Un terribile abbaglio
18 Aprile 2009
E’ insolito che l’Osservatore Romano pubblichi foto in prima pagina. Il venerdì 17 aprile ne pubblica una: donne afghane che si coprono il volto con il pesante velo nero. Il titolo dice: «Il coraggio delle donne di Kabul». Si tratta, spiega l’articolo sottostante, delle donne (una cinquantina) che a Kabul hanno protestato contro la legge del diritto di famiglia sciita che «stabilisce la subordinazione della moglie al marito», che «le mogli debbano assecondare in ogni caso i mariti» e che «in pratica ne autorizza lo stupro». Inoltre, assicura l’Osservatore Romano, nella legge c’è «un tacito consenso al matrimoni delle bambine e si proibisce alle donne di uscire di casa senza il permesso del coniuge».
Si resta sgomenti. Non fu anche San Paolo a «stabilire la subordinazione della moglie al marito»? Già, ma nell’orribile Islam, ci dice il Vaticano nel suo organo ufficiale, in quella legge approvata a Kabul c’è «un tacito consenso» al matrimoni delle bambine: come può una legge essere «tacita», visto che è essenza di una legge essere esplicita? Ah, ma naturalmente si aggiunge la colpa, per cui «ci sono state proteste anche all’estero».
Quella legge consente «lo stupro delle mogli». Si potrebbe dire anche in un altro modo, l’obbligo delle mogli di compiere il dovere coniugale - che era fino a ieri ricordato anche dal cristianesimo, essendo uno dei fini del metrimonio il «remedium concupiscientiae» .
Ma l’Osservatore sceglie deliberatamente di usare il termine rivoltante: lo stesso che usano i radicali, Il Foglio e la Nirenstein: stupro domestico. E’ il termine escogitato dalla propaganda neocon, ed ha uno scopo politico dopotutto limitato: cominciare a dipingere Karzai come uno della stessa pasta dei talebani, onde preparare e legittimare la detronizzazione di questo uomo-fantoccio ormai inutile a Washington. Il giornale del Vaticano asseconda questa propaganda, e lo fa nel senso dello «scontro di civiltà» dettato dalle note centrali americane.
Per di più, essendo questo Papa sfortunato nei rapporti coi media, proprio lo stesso giorno il nuovo presidente USA, Obama, ha reso pubblici i documenti con cui la precedente amministrazione Bush ha autorizzato la tortura di prigionieri musulmani, che è stata applicata per un decennio nei modi più ripugnanti
(1): non solo il «waterboarding» ossia il finto annegamento, ma il «walling», ossia lo sbattimento delle teste contro il muro, la deprivazione del sonno per 11 giorni, il denudamento,
il gelo ed altre umiliazioni, il trattamento dei prigionieri con insetti ed altre atrocità. Obama ha anche garantito l’immunità degli agenti americani che hanno torturato, con il motivo che «eseguivano ordini»; la scusa che non fu accettata a Norimberga. Coloro che hanno dato gli ordini, Bush, Cheney, Rumsfeld, non sono nemmeno chiamati in causa.
E’ un’ammissione che distrugge ogni pretesa superiorità morale dell’Occidente americanista, ogni pretesa di insegnare la «civiltà» e la «democrazia» agli altri, e rivela il collasso morale del Paese che vuole comandare il mondo, e di tutti noi occidentali che abbiamo taciuto davanti a questi crimini. Centinaia, migliaia di musulmani catturati - e la più parte del tutto innocenti - sono stati sottoposti a torture, che sono crimini di guerra e atrocità contro civili secondo le convenzioni del diritto europeo - secondo la nostra civiltà - e noi taciamo.
Il Papa - perchè la prima pagina dell’Osservatore è da lui autorizzata - ha scelto di tacere sulle torture americane, e invece di denunciare lo «stupro domestico» sciita, cosa che avviene in un piccolo Paese occupato da sette anni, sgretolato da 25 anni di guerre tribali aizzate dalle potenze, e che - almeno - non pretende di porsi ad esempio di civiltà, nè di estenderla al globo.
E’ una scelta deliberata e cosciente. E’, bisogna dirlo, una scelta ideologica, e dell’ideologia che, nata in USA su influenza israeliana, anche in USA viene ormai contestata. La ideologia neocon. E l’Osservatore Romano si fa banditore in ritardo di questa ideologia. Anzi, rifiutando l’ambasciatore presso la Santa Sede proposto da Obama, il Vaticano ha espresso una dichiarata ostilità alla presidenza che - con tutte le sue falle - sta cercando di contrastare i centri di potere neocon e la loro ideologia. Sta dando una mano ai neocon che si agitano in USA.
E’ spaventoso. E il peggio è che non è una delle consuete gaffes, ma una presa di posizione cosciente. E’ forse la prima volta nella storia che un Pontefice aderisce, non privatamente ma come Papa, ad una ideologia - e ad una ideologia di questo tipo.
