Introduzione
Cerco, nel presente articolo, di compendiare la dottrina cattolica sui rapporti tra Giudaismo (mosaico, talmudico) e Cristianesimo.
Mi accingo a rendere accessibile a tutti i lettori, la dottrina cattolica tradizionale su questo tema, che oggi (da Giovanni XXIII sino a papa Bergoglio) è molto dibattuto e assai mal presentato soprattutto in ambiente ecclesiale, specialmente a partire dalla Dichiarazione Nostra aetate del Concilio Vaticano II (28 ottobre 1965), la quale ha giudaizzato quasi completamente la mentalità dei Cristiani contemporanei.
Inizio con San Tommaso d’Aquino che ha riassunto, meglio di ogni altro, la dottrina della S. Scrittura, della Tradizione apostolica e patristica, del Magistero ecclesiastico sul rapporto tra Giudaismo e Cristianesimo e ne ha dato una spiegazione teologica, mediante sillogismi, spiegazione che soddisfa tutte le domande e le obiezioni che ci si possa porre su questo tema; precisa i termini, rende più chiara e sicura la Teologia patristica grazie al metodo della Teologia scolastica e ci mette in guardia contro “il pericolo dell’ora presente”: la giudaizzazione cabalistico/talmudista del Cristianesimo[1].
Corpo dell’articolo
S. Tommaso d’Aquino, il “Dottore Ufficiale o Comune” della Chiesa, nella Somma Teologica (I sezione - II parte, questioni 98-108) tratta il tema della “Legge di Mosè” (I sezione - II parte, questioni 98-105); poi quello della “Legge Nuova” (I sezione – II parte, questione 106 e 108) ed anche del “Confronto tra la Legge Antica e la Legge Nuova” (I sezione - II parte, questione 107).
Per quanto riguarda la “Legge di Mosè” (I sezione – II parte, questione 98) egli insegna che “la Legge di Mosè era imperfetta ma buona, poiché conforme alla retta ragione e alla Legge naturale” (I sezione - II parte, q. 98, articolo 1); “la Legge Antica fu data da Dio tramite il ministero degli Angeli, (cfr. S. Paolo, Gal., III, 19; Ebr., I, 2; II, 2; Atti, VII, 53; S. Gregorio I, Moralia, Pref., 1; S. Agostino, Super Genes., XII, 27; In Exod., 33, 11[2]), poiché Dio stesso, con l’Avvento di Gesù, avrebbe poi dato, direttamente e senza intermediari, la Legge Nuova e perfetta” (I-II, q. 98, a. 3); la “Legge Antica doveva essere data prima solo al popolo ebraico, poiché da quel popolo doveva nascere il Messia per pura misericordia di Dio e senza alcun merito da parte sua” (I-II, q. 98, a. 4).
Quanto ai “Precetti morali della Legge Antica”, che riguardano la Legge naturale (I sezione - II parte, q. 100), l’Aquinate scrive che “la Legge Antica, essendo data ad un popolo simile ad un bambino che deve ancora crescere, cioè passare dalla Vecchia alla Nuova Alleanza, aveva una ricompensa o un castigo temporale e non spirituale come la Legge Nuova” (I-II, q. 100, articolo 7).
Sui “Precetti cerimoniali”, che riguardano il culto divino del Vecchio Testamento (I sezione - II parte, questione 101), S. Tommaso afferma che essi “erano figurativi di Cristo, ossia erano ombre della Realtà, che ci conduce in Cielo” (I-II, q. 101, articolo 2).
Circa le “Cause dei Precetti cerimoniali” dell’Antico Patto (I sezione – II parte, questione 102) osserva che “la causa finale era quella di raffigurare il Messia venturo, Gesù Cristo” (I-II, q. 102, articolo 2); inoltre “il fine delle cerimonie sacrificali, svolte nel Tempio di Gerusalemme, in senso letterale, era quello di innalzare le menti dei fedeli a Dio e, in senso figurativo, di adombrare la Passione di Cristo” (I-II, q. 102, a. 3).
A riguardo della “Durata dei Precetti cerimoniali” della Vecchia Alleanza (I sezione – II parte, questione 103), l’Angelico spiega che “le Cerimonie del Vecchio Testamento direttamente purificavano solo dalle impurità corporali; invece per purificare dal peccato avevano bisogno della Virtù di Cristo venturo” (I-II, q. 103, articolo 2); perciò “esse cessarono di aver valore con la morte di Cristo, con la quale cessò la Vecchia Legge ed iniziò la Nuova ed Eterna Alleanza” (I-II, q. 103, a. 3); dunque “esse non si possono osservare dopo la morte di Cristo senza peccato, poiché sarebbero in tal caso una professione di fede falsa nel Messia non venuto in Cristo, ma ancora da venire, come insegna il Talmud” (I-II, q. 103, a. 4).
Trattando la “Legge sociale” mosaica, che riguarda la vita politica del popolo giudaico del Vecchio Testamento (I sezione – II parte, questione 104), S. Tommaso scrive che “i Precetti della Legge sociale di Mosè, direttamente, erano ordinati a stabilire la giustizia nel vivere civile in società; ma indirettamente, erano figurativi di Cristo, perché tutto lo stato del popolo ebraico era una preparazione a Cristo” (I-II, q. 104, articolo 2); e siccome “i Precetti sociali mosaici erano prefigurativi di Cristo, persero vigore con la venuta e la morte di Cristo” (I-II, q. 104, a. 3).
