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Oscar iniziatici
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Lo ammettiamo, da amanti del cinema abbiamo deciso anche quest’anno di vedere la consegna dei premi Oscar. Consci grazie ad internet degli eventi riguardanti il festival di Sanremo, tra cui il momento molto educativo, in prima serata, su un canale televisivo pagato dai cittadini, in cui Hugh Hefner, fondatore della famosa rivista Playboy, si è presentato con le sue tre belle fidanzate-oggetto per poi essere interrotto dall’ancora piú educativa attrice italiana di film pornografici Laura Perego, nuda per una protesta animalista, non sapevamo cosa aspettarci ma immaginavamo che qualche messaggio piú o meno subliminale sarebbe stato lanciato.

Le cinque pellicole candidate per il premio Oscar come miglior film, tutte con trame piuttosto complesse, erano: «The Curious Case of Benjamin Button», cioè la storia di un uomo interpretato da Brad Pitt che invece di invecchiare ringiovanisce, «Frost/Nixon» la narrazione delle celebri interviste tra il giornalista Frost e il presidente americano Nixon, «Milk» ovvero la biografia di Harvey B. Milk uno dei simboli del movimento omosessuale, «The Reader», ambientato in Germania dopo la II guerra mondiale e il vincitore «Slumdog Millionaire» ovvero la storia di un ragazzo povero che vince l’edizione locale di «Chi vuol esser miliardario» e viene arrestato con il sospetto che egli abbia imbrogliato facendo uscire, durante l’interrogatorio, alcuni eventi della propria vita.

Uno dei primi indici che le cose sarebbero andate verso una certa direzione si è avuto proprio alla presentazione dei film candidati come migliore sceneggiatura non originale in cui viene fatta vedere una scena dal film candidato «Doubt»,  ambientato nel 1964 con Meryl Streep nella parte di sorella Aloysius Beauvier, una suora che sospetta vi sia una relazione a sfondo sessuale tra un certo padre Flynn e Donald Miller ovvero l’unico ragazzino di colore della parrocchia.

Nella scena mostrata, di pochi secondi, si vede per la prima volta sorella Aloysius, durante una messa, in un ambiente «scuro», intenta a sgridare un bambino addormentato. Altri pezzi del film che vengono trasmessi riguardano principalmente litigi o comunque atmosfere piuttosto cupe mentre i riferimenti allo scandalo dei preti pedofili in America sono piuttosto chiari. E’ superfluo dire che il mostrare scene del genere di un film tende a dare un certo messaggio, soprattutto dopo le inevitabili polemiche precedenti alla premiazione per gli Oscar mettendo il telespettatore in un certo stato mentale.

A questo punto è opportuno fare un salto nel passato e piú precisamente al primo febbraio del 2004, giorno in cui l’America come ogni anno si è fermata a causa dell’evento piú seguito: il Superbowl
(per chi non lo sapesse è la partita finale della stagione di football americano). Quel giorno, difatti, un periodo di ipocrisia televisiva sarebbe cominciato per poi trovare, forse, il suo culmine proprio durante gli ultimi Oscar.

Academy-Awards-2009_1.jpgA metà della partita, durante il tradizionale intermezzo musicale la cantante Janet Jackson ha mostrato per esattamente nove sedicesimi di secondo (!) il suo seno sinistro. In breve, questo evento sicuramente spiacevole ma praticamente impercettibile per l’occhio umano ha causato una catena di reazioni assolutamente imprevedibili: malgrado lo scandalo chiaramente montato a tavolino esso è stato di fatto misurato come il momento televisivo piú rivisto al mondo con i videoregistratori digitali. In stile con l’evento sono partite diverse cause legali, gruppi di consultazione, controversie e discussioni e oltre cinquecentomila persone hanno protestato ufficialmente con le autorità causando, peraltro, una multa di 500.000 dollari per l’emittente televisiva.

Da quel momento, quindi, una specie di ricatto mediatico sembra essere apparso in televisione in cui ogni rapporto eterosessuale, presente in molti film, fosse quantomeno «rivisitato» e in cui la visione di un corpo femminile sarebbe stato visto piuttosto male. Si sa che il puritanesimo negli USA non è cosa nuova, ma sembra chiaro che con le conseguenze del gesto, la Jackson ha causato un ridimensionamento della figura della donna e causato una certa paura a molti uomini americani ad ammettere di essere attratti in quanto la donna non è piú considerabile come un desiderio «normale».

