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I Rothschild: una delle “grandi famiglie” che dominano il mondo
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L’inizio della risalita dei Rothschild in Francia 

Nell’ultima puntata abbiamo visto che la situazione economica della Banca Rothschild francese nel 1981 non era poi così rosea come si potrebbe credere; per cui, la nazionalizzazione, in realtà, avrebbe giovato alla Banca e avrebbe nuociuto allo Stato francese (Martine Orange, Rothschild, une banque au pouvoir, Paris, Albin Michel, 2012, p. 23-24).

Infatti «la nazionalizzazione della Banca Rothschild è stata un buon affare per gli azionisti della Banca Rothschild che erano stati espropriati assieme alla Banca. Invece, è stata un affare molto meno buono per lo Stato, che versò [oltre i 450 milioni di Franchi alla famiglia espropriata, ndr] 43miliardi di Franchi agli azionisti della Banca espropriata. Inoltre, ha dovuto aggiungere circa 10miliardi supplementari per ristrutturare delle imprese vecchie che aveva espropriato. Ora, per i vecchi azionisti della Banca, questa nazionalizzazione è stata quel disastro di cui si parlava nel 1981? Proprio no!» (M. Orange, cit., pp. 25-26).

Certamente la nazionalizzazione non ha giovato all’immagine e al prestigio esterno della famiglia Rothschild francese, ma dal punto di vista economico le cose non furono poi così catastrofiche per i Rothschild, mentre furono molto vantaggiose per gli azionisti della loro Banca.

Quello che appare chiaro da quanto detto è il fatto che l’unica famiglia che sia restata al potere economico/finanziario per oltre 250 anni è quella dei Rothschild; mentre gli storici ed economisti costatano che al massimo una famiglia può mantenere il suo primato economico per un secolo… a eccezione dei Rothschild.

Infatti, come scrive Martine Orange, «Abbiamo visto la caduta di Lehman, di Bear Stearns, di Merrill Lynch. Inoltre da circa cinquant’anni, quando David iniziava la sua carriera bancaria, sono scomparse l’una dopo l’altra Warburg, Goldman Sachs, JP Morgan, Morgan Stanley e anche Lazard. […]. Dopo parecchie generazioni, le famiglie scompaiono. Tuttavia David Rothschild può dire: “Noi Rothschild siamo l’ultima grande banca di famiglia”» (Rothschild, une banque au pouvoir, cit., p. 9).

Quello che stupisce il lettore è il fatto che, quando i funzionari dello Stato francese hanno potuto vedere i conti delle banca Rothschild che era stata espropriata nel 1981/82 «hanno capito che il ramo francese dei Rothschild aveva fatto errori su errori» (M. Orange, cit., p. 35)… incredibile, ma vero...

Prima di allora il ramo inglese dei Rothschild, diretto da Jacob, nutriva una certa ammirazione e anche una certa gelosia per quello francese, dato il tenore di vita che i cugini francesi conducevano, la loro amicizia con il presidente Pompidou, che aveva lavorato per la loro banca, la loro vicinanza con il potere e l’Eliseo, ebbene tutto ciò impressionava e molto Jacob e figli: i cugini inglesi erano sì banchieri della City, ma non avevano la vicinanza con il potere che avevano i cugini francesi (cfr. M. Orange, ivi).

Insomma, «la nazionalizzazione aveva salvato la famiglia Rothschild francese» (ivi). Per questo motivo, quando si chiedeva a David Rothschild chi avesse di più favorito la sua brillante carriera, egli rispondeva ridendo: “Il Presidente Mitterrand…” (cit., p. 36).

Sùbito dopo la nazionalizzazione David - con la tenacia tipica dei Rothschild - non si dette per vinto e cercò di ricostruire la banca di famiglia; egli fece immediatamente domanda di ricreare un istituto bancario presso la Banca di Francia e il Ministero delle Finanze, ma essa fu rifiutata senza dilazione (cit., p. 59).

Neppure Jacque Attali, vicino ai socialisti, amico di David Rothschild sin dalla loro infanzia e ascoltato consigliere del Presidente, riuscì a ottenere qualche concessione da Mitterrand per la banca Rothschild francese (cit., p. 60).

Ora, Attali era l’unico amico che David avesse nel nuovo gruppo dirigente del Socialismo francese. Quindi la casa Rothschild in Francia era totalmente isolata dal potere politico. Insomma, la situazione era veramente preoccupante, neppure Attali poteva fare qualcosa per loro.

Tuttavia «François Mitterrand era diventato il bersaglio della Comunità israelitica internazionale. A New York verso la fine del 1982 l’establishment ebraico era adirato al massimo contro Mitterrand» (cit., p. 65).

Sennonché Robert Badinter (vecchio militante del Partito Socialista Francese, più volte Ministro della Giustizia e molto amico del Presidente Mitterrand) nato nel 1928 da una famiglia di ricchi commercianti israeliti, intervenne presso Mitterrand e fu proprio allora, come ammette anche David Rothschild, che il Presidente della Repubblica “sotterrò l’ascia di guerra”.

Nel 1984 Jacques Delors, Ministro dell’Economia e delle Finanze, convocò David Rothschild al Ministero e disse a David che si sarebbe dovuta trovare una via d’uscita dall’impasse in cui ci si erano trovati. L’Eliseo stesso era d’accordo, come pure la Banca di Francia. Oramai, appena due anni dopo la nazionalizzazione, David aveva il permesso di rifondare una banca, ma per il momento non doveva comparire il nome Rothschild in pubblico; quindi sarebbe stata una banca appartenente a David Rothschild, ma non ufficialmente una banca Rothschild (cit., p. 66). Certamente la famiglia non ne era pienamente soddisfatta.

