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Il segreto dell’angelo dell’abisso
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Un caro lettore scrive:

«Qualche tempo fa Lei ha promesso un articolo che svisceri la tematica di Giovanni XXIII legata alla figura dell’Angelo con le chiavi dell’Abisso. Ritengo la figura di questo Pastore, più che Buon Pastore direi Buon Massone, autentico Quisling, una figura chiave nell’instaurarsi dell’apostasia della Chiesa Conciliare. Attendo con trepidazione che Lei voglia produrre un articolo su questa precisa tematica. La saluto in Cristo».

Il pensiero religioso è inevitabilmente causa d’ogni altro, anche per chi lo evita. E in tal caso perché implica un indicibile vuoto anche per chi non crede e lo dirotta verso uno spasimo rivoluzionario; un lacerante aggiornamento delle leggi naturali e divine, secondo una nuova libertà fondata sulla dignità prometeica dell’uomo ribelle. Qualcuno ha già scritto sulla paura della libertà (Fromm). Ma quale libertà?

Solo se è quella che danna le anime. Tale pensiero deve, perciò, in società ancora cristiane, mantenersi segreto. Non iniziava forse così quel «segretismo attivo nei giorni di Giovanni XXIII che invitava tutti a guardare la luna mentre apriva porte e finestre al nuovo mondo religioso delle libertà di coscienza e di religione secondo il mondo»? Sarà l’umanità oggi più libera di allora?

Forse, ma più libera di un’autorità che vincolava alla Legge divina del bene; era l’«aggiornamento» che seguiva l’apertura alla stessa libertà religiosa voluta dalle logge e dall’ONU. Perché parlare di questo liberalismo desolante per arrivare all’Apocalisse?

Ora, poiché il corrispettivo della libertà è l’autorità che la frena, si pone la questione: libertà o autorità? Se prevale la prima, l’altra ne rimane repressa. Potrebbe accadere ciò trattandosi dell’autorità divina? Ecco la contraddizione fondamentale per cui un cattolico deve usare la sua libertà vincolata al vero per discernere l’abisso della falsa libertà aperta dagli «angeli con la chiave».

La libertà vera è figlia della verità, ma questa, per i libertari, andrebbe rinchiusa per non impedire il «diritto» al volo di quella libertà superba che sale dagli abissi della dichiarata dignità umana per negare perfino la Verità e il vero diritto, idea scatenante che finisce con la crocifissione divina e poi con la caccia profetizzata dal Signore: «chi vi ucciderà crederà di rendere culto a Dio», sì perché, aperto il pozzo dell’abisso, saranno le cavallette corazzate della falsa libertà a dominare e a oscurare i cieli del nuovo mondo mettendo in ombra e anche in ridicolo quanto sembra l’autorità della Chiesa Cattolica Apostolica Romana.

Fin qui la descrizione del quadro storico che viviamo dopo il Vaticano II, ma quale riferimento storico e filosofico corrisponde a quello scritturale e profetico di tale tempo devastante? A questo scopo si deve parlare di liberalismo, del liberalismo politico, ma specialmente religioso e della reazione del Pontefice che per indicare l’esito di tal male invocò l’Apocalisse.

La libertà è nella fede della vera Chiesa. Nessuna trama segreta può prevalere contro di essa, ma può perseguitarla. Lo svela il Segno di Maria, l’eletta vincitrice d’ogni eresia, a Chi fu profetizzato: «una spada trapasserà la tua anima, affinché vengano svelati i pensieri segreti di molti cuori» (Luca 2, 38).

La scalata del liberalismo nella Cristianità

Il liberalismo religioso parte dall’idea per cui il valore della libertà umana si sovrappone a ogni altro. Si può quindi dire che tale libertà è il suo principio, la sua verità. Il liberalismo non può mai dirsi cattolico, poiché pretende di sovrapporre la libertà dell’uomo alle verità rivelate.  Questa contraddizione di fronte alla fede fu manifestata già nella Rivoluzione del 1789, quando preti apostati aderirono alla «libertà» rivoluzionaria di legiferare contro la Chiesa. Molti di essi si manifestarono scandalosamente, addirittura apostatando per servire la Rivoluzione; altri aggiornandosi acrobaticamente alle alternanze del potere, come il vescovo Talleyrand.

