano resi un sostegno economico indispensabile per i due Paesi suddetti.
Tuttavia, la Rivoluzione aveva spazzato via, in un batter d’occhio, sia il Re francese sia il Principe austriaco e James con Salomone Rothschild si ritrovarono senza cliente, senza protettore ed esposti per di più all’ira popolare, che non dimenticava il loro passato di finanziatori del Regno francese e austriaco.
I governanti caddero sia in Francia sia in Austria, ma i banchieri – anche se dovettero momentaneamente assentarsi dalla loro sede principale (Parigi e Vienna) – seppero poi rimettere in piedi le finanze della loro Banca anche grazie all’appoggio dato loro da Lionello, che oramai aveva preso il posto di suo padre Nathan a Londra, la quale non venne neppure sfiorata dalla Rivoluzione europea del ’48.
Gli ultimi anni del Metternich
Il Principe austriaco lasciò Vienna assieme a sua moglie Melania e a suo figlio Richard, allora diciannovenne, e con i figliuoli più piccoli. Da Vienna raggiunse il Liechtenstein per salpare verso Londra, facendo scalo in Olanda e finalmente il 20 aprile giunse a Londra. Lì s’intrattenne con il Duca di Wellington (Lord Palmerston) e con Benjamin Disraeli (la Restaurazione metternichiana fu molto filoebraica come poi anche la politica di Francesco Giuseppe). Il Governo austriaco, nonostante regnasse Francesco Giuseppe, gli negò la pensione e il Metternich dovette far ricorso ad alcuni prestiti. Tutto ciò lo depresse e così chiese al nuovo Imperatore (Francesco Giuseppe, in carica dal 2 dicembre 1848) di poter far ritorno in Patria. L’Imperatore gli rispose e nell’aprile del 1851 poté ritornare in Austria, incontrò il Bismark e il Re della Prussia Federico Guglielmo. Poi divenne uno dei consiglieri privati dell’Imperatore d’Austria. Nel 1854 a causa della debolezza di salute si ritirò a vita privata. Morì a Vienna l’11 giugno del 1859.
In Francia ascende Luigi Napoleone
Egone nota che la Rivoluzione francese del 1848 ebbe un esito sorprendente. Infatti, dopo la caduta di Napoleone I (1815), la Francia aveva provato prima la Monarchia tradizionale di Carlo X di Borbone (1824–1830), poi quella illuminata di Luigi Filippo d’Orleans (1830–1848), però era rimasta delusa da entrambe.
Tuttavia, il regime radicalmente rivoluzionario del febbraio ’48 non soddisfaceva le esigenze della maggior parte dei Francesi, ancora scossi dai cattivi ricordi della Prima Repubblica (1792–1804) con la sua fase parossistica detta del Terrore (1793/94), che erano stati ravvivati dai primi moti rivoluzionari del febbraio 1848, soffocati nel sangue dal Ministro della Guerra Eugenio Cavaignac.
Il popolo francese in quei frangenti si volse con una certa nostalgia al mito di Napoleone I, il quale – nonostante la sua disastrosa fine – aveva infiammato la Francia e i Francesi pur se aveva sconvolto l’Europa.
Certamente non si poteva negare il genio di Napoleone, che aveva dato una grande gloria alla Francia, pur avendo messo sottosopra l’Europa intera dall’Inghilterra sino alla Russia. Tuttavia, in quei frangenti poco gloriosi per la Francia del febbraio 1848, i Francesi si ricordarono del loro “primo amore”.
Fu così che alle elezioni del 10 dicembre 1848 su 7 milioni e mezzo di votanti, cinque e mezzo andarono a Luigi Napoleone.
Per i Rothschild non fu una buona nuova. Infatti, essi che durante l’era napoleonica (1804–1815) avevano finanziato, a malincuore, il Corso, sùbito dopo la sua caduta erano passati al nuovo governante. Il nipote del Bonaparte (Luigi Napoleone, 1808–1873) non lo aveva certamente dimenticato e non avrebbe sostenuto la Banca Rothschild, che aveva sempre avversato in segreto Napoleone I e dopo la sua caduta aveva manifestato pubblicamente la propria inimicizia per l’Imperatore.
Questa volta, commenta Egone, eccezionalmente dopo circa cento anni «non sono stati i loro denari a spianare la via del trono al nuovo sovrano. Se, ora, verrà realmente a trovarsi a capo dello Stato un discendente di quel grande, non vi sarà da aspettarsene benevolenza e fiducia verso i membri della famiglia Rothschild» (Egone Conte Corti, La famiglia dei Rothschild, II ed., Proceno di Viterbo, Effedieffe, 2021, p. 393).
