Excursus di Attualità
I Rothschild in Italia
Introduzione
Sino a ora abbiamo studiato la storia della famiglia Rothschild partendo dalla sua nascita come Banca, a Francoforte, nella seconda metà del XVIII secolo per arrivare a poco prima del Primo Conflitto Mondiale, grazie alle informazioni preziose che ci ha dato Egone Conte Corti (La famiglia dei Rothschild, II ed., Proceno di Viterbo, Effedieffe, 2021), il quale ha potuto consultare i documenti originali contenuti nei fondi di molti palazzi nobiliari austriaci molto vicini alla Casa degli Asburgo, che gli hanno aperto le porte[1].
Purtroppo Egone non ha potuto andare più lontano. Perciò ci dobbiamo “contentare” di questo studio veramente basilare e fondamentale almeno sino ai primi anni del Novecento.
Per quanto riguarda le vicende ulteriori ci potremo rifare - in futuro - ad altri libri[2], che sono egualmente seri e approfonditi, ma che non dispongono della informazione documentaria di quello di Egone.
Nel presente articolo mi permetto d’interrompere la tematica abituale e di stilare un excursus di attualità, facendo notare i legami che molti dei nostri uomini politici italiani hanno avuto rapporti più o meno stretti con la Banca Rothschild.
Nella prossima puntata riprenderemo la storia dei Rothschild dove l’abbiamo lasciata, ossia nel 1866/1870…
I personaggi vicini ai Rothschild in Italia
Uno dei più conosciuti di essi è certamente Carlo De Benedetti, nato a Torino il 14 novembre 1934, naturalizzato svizzero, israelita di famiglia piemontese[3] ma di madre (Pierina Fumel[4]).
Il padre (Rodolfo) era un banchiere, che a partire dal 1935 si trasferì a vivere in un esclusivo appartamento del senatore del Regno Giovanni Agnelli nell’attuale Corso Matteotti di Torino.
La sua famiglia fu colpita dalle leggi razziali del 1938 e nel 1943 lasciò l’Italia, ottenendo asilo politico in Svizzera. Nel 1945 ritornò a Torino.
Carlo si laureò in ingegneria elettrotecnica al Politecnico di Torino nel 1958, sposò Mita Crosetti, figlia di un celebre cardiologo torinese e cominciò a lavorare nell’azienda di Famiglia di “Tubi Metallici”, fondata nel 1921 da suo padre Rodolfo.
Nel 1972 acquistò, assieme al fratello Franco (molto impegnato nel dialogo “ebraico/cristiano”), la Gilardini, una società quotata in Borsa, la quale sino a allora si era occupata di affari immobiliari e che fu trasformata dai due fratelli in holding di successo impegnata nell’industria metalmeccanica.
Nel 1974 Carlo fu nominato Presidente dell’Unione Industriali di Torino, dietro suggerimento di Giovanni e Umberto Agnelli, perché era vicino al Partito Comunista e avrebbe potuto stemperare i contrasti con il proletariato che negli anni Settanta in Italia erano assai duri.
Entrò in Massoneria nella Loggia torinese nel 1973. Il 18 marzo del 1975 fu regolarizzato come Maestro del GOI con il brevetto n. 21. 272 (cfr. A. Mola, Storia della Massoneria in Italia, Firenze-Milano, Bompiani/Giunti, 2018, pp. 612-613).
Nel 1976 fu nominato Amministratore Delegato della FIAT. Come “dote” portò con sé il 60% del capitale della Gilardini, che cedette alla Fiat in cambio di una quota azionaria del 5%.
Mentre Umberto Agnelli lasciava gli incarichi operativi della FIAT, perché eletto Senatore della DC, De Benedetti iniziò a “svecchiare” la dirigenza della FIAT torinese, mettendo al posto dei dirigenti fedeli agli Agnelli degli altri fedeli a lui, ma dopo circa sei mesi dovette lasciare la carica FIAT, essendo entrato in collisione con gli Agnelli.
Nel 1978 entrò nella “Olivetti”(di cui divenne Presidente) la quale si occupava di personal computer, fax, fotocopiatrici e stampanti. Nel 1996 a causa di una grave crisi aziendale della “Olivetti”, Carlo lasciò l’industria d’Ivrea, di cui rimase però Presidente onorario sino al 1999.
All’inizio degli anni Ottanta, pur mantenendo la sua vecchia simpatia per il PRI di Giorgio La Malfa, iniziò a istaurare un legame sempre più stretto con il PCI di Enrico Berlinguer.
