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Miriam Bartolini
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Miriam Bartolini, in arte Veronica Lario, non resterà nella storia del cinema. «Tenebrae» di Dario Argento del 1982 le offrì una parte secondaria, mentre l’interpretazione migliore sul grande schermo resterà quella di «Sotto... sotto... strapazzato da anomala passione», un film di Lina Wertmuller del 1984, che racconta la storia di un’infatuazione lesbica tra Esterina (appunto Veronica Lario) e l’amica Adele, in cerca di reciproco conforto dalla delusione per i mariti. Il film per quel tempo poteva ancora suscitare qualche prurito, oggi magari andrebbe nei circuiti parrocchiali. Neppure le sue apparizioni televisive in «Bel Ami» di Sandro Bolchi o ne «La vedova e il piedipiatti» di Mario Landi sono di quelle memorabili nella cineteca di Viale Mazzini.

Più conosciuta, invece, la sua interpretazione al Teatro Manzoni di Milano ne «Il magnifico cornuto» di Fernand Crommelynck, con la compagnia di Enrico Maria Salerno. Dubito se ne conservi da qualche parte la registrazione, ma qualche scatto di scena sì. La signorina - in una foto di repertorio in bianco e nero a torso nudo - mostra una invidiabile capacità polmonare, supportata almeno da una 4^ misura.

Era il 1980 e il nuovo proprietario del teatro, tale Silvio Berlusconi, un emergente imprenditore meneghino, da poco entrato anche nel consiglio d’amministrazione del deficitario Giornale Nuovo di Indro Montanelli, quella sera ne rimase folgorato, forse anche per la bravura artistica della protagonista, ma, raccontano i bene informati, anche per quel po’ po’ di grazia di Dio esibito sul palcoscenico: fu, secondo i biografi,  amore a prima vista. E che vista!

Anche a lei il giovanotto (si fa per dire), per quanto sposato, non dovette dispiacere, se è vero che intrecciò subito una relazione adulterina clandestina, incurante del fatto che lui fosse sposato dal 1965 con Carla Elvira Lucia Dall’Oglio ed avesse due figli: Maria Elvira detta Marina (nata nel 1966) e Pier Silvio (nato nel 1969).

Pare che lui avesse già da allora una irresistibile attrazione per i decoltè e certo, vedendola quella sera a Teatro, dovette pensare che tanta generosità toracica non andasse sacrificata al supremo ideale dell’arte, ma incanalata verso una più naturale propensione all’allattamento: fedele a questo intimo convincimento, pare si adoperasse con lodevole applicazione e adeguate soddisfazioni nelle necessarie pratiche preparatorie all’evento, sicchè dopo un aborto terapeutico, voluto dalla Signora perché il nascituro non sarebbe nato sano (1), nacque Barbara. Era il 1984. Un anno dopo Silvio si separava dalla prima moglie ed ufficializza il legame con la signorina Bartolini.

Da allora l’attività artistica della Bartolini lasciò il posto ad una dorata esistenza di madre: nel 1986 nacque Eleonora e nel 1988 Luigi. Poi la madre dei tre ragazzi divenne pure moglie: nel 1990 Silvio Berlusconi e Miriam Bartolini convolavano a nozze. La signorina Miriam Bartolini, divenne la signora Berlusconi e mantenne per tutti il nome d’arte di Veronica Lario. Lei aveva 34 anni, lui 54.

Sgravata dalle dure necessità del vivere quotidiano, mentre il consorte si sbatteva a raccattare miliardi tra edilizia, televisioni, calcio, editoria, grande distribuzione e assicurazioni, la signora Berlusconi ebbe tempo di affinare il proprio retroterra culturale, conducendo una vita fatta di lusso e, al contrario del marito, di riservatezza: villa Macherio, per il cui acquisto lui avrà più d’una grana giudiziaria, diventa la sua reggia. Sarebbe qui che si lascia sedurre dalle teorie antroposofiche di Rudolf Steiner, qui che si appassiona all’agricoltura biodinamica e che, alla faccia delle attività del marito, cresce i figli alla scuola steineriana, che vieta la televisione ai ragazzi (2).

