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Israele e le sue proprieta’ americane
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La prova di Charles Freeman ed il declino della potenza americana

Non credo che il NIC avrebbe potuto lavorare efficacemente mentre il suo presidente fosse stato bersaglio costante di persone senza scrupoli con una lealtà appassionata agli scopi della fazione politica di un Paese straniero”.
“Le tattiche della Lobby Israeliana pescano nelle profondità del disonore e dell'indecenza, ed includono la distruzione della credibilità, la citazione erronea selettiva, la volontaria alterazione del passato, la fabbricazione di menzogne, ed un totale disprezzo della verità. Lo scopo di questa Lobby è il controllo del processo politico attraverso l'esercizio di un veto sulla nomina di persone che mettono in discussione la saggezza delle loro prospettive, la sostituzione della capacità di analisi col "politicamente corretto", e l'esclusione di tutte le scelte in potere degli Americani e del loro governo che non siano quelle di cui essa stessa è fautrice.

C'è una particolare ironia nell'essere ingiustamente accusato di inopportuna attenzione alle opinioni di governi e società straniere da un gruppo così chiaramente intento a rafforzare l'adesione alle politiche di un governo straniero, il governo di Israele in questo caso. Io credo che l'impossibilità per l'opinione pubblica americana di discutere, o del governo stesso di considerare, qualunque opzione politica nel Medio Oriente osteggiata dalle forze politiche al governo in Israele, ha consentito a quelle stesse forze di adottare e sostenere politiche che, in definitiva, minacciano l'esistenza di quello Stato. Ma a nessuno all'interno degli Stati Uniti è permesso dirlo. Questa non è soltanto una tragedia per gli Israeliani e i loro vicini mediorientali; questo sta procurando danni sempre crescenti alla sicurezza nazionale americana”.

(Freeman rinuncia alla carica al National Intelligence Council e attacca la lobby israeliana, EFFEDIEFFE.COM)

Molti conservatori provano un piacere compensativo  nello status di superpotenza dell’America. L’ostentazione del potere  americano da parte di Bush è una delle ragioni per cui i conservatori non si sono neanche accorti dell’adozione di misure da stato di polizia e di guerre malamente concepite. I conservatori erano talmente estasiati da Bush che faceva il dito medio alle Nazioni Unite, alla comunità internazionale e specialmente alla Francia, un Paese che essi disprezzano da quando Charles De Gaulle si è rifiutato di andar dietro all’America, che non hanno più prestato attenzione all’assalto di Bush alle libertà civili e alla contemporanea dissipazione della reputazione americana.

Mi domando quanto ancora i conservatori se la tireranno, ora che gli “sconfitti” Talebani negano all’unica superpotenza la strada per i rifornimenti alle truppe in Afghanistan che passa per lo snodo Peshawar-Khyber Pass. Gli Stati Uniti sono dovuti andare a mendicare dai Russi un passaggio attraverso il loro territorio, e gli è stato detto che da lì non devono transitare munizioni. I Russi potrebbero cambiare idea, se Obama ripudiasse la decisione di Bush di istallare uno scudo anti-missile proprio negli Stati fantoccio di Polonia e Repubblica Ceca.

Il governo polacco è preoccupato di non ripetere l’errore commesso durante la Seconda Guerra Mondiale, quando affidò le sue sorti nelle mani di un protettore lontano, invece di schierarsi con la potenza militare ai suoi confini, ed ha ammonito Washington a non fare passi indietro sullo scudo. La Polonia si aggrappa disperata alla garanzia di Bush di una guerra nucleare a sua eventuale difesa, come se settant’anni fa i colonnelli polacchi avessero potuto permettersi di pestare i piedi a Hitler, solo perché l’Inghilterra aveva fatto loro una promessa.

L’Iraq è un’altra fonte di imbarazzo per i conservatori, con gli Sciiti alleati dell’Iran, e non della superpotenza, che dettano le condizioni per il ritiro. Gli Stati Uniti restano in Iraq solo in qualità di capro espiatorio per gli Sciiti al governo.

Ma ciò che realmente mette fuori gioco i conservatori è la constatazione che la superpotenza è una proprietà della Lobby d’Israele.

L’amministrazione di Obama, a dispetto della decisiva vittoria elettorale alle elezioni dello scorso novembre, ha dimostrato che alla superpotenza non è concesso di  nominare in autonomia il Presidente del National Intelligence Council. La candidatura di Charles Freeman, figura autorevole e indipendente, già ambasciatore e Vice-segretario alla Difesa, è stata bloccata da Steve Rosen , un ex funzionario dell’American Israel Pubblic Affaire Committee (AIPAC), attualmente a giudizio come spia israeliana, più una manciata di ebrei americana neocon strettamente aderenti al governo di destra israeliano.

