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Il 13 maggio: Le false interpretazioni del Vaticano
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Le false interpretazioni del Vaticano

Oggi, più che mai, la terza parte del Segreto di Fatima si rivela importante per moltissimi cristiani, ma anche per il mondo non cristiano. Dopo essere stato per oltre cinquant’anni il più notevole evento religioso dei nostri tempi, il Vaticano ha meditato che, una volta pubblicato con una spiegazione studiatamente riduttiva, esso avrebbe perso ogni interesse. Come, però, può perdere ogni interesse se esso raffigura il virtuale eccidio del Vicario di Cristo col suo intero seguito fedele? Era possibile negare che si trattasse di un attentato anticristico, a Cristo stesso? No. Perciò, perfino per un cattolico conservatore, che non vuol dubitare dell’autenticità di quanto procede dall’attuale gerarchia vaticana, c’è qualcosa che non quadra. Per la decifrazione della visione di un attentato mortale contro la Chiesa, al più alto livello, si offre una veduta personale e poi si vorrebbe mettervi una pietra sopra! Ciò evoca quanto reiterato da Gesù: «perché sentano, ma non capiscano».

Dobbiamo quindi cominciare a parlare del Segreto di Fatima, pregando il Signore che faccia capire quest’avviso che, portato agli uomini del nostro tempo dalla sua Santa Madre, è, sicuramente, un aiuto inestimabile. Chi vuole che esso resti un mistero, pur se racchiude riferimenti di natura storica da renderlo chiaro almeno per i figli fedeli della Chiesa? Sì perché da almeno tre secoli si parla del «complotto» anticristico per liquidare il Pontefice Romano. Perché allora, quando ciò si svela motivo del Terzo Segreto di Fatima, si respinge questa visione profetica come se non avesse nessun senso definibile? Iniziamo allora parlando della storia del complotto per «liquidare» la Chiesa di Gesù Cristo, usando le Sue stesse parole: «Il discepolo non è da meno del suo Maestro, se hanno perseguitato Me, perseguiteranno anche voi» (Giovanni 15, 20).

La Voce dei Papi fino a Pio XII

La Chiesa del Crocefisso è perseguitata dal mondo per la sua natura stessa. Già lo diceva il Papa Pio IX. E’ stato sempre così. Per capire l’eliminazione della voce papale che gridava contro la scalata dei nemici della Chiesa al suo interno e nel mondo, basta sentire quanto dicevano i Papi degli ultimi due secoli e che non più si ode dopo la morte di Pio XII nel 1958. Nel 1814 il Papa Pio VII manifestava al re di Francia il suo dolore e i pericoli della nuova Costituzione rivoluzionaria, che era essenzialmente contraria alla Fede della Chiesa. La più pericolosa persecuzione contro la Chiesa di Gesù Cristo, è quella per cui «si permette la libertà di culto e di coscienza...; per ciò stesso si confonde la verità con l’errore, e si pone al pari delle sètte, eretiche, e anche della perfidia giudaica, la Sposa santa e immacolata di Cristo, la Chiesa, fuori della quale non vi è salvezza... Insomma: ‘Sotto l’uguale protezione di tutti i culti, si nasconde la più pericolosa persecuzione, la più astuta che sia possibile immaginare contro la Chiesa di Gesù Cristo, e, purtroppo, la meglio attrezzata per lanciarvi la confusione e anche distruggerla, se fosse possibile, con il prevalere delle forze dell’inferno contro la Chiesa (Enciclica ‘Post tam diuturnas’, 29 aprile 1814)».