Frattanto il marito si butta in politica e vince le elezioni: lei, come la fatina delle fiabe, si trova scaraventata a Napoli tra i potenti della terra e mentre porta a spasso Hillary Clinton vede il marito travolto da un avviso di garanzia, da cui ne uscirà con un’assoluzione con formula piena per non aver commesso il fatto nel 2002. Ma intanto per il marito di lei è un’agonia: cade il governo, perde le elezioni, si ammala, poi guarisce, si rialza, torna  a vincere e alla fine è un trionfo. Da allora Silvio ne combina di tutti i colori: gaffes, battute, barzellette, avances. La certezza di avere oramai in pugno l’Italia, di esserne l’espressione più autentica, gli tolgono ogni freno inibitore, si sente onnipotente. La signora Berlusconi comincia a vergognarsi, prende le distanze. Ma lui insiste, anzi sembra prendersi una personale rivincita contro tutti coloro che lo volevano già morto, politicamente e non.

Mentre governa con una certa capacità il Paese, trasforma le sue apparizioni in un reality della politica. E’ Silvio e Costantino, siede sul trono della politica e fa il tronista con qualunque bellezza gli capiti a tiro. Gira in bandana per celare un trapianto di capelli, frequenta feste e notti bianche. Non c’è fanciulla che graviti nella sua orbita che sfugga al suo almeno potenziale appetito: circolano su di lui narrazioni erotiche, insopportabili a sentirsi, ma si dice supportate da efficaci pastigliette blu che ne farebbero un - forse virtuale - trapanatore di calendariste, ministre, aspiranti ministre, aspiranti in genere ed in qualunque accezione. Dichiara: «Se dormo tre ore, poi ho ancora energia per fare l’amore per altre tre (...). Vi auguro di arrivare a settant’anni nello stato di forma in cui ci sono arrivato io» (3). Tutti si dichiarano indignati, in realtà quasi tutti lo invidiano, la stampa ci sguazza.

La signora Berlusconi si defila, tiene a delineare di sè un profilo austero e di classe. I salotti se la contendono, ma lei flirta solo con gli intellettuali. Nel 2003 su Micromega si sbilancia verso posizioni pacifiste, nel 2005 al referendum sulla procreazione assistita sceglie posizioni laiciste. Se lei si defila, il marito non se la fila. Pubblicamente ne loda l’autonomia di giudizio, ma non la segue su crinali lontani mille miglia dalla sua indole: popolare e popolano, a Micromega preferisce il Bagaglino, a Flores d’Arcais Oreste Lionello, a Maria Latella Pamela Prati. Quanto alla procreazione pare proprio non abbia mai avuto bisogno di assistenza.

Nel 2007, la signora Berlusconi s’indigna: con una lettera a Repubblica esige dal consorte pubbliche scuse per le battute piccanti riservate a varie soubrette durante la consegna dei Telegatti. Aida Yespica gli sorride e gli dice: «Con te andrei ovunque, anche in un’isola deserta...». Lui ammicca sornione e a Mara Carfagna confessa: «Se non fossi già sposato la sposerei subito…». Infine con la velina di Striscia la notizia Melissa Satta,  il cui vestito sul «lato B» è ridotto al minimo, chiosa: «Vedo che ha risparmiato sul sarto, signorina....» (4).

Dopo la «partaccia» della moglie su Repubblica, lui fa pubblica ammenda e recita il copione  del marito-pentito che torna a casa, promettendo di fare il buono. Anche politicamente, invece di perdere consensi, questa gag aumenta la sua popolarità. Ma il fedifrago ci ricasca: c’è sempre un nugolo di emergenti stelline della TV che gli ronza intorno e tra queste i giornali si strusciano sulla notizia di una controversa «stretta relazione» (in realtà non si sa di che natura), intrecciata con Virginia Sanjust,, nipote di Antonella Lualdi e Franco Interlenghi, avvenente presenza della RAI fino a pochi anni prima e gratificata a «esperta» nell’ufficio stampa di Palazzo Chigi. Lui smentisce e ne nasce l’ennesimo polverone (5).

Da ultimo scoppia la questione delle liste per le europee e la voce della candidatura di donne nel Pdl, selezionate in base a criteri estetici. Veronica si indigna di nuovo e di nuovo invece del matterello usa la stampa. Mette per iscritto in una mail - in risposta ad alcune domande sul dibattito aperto dall’articolo pubblicato lunedì dalla Fondazione Farefuturo - ciò che pensa di fronte alle notizie apparse su alcuni quotidiani su queste presunte candidate alle europee: «Voglio che sia chiaro - spiega - che io e i miei figli siamo vittime e non complici di questa situazione. Dobbiamo subirla e ci fa soffrire. Qualcuno ha scritto che tutto questo è a sostegno del divertimento dell’imperatore. Condivido: quello che emerge dai giornali è un ciarpame senza pudore, tutto in nome del potere». Alla notizia poi che il consorte avrebbe passato la domenica sera in una discoteca di Napoli a festeggiare il compleanno di una diciottenne risponde gelida: «La cosa mi ha sorpreso molto, anche perchè non è mai venuto a nessun diciottesimo dei suoi figli pur essendo stato invitato» (6).

