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Cristo vero Uomo e vero Dio
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Un lettore scrive a Blondet:

«Zoroastro, Baal e Taut, Osiride Oro e moltissimi altri prima di Gesù nacono da vergini e hanno storie simili se non uguali a quella di Gesù. Devo precisare che sono un cristiano che fa riferimento alla figura dell’uomo Geù e credo fermamente al suo messaggio vanificato quotidianamente in particolare da chi si definisce cristiano. Credo che Gesù abbia posto le basi con il suo messaggio di liberarci dall’ignoranza e dall’inganno e non salvati per il suo per il suo sacrificio. Credere che sia figlio di Dio, cosa che non ha mai detto significa a mio avviso collocarlo in una delle tanti leggende pagane. Vorrei un parere dal dottor Blondet. Grazie.
Francesco
»


Proprio il Vangelo di oggi, domenica 22 febbraio, è un passo di Marco (2,1-11) dove Gesù afferma di essere Dio. E’ una scena vivacissima, si svolge a Cafarnao, dove la folla attratta dalla sua fama di guaritore è tale «che non v’era più spazio nemmeno davanti alla porta» della casa in cui Gesù era ospite. Tanto che i portantiti di un paralitico, con bella faccia tosta, praticano un buco sul tetto e gli calano il paralizzato (in barella) proprio davanti. Convinti che lo guarirà.

In realtà, Gesù «vedendo la loro fede», dice al malato: «Figliolo, ti sono rimessi i tuoi peccati». Sono presenti degli scribi che «pensano nei loro cuori: Perchè costui parla in tal modo? Egli bestemmia! Chi può rimettere i peccati, se non Dio solo?».

Ecco il punto: solo Dio, per gli ebrei, può rimettere i peccati. Gesù, «avendo conosciuto nel suo spirito che così pensavano, dice loro: Perchè pensate tali cose in cuor vostro? Che cosa è più facile dire al paralitico: Ti sono rimessi i tuoi peccati, oppure Alzati, prendi la tua barella e cammina? Ora, affinchè sappiate che il Figlio dell’Uomo ha potestà di rimettere i peccati sulla terra - dice al paralitico – ‘Dico a te: alzati, prendi la tua barella e vai a casa!’. E subito quello si alzò».

Per noi questo può non essere chiaro; per gli ebrei presenti, era chiarissimo.

«Solo Dio può rimettere i peccati», e Lui li rimette.

In molti altri passi evangelici, si dichiara «Signore del Sabato»; e per gli ebrei, solo Dio poteva violare il Sabato, proprio perchè era Lui il padrone. Ancor oggi questo è l’inciampo per gli ebrei, come ha candidamente ammesso il rabbino Jacob Neusner nel suo «Disputa immaginaria tra un rabbino e Gesù. Quale maestro seguire?», Casale Monferrato, Piemme, 1996, in cui in sostanza conclude: tutte le violazioni aperte del Sabato compiute da Gesù si giustificherebbero solo se fosse veramente Dio; ma io (Neusner) preferisco stare col Sabato...

Quanto al fatto che «Zoroastro, Baal e Taut, Osiride Oro e moltissimi altri prima di Gesù  nascono da vergini e hanno storie simili se non uguali  a quella di Gesù», vedo che la cosa allarma o porta all’incredulità molti lettori. Personalmente, invece, vi vedo una profonda conferma. Non dimentichiamo che, se tra noi Gesù nacque come uomo, egli è – secondo Giovanni evangelista - «Il Verbo». Ossia il Logos che era «in principio, e il Verbo era presso Dio, e il Verbo era Dio».  Questo «Verbo» è Intelligenza e Sapienza, «Luce, Grazia e Verità» disincarnata, fuori della storia, eterna («in principio»). In termini platonici, lo si direbbe una Idea, un Archetipo, anche se  eminentemente vivente («Io sono la Vita»).

A me pare commovente che antichissimi saggi abbiano potuto prefigurare e intravvedere questa «luce e grazia», e intuire la necessità della Sua incarnazione (nel mondo di qua) da una Vergine.

Anche la Vergine-Madre del resto è un archetipo eterno, infinite volte intuito: in sanscrito Prakriti, la «materia prima universalis»,  quella femminilità cui lo Spirito dà forma, se Essa si dichiara pronta a farsi plasmare, pronta a servire con la massima docilità alla Volontà e Sapienza (Ancilla Domini). Per una necessità mistica, la «Materia Prima Universalis» è eternamente «Vergine», come vergine cera che prende la forma datale dall’artefice.

Maria di Nazareth era una donna in carne ed ossa, e insieme l’adesione a quell’archetipo, con la massima perfezione della sua volontà. Ogni donna è in qualche misura questo archetipo, ovviamente assai imperfetto; ogni uomo dovrebbe aspirare ad incarnare in qualche modo l’archetipo del Logos, con tutta l’umiltà possibile.

Così era nelle culture tradizionali, dove l’individualità si assorbiva e cancellava nelle funzioni, e per cui San Paolo può dire di sè: «Non sono più ‘io’ che vivo, ma è Dio che vive in me».

L’annullamento, il «morire a se stessi», così difficile (è la porta stretta), eppure finalità perseguita come l’unica degna dell’uomo da antiche vie di ascesi. Ma ciò avviene anche oggi, anche tra noi, dove un numero incalcolabile di persone - più di quante pensiamo – «danno la vita per gli amici», cosa di cui «non c’è amore più grande».

kolbe1.jpgUn esempio: Massimiliano Kolbe francescano. Che internato ad Auschwitz, si offrì di prendere il posto di uno di dieci condannati alla morte per fame dalle SS (uno degli internati ella loro baracca era evaso). Siccome uno dei condannati, Francesco Gajowniczek, scoppiò in pianto e gridò che a casa aveva i figli che lo spettavano, padre Kolbe uscì dalla fila e si offrì di morire al suo posto. Fu accontentato. Due settimane in una fossa con gli altri nove, a morire di fame e di sete. Fu finito, come gli altri, con una iniezione di acido fenico. L’uomo che aveva sostituto è morto nel  1995.

Vede, quando mi capita (come capita al lettore) di dubitare che Gesù fosse solo un uomo, trovo che padre Kolbe è la prova dell’esistenza dell’Uomo-Dio.

Dirò di più (e mi perdonino i buoni cattolici): se Dio non fosse, il francescano Kolbe che si mette al posto di un condannato per salvargli la vita dando la sua, «Lo farebbe essere» lì ed ora.

E’ l’Amore che si è fatto carne; è la prova che ad Auschwitz Dio non ha taciuto, che - nel suo modo terribile - era lì. Un Condannato.

Naturalmente, sento che io non sono capace di un passo simile, se Dio mi ci chiamasse. Ma mi dà speranza una cosa che disse padre Kolbe molti anni prima del suo martirio: «Vorrei essere come polvere per viaggiare con il vento e raggiungere ogni parte del mondo e predicare la Buona Novella».

Dopo la sua morte, fu cremato e la sua polvere dispersa. Ora, magari, è anche qui vicino.



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