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Ledeen: Di Pietro cenò da me. E Luttwak: fu mio ospite
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Di Pietro culo e camicia con la CIA?

Lo storico e il politologo: lo invitammo perché era una persona importante Ledeen Lui era sempre sulla stampa, lo volli da me con un gruppo di avvocati Luttwak Lui doveva incontrare funzionari del governo, io lo vidi solo quella volt

ROMA - La visita evocata da suoi detrattori per insinuare l'esistenza di una regia della CIA dietro Mani pulite è ricordata da più d'una delle persone che accolsero a Washington Antonio Di Pietro. Era il 1995.

L'anno prima che l'ex sostituto procuratore delle inchieste sulle tangenti entrasse in politica, quando
l'attuale presidente dell'Italia dei Valori non aveva ancora accettato un ministero nel governo Prodi dopo aver respinto precedenti offerte di Silvio Berlusconi. I due americani che il Giornale, testata del fratello del presidente del Consiglio, ha indicato ieri come i promotori di due conferenze tenute da Di Pietro ne parlano senza difficoltà.

«Venne a cena da me. Avevamo a casa soprattutto un gruppo di avvocati», rammenta Michael Ledeen, il quale aveva invitato Di Pietro a tenere un discorso all'American Enterprise Institute, centro studi vicino ai repubblicani.

«Incontravamo tutte le persone importanti, sulla stampa. E abbiamo invitato Di Pietro», dice Edward Luttwak, il quale lo ebbe ospite per una conferenza al Centro di studi strategici internazionali. In sé, non ci sarebbe nulla di strano. Ma i due personaggi citati dal Giornale sono sgraditi all' elettorato di sinistra senza casa in seguito al crollo di Rifondazione e del Pdci che Di Pietro ha interesse ad attrarre nelle regionali. Libero ha attaccato l'ex pubblico ministero attribuendogli «foto difficili da spiegare» con «sbirri e servizi» in Italia. Per presentare i due americani, il Giornale ha fatto notare: «(...) sono stati descritti come i peggiori criminali della storia proprio dalla stampa amica del leader Idv: il primo, Luttwak, perché ripetutamente intercettato mentre parlava con lo 007 Pio Pompa, con il quale aveva assidue intercettazioni di intelligence, nell'inchiesta sul sequestro Abu Omar; il secondo perché responsabile, secondo Repubblica, d'aver aiutato nel 2001 il governo Berlusconi, attraverso il Sismi (...)». La parola ai due.

«Di Pietro veniva a Washington per incontrare i funzionari, io l'ho invitato», racconta al Corriere Luttwak. Quali funzionari?

«Del governo. Non l'ho trasportato io dall'Italia. Era a Washington», risponde. Aggiungendo: «Sono stato con Di Pietro durante il ricevimento. L'ho visto quell'unica volta».

Poi, con una risata: «Io non ho complottato per la caduta dell' Impero della Repubblica. Avrei dovuto». Perché? «Su un punto Di Pietro ha le mie simpatie. Su una delle mille controversie in cui si è messo, gli dà ragione chiunque dal nostro lato dell'Atlantico: Craxi, celebrare un fuorilegge. Uno che era primo ministro, e faceva arrestare la gente per il rubare una mela, diventa fuorilegge e viene celebrato. Questo crea confusione morale. E Di Pietro ha ragione, gli altri torto».

Autore di un «manuale» intitolato Strategia del colpo di Stato, Luttwak non ha mai amato la parte politica oggi avversaria di Berlusconi. Interprete tra Ronald Reagan e Craxi in una ruvida telefonata del 1985, mentre il secondo rifiutava la consegna dei sequestratori dell'Achille Lauro, Ledeen ricorda così con il Corriere la visita di Di Pietro: «Era a New York a studiare inglese e voleva venire a Washington. Lo invitammo all' American Enterprise, incontro pubblico. Poi a cena si parlò di legge. Gli demmo buon cibo, vino rosso, grappa e disse che non avrebbe immaginato di stare così bene a Washington».

Gli USA lo spinsero alla politica?

«E perché? Non era affare del mio Paese». Ambasciatore d'Italia a Washington allora era Boris Biancheri. Di Pietro fu suo ospite a pranzo. Spiega Biancheri: «Era l'uomo del momento. In complesso, però, negli USA non fu accolto come un liberatore. Il crollo di Craxi era stato visto con preoccupazione». Un dettaglio che oggi si trascura: come sottolineò nel 2002 l'ambasciatore di sede a Washington nel 1985, Rinaldo Petrignani, Craxi e Reagan poi superarono («Amici come prima») la crisi di Sigonella. Biancheri: «Craxi, negli USA, era quello con il merito di aver installato i Cruise».

Caprara Maurizio

Fonte >
  Corriere della Sera


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