Nel 1981 entrò nell’Azionariato del Banco Ambrosiano, guidato allora da Roberto Calvi. Carlo divenne Vicepresidente del Banco acquistandone il 2% del capitale; ma, dopo appena due mesi lasciò la Banca milanese che era già sull’orlo del fallimento. Tuttavia, venne accusato di aver realizzato nell’affare Ambrosiano una plusvalenza di 40 miliardi di lire e, perciò fu processato per concorso in bancarotta fraudolenta. Fu condannato in primo grado e in appello a 8 anni e 6 mesi di reclusione, ma la Cassazione annullò la duplice sentenza. Con l’avventura del Banco Ambrosiano Carlo lasciò l’imprenditoria per darsi alla speculazione finanziaria, acquistando azioni presso la Montedison.
Nel 1985 Romano Prodi (allora Presidente dell’IRI) e Carlo De Benedetti (in qualità di Presidente della Buitoni), stipularono un accordo per la vendita del 64, 36 % del pacchetto azionario di maggioranza, del capitale sociale della SME, facente parte dell’IRI; ma, l’affare fu ritardato dalla FININVEST; perciò, De Benedetti citò l’IRI davanti al tribunale di Roma; tuttavia, sia in primo o sia in secondo grado, i giudici non accolsero la tesi della Buitoni, ossia di De Benedetti. La SME fu successivamente venduta ma non in blocco. Dalla vendita separata di solo alcune delle società del Gruppo, si ricavò più del doppio rispetto a quanto offerto solo alcuni anni prima da De Benedetti.
Dopo aver tentato, inutilmente, di acquistare – assieme a Bruno Visentini, Presidente della “Olivetti” e del PRI – il “Corriere della Sera” e “Il Tempo”, nel 1987 De Benedetti entrò nell’editoria, acquistando una partecipazione rilevante della “Arnoldo Mondadori Editore” e, perciò, del gruppo “Espresso/Repubblica”. Fu così che nel 1990 ebbe inizio lo scontro frontale tra Carlo De Benedetti e Silvio Berlusconi. Nel 1991 Berlusconi divenne proprietario di Panorama e della Mondadori mentre De Bendetti di Repubblica ed Espresso. Tuttavia, la sentenza definitiva in terzo grado del 2007/2011 dette ragione a De Benedetti e condannò Berlusconi a una forte multa di risarcimento del De Benedetti.
De Benedetti ha svolto un ruolo molto importante nel centro/sinistra italiano, determinandone l’evoluzione segnata dal passaggio dal PCI al PD, soprattutto con l’elezione di Francesco Rutelli nel 2001, come Premier del centro/sinistra e successivamente di Walter Vetroni nel 2008 (ossia dell’ala “liberal” del vecchio PCI); mentre si espresse molto severamente su Massimo D’Alema e su Luigi Bersani (cioè, dell’ala piuttosto “filocomunista” dell’ex PCI).
Nel 2014 ha definito Matteo Renzi, neo Segretario del PD, un “fuoriclasse”.
Dal 2008 è membro del Consiglio di Sorveglianza della “Compagnie financière Edemond de Rothschild banque de Paris”. Insomma l’ingegnere di Ivrea è considerato anche lui “un uomo dei Rothschild”.
Infine, nel 2009 ha acquistato la cittadinanza svizzera, ricevendo pesanti accuse – da parte di alcuni quotidiani – di averlo fatto per motivi fiscali. Mel 2015 ha spostato la propria residenza anagrafica e domicilio fiscale a Sankt Moritz in Svizzera.
Insomma, egli è il tipico mecenate del socialcomunismo e della sinistra italiana, ex padrone del quotidiano “la Repubblica” e del settimanale “L’Espresso”, fa parte del “Consiglio d’Amministrazione della Banca Rothschild francese”. I rapporti tra ebraismo, finanza e comunismo intellettualoide radical/chic trovano in lui la massima espressione.
Tuttavia, vi sono altri personaggi italiani che dirigono la politica del nostro Paese “da dietro le quinte” dell’economia bancaria della casa Rothschild, come fanno attualmente Mario Monti e Mario Draghi, a partire dalla banca ebraico/statunitense Goldman & Sachs. Cambiano i cognomi ma la sostanza è la stessa[5].
Franco Bernabè è nato a Vipiteno il 18 settembre 1948. È un banchiere, dirigente d’azienda e accademico italiano.
