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Monetizzazione USA, un buco nero
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Ben Bernanke ha messo all’opera i torchi della Federal Reserve per stampare denaro; a volontà. Ma quanto? Tra i 16 e i 17 trilioni di dollari. Per avere un’idea della cifra inimmaginabile
(16. 000.000.000.000.00), basterà dire che il PIL americano, il prodotto interno lordo più grosso del mondo, ammonta «soltanto» a 14,2 mila miliardi di dollari.

Dobbiamo questa rivelazione all’azione indefessa del «candidato invisibile», ossia a Ron Paul, che da anni richiede una revisione dei conti indipendente (audit) della Federal Reserve, istituto pubblico posseduto da banche private. Nella veste di semplice deputato, Ron Paul ha presentato un disegno di legge della Camera Bassa (HR 1207) in questo senso.

La resistenza di Bernanke (e del precedente governatore, Alan Greenspan) è stata frenetica e minacciosa: un audit sulla Banca Centrale avrebbe prodotto reazioni gravissime sui mercati, eccetera, eccetera. Sono riusciti a scongiurare un audit completo, grazie al senatore Bernie Sanders, che ha fatto sua la proposta di Ron Paul, avendo cura di annacquarla quanto basta. Tuttavia, la legge è passata alla fine del 2010, e la parziale valutazione dei conti – opera del GAO, Government Accounting Office, qualcosa come la Corte dei Conti – è quanto di più ufficiale si possa desiderare.

Da essa, per dirla con le parole di Douglas Wead, un collaboratore di Ron Paul, «abbiamo appreso che nel 2008 (i banchieri centrali) hanno creato 17 trilioni che hanno prestato alle banche, per lo più alle banche gestite dai membri del consiglio d’amministrazione della FED, e a numerose grandi imprese come General Electric». (Audit The Federal Reserve Reveals 16 Trillion in Secret Bailouts)

Tutto ciò in segreto, e con falsi contabili vistosi.

Per esempio, l’ammontare ufficiale e approvato dal Congresso del primo salvataggio (il famoso TARP del 2008) era di 800 miliardi di dollari; menzogna, dato che la sola Goldman Sachs – la banca che ci governa e ci salva tutti – ha ricevuto 814 miliardi. E tutto all’insaputa del Congresso (il potere legislativo che in teoria dovrebbe autorizzare l’emissione) lasciato a litigare e dividersi sulla copertura di un deficit di 1,5 miliardi, mentre 16-17mila miliardi gli passano sotto il naso.

E non basta. Ciò che fa infuriare gli americani ridotti dalla crisi in miseria, è che di quei 16 trilioni, una parte cospicua è andata a riempire di liquidità di banche inglesi, tedesche, francesi e belghe.

Ecco qui una lista incompleta delle banche che hanno ricevuto il ricco dono:

Citigroup: $2.5 trillion ($2,500,000,000,000)

Morgan Stanley: $2.04 trillion ($2,040,000,000,000)

Merrill Lynch: $1.949 trillion ($1,949,000,000,000)

Bank of America: $1.344 trillion ($1,344,000,000,000)

Barclays PLC (United Kingdom): $868 billion ($868,000,000,000)

Bear Sterns: $853 billion ($853,000,000,000)

Goldman Sachs: $814 billion ($814,000,000,000)

Royal Bank of Scotland (UK): $541 billion ($541,000,000,000)

JP Morgan Chase: $391 billion ($391,000,000,000)

Deutsche Bank (Germany): $354 billion ($354,000,000,000)

UBS (Switzerland): $287 billion ($287,000,000,000)

Credit Suisse (Switzerland): $262 billion ($262,000,000,000)

Lehman Brothers: $183 billion ($183,000,000,000)

Bank of Scotland (United Kingdom): $181 billion ($181,000,000,000)

BNP Paribas (France): $175 billion ($175,000,000,000)

Tanta generosità verso banche estere si spiega come uno sforzo per salvare dall’effetto-domino di un fallimento il sistema finanziario globale concepito come un tutto (la globalizzazione non è acqua) (www.gao.gov/new.items/d11696.pdf)

Ciò che più colpisce, però, è che tutto questo profluvio di trilioni gettato nel sistema non pare risolvere alcun problema. Le banche gonfiate di miliardi non tornano in salute, nonostante la forniture di liquidità illimitata a tasso zero; tutti gli sforzi di Helicopter Ben per accrescere la domanda, innescare l’espansione del credito, ridurre i tassi dei mutui e dei fidi e deprezzare il dollaro, non hanno portato alla auspicata ripresa, sia pur gonfiata.