I Rothschild si trovarono nel 1848 tra Scilla e Cariddi, da una parte una Repubblica eccessivamente rivoluzionaria e socialista, dall’altra un Bonaparte. Quindi, optarono per la classica “terza via”, ossia Changarnier e Cavaignac, ma questa volta puntarono sui cavalli perdenti (“anche Omero dorme”…).
Il contrasto tra Napoleone appena eletto Presidente della Repubblica e i Rothschild non tardò a farsi sentire, anche se non si fece troppo vedere. Infatti «esteriormente, le relazioni tra Luigi Napoleone e Casa Rothschild rimangono corrette. Il Principe/Presidente considera che quella Banca è una potenza internazionale, e la sua posizione non essendo ancora molto salda, non può concedersi il lusso di crearsi i Rothschild totalmente nemici e oppositori. Tuttavia, egli finanziariamente cerca di non avere quasi nulla a che fare con la loro Banca. Tra i suoi banchieri di fiducia si trova Achille Fould, un ricco banchiere israelita, il quale non solo anticipa fondi al Principe/Presidente, ma con la sua competenza finanziaria, ne diviene intimo consigliere in tutte le questioni pecuniarie» (Egone, cit., p. 394).
Achille Fould ne approfittò per scalzare il suo rivale in denari, James Rothschild, confermando Luigi Napoleone nell’idea che una Casa come quella dei Rothschild, tanto legata ai Borboni e tanto segretamente nemica di Napoleone I, non poteva dare nessun serio e fidato appoggio al nuovo Bonaparte asceso al potere nel 1848.
Facendo così, il Fould, non solo pensava di sbalzare di sella i Rothschild, ma di rimpiazzarli definitivamente come primo banchiere d’Europa.
Fu così che Achille Fould si legò fortemente a Luigi Napoleone il quale lo nominò, non appena eletto Presidente della Repubblica, Ministro delle Finanze il 31 ottobre 1849.
James Rothschild avvertiva la pericolosità della situazione che si era creata; inoltre il Fould aveva fatto entrare in contatto Napoleone con i Pereire (acerrimi nemici dei Rothschild). Per la Banca Rothschild le cose si mettevano assai male.
La situazione politica iniziò a precipitare. Infatti, il Ministro della Guerra, Changarnier, entrò in opposizione sempre più aperta e radicale con Napoleone. Il generale Changarnier si sopravvalutava e sottovalutava Napoleone.
Ora, Changarnier era amico dei Rothschild e molti allora ritennero che tale inimicizia sempre più aperta del generale contro il Presidente fosse aizzata dai fratelli Rothschild.
Napoleone destituì il generale Changarnier e questo fu un altro duro colpo per i Rothschild.
Il 2 dicembre 1852 Napoleone fece un colpo di Stato e, sciogliendo l’Assemblea Nazionale, divenne Imperatore. I suoi avversari principali e più famosi furono circa 270 mila, ma Napoleone li fece imprigionare tutti, compresi Thiers, Cavaignac e Changarnier. I Rothschild sentivano che un cappio si stringeva sempre di più sul loro collo.
La famiglia Rothschild si sentiva triste e smarrita. Anche il Referendum dette una maggioranza schiacciante a Napoleone: 7 milioni e mezzo di voti a favore e 650 mila voti contro. Oramai la Francia voleva l’ordine e la tranquillità e l’unico che avrebbe potuto ridargliela era Luigi Napoleone.
Tuttavia «Napoleone, invece di assumere un atteggiamento di aperta opposizione a James, lo ha anche indotto a concedere un prestito a papa Pio IX, conforme alla sua politica favorevole a Roma, iniziata per cattivarsi i cattolici. Però, per non inimicarsi totalmente la potenza economica dei Rothschild, che non sottovaluta assolutamente, nel 1852 accorda un Consorzio bancario diretto da essi la costruzione della ferrovia Parigi/Lione. Tuttavia la posizione di egemonia finanziaria, che James Rothschild possedeva a Parigi, è cessata; se egli vuole reggersi, deve disporsi alla lotta, che – dato l’orientamento del nuovo governo – si presenta sin da principio ben ardua. Appena riavutasi, bene o male, dalle conseguenze della Rivoluzione del febbraio ’48, la Casa parigina dei Rothschild si trova, così, gravata di altre gravissime cure» (Egone, cit., p. 397).
Il 1849 vide la lotta accanita dei Rothschild dell’Europa continentale per conservare la potenza che avevano acquistata con circa cento anni di duro lavoro.
