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Il Vero volto del cardinale agostino Bea (8)
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  Monsignor Jaeger lancia padre Bea

Passato il cosiddetto “Annus horribilis” del 1950 (Condanna del movimento ecumenista da parte del Sant’Uffizio, promulgazione dell’Enciclica Humani generis, proclamazione del Dogma dell’Assunzione di Maria Santissima in corpo e anima nel Paradiso), anche il 1951 si presentava agli occhi dei progressisti sotto auspici non favorevoli.

Tuttavia, il movimento pan/ecumenista guidato dalla Diocesi e dall’Arcivescovo di Paderborn monsignor Lorenz Jaeger,  (Halle in Sassonia, 23 settembre 1892 -  Paderborn, 1° aprile1975[1]), non si perse d’animo, anche se Paderborn era stata appena colpita da gravi lutti: il 10 febbraio 1951 era scomparso padre verbita Joseph Grendel (Mellen in Germania, 6 gennaio 1878 – 10 febbraio 1975, Città del Vaticano), consultore presso il Sant’Uffizio sin dal 1944 e lanciato dalla Diocesi di Paderborn per aiutare da dentro la Curia romana l’ecumenismo.

La morte prematura del padre verbita appena settantatreenne aveva messo l’Arcivescovo Jaeger in una situazione molto spinosa che lo spinse a cercare un altro uomo di sua fiducia che potesse accedere ed entrare nel sant’Uffizio per continuare ad aiutare il movimento ecumenista. Fu così che monsignor Jaeger si rivolse all’allora padre Augustin Bea, che allora era consultore al Sant’Uffizio ed era anche confessore di papa Pio XII e aveva già manifestato – anche se in maniera molto discreta – la sua simpatia per le aperture moderatamente “aperte” in campo liturgico ed esegetico (cfr. Saretta Marotta, Gli anni della pazienza. Bea, l’ecumenismo e il Sant’Uffizio di Pio XII, Bologna, il Mulino, 2019, p. 139).

Il 19 marzo del 1951 monsignor Jaeger si rivolse, perciò, a Bea scrivendogli una prima lettera alla quale ne seguirono molte altre.

Si discute se la successiva attività filo/ecumenista di Bea sia stata spontanea o suscitata da monsignor Jaeger.

Alcuni pensano che Bea avesse ricevuto una specie d’investitura da parte di Jaeger, che l’avrebbe lanciato come paladino del pan/ecumenismo in una posizione strategica, com’era il sant’Uffizio, dalla quale poteva fare molto per i rapporti con il Protestantesimo (soprattutto germanofono) negli ambienti vaticani che contavano.

Bea in una lettera di risposta del 24 marzo scrisse a Jaeger che raccoglieva volentieri l’eredità di padre Grendel, dal che si deduce che il ruolo “di Santo Protettore” del verbita di Paderborn a favore dell’ecumenismo in Germania era abbastanza conosciuta nel Sant’Uffizio.

Jaeger, Bea e Willebrands

Fu così che sin dal marzo/giugno del 1951 monsignor Jaeger aveva illustrato a Bea i temi che erano a lui più a cuore del pan/ecumenismo tedesco non escluso lo strascico anti/ecumenico lasciato dal Dogma dell’Assunta appena proclamato da Pio XII (1° novembre 1950).

Il 21 luglio del 1951 Jaeger fu contattato da Johannes Willebrands (Bovenkarspel in Olanda, 4 settembre 1909 – Denekamp in Olanda, 1° agosto 2006[2]), che allora era un animatore dell’associazione ecumenica SWV (Sint-Willibrord, che era nata nel 1948) della quale era diventato Presidente nel 1948. Questo ecclesiastico olandese avrebbe intessuto con l’Episcopato tedesco e particolarmente con monsignor Jaeger un’intensa collaborazione. Tuttavia, nel 1951 i contatti tra di loro non erano ancora stati avviati. Willebrands inviò a Jaeger un memorandum, intitolato “Conseil oecuménique catholique” in cui era stato abbozzato il progetto di costituzione di un organismo internazionale a pro dell’ecumenismo. Esso avrebbe dovuto fornire agli ecumenisti cattolici un dispositivo di aiuto contro le eventuali censure romane, cercando di poter avere una sponda nella Curia vaticana. Questa sponda sarebbe stata Bea.

In Francia già nel 1944 padre Yves Congar (Sedan, 13 aprile 1904 – Parigi, 22 giugno 1995[3]) aveva provato a fare qualcosa di simile. Tuttavia, il suo progetto si arenò con la Humani generis.

Invece l’iniziativa di Willebrands incassò l’assenso dell’Episcopato olandese. A questo punto Willebrands chiese a Jaeger di poterlo andare a conoscere a Paderborn, per fondare una sorta di alleanza teutonico/olandese a favore del pan/ecumenismo (cfr. Saretta Marotta, cit., p. 178-181).

Jaeger non nutriva molte speranze a causa dell’ostacolo del sant’Uffizio, che sarebbe stato ammorbidito, solamente, infiltrando in esso un loro uomo e questi fu, infine, padre Bea.