E’ un abbaglio terribile: morale e anche intellettuale, tanto più irricevibile perchè c’è un intellettuale sul soglio di Pietro. Uno che dovrebbe sapere e capire le svolte della storia.
Comprendo che molti lettori cattolici saranno urtati da queste mie parole dure, mi accuseranno di mancare di rispetto al Papa, mi consiglieranno di andare a confessare il peccato, di averlo detto «sotto influenza ideologica». Ma purtroppo, la scelta ideologica è confermata - come si attendeva - dal programma della visita del Papa in terra santa. Per non essere accusato di spirito di parte, dò la notizia com’è apparsa in un’agenzia:
Ratzinger: sì al Muro del Pianto e al Museo dell’olocausto, no alla parrocchia cattolica di Gaza
(…) A Gerusalemme, visiterà il Muro Occidentale e il Memoriale di Yad Vashem e saluterà i due Gran Rabbini nel Centro Hechal Shlomo.(…). C’è delusione tra i palestinesi cattolici di Gaza per le dichiarazioni fatte dal portavoce del Patriarcato latino di Gerusalemme, Wadie Abu Nassar, che ieri in un’intervista al Jerusalem Post ha escluso la possibilita che Benedetto XVI si rechi a Gaza il prossimo mese durante la sua visita in Terra Santa. Il Vaticano non ha ancora replicato ufficialmente alla petizione firmata da centinaia di religiosi cattolici di Gaza e Cisgiordania e anche dagli studenti di teologia dell’Università di Berkeley Stati Uniti affinche includa la Striscia nel suo itinerario. Abu Nassar però e stato categorico nell’affermare che Gaza non rientra e non rientrerà nell’itinerario del Papa, non ci saranno cambiamenti nel programma. Parole che hanno generato sconforto a Gaza dove gli esponenti della Chiesa cattolica locale e i fedeli speravano nell’arrivo del Pontefice nel martoriato territorio palestinese teatro, tra il 27 dicembre 2008 e lo scorso 18 gennaio, di una devastante offensiva israeliana contro il movimento islamico Hamas, costata la vita ad oltre 1.300 persone e la distruzione di migliaia di case ed infrastrutture civili. Ad invocare la visita del Papa era stato anche il parroco di Gaza city, Manuel Musallam, che guida una comunità di circa 300 palestinesi cattolici e di alcune decine di religiosi, molti dei quali stranieri. Non dobbiamo dimenticare questo luogo di sofferenza ha esortato Musallam. (…).
Ora, i miei lettori cattolico-papisti, provino a mettersi nei panni di quei 300 cattolici di Gaza. Sono da mesi accampati fra le macerie, hanno perduto amici e figli e parenti sotto bombe al fosforo, maciullati da armi proibite che ne hanno tagliato le gambe e le braccia; hanno sepolto centinaia di bambini; hanno assistito ad uccisioni a freddo di civili, e persino di infermieri nelle ambulanze; non hanno più case, nè infrastrutture necessarie ad una vita umana; sono affamati perchè il blocco ai valichi continua, solo il 15 aprile Israele ha rifiutato il passaggio di 13 camion con 250 tonnellate di cibo. Negli ospedali bombardati, pieni di feriti, i medicinali più essenziali vanno a male perchè non possono essere conservati in frigorifero. Respirano un’aria infetta perchè le fogne e i depuratori sono stati distrutti, e la temperatura è già a 35 gradi.
Immaginate di essere voi come loro, e sapere che il Papa, in vista nella terra vostra, non viene a trovarvi. Non viene a benedire i vostri morti, i feriti e i malati che non possono essere curati; a dire una Messa fra le vostre case abbattute, a portare la parola del conforto e ad alzare la voce della giustizia e della verità, la sola arma dei miti e degli oppressi contro la forza bruta e la menzogna.
Va, il Papa, a benedire il museo dell’olocausto, va a pregare coi vostri aggressori e massacratori, coi vostri affamatori e carcerieri; ma da voi non viene.
Eppure gliel’hanno chiesto, in centinaia di religiosi e fedeli gli hanno scritto: «Vieni e vedi». Perchè si sa, certe atrocità, chi non le vede, non può crederci: accadde anche ai tedeschi negli anni ‘40. Hanno supplicato il Papa di venire, e lui non viene.
Provate a mettervi nei loro panni. Provate ad immaginare, almeno, solo questo: cosa possono dire i cristiani di Gaza, quelle trecento pecorelle abbandonate, ai vicini musulmani, agli uomini di Hamas che senza dubbio derideranno la loro religione e il loro Pontefice? Come potranno dar ragione della loro fede, dire che essa non è l’Occidente nè l’ebraismo massacratori, perchè è Carità e amore per gli ultimi?
«Avevo fame e non mi avete dato da mangiare; ero prigioniero, e non mi avete visitato».