Academy-Awards-2009_2.jpgUn ulteriore ma piccolo passo verso la distruzione del concetto di femminilità si è avuto all’inizio del 2008 quando la famosa catena di cafè  ha reintrodotto sui propri bicchieri il logo originale per festeggiare i trentacinque anni di operatività causando l’ira di qualche piccolo ma rumoroso gruppo poichè considerato troppo sensuale. Si noti che il logo non è nient’altro che un disegno, in bianco e nero, apparentemente del XV secolo in cui il soggetto è una sirena con le pinne aperte e il seno leggermente visibile tra i lunghi capelli. Considerare il disegno come eccitante o sensuale è alquanto azzardato se non preoccupante.

Altri piccoli passi sono stati fatti nella direzione durante gli anni e non ultimo vi è stato lo scandalo-moda della canzone «I kissed a girl» («Ho baciato una ragazza») vero tormentone cantato dalla giovane cantante americana Katy Perry, ironicamente eterosessuale contrariamente a quello che molti pensano.

Dunque, in questo modo si arriva al 22 febbraio di quest’anno, ovvero alla nottata degli Oscar per i migliori film del 2008 e sin da prima dell’inizio è chiaro, anche attraverso il comportamento dei presenti al Kodak Theatre di Los Angeles, che la serata sarebbe stata una lunga attesa per la glorificazione di due persone, ovvero Heath Ledger e Sean Penn.

Si è già detto in precedenza come veniva visto il mondo cattolico attraverso il film con Maryl Streep, ma un ulteriore attacco laterale è venuto durante la presentazione per il miglior documentario. Come si sa, i documentari, pur essendo veri e propri distributori di messaggi vengono visti piú o meno inconsciamente come film in cui vengono esposti dei fatti in maniera introduttiva e quindi evidentemente il comitato organizzativo della cerimonia non ha pensato cosa migliore che far presentare il premio come miglior documentario 2008 a Bill Maher, l’autore del documentario «Religulous».

Come si capisce dal nome (unione delle parole «religione»e «ridicolous», ovvero «religione» e «ridicolo») il documentario è un attacco al concetto stesso di religione e teologia ed è un collage di interviste ed opinioni di varie persone tra cui padre George Coyne, ex direttore dell’Osservatorio Vaticano, padre Reginal Foster, latinista per il Vaticano, con l’aggiunta di commenti personali e non fattuali da parte di Maher stesso quali «La religione è pericolosa perchè permette agli esseri umani che non hanno tutte le risposte a pensare di averle» oppure «L’ironia della religione è che poichè ha il potere di portare l’uomo su percorsi distruttivi, il mondo arriverà veramente ad una fine».

Questi concetti vengono ribaditi, tra gli applausi, proprio durante la sua presentazione in cui sostiene che bisogna realizzare quanti «danni i vari dei abbiano fatto all’umanità», definendosi poi un documentarista. Una frase, semplice, buttata là ma dalle conseguenze presumibilmente enormi.

Academy-Awards-2009.jpgVale la pena sottolineare che Bill Maher non è conosciuto principalmente come documentarista ma come comico e che egli è cresciuto in una famiglia in cui il padre cattolico - la madre era ebrea - ha smesso di andare in chiesa quando si è ribellato alle posizioni papali riguardo i contraccettivi e l’aborto.  Egli ha inoltre avuto relazioni con Coco Johnson, modella per Playboy che poi l’ha denunciato e con le attrici pornografiche Karrine Steffens e Heather Hunters. Insomma, un altro personaggio molto educativo.