Fu così che Willebrands conobbe Bea. Bea avrebbe dovuto aggirare le resistenze di padre Sebastiaan Tromp (Beek-Ubbergen in Olanda, 16 marzo 1889 – Roma, 8 febbraio 1975[4]) e inoltre Jaeger chiese a monsignor François Charrière (Cerniat in Svizzera, 1° settembre 1893 – Friburgo, 11 luglio 1976[5]), Vescovo di Losanna-Ginevra-Friburgo, una lettera di presentazione di Willebrands a Ottaviani, mentre Jaeger stesso avrebbe sollecitato Bea.

Perciò, se il 1950 fu un “anno terribile” per i progressisti, il 1951 segnò una reazione sotterranea e nascosta che avrebbe dato i suoi frutti molti anni dopo. Invece l’ecumenismo francofono non dette molti frutti, almeno inizialmente.

A Roma Bea sembrò abbastanza interessato (cfr. S. Marotta, cit., p. 188) all’impresa e pian piano riuscì a introdurre Willebrands negli ambienti della Curia romana e soprattutto del Sant’Uffizio, non palesando le sue reali intenzioni.

Bea, molto astutamente, raccomandò a Willebrands e a Jaeger di attenersi, nelle loro relazioni filo/ecumeniche alla terminologia utilizzata dalla Documento del Sant’Uffizio del 1949, che aveva addolcito quello del 1948, pur riaffermando sostanzialmente la dottrina tradizionale, così da prevenire eventuali critiche da parte della Suprema Congregazione.

«Nell’aprile del 1952 Bea poté finalmente discutere la proposta, direttamente con Willebrands, durante il viaggio romano da questi compiuto alla fine di quel mese sino al 1° maggio» (S. Marotta, p. 190).

Tuttavia, Bea si era mostrato allora più trattenuto di quanto non si fosse palesato poco tempo prima con i suoi sodali, perché il sant’Uffizio aveva mostrato di non gradire. Egli consigliò al prelato olandese di procedere gradualmente e con i piedi di piombo (lettera di Bea, 24 aprile 1952, in Dossier, doc. I, 13, p. 540). «Ancora una volta i consigli del confessore di Pio XII – uno dei pochi a Roma a sostenere la proposta di Willebrands – si rivelarono indispensabili per il promotore olandese» (S. Marotta, p. 191).

L’incontro moderatamente filo/ecumenico fu programmato, come suggerito da Bea, dall’11 al 13 agosto del 1952 e venne ospitato nel Seminario di Friburgo, ossia nella Diocesi di monsignor François Charrière, che provvide anche a ottenere le necessarie autorizzazioni romane (cfr. Lettere di monsignor Charrière a monsignor Alfredo Ottaviani, 18 e 28 giugno 1952), senza dire che avrebbe presenziato anche padre Yves Congar, che era stato condannato dalla Enciclica Humani generis del 1950.

«Per quel che riguarda Bea, il successo del primo evento internazionale del nuovo organismo fece sì che il contatto steso con Willebrands nell’aprile del 1952 si tramutasse in uno stabile rapporto di consulenza. Di fatto, la visita al gesuita tedesco divenne per Willebrands un appuntamento irrinunciabile in occasione di ogni suo viaggio a Roma, utile a garantire un collegamento informativo con la Congregazione Suprema e ad agevolare in un certo modo la prosecuzione dell’atteggiamento di silenziosa tolleranza da parte del Dicastero romano» (S. Marotta, p. 193).

Lo stesso Willebrands ha scritto sull’Osservatore Romano, in occasione della morte di Bea: «Fin dal 1951, ho frequentato il cardinale Bea che a quell’epoca ricopriva la carica di Rettore del PIB e che era Consultore di vari Dicasteri romani tra i quali la Sacra Congregazione del Sant’Uffizio. Egli portava vivo interesse ai problemi ecumenici e quando in quegli anni mi capitava di venire a Roma per chiedere i suoi consigli, egli non rifiutava mai di ricevermi, anzi insisteva per avere la mia visita e mi diceva: “Anche se non avessi più il tempo di occuparmi di altri affari, sarò sempre a disposizione per la causa dell’unione [tra i Cristiani, ndr]”» (OR del 17 novembre 1968, Il cardinale Bea apostolo dell’unione).

Bea rimase sempre fedele alla direttiva di portare avanti il dialogo ecumenico, riparandosi dietro il paravento dell’Episcopato, che era riuscito ad ottenere dal Decreto del Sant’Uffizio del 1949. Ora, l’unico Episcopato che poteva lavorare in questo senso era quello tedesco con il referente di Paderborn e quello olandese.

d. Curzio Nitoglia

Fine Dell’Ottava Puntata

Continua



[1] Fu ordinato sacerdote il 1° aprile 1922. Il 29 maggio 1941 fu nominato Vescovo di Paderborn e fu consacrato Vescovo il 19 ottobre 1941, ove rimase in carica sino al 1974. Fu creato cardinale da Paolo VI il 22 febbraio 1965, appena 10 mesi prima della chiusura del Concilio Vaticano II (8 dicembre 1965). Morì a Paderborn all’età di 82 anni.