La replica del marito è altrettanto gelida: nel presentare le candidature per le europee, senza letterine o veline, dice: «La Signora ha creduto a quello che hanno messo in giro i giornali». Poche ore dopo lei chiede il divorzio. Lui rilancia: «Il divorzio potrei chiederlo io. Veronica è caduta in un tranello. E io so da chi è consigliata. Meglio, sobillata. La verità verrà fuori […] Veronica dovrà chiedermi scusa pubblicamente. E non so se basterà. E’ la terza volta che in campagna elettorale mi gioca uno scherzo di questo tipo. E’ davvero troppo» (7).

Stavolta Berlusconi si è scocciato.

Da qualche tempo la «Signora», ormai cinquantaduenne, recita perfettamente la parte della donna matura e infelice che sopporta e subisce per amore dei figli gli affronti di un marito sgradevole. Siamo rasserenati per la «Signora» circa il fatto che, se il divorzio davvero ci sarà, avrà modo di trovare adeguata consolazione, di certo anche economica, mentre per i suoi tre ragazzi l’avvenire non sembra essere quello dei precari. E’ noto che Berlusconi per la famiglia (magari allargata che sembra un harem, con mogli, concubine e favorite!) si svenerebbe. Figuriamoci per i figli!  E’ bastata una Noemi qualsiasi che lo chiamasse «Papi» e lui pare le abbia regalato subito catenina e ciondolino d’oro. Ci fosse stato qualcosa di più, ad assolverlo e comunicarlo ci penserà in ogni caso don Verzè.

Veronica non deve preoccuparsi. I suoi tre rampolli avranno un tetto sopra la testa e cibo in quantità. Di fame non moriranno. Lei poi ha un avvenire assicurato: icona oramai della sinistra nostrana, vendicatrice di tutte le donne d’Italia (o almeno di quelle che non hanno accesso alla corte dell’Imperatore), ruba al marito la scena in una corsa alla popolarità, che ha trovato in «Tendenza Veronica», il libro-biografia scritto con Maria Latella la versione presentabile dell’impero.

Nell’articolo apparso sul Corriere, Maria Latella dà nuovamente voce alla «Signora», che fa calare il sipario sulla scena finale con una frase di astuta pietà: «L’ho aiutato fino all’ultimo ma ora ha superato i limiti». Poi, non si sa se di propria intenzione o - come dice il marito - sobillata, elargisce al «popolo bue» perle di saggezza: «Bisogna specchiarci in questo Paese, vederlo per quello che è in realtà. Un Paese nel quale le madri offrono le figlie minorenni in cambio di un’illusoria notorietà. Un Paese in cui nessuno vuole più fare sacrifici perché tanto la fama, i soldi, la fortuna arrivano con la TV, col Grande Fratello. Che futuro si prepara per un Paese così?» (8).

Eh no, «Signora!» Adesso i limiti li ha superati lei! Forse la «Signora» dimentica che - come narrano le cronache - quando il marito la scelse non furono le sue doti artistiche a colpirlo, ma la sua ubertosa avvenenza. Perché non si indignò allora? Forse, prima di dispensarci una lezione di morale, dovrebbe rammentare che il «giovanotto» era allora legalmente maritato e che già allora faceva il cascamorto con tutte le bellezze che gli capitavano a tiro: a Maria Latella l’ha confessato proprio lei, Miriam Bartolini, in arte Veronica Lario: «La prima volta l’ho incontrato a Milano, a una cena. Era il padrone di casa e con le sue ospiti si comportava come se fosse single, invece aveva moglie e due bambini. Sono sicura di averlo conosciuto in quell’occasione, ma lui nega, non se lo ricorda» (9). Troppo facile rammaricarsene oggi, quando, al posto della legittima consorte di allora, c’è lei. L’uomo si sa è cacciatore e lui il pelo che gli è cascato se l’è fatto reimpiantare e il vizio non l’ha perso mai!

Forse la «Signora» pensava di poterlo civilizzare. Ma, se fosse un uomo da salotto, sarebbe stato travolto dalla cavalleria di Francesco Saverio Borrelli, spazzato via dalle procure di tutta Italia e, come alcuni suoi illustri colleghi, si sarebbe magari soffocato in un sacchetto di nylon o tirato un colpo in testa. Se «il Berlusca» ha reagito è perché l’uomo, con gli attributi, è rimasto quello di sempre e ha deciso di vendere cara la pelle. E ha vinto.