Si è laureato nel 1973 presso l’Università degli Studi di Torino, ha lavorato come ricercatore di economia presso la “Fondazione Luigi Einaudi” di Torino dal 1973 al 1976. Dal 1975 al 1976 è stato professore di politica economica all’Università di Torino. È stato collaboratore dell’ex ministro Franco Reviglio.
Nel 1978 entrò nel dipartimento di Pianificazione di FIAT. Nel 1983 entrò nell’ENI. Nel dicembre del 1998 venne scelto come Amministratore Delegato di Telecom Italia. Quando nel 1999 la “Olivetti” di Colaninno voleva acquistare la Telecom, Bernabè si disse contrario e fuse la Telecom Italia con la “Deutsche Telekom”, ma nel maggio del medesimo anno la “Olivetti” arrivò ad acquistare il 51% delle azioni di Telecom, così nel giugno Bernabè lasciò la Telecom. Dal 2004 è stato vice presidente di “Rothschild Europe”. Nel dicembre del 2007 fu nominato Amministratore delegato di Telecom. Il 13 aprile 2011 è stato nominato Presidente Esecutivo di Telecom, ma si dimise il 3 ottobre del 2013.
Nel 2016 divenne Presidente della Commissione Italiana per l’UNESCO. Nel dicembre del 2015 fu nominato Vicepresidente dell’Istituto delle Banche Popolari Italiane, divenendone Presidente nel 2016. Il 21 luglio 2021 divenne Presidente del Consiglio d’Amministrazione di “Acciaierie d’Italia”, tra l’altro è stato anche membro dell’«Advisory Board del CFR» come pure dell’«International Council della JP Morgan», membro del Bildeberg, attualmente si trova in Rothschild Spa. La TV 7 è controllata direttamente dai Rothschild attraverso Telecom la quale è controllata da una cordata italo/spagnola composta da Mediobanca in cui Gianfranco Elia Valori ora ha rimpiazzato Enrico Cuccia (e Licio Gelli, quanto alla P2, vedi sotto), Assicurazioni Generali, Intesa San Paolo e Telefonica. Televisione, telecomunicazioni e banche sono dirette in Italia dalla finanza ebraico/statunitense e dalla massoneria italiana.
Franco Reviglio è nato a Torino il 3 febbraio del 1935, è stato un accademico e un politico.
Discende dalla famiglia dei Conti di Lezzuolo e della Venaria. Si è laureato in Giurisprudenza all’Università di Torino. Fu nominato professore nella medesima Università nel 1971 di Economia pubblica.
È stato Ministro delle Finanze (1979/1981) e Ministro del Bilancio (1992/93), nonché Presidente dell’ENI (1983/1991), favorendone la privatizzazione.
Egli ha legiferato specialmente contro l’evasione fiscale, come Ministro delle Finanze, divenendo il “padre dello scontrino”, poiché introdusse il registratore di cassa e la ricevuta fiscale. Nel 1981 propose anche l’imposta comunale sui beni immobili.
Tra i suoi collaboratori figurano Giulio Tremonti, Domenico Siniscalco, Mario Baldassarri e Franco Bernabè.
Ha fondato assieme a loro un trust che fu chiamato i “Reviglio boys”.
Dulcis in fundo è stato “Senior Advisor della Lehman Brothers” (2002/2008).
Tra i suoi libri figurano, ispirati alla dottrina dello Stato minimo di Popper e degli anarchici di destra della Scuola di Vienna di Mises, Hayek e Friedman: Meno Stato più Mercato, Milano, Mondadori, 1994; Lo Stato imperfetto, Milano, Rizzoli, 1996; Goodbye Keynes, Milano, Guerini e Associati, 2010.
Giovanni Stella, si è laureato in Giurisprudenza a Pavia, nel 1990, è stato professore all’Università Bocconi di Milano, dal 2004 al 2007 è stato “Amministratore Delegato di Rothschild Spa” per poi passare dal 2008 a Vicepresidente esecutivo e amministratore delegato di Telecom Italia Media.
Chicco Testa è nato a Bergamo il 5 gennaio del 1952, si è laureato in Filosofia presso l’Università degli Studi di Milano.
Dal 1980 al 1987 è stato Segretario Nazionale, e poi Presidente Nazionale, di Legambiente, che ha contribuito a fondare. Fu eletto alla Camera dei Deputati per due legislature nella lista del PCI. Nella XI legislatura ha proposto disegni di legge per il controllo in materia di produzione di nuove combinazioni di materiale genetico.