Invece «in Inghilterra, il predominio finanziario della Casa non ha risentito quasi affatto degli ultimi avvenimenti continentali. Là resta oggetto principale degli sforzi dei Rothschild, ben più che la situazione finanziaria, la loro ascesa nella sfera sociale, poiché l’idea dell’emancipazione sociale degli Ebrei incontra ancora un’aspra opposizione alla Camera dei Lord» (Egone, p. 398).
James, data la piega che stanno prendendo le cose in Francia, si reca a visitare i suoi fratelli a Londra e a Vienna nel 1852.
A Vienna è ricevuto addirittura da Francesco Giuseppe (in carica dal 2 dicembre 1848), che gli chiede notizie fresche sulla situazione francese e lo prega di riferire a Luigi Napoleone di essere animato da sentimenti amichevoli verso di lui. Quest’ambasciata risulta oltremodo vantaggiosa per James poiché non solo lo rende in un certo modo “porta parola” dell’Imperatore austriaco, ma gli dà anche l’occasione opportuna di interloquire, in una certa posizione di autorevolezza, con Napoleone III, che deve perciò prendere in considerazione il suo prestigio internazionale, potendo migliorare così la propria posizione, che non era del tutto favorevole a Parigi.
Invece a Vienna – dopo la fuga di Salomone, che aveva seguìto di pochi mesi quella del Metternich – la Banca Rothschild era rimasta per un po’ di tempo nell’abbandono, essendo amministrata solamente dai propri segretari e procuratori; tuttavia i Rothschild iniziarono, poco la volta e dopo aver fatto assestare alquanto la situazione politica, a far fare ad Anselmo (il figlio primogenito di Salomone) alcuni viaggi verso la capitale austriaca a partire da Francoforte.
Tuttavia, fu solamente quando Metternich nel 1851 poté finalmente ritornare in Patria dall’esilio inglese, che i Rothschild ripresero e consolidarono pienamente la loro vecchia posizione di prestigio anche a Vienna.
Egone commenta: «La ricchezza della Famiglia a Vienna è immutata, lo Stato continua ad aver bisogno dei suoi denari; l’aristocrazia riprendendo il potere si stringe attorno al trono. Si riannodano le vecchie relazioni del periodo metternichiano, troncate soltanto momentaneamente, così, in breve, anche a Vienna i Rothschild riacquistano il prestigio di prima» (cit., p. 399).
Invece, la situazione francese è molto più complessa. Infatti, quando James torna a Parigi lo attende un’amara sorpresa. I suoi avversari (specialmente i Fould e i Pereire) sono riusciti a cattivarsi completamente la fiducia e l’amicizia di Napoleone, che non s’intendeva quasi per nulla di finanza. Queste due famiglie di banchieri «osano prendere ora un’iniziativa destinata a strappare interamente di mano ai Rothschild l’egemonia finanziaria sulla Francia; essi vorrebbero creare una grande banca rivale, largamente appoggiata dallo Stato, in cui avranno parte principale i Fould, i Pereire e i loro soci minori. Il Fould seduce il suo sovrano anche con la promettente prospettiva di affrancarsi dai prestiti dei Rothschild, rimasti in cuor loro orleanisti, col collocare i prestiti direttamente e in piccoli importi presso il pubblico, sfuggendo così agli artigli dei Rothschild» (Egone, p. 399).
Luigi Napoleone si lasciò persuadere totalmente e fu così che crebbero smisuratamente le speranze dei Fould di soppiantare i Rothschild.
James corse ai ripari e cercò di mettere in guardia Napoleone, presentandogli un memoriale, nel quale esponeva tutti i pericoli di quelle novità finanziarie proposte dai Fould e dai Pereire, i quali, però, passarono al contrattacco e convinsero Napoleone che la tesi finanziaria dei Rothschild fosse frutto della loro ostilità verso il rinascere dell’Impero napoleonico. Fu così che il 20 novembre 1852 venne pubblicato il decreto di fondazione del nuovo istituto bancario dei Fould/Pereire chiamato Crédit Mobilier.
Napoleone vinse il plebiscito con 8 milioni di voti a favore contro 250 mila contrari. Il 2 dicembre fu nominato formalmente Imperatore. Le azioni del Crédit Mobilier che erano negoziate in borsa a 500 Franchi, sùbito dopo la nomina imperiale di Napoleone salirono a 1.100 Franchi per arrivare quattro giorni dopo a 1.600; James – da vecchio lupo della finanza – non si lasciò troppo impressionare, infatti il 31 dicembre la quotazione del Crédit Mobilier crollò a 875 Franchi e le sue azioni divennero uno dei valori più rischiosi della Borsa, oggetto di molteplici speculazioni.
Nella prossima puntata vedremo i Rothschild alle prese in Italia con Cavour.
d. Curzio Nitoglia
Fine Della Ventitreesima Puntata
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