Malgrado le condanne del Magistero Pontificio c’è sempre stata confusione sul termine liberalismo. Ricordiamo, perciò, concisamente, che liberalismo è, essenzialmente, attribuire alla libertà umana priorità sulle verità rivelate nella legge di Dio. Ne consegue che questa ribellione contro la verità, custodita dalla Chiesa, è tanto più insidiosa quando perpetrata da chierici o da prelati. Ma il vero tentativo di accogliere e battezzare il liberalismo nella Dottrina Cattolica fu osato solo a partire dall’abate Lamennais in poi.

Dal XIX secolo, questo liberalismo religioso ha fatto tre grandi tentativi per impossessarsi del timone nella Chiesa. Il primo, di Lamennais, consisteva nel considerare il diritto alla libertà un fatto universale, in cui si inseriva quello della libertà della Chiesa, come una specie particolare di fronte al genere. Tale posizione riguardo alla libertà religiosa, aveva per conseguenza logica la separazione tra Stato e Chiesa, della legge degli uomini dalla legge di Dio.

Dopo la rivoluzione del 1830, questa rottura rivoluzionaria si aggravò perché venne presentata all’opinione pubblica come «cattolica», cioè come proposta dai veri e coraggiosi difensori della libertà della Chiesa; in verità, dalla corrente liberale di tale abate esaltato. Ecco come fu inaugurato l’inganno oggi imperante. Ma, allora, questo primo tentativo insidioso fu subito fermamente respinto dal Papa Gregorio XVI con l’enciclica «Mirari Vos» del 1832 dove, riconoscendo l’entità del pericolo, erano invocate parole della profezia apocalittica di San Giovanni, indicandolo all’orizzonte della storia.

Il secondo tentativo per creare un «liberalismo cattolico» fu macchinato con l’allettamento di una alleanza strategica della Chiesa con l’idea democratica. Questa tentazione fu respinta, con grande forza e precisione dottrinale, dal Papa Pio IX nell’enciclica «Syllabus» e nel Concilio Vaticano I: non vi è maggioranza democratica che possa prevalere sull’infallibilità della Chiesa e del Papa, custodi della Verità rivelata.

Nel 1871, Pio IX, ricevendo una delegazione di cattolici francesi, diceva: «C’è un male più temibile che la Rivoluzione, più temibile che la Comune, con i suoi uomini scampati dall’inferno che hanno seminato il fuoco a Parigi. Quel che io temo è questa infelice politica; è il liberalismo cattolico ad essere il vero flagello!...».

Il terzo tentativo ottenne un successo pratico sotto Leone XIII che, sebbene fermo nella Dottrina, concesse il cosidetto «ralliement», ossia un’alleanza dei cattolici francesi con il governo che operava con principi liberali condannati dalla Chiesa. Ma, siccome Leone XIII concedeva in Francia quello che negava nella «Questione Romana», sarà bene approfondire questa, per capire come quel «ralliement» transalpino si trasferisse abusivamente poi alla Roma cattolica e oggi, dopo il Vaticano Il, non sia nemmeno discernibile poiché si trasferisce perfino a operazioni «tradizionaliste», tanto è ben riuscito!

Quindi, il tentativo di accogliere e battezzare il liberalismo nella Chiesa cominciò dall’abate Lamennais, secondo cui il diritto alla libertà è universale e comprende, come caso particolare, la libertà della Chiesa. Per Lamennais, la Chiesa chiede al mondo solo la sua «libertà». Tale liberalismo, fondato sull’idea di progresso dell’umanità e manifestato dall’aspirazione crescente dei popoli alla libertà, sfocia inevitabilmente nella separazione tra Stato e Chiesa, tra leggi umane e Legge divina: ciò diverrà la libertà religiosa conciliare.