Dal 2010 è stato Presidente del Forum Nucleare Italiano, organizzazione favorevole alla reintroduzione dell’energia nucleare a uso pacifico in Italia. Dal 1994 al 1996 è stato Presidente del Consiglio di Amministrazione di ACEA e membro del CNEL.
Inoltre dal 1996 al 2002 divenne Presidente del Consiglio di Amministrazione di ENEL e membro del consiglio di amministrazione di WIND. Dal 2002 al 2005 è stato membro del EAB, del Gruppo Carlyle. Dal 2004 al 2012 è stato Managing Director di Rothschild Italia.
Angelo Rovati è nato a Monza il 3 dicembre del 1945 ed è morto a Milano il 19 aprile del 2013, era Senior Advisor in Rothschild Italia. È stato uno dei consiglieri di Romano Prodi.
Derek Thomas, è stato il principale organizzatore del tour europeo che lanciò Gianfranco Fini e il suo Movimento politico “Alleanza Nazionale”, ex ambasciatore inglese a Roma, ha inoltre sovrainteso agli affari italiani della Banca Rothschild. La svolta di Fiuggi partorì Alleanza Nazionale e preparò il viaggio di Fini alla City di Londra, a Wall Street di New York per giungere infine a Gerusalemme.
In un articolo apparso su La Repubblica il 14 febbraio 1995 si legge nel titolo: «Il tour europeo di Fini. Rothschild “Benedice”», poi nel corso dell’articolo ci viene spiegato che «a questo viaggio guarda con benevolenza la banca Rothschild. Il principale organizzatore del tour europeo di Fini è Sir Derek Thomas. L’ex ambasciatore inglese a Roma sovraintende agli affari italiani della Rothschild, storicamente interessata al nostro Paese».
Carlo Caracciolo è nato a Firenze il 23 ottobre del 1925 ed è morto a Roma il 15 dicembre del 2008 era il fratello maggiore di Marella Agnelli (la moglie di Giovanni Agnelli).
Si è laureato in Giurisprudenza, ha approfondito i suoi studi negli Stati Uniti d’America presso l’Università di Harward a Boston, nel 1951 fondò a Milano la Casa Editrice Etas Kompass, di cui restò Amministratore Delegato sino al 1975.
Nel 1955 partecipò alla fondazione, con Adriano Olivetti, delle Nuove Edizioni Romane. Il 2 ottobre del medesimo anno usciva la prima copia de “L’Espresso”, sotto la direzione di Arrigo Benedetti; nel 1956 Adriano Olivetti cedette gratuitamente le sue azioni a Carlo Caracciolo. Caracciolo divenne così azionista di maggioranza de “L’Espresso”, nella sua compagine azionaria entrarono anche Arrigo Benedetti ed Eugenio Scalfari, che nel 1966 divenne Direttore della rivista.
Nel 1976 dalla fusione tra la “Editoriale L’Espresso” e la “Arnoldo Mondadori Editore” nacque “La Repubblica”, di cui Caracciolo era Presidente e Amministratore delegato. Nel 1991 divenne azionista di maggioranza di “La Repubblica” e “L’Espresso” Carlo De Benedetti e Carlo Caracciolo ne fu il Presidente.
Il 26 aprile del 2006 Caracciolo lasciò la guida effettiva della sua società, passata a Carlo De Benedetti, e mantenne la Presidenza Onoraria del “Gruppo Editoriale L’Espresso”. Il 2 gennaio del 2007 acquistò il 30% del quotidiano francese “Libération”, diventandone secondo azionista dopo Edouard de Rothschild, che ne deteneva circa il 38%.
Egli è stato anche amico del card. Carlo Maria Martini di Milano e dell’allora cardinal Bergoglio; inoltre Eric Alain Rothschild aveva preso in moglie Maria Beatrice Caracciolo. Gianni e Umberto Agnelli hanno sposato le due figlie di Caracciolo e si sono imparentati prima con i Rothschild e poi con la famiglia Elkann, che ha avuto come illustre rappresentante il gran rabbino di Francia, padre del marito della figlia di Giovanni Agnelli.
Mario D’Urso è nato l’8 aprile del 1940 a Napoli ed è morto il 5 giugno del 2015 a Roma.
È stato amico personale di Gianni Agnelli, Henry Kissinger e Fausto Bertinotti. Trasferitosi da Napoli a Roma si è laureato ivi in Giurisprudenza, poi ha preso un Master presso la George Washington University. È stato “Consigliere e Amministratore delegato della Banca Kuhn Loeb / Lehman Brothers”.
