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Il Papa in Terra Santa
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Condividiamo il dolore di Blondet perché è anche il nostro. Un dolore immenso. Il Papa sbaglia a non andare a Gaza. Tuttavia ci si lasci fare qualche riflessione. La prima, ci si permitta, è di osservare che San Paolo nell’esortare le mogli all’obbedienza ai mariti contestualmente aggiungeva l’esortazione ai mariti ad amare le mogli, a non tradirle, a trattarle con rispetto e ad essere con esse uomini e non bestie. Indicava ai mariti come modello Cristo che ama la Chiesa Sua Sposa. Il matrimonio come «remedium concupiscientiae» è affermazione medioevale alquanto estrema dal punto di vista della fede, affermazione non a caso fatta subito propria dal sessuofobismo luterano. La fede catttolica nel matrimonio vede un sacramento, «anticataro», finalizzato all’amore fecondo, procreativo, dell’ unione tra uomo e donna, secondo il comandamento di Dio nel Genesi. Dunque vi è un abisso tra quanto il Cristianesimo dice nei confronti dell’universo femminile e quanto ne dice il fondamentalismo islamico.

Badi il lettore: abbiamo usato il termine «fondamentalismo islamico» e non «islam» tout court perché anche l’islam è un mondo variegatissimo e della stessa sharia vi sono diversissime interpretazioni, alcune anche molto meno dure verso le donne. Dunque, non ci si accusi di setimenti pregiudizialmente anti-islamici. Quando Maometto impose alle donne di coprire tutte le «parti erotiche» del corpo, nel VII secolo quelle parti erano tutto il corpo tranne il volto e le mani. Oggi, nell’islam non fondamentalista, per non parlare poi di quello trapiantatosi in Occidente, molti imam hanno reinterpretato il comandamento islamico giugendo alla conclusione che attualmente il ventre e le gambe non possono ritenersi immediatamente «parti erotiche», sicché una mussulmana con un moderato due pezzi non trasgredirebbe la legge islamica. Ora, non vogliamo entrare in queste questioni ma solo osservare che spesso l’esegesi porta a diversi, non per questo opposti o contradditori, approcci con la fede o la morale. Ciò si registra storicamente per l’islam come per il Cristianesimo.

Per quanto riguarda noi cattolici non possiamo esimerci dal far osservare che è innegabile che solo Cristo ha, per la prima volta nella storia dell’umanità, introdotto un approccio con l’universo femminile del tutto inedito. Al di sopra non solo dei suoi tempi ma anche di ogni altra cultura umana. Cristo, con grande scandalo degli «zelanti» farisei, non discriminava le donne, neanche le peccatrici: si pensi alla Maddalena. Da qui l’insegnamento di Paolo assolutamente dirompente con la mentalità del tempo, sia giudaica che pagana.

Per quanto riguarda il Papa e le sue scelte, trascriviamo qui sotto una corrispondenza tra noi ed un amico, che per ovvi motivi di riservatezza lasciamo anonimo. Giusto per mettere i puntini sulle «i» di una situazione complessa che, come abbiamo detto, lascia anche noi con ‘amaro in bocca’.

«Ho sempre difeso e difenderò Benedetto XVI, come successore di Pietro e Vicario di Cristo. Tuttavia è la quarta volta che devo rispettosamente criticare le sue scelte, diciamo così, ‘politiche’: la prima è stata in occasione dell’eccessiva enfasi della visita negli USA; la seconda è stata in occasione dell’eccessiva pubblicità data al battesimo di Magdi Allam (non certo per il battesimo in sé ma per averlo fatto in mondovisione nella notte di Pasqua); la terza è stata in occasione del rifiuto opposto alla richesta di udienza pervenuta da Amadhinejad, che era in quei giorni a Roma, a distanza di soli pochi giorni dalla visita di Bush in Vaticano, ricevuto con fin troppo calore (una presa di posizione ‘politica’ che Giovanni Paolo II, che ricevette in udienza Arafat nonostante gli strilli di Israele, non avrebbe mai assunto, perlomeno in modo così diretto); la quarta è questa relativa alla notizia che ti invio. Preghiamo per lui, affinché ci ripensi e non abbia timore dei ‘lupi’ israeliani».