Troppo facile poi sparare oggi letame sulla TV corruttrice: forse la Signora dimentica che quel po’ po’ di fortuna che insieme al marito si è trovata ad amministrare è figlia anche delle tette di Tinì Cansino, del Drive in, del Bagaglino e delle scosciature delle veline e del porno-soft del Grande Fratello. Se non le stava bene, poteva tornarsene subito sulle scene teatrali, ove peraltro non risulta che il vestito di scena fosse castigatissimo. O la sua esposizione mammaria ha lo stigma della santità e quella delle veline no? Forse la «Signora» dimentica che, se in questi anni ha potuto permettersi di approfondire le proprie letture, frequentare salotti, vivere una vita riservata e principesca, è perché l’imperatore si sporcava le mani in mille battaglie e qualche soldino a casa l’ha portato. O pensa che sia piovuto dal cielo?

Dubito che il patrimonio di trenta milioni che il Corriere oggi le attribuisce, o che, ad esempio, l’appartamento a Londra, in Palace gate 29, nel cuore di Kensington, pagato 3.177.173 euro o la quota rilevante de Il Foglio di Giuliano Ferrara, nonché i 15 milioni di euro derivanti dalla vendita di Minerva finanziaria  e subito reinvestiti nella finanziaria Il Poggio, con un discreto patrimonio immobiliare, del valore di circa 23 milioni di euro, o ancora l’ufficio a Milano in via Portonaccio 13, del non disprezzabile valore di 11.116.887 euro o, infine, palazzo Borromini a Segrate (un edificio iscritto a bilancio con un valore netto di 6.544.392 euro) siano il frutto delle recite de «Il Magnifico cornuto» al teatro Manzoni di Milano o della partecipazione al film «Sotto... sotto... strapazzato da anomala passione» (10).

Anche noi, Signora, ci domandiamo da queste pagine web che futuro si prepara ad un Paese in cui nessuno vuole più fare sacrifici perché tanto la fama, i soldi, la fortuna arrivano con la TV, col Grande Fratello. Lei arriva tardi, Signora mia! Maurizio Blondet lo dice da quasi quarant’anni. C’è una differenza però: noi il Grande Fratello non lo guardiamo e soprattutto nessuno di noi ha proprietà guadagnate anche con quello. Questo sito, poi, mentre lei sovvenzionava il Foglio di Ferrara, denunciava quelle ignobili cose che oggi Obama, di cui lei si dice ammirata, svela al mondo. Lei dov’era? Se tutto questo «ciarpame senza pudore» le è davvero venuto a nausea, esca di scena, in punta di piedi, ritirandosi a vita privata, rinunciando ai denari così «ignobilmente» guadagnati dal marito, senza cercare il plauso degli intellettuali, le prime pagine dei giornali e la pelosa solidarietà dei salotti a la page, tornando a guadagnarsi la pagnotta e a fare quei sacrifici che rimprovera agli italiani di non voler più fare.

A sera sarà un po’ più stanca, ma si consoli: al contrario di tutti noi, non dovrà almeno preoccuparsi dei suoi figli. «Papi» sarà sempre generoso con loro e lei potrà rincuorarsi col fatto che per venti anni s’è almeno tolta il problema di dover lavorare. Per tutti noi, Direttore in testa, non è stato e non è così.

Domenico Savino




1) http://www.corriere.it/Primo_Piano/Politica/2005/04_Aprile/08/veronica.shtml
2) http://www.repubblica.it/2007/01/sezioni/politica/lettera-veronica/berlusconi-donne/berlusconi-donne.html
3) http://wildgretapolitics.wordpress.com/2008/10/07/berlusconi-se-dormo-tre-ore-posso-fare-lamore-per-altre-tre/
4) http://www.repubblica.it/2007/01/sezioni/politica/lettera-veronica/parole-telegatti/parole-telegatti.html
5) http://espresso.repubblica.it/dettaglio/Decreto-Sanjust/2032799//0
6) www.corriere.it/politica/09_aprile_28/veronica_lario_candidature_ciarpame
7) www.corriere.it/politica/09_maggio_04/berlusconi_veronica_scuse_divorzio_veline_noemi
8) www.corriere.it/politica/09_maggio_04/veronica_limiti_maria_latella
9) Idem
10) http://quotidianonet.ilsole24ore.com/2007/07/03/22058-veronica_londra_..shtml


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