Il Papa poteva vedere lì, nella terra di Gesù, uno «stupro domestico» enorme, malvagio e insensato compiuto sotto gli occhi dell’Occidente, ancora in corso, e ben peggiore di quelli che (forse, e forse no) avvengono nell’Afghanistan devastato dall’Occidente. Non va a Gaza per non vedere. Non vuole vedere. Gli interessano i buoni rapporti con i massacratori e con la loro religione. La ideologia neocon lo rende cieco, e cieco volontario.
Se vi sembro duro, sentite com’è duro padre Manuel Musallam - un francescano, l’ho conosciuto a Nazareth - al Papa, dice, «domanderemo perchè è venuto, cosa ha intenzione di dire ai cristiani, agli ebrei, ai musulmani, e perchè non viene a Gaza. Gli diremo che non è il buon momento per venire e visitare i luoghi santi mentre Gerusalemme è occupata».
Ha ragione padre Musallam; parla col il diritto che gli viene dalle sue vittime pecorelle. Che cosa deve dire loro? Che devono morire, perchè per la Chiesa cattolica la terra in cui hanno abitato da secoli, che i loro avi hanno coltivati di olivi ed aranceti, appartiene ad un popolo eletto, che l’ha avuta come promessa da Dio? Che dovranno vedere il Papa da lontano mentre si inchina al Muro del Pianto, perchè non c’è posto per loro - arabi e cristiani - nella storia della salvezza? Che l’ingiustizia e la sofferenza che subiscono è volontà storica di Dio, perchè Dio esiste solo per gli ebrei? Che sono vittime della nuova «storia della salvezza» inventata da qualche decennio dalla teologia giudaizzante?
Il Papa non può non sapere quello che hanno fatto a Gaza; ne è stato informato. La scelta deliberata del Papa di non andare a Gaza è spaventosa. Uno spaventoso abbaglio morale; e solo l’adesione ad una ideologia - feroce - può giustificare tanta insensibilità di fronte al sangue sparso e alle vittime.
E’ un’insensibilità molto tedesca, la stessa che nutrirono i tedeschi di sessant’anni fa, che «non vollero vedere», che «obbedivano agli ordini». La stessa di oggi, cambiata ideologia: lo Stato federale tedesco ha preteso - ed ovviamente ottenuto - l’estradizione dagli USA di John Demianjuk, che vogliono processare in Germania come il presunto «boia di Treblinka», aguzzino del lager nel 1943. Non scuote la sensibilità tedesca il fatto che Demianjuk abbia oggi 89 anni, ed è agonizzante. Non li fa esitare il fatto che già nel 1988 Demianjuk fu condannato a morte da una corte israeliana - era stato estradato anche là -, passò mesi in attesa dell’impiccagione, e poi fu dalla corte suprema israeliana (dalla corte israeliana!) liberato, in quanto si scoprì che i documenti di identità dell’epoca che lo indicavano come l’aguzzino di Treblinka erano stati falsificati dal KGB, e grazie ai suoi difensori, quando l’URSS crollò, saltarono fuori i documenti veri del vero Boia di Treblinka, che si chiamava Marchenko ed era di parecchi anni più vecchio di Demianjuk, allora 23 enne
(2).
Non scuote la sensibilità tedesca per il diritto nemmeno il fatto che Demianjuk non è mai stato cittadino tedesco, e quindi non giudicabile in Germania: ucraino, combattente nell’Armata Rossa, preso prigioniero dai nazisti, ha avuto poi la cittadinanza USA (che gli è stata tolta e ridata due volte).
No, nulla. I tedeschi sono insensibili quando eseguono gli ordini. Quando l’ideologia cui aderiscono gli dà buona coscienza, non temono di riprocessare un novantenne già prosciolto; la nuova, unica religione rimasta in Europa esige un altro processo per la Memoria, e una vittima colpevole da condannare. Bisogna far presto, e siccome i colpevoli stanno tutti morendo, non resta che riprovare Demianjuk. Un tedesco, non vede lo «stupro domestico» là dove l’ideologia gli ordina di non vederlo.
Quello del Papa è uno spaventoso abbaglio morale e intellettuale, purtroppo, si vede, ricorrente nei tedeschi. Ahimè, io temo che questa non-visita a Gaza, questa insensibilità, sia la pietra tombale sulla Chiesa cattolica.
Non dite che sono duro. Dure, durissime sono le parole di Gesù:
«Andate, maledetti, nella dannazione, perchè ero affamato e non mi avete dato da mangiare,
assetato e non mi avete dato da bere, ero ignudo e non mi avete rivestito, ero ammalato e non mi avete curato, ero prigioniero e non mi avete visitato».
1) Ewen MacAskill, «Obama releases Bush torture memos», Guardian, 16 aprile 2009.
I memorandum resi pubblici sono leggibili al sito http://graphics8.nytimes.com/packages/pdf/politics/20090416_memos.pdf
2) Pat Buchanan, «The true haters», Buchanan.org.blog, 14 aprile 2009.
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