Poi l’Angelico passa a trattare il tema del “Nuovo Testamento o Legge evangelica” (I sezione - II parte, questione 106) e spiega che “non conveniva che la Legge evangelica della Nuova Alleanza fosse data sin dall’inizio del mondo, perché essendo Legge perfetta, doveva essere preceduta dalla Legge imperfetta del Vecchio Patto” (I-II, q. 106, articolo 3) e siccome “la Legge Nuova è perfetta, non ha bisogno di essere perfezionata (come diceva Gioacchino da Fiore), ma durerà immutata quanto alla sostanza sino alla fine del mondo. Infatti, essa è opera del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo; perciò non ci sarà una terza era dello Spirito Santo o Nuovissima Alleanza, che perfezionerà la Nuova Alleanza come questa ha perfezionato l’Antica” (I-II, q. 106, a. 4).
Quindi, l’Aquinate fa un “Confronto tra la Legge Nuova e la Legge Vecchia” (I sezione – II parte, questione 107).
Inoltre, l’Angelico spiega che “la Legge Nuova è Legge di perfezione e di amore che completa il timore. Perciò, è diversa dalla Legge Vecchia che è Legge imperfetta, di timore e di preparazione a Cristo o alla Legge Nuova. Tuttavia, entrambe le Leggi hanno come fine Dio” (I-II, q. 107, articolo 1).
Inoltre la “Legge Nuova compie, perfeziona e attua la Vecchia perché dà in atto quanto la prima prometteva o conteneva in potenza, dando in atto la Redenzione del Messia-Gesù Cristo, Colui che completò la Vecchia Legge spiegandone il significato, precisando e perfezionando i Precetti puramente esterni (5°, 6° e 7° Comandamento) con obblighi interni (perfezionati dall’amore del prossimo, dal 9° e 10° Comandamento) e aggiunse anche i tre Consigli per aiutare a vivere meglio e più intensamente i Comandamenti. Quindi anche il Decalogo di Mosè, dato nell’Esodo e nel Deuteronomio, è stato perfezionato da quello dato da Cristo nel Vangelo” (I-II, q. 107, a. 2).
S. Tommaso spiega che “la Legge Nuova era contenuta nella Legge Vecchia poiché vi era in potenza, come l’albero nel seme o l’uomo nel bambino, essendo la prima la perfezione della seconda” (I-II, q. 107, a. 3).
Infine l’Angelico affronta il problema dei “Precetti della Legge Nuova” (I sezione - II parte, questione 108, articolo 4) e insegna che “la Legge di Gesù ha liberato l’uomo dalla farragine dei Precetti cerimoniali e giudiziali della Legge Antica, perciò è detta Legge di libertà”.
La storia della Chiesa primitiva (I-II secolo) è assai istruttiva e sfata i miti neo/modernisti della Chiesa carismatica pre/costantiniana contrapposta a quella gerarchica post/costantiniana, che avrebbe soffocato lo Spirito del Vangelo di Gesù e dei primi Cristiani (Apostoli, Discepoli e semplici fedeli). Quindi è molto utile conoscerla, anche se è un po’ difficile da presentare e da approfondire.
Attualità e importanza della “Somma Teologica”
Qui finisce la “parte più teologica della Somma Teologica, poiché tratta della questione eminentemente dogmatica dei rapporti tra il Vecchio Testamento e il Nuovo Testamento” (padre Ceslao Pera), la quale è evidentemente in opposizione di contraddizione con la neo/teologia giudaizzante del Vaticano II da Giovanni XXIII sino a Francesco e Benedetto XVI “papa-emerito”. San Tommaso d’Aquino è il Dottore Comune o Ufficiale della Chiesa, la sua dottrina è quella della Chiesa ed essa è totalmente difforme da quella esposta da papa Roncalli sino a papa Bergoglio e papa Ratzinger.
Infatti, per l’Aquinate “con la morte di Cristo cessò la Vecchia Legge e iniziò la Nuova ed Eterna Alleanza” (Somma Teologica, I-II, q. 103, a. 3), dunque le Cerimonie dell’Antico Patto “non si possono osservare dopo la morte di Cristo senza peccato, poiché sarebbero una professione di fede falsa nel Messia non già venuto in Cristo, ma ancora da venire” (I-II, q. 103, a. 4). Inoltre “la Legge Nuova essendo Legge perfetta, doveva essere preceduta dalla Legge imperfetta del Vecchio Patto” (I-II, q. 106, a. 3) e siccome “la Legge Nuova è perfetta, non ha bisogno di essere perfezionata” (I-II, q. 106, a. 4). Infatti, “la Legge Nuova è Legge di perfezione. Dunque è diversa dalla Legge Vecchia, che è Legge imperfetta o di preparazione a Cristo” (I-II, q. 107, a. 1); insomma la “Legge Nuova compie, perfezione e attua la Vecchia perché dà in atto quanto la prima prometteva o conteneva in potenza, dando in atto la Redenzione del Messia-Gesù Cristo” (I-II, q. 107, a. 2). Quindi, non è vero che “l’Antica Alleanza non è stata mai revocata” (Giovanni Paolo II, Magonza, 17 novembre 1980) e neppure che “gli Ebrei sono Fratelli Maggiori dei Cristiani nella fede di Abramo” (Giovanni Paolo II, Roma, 13 aprile e 31 dicembre 1986); anzi è vero tutto il contrario.
d. Curzio Nitoglia
[1] Cfr. J. Mienvielle, Dalla Càbala al Progressismo, Proceno – Viterbo, Effedieffe, 2019.
[2] Dio parlò a Mosè sul Sinai tramite un Angelo, dandogli voce. Invece, Gesù Cristo dette direttamente la Legge Nuova agli Apostoli e ai fedeli.