[2] Willebrands entrò nel Seminario di Warmond, vicino Leida, fu ordinato prete il 26 maggio 1934. Si addottorò in filosofia presso l’Angelicum di Roma, discutendo la Tesi su Henry Newman nel 1936. Tornato in Olanda fu nominato Cappellano a Amsterdam, poi professore di teologia al Seminario di Warmond, cinque anni dopo divenne Direttore del medesimo Seminario e fu il Presidente dell’Associazione ecumenista Willibrord. Il 24 giugno 1960 Giovanni XXIII lo nominò membro del Segretariato per la promozione dell’unità dei Cristiani con Bea come Direttore. Tenne vivi i rapporti con la “chiesa” anglicana e ortodossa russa, e giocò un ruolo decisivo per far partecipare gli ortodossi al Concilio Vaticano II. Durante il Concilio lavorò ai Decreti sulla S. Scrittura (“Dei Verbum”) e sull’Ecumenismo (“Unitatis redintegratio”), la Libertà religiosa (“Dignitatis humanae”) e le relazioni con le religioni non-cristiane (“Nosta aetate”). Paolo Vi lo nominò Vescovo il 4 giugno 1964. Preparò l’incontro tra Atenagora I e Paolo VI e lesse la loro Dichiarazione congiunta, il 7 dicembre 1965, con la quale Cattolici e Ortodossi si toglievano reciprocamente le scomuniche comminate nell’XI secolo. A Roma lo chiamavano “L’Olandese volante” per i suoi numerosi viaggi all’estero assieme a Bea. Dopo la morte di quest’ultimo, il 12 aprile 1969, Paolo VI lo nominò Presidente del Segretariato per la promozione dell’unità dei Cristiani e lo creò cardinale appena due settimane dopo, il 29 aprile. Il 6 dicembre 1975 succedette al cardinal Alfrink come Arcivescovo di Utrecht, pur mantenendo le redini del Segretariato per l’unione dei Cristiani. Nel 1983 dette le dimissioni da Arcivescovo di Utrecht, restando tuttavia Presidente del Segretariato sino al 12 dicembre 1989, che nel frattempo era diventato una Congregazione vaticana. Il suo posto fu occupato dal cardinal Cassidy.

[3] Fu ordinato prete il 25 luglio 1930, insegnò allo scolasticato domenicano de “Le Saulchoir”. Nel dopoguerra s’impegnò nel movimento dei “preti operai”. Assieme a Jean Daniélou e a Henry de Lubac fu uno dei padri della Nouvelle Théologie, condannata da Pio XII con l’Enciclica Humani generis del 12 agosto 1950. Il Sant’Uffizio gli proibì d’insegnare e di pubblicare articoli e libri. Nel 1960 Giovanni XXIII lo nominò Perito al Vaticano II. Fu creato cardinale da Giovanni Paolo II il 26 novembre 1994. La berretta porpora gli venne imposta a Parigi dal cardinal Willebrands perché data la sua malattia (sclerosi multipla) non poteva recarsi a Roma. Morì qualche mese dopo, il 22 giugno 1995.

[4] Entrò nella Compagnia di Gesù nel 1907, studiò filosofia e teologia dal 1908 al 1926. Si specializzò nella lingua latina. Dal 1929 insegnò teologia dogmatica alla Gregoriana. Grande studioso di san Roberto Bellarmino. Fu scelto da Pio XII nel 1935 come Consultore del Sant’Uffizio. Collaborò all’estensione materiale dell’Enciclica Humani generis assieme a padre Reginaldo Garrigou-Lagrange, fu il braccio destro del cardinale Ottaviani durante il Vaticano II, tuttavia – nonostante le sue apparenze di conservatore – cercò ma invano di far entrare nel Sant’Uffizio Karl Rahner, ma Ottaviani si oppose irrevocabilmente. Collaborò con il cardinale Michael Browne, Pietro Parente durante le prime fasi del Concilio, ma poi si avvicinò ai progressisti e persino a Hans Kung. Fu uno degli estensori materiali della “Nota explicativa previa” del Documento Lumen gentium sulla Collegialità episcopale; partecipò attivamente all’estensione della De Verbum e di Gaudium et spes. Dal 1965 al 1975 continuò a insegnare teologia dogmatica alla Gregoriana.

[5] Fu ordinato prete il 15 luglio 1917. Dal 1921 al 1923 studiò all’Angelicum a Roma, nel 1924 divenne professore al Seminario maggiore di Friburgo, fu nominato Vescovo il 24 ottobre 1945. Il 1° novembre 197°, dopo aver incoraggiato monsignor Marcel Lefebvre ad aprire un Seminario a Friburgo, riconobbe la FSSPX, ma poi nel 1976 le tolse il suo beneplacito.


 
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