Fu componente del Consiglio di Amministrazione del Gruppo Sole 24 Ore, nella veste di Amministratore indipendente non esecutivo. Dal 1990 al 1996 membro della società di consulenza Kissinger Associates. Nel 1996 senatore con L’Ulivo, poi è stato Sottosegretario al Commercio Estero nel Governo Dini.
Inoltre, si è occupato della mostra «Beatrice Caracciolo Rothschild». Egli è banchiere di prima classe e amico dei signori dell’industria (era uno dei commensali più frequenti e apprezzati dell’Avvocato Gianni Agnelli) e della finanza (è ammirato da Jacob Rothschild) e della politica statunitense (grazie ai suoi ottimi rapporti con i Kennedy). Mario d’Urso ha organizzato nella propria villa il compleanno a Fausto Bertinotti e quest’ultimo lo aveva ringraziato pubblicamente.
Ex capo della Loggia massonica P2 è stato Gianfranco Elia Valori (amico di David de Rothschild), israelita da parte di madre, figlio spirituale di Enrico Cuccia e Raffaele Mattioli, in quanto Presidente di Mediobanca.
È nato il 27 gennaio del 1940 a Meolo in provincia di Venezia da genitori toscani, è stato Presidente di Autostrade per l’Italia, della Società Meridionale di Elettricità e dell’Unione Industriali di Roma, di Sviluppo Lazio.
Suo padre (Marco) era stato compagno di scuola di Amintore Fanfani.
Ha studiato Economia e Commercio e si è trasferito a Roma. Nel 1965 entrò in RAI prima come Consulente e poi come Funzionario alle relazioni Internazionali. Fu molto vicino agli ambienti dei governi sudamericani e coltivò le relazioni con la Curia Vaticana sino a essere nominato, nel 1963, Cameriere di Cappa e Spada.
Valori seppe sfruttare al massimo nella sua carriera, grazie alla sua innegabile abilità diplomatica, i suoi contatti con l’America latina e soprattutto con l’Argentina con certi ambienti ecclesiali e soprattutto con la Massoneria.
Nel 1965 s’iscrisse alla Loggia Romagnosi del GOI, poi alla Loggia P2 di Licio Gelli.
Nel 1976 divenne Vicedirettore di “Italstrade” e strinse rapporti con alcuni dirigenti dei Servizi Segreti italiani (ad esempio, Nicola Falde, ufficiale del Servizio di Sicurezza Militare e Giuseppe Santovito, Direttore del Sismi, entrambi iscritti alla Loggia P2).
Il 28 dicembre del 2007 il giudice Luigi De Magistris, ascoltato nell’ambito delle vicende di “Why Not”, affermò che «Giancarlo Maria Valori pareva risultare ai vertici attuali della Massoneria contemporanea” e si è occupato spesso di lavori pubblici».
Egli è considerato molto vicino alle posizioni dello Stato d’Israele. Infatti, nel dicembre del 2008, come Presidente di “Israele 60”, in occasione dell’attacco d’Israele contro gli abitanti della Striscia di Gaza, egli espresse solidarietà allo Stato israeliano e condannò Hamas.
Nel 2012 ha pubblicato sulla rivista ufficiale del GOI, “Hiram” (n. 1, pp. 16-52; n. 2, pp. 23-41, due lunghi articoli intitolati “Le società dello Spirito”, auspicando una risposta benevola e unitaria, da parte della maggiori forze “spirituali”; ossia, la Chiesa romana, l’Ebraismo, l’Islam unitamente alla Massoneria, invocando il Noachismo come elemento basilare su cui fondare il Nuovo Ordine Mondiale.
Ha scritto numerosi libri sin dal 1962, tra cui, recentemente, Antisemitismo, olocausto, negazione, Milano, Mondadori, 2007; Mediterraneo tra pace e terrorismo, Milano, Rizzoli, 2008; Ben Gurion e la nascita dello Stato d’Israele, Milano, Carte scoperte, 2010; La via della Cina, Milano, Rizzoli, 2010.