La rottura rivoluzionaria del 1830 in Francia, per esempio, dal punto di vista della corrente liberale di Lamennais, andava difesa come favorevole alla libertà della Chiesa. In verità si voleva liberare lo Stato dai princìpi della Chiesa; per questo motivo tale deviazione liberale fu fermamente condannata con l’Enciclica «Mirari vos» (1832), in cui Gregorio XVI denunciava l’enormità del pericolo risultante da quelle idee liberali ricordando la profezia apocalittica del pozzo dell’abisso.

Il pensiero segreto di Lamennais fu condannato da Gregorio XVI e da Pio IX. Ma, dopo di lui, tali idee hanno fatto grandi passi col Sillon di Marc Sangnier, l’autore venerato da Roncalli e compagni, fino a giungere all’umanesimo integrale di Maritain e al suo discepolo e traduttore, Paolo VI, che inserì il nuovo cristianesimo nella «Chiesa del concilio»: essa non chiede al mondo altro che la libertà per operare la sua «animazione e innovazione» (GS 56; OA); si ometteva ogni parola della dottrina cattolica sull’origine e l’esercizio del potere politico.

La svolazzata liberalista descritta nell’Apocalisse

In un altro articolo ricordavo che l’alienante ribellione umana è cresciuta e moltiplicata nel senso della rivoluzione terminale dell’avversario di Gesù Cristo, l’Anticristo, a cui si contrappone l’ostacolo, il katékon, il Papa del Vangelo. Siamo tra due realtà: l’«alienazione» prometeica dell’essere umano che aspira ad ogni libertà, e il potere divino conferito al Vicario di Cristo per sanarla. La fase terminale di tale alienazione riguarda la persecuzione all’autorità capace di frenarla e l’apertura del pozzo dell’abisso in suo nome, quando essa sarà stata misteriosamente tolta di mezzo.

Se si considerano le immense difficoltà affrontate da San Pio X per frenare il torrente infetto e «lo stato di perversione degli spiriti» conseguente al modernismo, si capisce quanto visto dallo stesso Pontefice: «si può temere di essere all’inizio dei mali annunciati per la fine dei tempi e che il figlio di perdizione, di cui parla l’Apostolo (2Ts 2,3), sia già presente sulla terra» («E Supremi», 4 ottobre 1903).

Si trattava di una condizione terminale che richiedeva un intervento divino parimenti eccezionale. La profezia di Fatima si presenta allora come questo segno straordinario di fronte al pericolo letale per la fede nel mondo.

Sono le parole del Segreto di Maria: «Se ascolteranno le mie domande, la Russia si convertirà e ci sarà pace; se no...»  e oggi si sa che la rovina generale era nella visione della morte spirituale nella Cristianità mezza rovinata seguita dalla virtuale eliminazione del Papa cattolico col suo seguito.

Quindi il tema cruciale di Fatima è l’apostasia, il Papa e l’Anticristo, temi apparsi sette decadi prima nell’apparizione di La Salette, con lo spaventoso avviso: «Roma perderà la fede e diventerà la sede dell’Anticristo».

L’ora della scalata nemica è segnata dall’apostasia e della levata di mezzo del katékon, ultimo ostacolo all’insediamento dell’Anticristo e dei suoi «angeli» di morte spirituale nella Sede romana.

Il Piano per l’apertura della Sede romana

Dal libro «Le infiltrazioni massoniche nella Chiesa» di padre E. Barbier, edito nel 1910, e favorito da molte approvazioni episcopali, abbiamo il seguente brano:

«La Massoneria ha concepito il proposito infernale di corrompere insensibilmente i membri della Chiesa, anche dello stesso Clero e della Gerarchia, inoculando in essi, sotto forme seduttrici e di apparenza inoffensiva, i falsi princìpi con i quali pianificava di sovvertire il mondo cristiano».