Oggi, a mettere tutte le fedi e culti insieme sono gli stessi pastori conciliari, basta pensare alle cerimonie di Assisi, che sono alla base della religione ecumenista. Papa Gregorio XVI, nell’enciclica «Mirari vos» (15 agosto 1832), contro il delirio delle libertà e dell’indifferentismo in materia di religione, dice: «Tolto ogni freno che contenga nelle vie della verità gli uomini già volgentisi al precipizio per la natura inclinata al male, potremmo dire con verità essersi aperto il pozzo dell’abisso dal quale vide San Giovanni salire tal fumo, che oscurato ne rimase il sole, uscendone innumerabili locuste a disertare la terra». Oggi, la liberalizzazione in materia di religione è promossa dagli stessi pastori conciliari, in nome della «Dignitatis humanae» del Vaticano II. La Madonna, a La Salette, aveva dato un messaggio sul XX secolo che fece trepidare Pio IX: «Si è spenta la vera fede e una falsa luce si è diffusa sul mondo. La Chiesa andrà soggetta a una crisi spaventosa. Roma perderà la fede e diventerà la sede dell’Anticristo. La Chiesa sarà eclissata e il mondo sarà nella desolazione». Papa Pio IX all’epoca del Concilio Vaticano I, aveva visto il pericolo e la natura dell’attentato alla Fede e diceva (27 novembre 1871): «Oggi non è più 1’eresia, non è più il martirio di sangue che si fa incontro alla Chiesa per combatterla, ma è, dirò così, il martirio intellettuale e morale. Oggi non si fa più guerra a una parte della Chiesa, a un lato della sua fede, a qualcheduno dei suoi dommi... Oggi sta contro la Chiesa 1’Incredulità, l’Ateismo, il Materialismo. Oggi non è più da lottare (giova ripeterlo) con eresie, che non hanno importanza alcuna; ma con l’indifferenza, con l’empietà, che mira a schiantare dal cuore di ogni Cattolico la fede; mira a ruinar dalle fondamenta la Chiesa di Gesù Cristo, e questa Città, fatta preziosa dal sangue di tanti Martiri, a gittar di nuovo nel lezzo dell’antica corruzione, riducendola come sotto i Neroni, o più veramente come sotto i Giuliani Apostati. Sicché Roma, sede venerata della verità, diventerebbe insomma, un’altra volta, centro di tutti gli errori». Si voleva la conciliazione della Chiesa e del Papa con il mondo moderno e il Sillabo nel suo ultimo articolo condanna l’asserzione: «che il Romano Pontefice possa e debba riconciliarsi e andare d’accordo con il progresso, con il liberalismo e con la civiltà moderna»...

Respingere tale conciliazione nella vita civile, espressa dal non expedit, è questione di fede cattolica. Ma oggi sono i pastori conciliari a promuovere tale conciliazione con i poteri anticristiani del mondo moderno. Papa Leone XIII sulla Rivoluzione a Roma. (15 ottobre 1890): «Il piano delle sette che si svolge ora in Italia, specialmente nella parte che tocca la Chiesa e la religione cattolica, ha come scopo finale e notorio di ridurla, se è possibile, al niente... Questa guerra, al presente, si combatte più che altrove in Italia dove la religione catt-lica ha gettato più profonde radici, e soprattutto in Roma, dove è il centro della Cattolica Unità e la Sede del Pastore e Maestro universale della Chiesa». Perciò il Papa Leone XIII compilò un esorcismo dove c’era questa frase: e... dove fu costituita la sede del beatissimo Pietro e la Cattedra della verità ad illuminare le genti, li hanno eretto il trono della loro abominazione e scelleratezza affinché colpito il pastore possano disperdere anche il gregge (Leone XIII, «Esorcismo invocando San Michele Arcangelo»). E infatti oggi, il gregge cattolico è disperso in un mondo scristianizzato. Papa San Pio X: «L’errore che si vuol diffondere ai nostri dì, è ben più micidiale di quello dei tempi di Lutero, perché arriva direttamente alla distruzione non della Chiesa soltanto, ma del cristianesimo, per cui in qualche luogo gli stessi protestanti hanno stabilito la Commissione di vigilanza, che ha deposto da poco un Pastore convinto di modernismo».