Tuttavia nell’ottobre del 1986 il veto che colpiva la famiglia Rothschild francese venne accantonato definitivamente e David poté chiamare pubblicamente la sua banca “Rothschild & Associati”. Uno degli artefici di quest’ultimo sdoganamento fu Edouard Balladur, che assieme a Chirac dette vita alla rimonta del Liberismo francese, il quale attorno alla fine degli anni Ottanta scalzò i Socialisti dal potere.

Oramai i Rothschild in Francia erano tornati nella stanza dei bottoni e avevano terminato la loro quarantena nella quale li aveva collocati Mitterrand che dal 1995 cessò di essere Presidente della Repubblica; iniziava così la “grande rivoluzione liberista” un po’ in tutto il mondo.

A questa rivoluzione liberal/conservatrice lavorarono non solo i politici (Chirac, Balladur, Sarkozy, Reagan, Thatcher, Berlusconi) ma anche i banchieri e per primi tra loro i Rothschild.

Il Ministro Balladur non si fermò lì. Egli continuò ad aiutare i Rothschild francesi, facendo ottenere loro - nel 1986 - di poter rappresentare, in quanto “Banca Rothschild & Associati”, lo Stato francese nell’affare della privatizzazione di Paribas, che era la compagnia finanziaria più prestigiosa di tutta la Francia e la più potente almeno in quegli anni (cit., p. 73).

Oramai il Liberismo francese aveva soppiantato radicalmente la politica economica del Socialismo mitterrandiano; alle nazionalizzazioni subentravano le privatizzazioni e i Rothschild furono chiamati da Balladur e Chirac a privatizzare il privatizzabile e, così, anche a riassestare le finanze della loro banca che iniziava la rimonta (cit., p. 75).

Naturalmente se Mitterrand aveva sostenuto la banca Lazard, perché filosocialista e affossato la banca Rothschild perché filoliberale, ora Balladur e Chirac sostenevano i Rothschild e sfavorivano i Lazard.

Inoltre il gruppo Lazard (il principale antagonista dei Rothschild francesi), era stato fondato da quattro fratelli israeliti, emigrati dalla Lorena negli Stati Uniti (Nuova Orléans), che si erano poi installati a San Francisco nel 1848 e avevano partecipato allo sfruttamento delle miniere d’oro in California. Infine, si trasferirono a New York nel 1880, come banca specializzata nel commercio dell’oro, mantenendo sempre una succursale a Parigi.

Al contrario dei Lazard, i Rothschild francesi non si erano adattati al clima americano, quando sùbito dopo il 1981 con Guy avevano tentato la fortuna nel “Nuovo Mondo” e avevano preferito, con David, restare in Francia malgrado il clima loro sfavorevole che il Socialismo aveva portato nel loro Paese.

«I metodi brutali del capitalismo americano non erano amati dai Rothschild francesi, perciò non riuscirono ad acclimatarsi all’ambiente finanziario statunitense, molto lontano dalla cultura latina» (cit., p. 77).

Infine con il 1986 la banca Rothschild aveva sormontato la rude prova, con eleganza e discrezione, ma non aveva ancora riacquistato il primato finanziario in Francia. Restava la banca Lazard a sbarrarle la strada; tuttavia la nazionalizzazione del 1982 «le aveva permesso di stringere legami con un mondo finanziario che prima le era ancora sconosciuto» (cit., p. 79).

Martine Orange ci dice che una delle qualità di David Rothschild fu quella di assumere nella sua banca delle persone anche più intelligenti di lui da un punto di vista lavorativo, ma che dovevano lavorare nelle sua banca sotto di lui, che ne era pur sempre il proprietario. Egli non aveva paura di collaboratori corretti molto capaci e intelligenti, anche più di lui, purché fossero onesti e fedeli. In effetti, questa è una caratteristica che spesso manca a molti leader e che li porta a circondarsi di mezze figure per allontanare quelle più lucide, ma con un grave pregiudizio per lo Stato o l’impresa che dirigono, che così vengono private delle loro eventuali risorse migliori.

David ha sempre riconosciuto che la sua banca «aveva bisogno di persone molto intelligenti, creative e riflessive. Tuttavia, anche se i suoi dipendenti potessero essere più intelligenti di lui, egli non si sarebbe sentito in competizione con essi, poiché lui sarebbe restato sempre il proprietario della banca e loro i salariati. David non aveva la vocazione di consigliare i suoi clienti, come fanno i “bancari”; no, egli era il “banchiere”, il capo della banca, colui che dà la linea di condotta a tutta l’impresa che possiede, l’arbitro supremo di ogni scelta definitiva, il quale sa valersi del consiglio prudente dei suoi subordinati. Egli permette a ciascuno di dilatare le sue capacità, ma sempre nel quadro della subordinazione gerarchica tra dipendente e proprietario, tra “bancario” e “banchiere”, però sempre nel fine del beneficio di tutta la banca; quindi dei dipendenti come del proprietario» (cit., p. 83).

Quest’attitudine comune ai Rothschild ha fatto senz’altro di essi la potenza che ha saputo restare al potere finanziario per 250 anni a differenza delle altre famiglie di banchieri, che sono scomparse dopo un centinaio d’anni.

Nella prossima puntata vedremo la storia delle grandi famiglie di banchieri (in cui ci siamo imbattuti sopra) che ebbero a che fare con i Rothschild per continuare, poi, a studiare l’itinerario che imboccò David per ridare alla sua banca il primato economico/finanziario in Francia.

d. Curzio Nitoglia

Fine Della Trentottesima Puntata

Continua


 
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