Eppure, attirata alcuni chierici sciagurati. I documenti dell’«Alta-Vendita», caduti i mano del Papa Leone XIII, comprendono il periodo che va dal 1820 al 1846, furono pubblicati, secondo la richiesta di Gregorio XVI e, dopo di Pio IX, dallo scrittore Crétineau JoIy nella sua opera: «L’Eglise Romaine et la Révolution». Dal «Breve» di approvazione del 25 febbraio 1861 di Pio IX all’Autore, si può dire che il Papa consacrava l’autenticità dei documenti menzionati, di cui uno diceva:

«Per ottenere un papa nella misura richiesta, si tratta, per primo, di preparargli una generazione all’altezza del regno che ci prefiggiamo...; si lasci da parte la vecchiaia e anche l’età matura; andate alla gioventù...: è questa che dobbiamo convocare senza che sospetti essere sotto la bandiera delle Società Segrete... Non abbiate innanzi ad essa nemmeno una parola di empietà o di impurità. Una volta assodata la vostra reputazione nei collegi, nelle università e nei seminari ..., questa reputazione aprirà l’accesso a le nostre dottrine nel mezzo del Clero giovane come nei conventi... E’ necessario perciò diffondere i germi dei nostri dogmi:

- che il Cristianesimo è una dottrina essenzialmente democratica;
- che è necessario restituire all’universo la sua dignità originale per la libertà e l’uguaglianza, attributi essenziali dell’uomo;
- che il pericolo sta nel fanatismo (= integralismo) e che il benessere sta nell’uguaglianza sociale e nei grandi princìpi della libertà religiosa
».

Il «profeta» illuminato di questo processo di «nuovo Cristianesimo» fu l’ex canonico Roca (1830-1893) convertito alle Società Segrete, vero precursore dei tempi di Teilhard de Chardin:

«L’umanità, nella mia visione, si confonde con Cristo in un modo tanto reale come i mistici, fino ai nostri giorni, non lo avrebbero immaginato. Se il Cristo-uomo è, come Verbo Incarnato, l’unico Figlio di Dio, Egli è perciò anche l’Universo intero e, soprattutto, tutta l’Umanità in cammino... e quel che si prepara nella Chiesa Universale... è un’evoluzione. Quel che la Cristianità (nuova) vuole modificare non è una pagoda, è un culto universale dove tutti i culti saranno incorporati... Dal momento in cui sembrerà agli occhi di tutti che il nuovo ordine provenga dal vecchio (un’ermeneutica di continuità), il vecchio papato, i vecchi sacerdoti rinunzieranno ben volentieri di fronte al Pontefice [nuovo] e di fronte ai futuri preti, che saranno quelli del passato, convertiti e trasfigurati, in vista dell’organizzazione del pianeta alla luce del [nuovo] Vangelo. E questa nuova Chiesa, anche se non deve forse conservare niente della disciplina scolastica e delle forme rudimentali della vecchia Chiesa, riceverà lo stesso da Roma [nuova] la consacrazione e la giurisdizione canonica. Credo che il culto divino, ben come la norma della liturgia, la cerimonia, il rito e i precetti della Chiesa Romana, soffrirà prossimamente, in un Concilio ecumenico, una trasformazione che, restituendogli la venerabile semplicità dell’età dell’era apostolica, lo metterà in sintonia con il nuovo stato della coscienza e della civiltà moderna».

E ancora, sul futuro Concilio indetto da un futuro papa:

«Il Concilio del Vaticano [nuovo] non dovrà, come Cristo, rivelare ai suoi fratelli un nuovo insegnamento, non dovrà portare la Cristianità nè il mondo in pieno nella direzione di altre vie che quelle seguite dai popoli sotto l’ispirazione segreta dello Spirito, ma semplicemente confermarli in quella civiltà moderna, i cui princìpi evangelici, le cui idee e opere essenzialmente cristiane divengano, senza che se ne accorgano, i princìpi, le idee e le opere delle nazioni rigenerate prima che Roma sognasse di preconizzarle. Il Pontefice si contenterà di confermare e di glorificare il lavoro dello Spirito di Cristo, o di Cristo-Spirito, nello spirito pubblico, e, grazie al privilegio della sua infallibilità pontificale, egli dichiarerà canonicamente - urbi et orbi - che la civiltà presente è la figlia legittima del Santo Vangelo e della redenzione sociale: («Glorieux Centenaire», 1889, pagina 111)».