La malvagità del modernismo è un dato di ragione. San Pio X colse nella Pascendi la giustificazione modernista per tali spropositi: «E’ da pazzo il credere che possa aversi un regresso nel sentimento di libertà, quale domina al presente. Stretto e rinchiuso con violenza, strariperà più potente, distruggendo insieme la religione e la Chiesa». Ed infatti, oggi i pastori conciliari pregano la santità della libertà democratica. Papa Benedetto XV parlò del ripudio rivoluzionario dell’autorità (Lettera «Anno jam exeunte», 7 marzo I917): «Dopo i primi tre secoli dalle origini della Chiesa, nel corso dei quali il sangue dei cristiani fecondò l’intera terra, si può dire che mai la Chiesa ha corso un tale pericolo come quello che si manifestò alla fine del XVIII secolo. Fu allora, infatti, che una filosofia in delirio, prolungamento dell’eresia e dell’apostasia dei novatori, acquistò sugli spiriti una potenza universale di sedizione e provocò uno sconvolgimento totale con il proposito determinato di rovinare i fondamenti cristiani della società, non solo in Francia, ma, a poco a poco, in tutte le nazioni». Infatti, in quegli anni scoppiava la rivoluzione del comunismo che Papa Pio XI condannò come intrinsecamente perverso (Enciclica «Divini Redemptoris», 1937).

L’abissale inimicizia tra lo spirito rivoluzionario e quello cristiano è descritta da Pio XII (Discorso all’Azione Cattolica Italiana, 12 ottobre 1952): «Esso si trova dappertutto e in mezzo a tutti; sa essere violento e subdolo. In questi ultimi secoli ha tentato di operare la disgregazione intellettuale, morale, sociale dell’unità nell’organismo misterioso di Cristo. Ha voluto la natura senza la grazia; la ragione senza la fede; la libertà senza l’autorità; talvolta l’autorità senza la libertà. E’ un ‘nemico’ divenuto sempre più concreto, con una spregiudicatezza che lascia ancora attoniti: Cristo sì, Chiesa no. Poi: Dio sì, Cristo no. Finalmente il grido empio: Dio è morto; anzi: Dio non è mai stato. Ed ecco il tentativo di edificare la struttura del mondo sopra fondamenti che Noi non esitiamo ad additare come principali responsabili della minaccia che incombe sulla umanità: un’economia senza Dio, un diritto senza Dio, una politica senza Dio. Il ‘nemico’ si è adoperato e si adopera perché Cristo sia un estraneo nelle università, nella scuola, nella famiglia, nell’amministrazione della giustizia, nell’attività legislativa, nel consesso delle nazioni, là ove si determina la pace o la guerra. Esso sta corrompendo il mondo con una stampa e con spettacoli, che uccidono il pudore nei giovani e nelle fanciulle e distruggono l’amore fra gli sposi; inculca un nazionalismo che conduce alla guerra».

Papa Pio XII vedeva, già allora, il processo così avanzato da ritenere vano «di andargli incontro per fermarlo e impedirgli di seminare la rovina e la morte», ma che si doveva «vigilare... affinché il lupo non finisca col penetrare nell’ovile per rapire e disperdere il gregge». Eppure, lui stesso aveva promosso modernisti occulti ad alte cariche, talmente era circondato da falsari clericali d’ogni genere.

La persecuzione finale rivestita da inganni «clericali»

Non avvertivano tale persecuzione gli stessi Papi degli ultimi tempi? Perché stupirsi se il Segreto di Fatima raffigura l’ora della persecuzione estrema, di un eccidio del Papa cattolico col suo intero seguito fedele in un preciso momento storico, che sarebbe stato più chiaro nel 1960? Il fatto è che tale persecuzione finale è avvolta da somme falsità, al punto da ingannare perfino gli eletti, come profetizzata da Gesù stesso (Matteo 24, Marco 13, Luca 21). Si può allora pensare che oggi è in atto un inganno di livello talmente subdolo che ci voleva un messaggio del cielo per svelarne la portata?