Come possono gli Stati Uniti rappresentare una superpotenza se non sono neanche in grado di nominare un funzionario alla Sicurezza Nazionale  senza l’approvazione della destra al governo in Israele e dei suoi agenti americani?

I conservatori obietteranno, naturalmente, che Israele è “l’unica democrazia del Medio Oriente”. La questione se Israele o, per dirla tutta, l’America stessa sia una democrazia, non è il punto. Il punto è che Israele ha dimostrato che può controllare non solo la politica estera americana ma anche la sua politica di intelligence.

Giovedì scorso il Padrone dell’America ha inviato il capo di stato maggiore delle Forze di Difesa Israeliane, dall’America finanziate e rifornite, il Generale Ghabi Ashkenazi, a colloquio col Presidente Obama, l’Ammiraglio Mike Mullen, che è a capo del US Joint Chiefs of Staff, il Generale James Jones, Consigliere per la Sicurezza Nazionale, e Tennis Ross, l’inviato speciale del Dipartimento di Stato americano per il Golfo Persico e l’Asia sud-occidentale.

Il quotidiano israeliano Haaretz riporta che Ashkenazi incontrerà “i più importanti giornalisti americani e i leaders dell’AIPAC, la lobby americana a favore di Israele.”.

Il Generale parteciperà anche “in qualità di ospite d’onore all’incontro annuale dei Sostenitori delle Forze di Difesa Israeliane (IDF) che si terrà a New York, e per l’occasione parlerà ai partecipanti.

Inoltre parlerà con l’ex Segretario di Stato Henry Kissinger “così come con i rappresentanti della Federazione degli Ebrei di New York”.

La ragione ufficiale della visita di Ashkenazi è di mettere in guardia l’America sulla minaccia che l’Iran rappresenta nei suoi confronti. In verità, il generale è venuto per attizzare l’idea di un attacco americano all’Iran.

Il complesso della sicurezza militar-industriale gioirà all’apertura dell’ennesimo fronte nella “guerra al terrorismo”. Le industrie produttrici di armi hanno un disperato bisogno di rimpiazzare il fronte iracheno. Il “nostro” governo a Washington ha un altrettanto disperato bisogno di nuove ragioni per sopprimere le libertà civili americane. Gli infidi repubblicani di Bush e i democratici che gli reggono il gioco hanno bisogno di giustificare il coinvolgimento dell’America in altre guerre illegali da trilioni di dollari.  I neo conservatori vanno alla disperata ricerca di un fondamento logico alle bugie raccontate per cominciare quelle che sperano rivelarsi guerre di lungo termine in Medio Oriente. I folli mirano persino a rovesciare l’Arabia Saudita, uno dei più generosi creditori degli Stati Uniti.

I conservatori accoglieranno questi sviluppi a braccia aperte. L’America avrà l’opportunità di riscattarsi. Può ancora provare di essere una superpotenza conquistando l’Iran e l’Afghanistan. Una volta ottenute queste vittorie, Israele potrà distruggere Hamas ed Hezbollah, ed il Nuovo Israele procederà ad incorporare la Palestina ed il sud del Libano.

Mentre i conservatori sognano ad occhi aperti, il Premier cinese Wen Jiabao ha espresso lo scorso venerdì 13 marzo il suo timore che i buoni del Tesoro americano non siano garantiti e che  gli investimenti del suo Paese, pari a 1 trilione di dollari, a sostegno del debito americano siano messi a rischio. Le parole del premier Wen sono state “Abbiamo prestato un enorme quantità di denaro agli Stati Uniti. E’ chiaro che siamo interessati alla sicurezza dei nostri investimenti.  Francamente, sono un po’ preoccupato”.

Non ci resta che opporre alla preoccupazione di Wen l’ottimismo della Casa Bianca  e quello che rimane di Wall Street.

Poi però esercitiamo l’indipendenza di giudizio di Charles Freeman e proviamo a risponderci: l’America è ancora una superpotenza o è una nazione in rapido declino, annientata da guerre gratuite e da banche criminali e prive di scrupoli?

Paul Craig Roberts è stato Vice Segretario del Tesoro durante l’amministrazione Reagan. E’ co-autore de “La Tirannia delle Buone Intenzioni”. Può essere contattato a PaulCraigRoberts@yahoo.com

Traduzione per EFFEDIEFFE.com a cura di Milena Spigaglia


Fonte >  VDARE | Mar 17

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