Il piano mirava dunque ad assorbire il Papato con l’elezione di un Pontefice [nuovo] che avesse le nuove idee sulla libertà, uguaglianza e fraternità.

Nella enciclica «Mirari vos», di Papa Gregorio XVI, contro il delirio dell’indifferentismo e di certe libertà letali è detto:

«Tolto infatti ogni freno che contenga nelle vie della verità gli uomini già volgentisi al precipizio per la natura inclinata al male, potremmo dire con verità essersi aperto il pozzo dell’abisso... Allude alla visione dell’Apocalisse (9, 1-2): ... un astro caduto dal cielo sulla terra. Gli fu data la chiave del pozzo dell’abisso; egli aprì il pozzo dell’abisso e salì dal pozzo un fumo come il fumo di una grande fornace, che oscurò il sole e l’aria».

Dove e chi ha la chiave che frena le libertà deliranti del mondo? Il cattolico lo dovrebbe sapere: proprio dove fu costituita la sede del beatissimo Pietro e la Cattedra della verità ad illuminare le genti... ma «lì hanno eretto il trono della loro abominazione e... colpito il pastore è disperso anche il gregge» (confronta Leone XIII, «Esorcismo per invocare l’aiuto di San Michele Arcangelo»). Poiché la Sede romana è legata all’autorità di Dio, se da essa si dichiara il diritto alla libertà dell’umana scelleratezza proprio quando è palese l’abuso della libertà da parte degli uomini, è chiaro che un liberalismo segreto deve aver varcato la soglia della Chiesa per fare il letto all’Anticristo finale.

Come è stato possibile? A causa dell’apostasia consistente nell’abbandono della verità nella Sede stessa che deve proclamare la Legge eterna di Dio. Il Segno di Fatima diviene allora aiuto ineludibile per affrontare tale crisi della Cristianità, indicando l’abbattimento epocale della voce apostolica.

Ecco il mistero della Chiesa perché: «quanti non hanno accolto la verità con amore, credano nella menzogna» (II Tessalonicesi 2). Un castigo tremendo! Il Papa è il custode della Chiave per confermare la Tradizione e quindi l’Autorità divina per tenere chiusi gli abissi degli errori, delle falsità e degli inganni.

Torniamo all’Apocalisse 9, 1-2:

«Il quinto angelo suonò la sua tromba: vidi un astro caduto dal cielo sulla terra; gli fu consegnata la chiave della voragine dell’Abisso. Egli aprì la voragine dell’Abisso e da essa salì un fumo come il fumo di una grande fornace; il sole e l’aria si offuscarono per il fumo della voragine. Dal fumo vennero sulla terra delle cavallette; fu dato loro un potere simile a quello degli scorpioni terrestri... 11, Avevano come re l’angelo dell’Abisso, il cui nome in ebraico Abaddon, significa distruzione, perdizione e in greco Apollyon, forse allusione ad Apollo, l’arciere sterminatore».

L’angelo a chi fu consegnata la chiave dell’abisso era a capo dell’operazione liberticida. E qui si potrebbe ricordare che nella visione simbolica del Terzo Segreto di Fatima, il Papa col suo seguito è sterminato misteriosamente anche da colpi di frecce. Però ora è giusto limitarci all’esegesi pontificia, e poi alla lettera dei sacri libri letti secondo il testo rivelato e i fatti dei nostri tempi.

Il Papa Gregorio XVI, infatti, invoca questo passo apocalittico per figurare il delirio della libertà riguardo alle verità rivelate; la libertà religiosa condannata anche dai suoi successori, ma dichiarata diritto dal devastamte Vaticano II. Una figura virtuale, ma chiara di tale operazione sarebbe come la «bonaria» apertura delle prigioni dove sono rinchiusi i peggiori assassini; non si voleva più condannare con Roncalli, quasi la giustizia fosse il vero delitto malvagio!

Chi è l’«angelo» e la «stella» o «astro» nel libro dell’Apocalisse?