Seguiva lo stesso comunicato stampa da Blondet riportato. Quell’amico ci faceva però osservare quanto segue:

«Caro Luigi, hai considerato la possibilità che in Vaticano si sappia benissimo che Israele non consentirebbe al Papa di recarsi a Gaza? E’ ben vero che di fronte ad un espresso rifiuto il Papa potrebbe decidere di annullare la sua visita in Terra Santa, ma è ovvio che, a questo punto, con viaggio e visita già deliberati e fissati, una decisione di questo genere solleverebbe una infinità di problemi (in pregiudizio senza dubbio di Israele, che però ormai non ha nulla da perdere, ma anche della Chiesa) e comunque proprio per questo dovrebbe essere presa in base a considerazioni ben più complesse, problematiche e difficili di quelle comportate dalla semplice affermazione che il Papa non ha previsto una visita a Gaza. Si potrebbe è vero replicare che la questione di Gaza avrebbe potuto essere messa in conto prima di decidere il viaggio in Terra Santa, ma anche una più risalente rinuncia a questo viaggio, che si sapeva da gran tempo desiderato, avrebbe comportato polemiche e non sarebbe stata priva di conseguenze politiche con immediati riflessi sulla Chiesa tanto più, poi, che al momento dell’invasione israeliana della Striscia il desiderio del Papa di recarsi in Terra Santa non solo era a tutti noto, ma già oggetto di precise trattative». E’ evidente che, pur nel realismo di queste osservazioni del nostro amico, non si sposta di una virgola il dolore ed il disappunto per l’errata scelta del Papa. Giusto a completamento, per quanto ci riguarda questa è stata la nostra risposta a quell’amico: «Sì, forse non hai umanamente tutti i torti. La diplomazia è cosa molto complicata. Però si potrebbe richiedere da parte Vaticana che almeno una delegazione dei cattolici di Gaza, con a capo il loro parroco Mussallam, sia ricevuta dal Papa, magari a Gerusalemme o a Betlemme. Comunque personalmente spero che almeno nei discorsi ufficiali Benedetto XVI sia molto chiaro a proposito dei crimini di Israele e li condanni come sicuramente condannerà gli abusi di Hamas».

La questione, dunque, caro direttore, è dolorosa, ma la Chiesa ha già vissuto in passato situazioni nelle quali l’insufficienza umana dei Pontefici non ha dato, nell’immediato, ragione alle ragioni della fede. Pensiamo soltanto ad un Leone X che di fronte al cataclisma luterano se ne uscì con «sono solo beghe tra monaci». Non aveva capito nulla di quanto stava avvenendo. Tuttavia Cristo in quel frangente di insufficienza umana, ed in altri, non ha abbandonato la Chiesa. Se fosse stato così Essa non sarebbe arrivata fino ad oggi. Come diceva il cardinal Cosalvi a Napoleone che urlava di voler distruggere la Chiesa: «Maestà ma se in milleottocento anni non ci siamo riusciti neanche noi prelati!».

Cristo scelse san Pietro, come la Roccia sulla quale fondare la Chiesa, pur sapendo e conoscendone tutte le debolezze umane: pur sapendo che da lì a poco lo avrebbe rinnegato nel momento più difficile. Anche questo, caro direttore, è parte del Mistero della Chiesa.

Pertanto, personalmente, uniti a Blondet nello sdegno e nel dolore, non possiamo condividere la sua affermazione circa il fatto che questo errore di Benedetto XVI sia la pietra tombale sul Cattolicesimo. Non possiamo condividerla non per una nostra personale opinione ma per il semplice fatto che due millenni fatti anche di umani errori e di insufficienze umane di Papi, cardinali, vescovi, sacerdoti e laici, non hanno minimamente scalfito l’essenza indefettibile della Chiesa alla quale è stato promesso, da Lui, che gli inferi su di Essa non avrebbero prevalso.

Luigi Copertino



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