Conclusione
Come si costata chi in concreto dirige il Paese non è il politicante eletto pubblicamente dal “popolo sovrano”, ma il banchiere occulto, il massone segreto, l’ebreo apolide, l’americanista globalizzatore e il comunista radical/chic, che è l’ultima ruota del carro per ingannare le masse e tenerle buone, che in ultima analisi è in stretto rapporto di “amicizia” con i Rothschild …
d. Curzio Nitoglia
Fine Della Ventisettesima Puntata
Continua
[1] Egone Conte Corti nacque ad Agram, oggi Zagabria (in Croazia), il 2 aprile del 1886 e morì il 17 settembre del 1953 a Klagenfurt in Carinzia (Austria); egli proveniva da un’antica famiglia aristocratica lombarda, che si schierò con l’Austria/Ungheria quando l’Italia fu unificata, nel 1860; suo padre e il nonno erano stati ufficiali austroungarici. Anche Egone lo fu sino al 1918, ossia alla fine della Prima Guerra Mondiale. Egli ha scritto molto sugli Asburgo e sulle grandi famiglie europee, rimase sempre e profondamente un monarchico legato agli Asburgo, sposò un’ebrea, il che gli causò dei problemi dopo l’annessione dell’Austria alla Germania nel 1938. Egone studiò all’Università di Vienna sotto la guida dello storico Heinrich Sribk. Le sue opere contengono fonti storicamente uniche: poiché varie casate illustri e nobiliari gli concessero di poter consultare i loro archivi di famiglia privati e segreti aperti apposta per lui, data la sua origine nobiliare, che poi furono chiusi di nuovo e, purtroppo, alcuni di essi andarono distrutti durante i bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale. La sua opera sui Rothschild risale al 1927-1928 e fu tradotta e pubblicata in italiano nel 1938.
[2] Cfr. J. Bouvier, I Rothschild, Roma, Editori Riuniti, Newton Compton, 1984; H. R. Lottman, I Rothschild, storia di una dinastia, Milano, Arnoldo Mondadori, 1994; P. Ratto, I Rothschild e gli Altri, Bologna, Arianna Editrice, 2015; Egone Conte Corti, La famiglia dei Rothschild, Milano, Arnoldo Mondadori, 1938; R. Chernow, I Warburg, Milano, Rizzoli, 1993; P. Ratto, I grandi alleati dei Rothschild. Rockefeller e Warburg. Le famiglie più potenti della terra, Bologna, Arianna Editrice, 2019; D. Rockefeller, La mia vita, Milano, Arnoldo Mondadori, 2002; J. Abels, I Rockefeller, Milano, Dall’Oglio, 1968; Cfr. G. De Rougemont, Lazard Frères, banquiers des deux Mondes, Parigi, Fayard, 2010.
[3] Il loro cognome ebraico è “Ben Baruch”, come ha dichiarato lui stesso a “Il Foglio” del 12 giugno 2016.
[4] Pierina Fumel nacque a Forlì il 7 febbraio 1903 e morì il 28 dicembre del 2000 a Torino. Suo antenato fu il generale Pietro Fumel (Ivrea, 1821 – Milano, 1886). Domò il “brigantaggio” in Calabria. La repressione da lui attuata fu spietata, usando i metodi più estremi, ricorrendo alla tortura, senza distinzione tra delinquenti e “briganti” filoborbonici. Le vittime dopo essere state fucilate sulla pubblica piazza, venivano decapitate e le loro teste venivano impalate come avvertimento alla popolazione. A Fagnano castello fece fucilare un centinaio di contadini inermi e non armati. Egli fu talmente eccessivo che, presero le distanze da lui, persino Nino Bixio e il deputato londinese Lord Alexander Baillie-Cochrane. Infine, allontanato dall’incarico di colonnello, si ritirò a Ivrea. Tuttavia in Calabria la situazione era di nuovo diventata critica e fu richiamato ivi, come generale, i primi di agosto del 1866. Morì a Milano l’11 agosto 1886 (cfr. R. Giraldi, Il popolo cosentino e il suo territorio, Cosenza, Pellegrini Editore, 2003; G. M. Musso, La straordinaria vita di Pietro Fumel da mercante di stoffe a Generale di carriera, Ivrea, Bolognino, 2010).
[5] Cfr. G. Turani, L’Ingegnere, Milano, Sperling & Krupfer Editori, 1988; A. Mazzucca, I potenti del denaro, Milano, Editoriale Nuova, 1983; A. Mazzucca, Penne al vetriolo, Bologna, Minerva, 2017; A. Statera, Un certo De Benedetti, Milano, Sperling & Krupfer Editori, 1984; P. Bricco, L’Olivetti dell’Ingegnere, Bologna, Il Mulino, 2014.