L’angelo è la «stella» o «astro», il vescovo che con la sua luce guida dall’alto i pellegrini di questo mondo. Che l’angelo delle chiese sia questa luce lo troviamo già nella prima parte dello stesso libro dell’Apocalisse (1, 20):

«Quanto al significato delle sette stelle che vedi nella mia mano destra e dei sette candelabri d’oro: le sette stelle simboleggiano gli angeli delle sette chiese e i sette candelabri le sette chiese»... «All’angelo della chiesa di Efeso scrivi: Così parla colui che tiene nella sua destra le sette stelle e cammina in mezzo ai sette candelabri d’oro. Mi è nota la tua condotta: la tua fatica, la tua costanza; so che non puoi soffrire i malvagi; infatti hai messo alla prova quelli che si spacciavano per apostoli, e non lo sono, e li hai trovati bugiardi. Hai costanza, avendo sofferto per il mio nome senza venir meno. Ma debbo rimproverarti che non hai più l’amore di un tempo. Considera da quale altezza sei caduto e ritorna alla condotta di prima. Altrimenti verrò a te e, se non ti sarai convertito, leverò il tuo candelabro dal suo posto» (2, 1-5).

Sarebbe bene leggere tutte le lettere, ma qui serve sapere che l’angelo delle chiese è il loro vescovo, luce che deve guidare dall’alto come fanno le stelle. Esse possono cadere dall’alto della sfera celeste, spirituale a quella delle cose terrene e allora non guidano più, anche se conservano le apparenze sacre. Ma nel testo in questione alla stella caduta dal cielo in terra fu data la chiave che apre il pozzo di un abisso dottrinale, contenenti errori e erranti. La chiave di questo spazio ecclesiastico terreno è conferita a quel vescovo che si ritiene abbia ricevuto in un conclave il potere delle chiavi; un eletto papa che altro non è che quell’astro caduto dal cielo dei santi sulla terra dei potenti. E lui farà come quel papa eretto secondo i piani dei massoni: aprirà il pozzo dell’ abisso quello di ogni libertà svincolata dalla legge naturale e divina.

Ora, il Vaticano II, con la sua dichiarazione «Dignitatis humanae», ha attuato quest’apertura deleteria in nome dei concetti modernisti di libertà e dignità umane. Il suo primo riferimento è nella lettera «Pacem in terris» di Giovanni XXIII, come si è visto più volte altrove, approfondendo questo passo dell’Apocalisse. Nello stesso libro, l’astro è il vescovo che invece di guidare e illuminare i fedeli, con la chiave non fa quanto hanno fatto tutti i Papi, i katékon, chiudendo agli errori e orrori di un mondo materialista, ma aprendo a tale mondo.

Ecco il nuovo «Papato», precipitato dal cielo in terra. Il fatto certo è che dopo Giovanni XXIII la Chiesa fu aperta perfino agli adepti della religione dell’uomo che si fa Dio e ora al rabbinato che viene a dire, entro le stesse mura vaticane, che non hanno bisogno di Gesù Cristo. A questa luce non ci sarebbe bisogno né dell’Apocalisse, né del Segreto di Fatima, per capire che il katékon cattolico è stato tolto di mezzo; siamo davanti a fatti concreti, e contra i fatti non ci sono argomenti, tranne che per quelli che sono più aggrappati agli uomini e alle apparenze che agli insegnamenti della vera Chiesa di Gesù Cristo che, in vista di questa «segreta» apostasia rimane sempre più vilipesa e abbandonata.

Ma... senza dubbio, se confidiamo, come conviene, in Maria... anche noi sperimenteremo che Ella è sempre quella «Vergine potentissima - che col suo piede verginale stritolò il capo del serpente» (Enciclica «Ad diem illum laetissimum», 2 febbraio 1904). E così, alla fine, l’Immacolato Cuore di Maria trionferà su quella falsa libertà religiosa del Vaticano II che i cattolici testimonieranno come inaccettabile a Dio e all’onore della Sua Chiesa.

Arai Daniele
 

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