La disoccupazione resta a livelli di depressione, al 9% (che significa al 16 e più, se calcolata con i metodi europei), e – lungi dallo scatenare l’iper-inflazione teoricamente temibile, vista l’immane creazione di moneta ex nihilo – la deflazione regna, su livelli dell’1% dovuti essenzialmente al rincaro del greggio.

Il fatto può insegnare qualcosa a chi chiede alla BCE di monetizzare il debito, comprando titoli di Italia e Spagna. La FED non riesce a creare inflazione (come probabilmente vuole) perchè compra o presta attivi puramente finanziari, e quando compra un Treasury Bill scambia un attivo finanziario con un altro. A creare inflazione è la spesa pubblica, dei governi – perchè quando un governo spende, compra beni e servizi reali in cambio degli attivi finanziari (dollari ex-nihilo) provocando il deprezzamento di questi, se sono sovrabbondanti. L’iper-inflazione sperimentata dai tedeschi durante Weimar fu dovuta all’enorme spesa in deficit dello Stato (50% del PIL), deficit spending usato essenzialmente per vendere marchi comprando con essi valute estere, con cui pagare le colossali riparazioni chieste dai francesi e inglesi.

Fatte le proporzioni, è la politica della finanza allegra italiana, della spesa che ha pagato le caste parassitarie, la corruzione e il Sud improduttivo, approfittando dei bassi tassi «alla tedesca» dell’indebitamento in euro, laddove bisognava invece approfittare per risanare e tagliare. Ora la moneta «tedesca» non permette l’inflazione, e ci strangola.

In tutto l’Occidente si è instaurata la deflazione, una situazione in cui il peso del debito viene aggravato (mentre l’inflazione lo allevia). Fino a quando? Fino a quando la disponibilità dei detentori di capitale a permetterci la spesa in deficit viene definitivamente meno. Si accorgono che lo Sato non è illiquido, ma insolvente. E smettono di comprare BOT.

È quel che succede adesso. E non c’è stampa di moneta da parte delle Banche Centrali che possa curare questo male. Si deve guardare in faccia alla realtà che si è finto di non vedere, rinnovando ogni volta i BOT, quando scadevano, con altri BOT. La stampa di moneta della FED non fa che degradare la moneta, fino a fare temere non la svalutazione, ma la sua vaporizzazione.

I vecchi (e dimenticati) economisti avevano un detto: «Il denaro comanda il lavoro». Io ti dò 50 euro e tu mi sgombri la cantina, e lo fai perchè con quei soldi puoi fare la spesa, ossia comprare il lavoro che sta dietro e dentro le merci di consumo. Qualcuno è stato pagato per allevare il vitello, per produrre i pomodori e i fagiolini.

Il trucco è che riesca a «comandare lavoro» il denaro creato dall’aria dalle banche, che è – sostanzialmente – un «attivo» finanziario, a cui corrisponde il passivo di qualcun altro, che magari non onora il proprio debito – e allora tutto il castello di carte cade. Bisogna che la gente ignori il trucco, e continui a credere che il denaro abbia un valore, altrimenti esso smette di «comandare lavoro».

Ebbene: ecco qui una tabella che dice le ore di lavoro richieste, in America, per comprare un’oncia d’oro. L’oro è la sola moneta che ha il suo attivo dentro di sè, dunque è un metro affidabile, in termini di lavoro che «comanda».

La tabella dice che in USA occorrono oggi 88 ore di lavoro per comprare un’oncia d’oro. Nel 2000 bastavano 20 ore. Le Banche Centrali hanno fatto molto male ai salari...


(CLICCARE PER INGRANDIRE)


Impressionante? Accade quando il denaro che avete in tasca comincia a vaporizzare.

Forse non a caso, la Russia ha fatto sapere ufficialmente che ad ottobre ha aggiunto 19,5 tonnellate metriche d’oro alle sue riserve, totalizzanti 871,1 tonnellate (mentre la Germania ha ridotto le sue riserve di 4,7 tonnellate).

Chi avrà ragione?


Putin è molto cattivo



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