Subito prima della presentazione da parte di Bill Maher la prima delle due celebrazioni personali aveva avuto luogo, ovvero quella di Heath Ledger. Una vera e propria celebrazione della morte. Per chi non lo sapesse Heath Ledger ha interpretato Joker nell’ultimo film della serie di Batman, «The dark knight» («Il cavaliere oscuro») ed è deceduto nel gennaio 2008 a causa di un’overdose di medicinali. Ledger divenne globalmente famoso grazie all’interpretazione di Ennis Del Mar, uno dei due cowboys del film-scandalo «Brokeback Mountain» in cui egli viene ripreso in scene piú o meno esplicite di rapporti sessuali omosessuali con Jack Twist, interpretato da Jack Gyllenhaal. Il film, anch’esso candidato agli Oscar come miglior film del 2005, divenne un evento internazionale proprio grazie al tema scottante di due cowboys, figura molto maschile e presumibilmente incorruttibile, che hanno rapporti l’uno con l’altro; il concetto è stato spinto e studiato fino al punto da ispirare il poster del film a quello di «Titanic» con Leonardo Di Caprio e Kate Winslet.

Se l’annullamento della figura femminile, se i vari passaggi che vi sono stati tra cui la premiazione di Ledger sono stati una paziente preparazione a qualcosa, bisogna aspettare praticamente la fine per capire dove sarebbe stata la vera e propria iniziazione mediatica dei telespettatori, considerando anche che gli Oscar sono spesso visti come un vero e proprio manifesto della bella vita e vengono spesso ripresi da giornali e riviste di tutto il mondo, inclusi il Time, People Magazine e Newsweek.

Finalmente arriva il momento per la premiazione per il miglior attore protagonista, uno dei premi piú importanti. La direzione sceglie di far vedere porzioni dei film ma, questa volta, ogni film è presentato insieme ad altri film considerati dello stesso genere o tipologia: qui viene mostrata brevemente al mondo l’intenzione con cui il film Sean Penn avrebbe vinto e il messaggio che sarebbe stato trasmesso.

Prima di tutto è necessaria una brevissima introduzione al film Milk: in esso viene raccontata la storia di Harvey Milk, il primo politico americano dichiaratamente gay ad essere eletto. Milk è stato ucciso nel 1978 per ragioni di potere e da allora è diventato simbolo del movimento omosessuale.

Il film viene presentato come correlato a due film storici molto importanti: Gandhi e Braveheart. Già questo è simbolico e necessita di poca spiegazione: Milk viene messo allo stesso livello di Gandhi e William Wallace.

Un ulteriore colpo mediatico è proprio l’utilizzo di Braveheart poichè diretto e interpretato da Mel Gibson che è una persona strana per i canoni di Hollywood: cattolico, molto tradizionalista, va a messa tutti i giorni, è convinto che la moglie non andrà in paradiso perchè non è cattolica ed è stato distrutto per le sue affermazioni, completamente anti-Hollywood, sugli ebrei e sugli omosessuali. In poche parole, anche la figura di Mel Gibson, viene sostanzialmente storpiata per fare spazio al rullo compressore creato da Milk.

Inevitabilmente Sean Penn viene premiato per la sua interpretazione, indubbiamente buona, di Harvey Milk ed egli, senza perdere un secondo, diventa immediatamente portavoce di spicco per un movimento che non cerca più di spingere delle opinioni, ma cerca di normalizzarle. Il suo discorso (1) è difatti un vero e proprio manifesto politico in cui vale la pena analizzare tre parti, cioè le seguenti:

«You commie, homo-loving sons-of-guns», «I think that it is a good time for those who voted for the ban against gay marriage to sit and reflect and anticipate their great shame and the shame in their grandchildren’s eyes if they continue that way of support» e «I’m very, very proud to live in a country that is willing to elect an elegant man president».

Nella prima frase è interessante notare come Penn unisca il termine «comunista» ad «amante di omosessuali» malgrado egli stesso sia stato criticato, da parte del movimento omosessuale, per il suo supporto al regime cubano dichiaratamente ostile verso gli omosessuali - inoltre in Cina questa frase è stata completamente censurata.

Nella seconda frase invece egli si appella alla presunta vergogna che in un Paese democratico, che poi ringrazia per aver eletto Obama, l’elettore dovrebbe provare poichè ha scelto liberamente di mantenere il divieto dei matrimoni tra omosessuali durante il voto sulla cosiddetta «Proposition 8» su cui vi è una battaglia legale che va avanti tutt’oggi e che si è intensificata proprio in questi giorni.

