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Il Jerusalem Post esulta per Fiamma Nirenstein
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I voti degli  italiani residenti  in Israele (73.3 per cento al Pdl, 19.9 al Pd, 3.8 al Ps di Boselli e 2.8 all'Udc di Casini) non lasciano dubbi rispetto alle simpatie del popolo dello stato ebraico. E i giornali, da Haaretz al Jerusalem Post, passando per Yedioth Aronoth, salutano con entusiasmo il ritorno di Silvio Berlusconi al governo e, con lui, la fine di un incubo chiamato Massimo D’Alema. Un incubo fatto di “equivicinanze” mai chiarite e con il contorno di passeggiate a Beirut a braccetto con ministri hezbollah.

Come se non bastasse, la scelta del Cav. di portare Fiamma Nirenstein in Parlamento ieri è stata accolta come un’ulteriore “mossa vincente” dal Jerusalem Post che letteralmente scrive: “Tra gli effetti collaterali delle elezioni italiane di lunedì scorso che hanno portato il magnate Silvio Berlusconi al potere come premier per la terza volta, dopo appena due anni di governo di Romano Prodi, c’è un evento inatteso: anche Fiamma Nirenstein, giornalista ebrea, esperta di terrorismo globale e autrice di libri di successo, farà parte del nuovo parlamento”. Inizia così il lungo articolo di Ruthie Bloom pubblicato nella pagina di apertura, anche su internet, della sezione esteri del Post.

Nel servizio si dà atto che è la prima volta che una persona che parla l’ebraico correntemente siede nei più altri scranni della rappresentanza politica italiana. E che questa cosa è stata possibile proprio grazie alla decisione di Silvio Berlusconi di candidare la Nirenstein, che è anche una delle persone più autorevoli del board della Fondazione Magna Carta, al numero 4 delle liste della Liguria per la Camera dei deputati. La cosa viene ovviamente salutata come primo sintomo del rinnovato rapporto tra l’Italia e lo stato ebraico. Così come viene sottolineata con grande favore la circostanza che il primo viaggio di stato che Berlusconi farà sarà proprio a Gerusalemme. Il Jerusalem Post fa poi il cursus honorum della Nirenstein ricordando la sua esperienza al quotidiano torinese “La Stampa” come inviato in Medio Oriente e il suo recente passaggio a “Il Giornale” di Silvio Berlusconi.

Della Nirenstein al Post piace anche ricordare il titolo dell’ultimo best seller, “Israele siamo noi”, che ha contribuito non poco alla diffusione di un’informazione e di un’immagine corretta di Israele e del suo esercito nella opinione pubblica mondiale. Il Post ha anche rivolto alla Nirenstein alcune domande sul senso della propria candidatura, non omettendo di citare gli attacchi antisemiti da lei subiti negli anni in Italia, da parte della sinistra estrema legata pregiudizialmente alla causa rivoluzionaria palestinese, da ultimo anche la famigerata vignetta di Vauro sul “Il Manifesto” in cui la giornalista era dipinta come una specie di mostro Frankenstein con la stella di Davide e il fascio littorio. Sulla falsariga di chi equipara la stella di Davide alla svastica negli striscioni delle manifestazioni dei no global.

La Nirenstein ha affermato che “questa visione del mondo pro America e pro Israele è connessa con una identificazione forte di una parte largamente maggioritaria nel popolo italiano che divide con questi due paesi gli stessi valori di libertà e democrazia”.

Inoltre la Nirenstein focalizza il successo di Berlusconi anche sul fatto che un’immigrazione massiccia e non regolata in Italia di clandestini, la maggior parte dei quali provenienti dal mondo islamico, avrebbe ingenerato nella gente comune grande preoccupazione”.

“C’è una sorta di desiderio di restaurare il senso di identità – ha detto la Nirenstein al Post – che gli italiani sentono essere stato compromesso  dall’influsso di altre culture, soprattutto quella islamica”. Infine un accenno al risorgere dell’antisemitismo in Europa specie negli ambienti della cosiddetta sinistra radicale, che in tante manifestazioni di piazza si è alleata con i fanatici islamici presenti anche in Italia soprattutto tra i clandestini di cui sopra. Una diagnosi che corrisponde a quella degli elettori che hanno cacciato dal parlamento i partiti di estrema sinistra, ma anche di estrema destra, punendo con il voto chi ha marciato dietro le bandiere bruciate di Israele e dell’America.

Ma del caso della elezione di Fiamma al parlamento italiano, oggi si è occupato anche il New York Sun, quotidiano che vede la Nirenstein come editorialista. Anche il Sun ha ricordato la vignetta “antisemita” di Vauro nonché i coraggiosi reportage della giornalista italiana da Gaza e dal West Bank. Reportage con cui la Nirenstein ha fatto conoscere, al contrario di tanti altri giornalisti “embedded” nei territori palestinesi e molto prima dell’11 settembre 2001, di che lacrime e di che sangue grondasse la propaganda dell’odio antioccidentale alla base del terrorismo islamico.

Dimitri Buffa

Fonte >
    L'occidentale.it



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