Ledeen: Di Pietro cenò da me. E Luttwak: fu mio ospite
Corriere della Sera
24 Gennaio 2010
Di Pietro culo e camicia con la CIA?
Lo storico e il politologo: lo invitammo perché era una persona
importante Ledeen Lui era sempre sulla stampa, lo volli da me con un
gruppo di avvocati Luttwak Lui doveva incontrare funzionari del
governo, io lo vidi solo quella volt
ROMA - La visita evocata da suoi detrattori per insinuare l'esistenza di una regia della CIA dietro Mani pulite è ricordata da più
d'una delle persone che accolsero a Washington Antonio Di Pietro. Era
il 1995.
L'anno prima che l'ex sostituto procuratore delle inchieste
sulle tangenti entrasse in politica, quando
l'attuale presidente dell'Italia dei Valori non aveva ancora accettato un ministero nel governo
Prodi dopo aver respinto precedenti offerte di Silvio Berlusconi. I due
americani che il Giornale, testata del fratello del presidente del
Consiglio, ha indicato ieri come i promotori di due conferenze tenute
da Di Pietro ne parlano senza difficoltà.
«Venne a cena da me. Avevamo
a casa soprattutto un gruppo di avvocati», rammenta Michael Ledeen, il
quale aveva invitato Di Pietro a tenere un discorso all'American Enterprise
Institute, centro studi vicino ai repubblicani.
«Incontravamo tutte le
persone importanti, sulla stampa. E abbiamo invitato Di Pietro», dice
Edward Luttwak, il quale lo ebbe ospite per una conferenza al Centro di
studi strategici internazionali. In sé, non ci sarebbe nulla di strano.
Ma i due personaggi citati dal Giornale sono sgraditi all' elettorato
di sinistra senza casa in seguito al crollo di Rifondazione e del Pdci che
Di Pietro ha interesse ad attrarre nelle regionali. Libero ha attaccato
l'ex pubblico ministero attribuendogli «foto difficili da spiegare»
con «sbirri e servizi» in Italia. Per presentare i due americani, il
Giornale ha fatto notare: «(...) sono stati descritti come i peggiori
criminali della storia proprio dalla stampa amica del leader Idv: il
primo, Luttwak, perché ripetutamente intercettato mentre parlava con lo 007 Pio Pompa, con il quale aveva assidue intercettazioni di
intelligence, nell'inchiesta sul sequestro Abu Omar; il secondo perché
responsabile, secondo Repubblica, d'aver aiutato nel 2001 il governo
Berlusconi, attraverso il Sismi (...)». La parola ai due.
«Di Pietro
veniva a Washington per incontrare i funzionari, io l'ho invitato»,
racconta al Corriere Luttwak. Quali funzionari?
«Del governo. Non l'ho
trasportato io dall'Italia. Era a Washington», risponde. Aggiungendo:
«Sono stato con Di Pietro durante il ricevimento. L'ho visto quell'unica volta».
Poi, con una risata: «Io non ho complottato per la caduta
dell' Impero della Repubblica. Avrei dovuto». Perché? «Su un punto Di
Pietro ha le mie simpatie. Su una delle mille controversie in cui si è
messo, gli dà ragione chiunque dal nostro lato dell'Atlantico: Craxi,
celebrare un fuorilegge. Uno che era primo ministro, e faceva arrestare
la gente per il rubare una mela, diventa fuorilegge e viene celebrato.
Questo crea confusione morale. E Di Pietro ha ragione, gli altri
torto».
Autore di un «manuale» intitolato Strategia del colpo di Stato,
Luttwak non ha mai amato la parte politica oggi avversaria di
Berlusconi. Interprete tra Ronald Reagan e Craxi in una ruvida
telefonata del 1985, mentre il secondo rifiutava la consegna dei
sequestratori dell'Achille Lauro, Ledeen ricorda così con il Corriere
la visita di Di Pietro: «Era a New York a studiare inglese e voleva
venire a Washington. Lo invitammo all' American Enterprise, incontro
pubblico. Poi a cena si parlò di legge. Gli demmo buon cibo, vino
rosso, grappa e disse che non avrebbe immaginato di stare così bene a
Washington».
Gli USA lo spinsero alla politica?
«E perché? Non era
affare del mio Paese». Ambasciatore d'Italia a Washington allora era
Boris Biancheri. Di Pietro fu suo ospite a pranzo. Spiega Biancheri:
«Era l'uomo del momento. In complesso, però, negli USA non fu accolto
come un liberatore. Il crollo di Craxi era stato visto con
preoccupazione». Un dettaglio che oggi si trascura: come sottolineò nel
2002 l'ambasciatore di sede a Washington nel 1985, Rinaldo Petrignani,
Craxi e Reagan poi superarono («Amici come prima») la crisi di
Sigonella. Biancheri: «Craxi, negli USA, era quello con il merito di
aver installato i Cruise».
Caprara Maurizio
Fonte > Corriere della Sera