Nella terza frase, invece, Penn definisce Obama con un aggettivo a doppio taglio, cioè elegant che in USA, soprattutto tra i giovani, può essere una parola che indica una persona effemminata e non è, come potrebbe sembrare, la semplice traduzione dell’italiano «elegante», a seconda del contesto.

E’ difficile credere che l’ipocrisia dello scandalizzarsi per una visione della durata di nove sedicesimi di secondo in un evento puramente americano o di un disegno su un bicchiere non siano state sfruttate
(o è addirittura difficile che non siano casuali) quando durante un evento mediatico della portata mondiale un’agenda politico-sociale - criticabile o meno è un altro discorso, ma sicuramente controversa - sia stata portata avanti con veemenza utilizzando la strategia opposta ovvero rendendo ciò che ora non è considerato come comune un gesto non solo nobile ma addirittura eroico degno di Gandhi.

Tuttavia, se si analizzano bene gli eventi si è probabilmente utilizzata la solita tattica: prima si crea molto rumore in senso contrario attraverso un evento indubbiamente sgradevole e sconveniente (Janet Jackson), poi si crea molto rumore a favore mirando su concetti comunemente ritenuti improponibili (cowboys omosessuali in Brokeback Mountain), poi si convince che ciò che difende l’opinione contraria a ciò che si vuol proporre è antiquata, ipocrita o addirittura malefico («Doubt», «The Da Vinci Code» tra gli altri) e poi si crea mediaticamente l’eroe in nome della libertà («Milk»).

C’è da chiedersi quanto tempo ci vorrà affinchè tutto ciò diventi norma grazie anche alla continua lobotomia televisiva, ma è forse facile darsi una riposta proprio grazie agli Oscar stessi. Difatti, durante la trasmissione la produzione ha fatto vedere spezzoni dai momenti cinematografici piú romantici e tra un bacio di Leonardo Di Caprio con Kate Winslet e un quasi bacio tra i due robot protagonisti del cartone animato per bambini «Wall-E», vengono mostrati in tutta tranquillità baci tra due uomini.

Si può quindi presumere che i bambini e i ragazzini siano già completamente abituati a certe situazioni e che anzi siano stati volutamente confusi dal frastuono da casi come quello di Janet Jackson che non fanno altro che mostrare dell’ipocrisia di fondo se non proprio premeditazione soprattutto se confrontati con altre immagini a cui vengono sottoposti.

Enrico ed Eloisa Accenti, coniugi italo-americani, vivono e lavorano in Texas; lettori di EFFEDIEFFE, scriveranno articoli riguardanti gli USA, il modo di vivere americano, le incongruenze e anche le realtà obiettivamente belle di questo Paese, nel tentativo di contrastare una quasi totale distorsione mediatica e ignoranza delle questioni che riguardano gli Stati Uniti.




1) Il discorso completo di Sean Penn: «Thank you. Thank you. You commie, homo-loving sons-of-guns. I did not expect this, but I, and I want it to be very clear, that I do know how hard I make it to appreciate me often. But I am touched by the appreciation and I hoped for it enough that I did want to scribble down, so I had the names in case you were commie, homo-loving sons-of-guns, and so I want to thank my best friend, Sata Matsuzawa. My circle of long-time support, Mara, Brian, Barry and Bob. The great Cleve Jones. Our wonderful writer, Lance Black. Producers Bruce Cohen and Dan Jinks. And particularly, as all, as actors know, our director either has the patience, talent and restraint to grant us a voice or they don’t, and it goes from the beginning of the meeting, through the cutting room. And there is no finer hands to be in than Gus Van Sant. And finally, for those, two last finallies, for those who saw the signs of hatred as our cars drove in tonight, I think that it is a good time for those who voted for the ban against gay marriage to sit and reflect and anticipate their great shame and the shame in their grandchildren's eyes if they continue that way of support. We’ve got to have equal rights for everyone. And there are, and there are, these last two things. I’m very, very proud to live in a country that is willing to elect an elegant man president and a country who, for all its toughness, creates courageous artists. And this is in great due respect to all the nominees, but courageous artists, who despite a sensitivity that sometimes has brought enormous challenge, Mickey Rourke rises again and he is my brother. Thank you all very much».


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