Dove è oggi la voce pontificale che accusa i mali contrari alla fede cattolica? Perciò, perfino per un cattolico conservatore, che non vuol dubitare dell’autenticità di quanto procede dall’attuale gerarchia vaticana, c’è qualcosa che non quadra. Fatto è che le «profezie di disgrazie» disturbano non poco i detrattori di Fatima. Come si può, però, capire quanto il Segreto svela senza fare attenzione al senso letterale dei suoi termini rivelanti l’attentato all’autorità somma della Chiesa; attentato del resto previsto dai Papi, come visto, ma anche dai piani della Massoneria? Guarda caso, però, sono proprio i riformatori conciliari a operare per la «bonifica» di quell’autorità cattolica che è virtualmente la vittima della visione del Segreto! Se questi operano nel senso di aggiornare i «principi dogmatici» con «affermazioni pastorali rapportate a situazioni storiche… suscettibili di valutazioni perfettibili» (1), non sarà che per loro si deve ignorare il male delle persecuzioni contro la Fede per giungere ai compromessi storici e ecumenistici sui principi dottrinali, come quello tra Antica e Nuova Alleanza, che dovrebbero sussistere e convivere riconciliate? Non è questo uno dei maggiori attentati riguardanti i principi d’identità cristiana, che rende la Chiesa vittima di ambiguità religiose e congiure storiche moderniste?

Se fanno così con i principi dogmatici, cosa non tendono a fare con Fatima! Il problema è che nessun semplice trucco sembra poter ottenere l’indifferenza dei fedeli per un messaggio della Madre di Dio, così questo continua a far riflettere chi serba nell’animo la norma che si debba prima discernere i disegni di Dio che quelli degli uomini, siano essi chierici innalzati alle più alte cattedre. Anzi, l’avversione al Segreto non finisce per indicare cattivi propositi dei suoi sommi «custodi»?

Uno dei dubbi iniziali sul «Terzo Segreto», pubblicato nel giugno 2000 dal Vaticano, fu se poteva non essere stato scritto da Suor Lucia, a dispetto della sua risposta affermativa. Ciò perché la stessa suora lasciò l’interpretazione del suo significato religioso e storico a Giovanni Paolo II, che se ne appropriò, rimediando alle «difficoltà simboliche» per la comprensione della visione dei pastorelli, applicandola al suo attentato di piazza San Pietro. Perciò, esso diveniva da allora il «punto culminante della storia», come ha pronunciato il cardinal Sodano. Ecco come la portata della visione virtuale dell’attentato alla Chiesa di Cristo e alla Cristianità, che è contro Gesù Cristo stesso, passò a essere ristretto a una persona. Nessun dubbio?

Qui la sorpresa non va rivolta tanto alla falsa interpretazione vaticana, che era scontata perché ordinata a sciogliere proprio tale perplessità, ma alla reazione di quelli che si sono occupati del «Segreto» per lungo tempo e di fronte a tale sua riduzione hanno preferito pensare che la falsità era da attribuire al testo. Incapaci di riconoscere che il senso ampio della visione dell’attentato al Papa cattolico col suo seguito era falsato, passarono a vedere il falso da ogni altra parte. Eppure, c’era da domandarsi riguardo all’attentato presentato in modo simbolico: Si tratta o no di una catastrofe per la Chiesa del nostro tempo? E in tal caso, in che modo potrebbe e quando, tale attentato anticristico essere inteso?

Ora, già il Vangelo insegna che il nemico perenne della Chiesa di Cristo è lo spirito del mondo; nel tentativo di abbattere la Fede esso suscita falsi pastori per rimpiazzare i veri; attentatori che mirano all’occupazione del Luogo Santo. A questo punto, o si è con Cristo e la sua Chiesa o col mondo contrario a Lui. Parimenti, o si accoglie l’avviso del Cielo che conferma tale lotta, o si diluisce il suo intendimento di modo che non ci sia l’azione difensiva della Chiesa. Ecco che già l’interpretazione di tale visione definisce i campi. In questa luce, la sospetta interpretazione fornita dai gerarchi vaticani, che hanno tenuto censurato il Segreto dal 1960, è davvero emblematica e solleva gravi sospetti: il modo di trattare il Segreto, non svela già il senso di quell’attentato? Non era implicito in esso il passaggio da un Papa cattolico a un altro conciliare? Si può pensare che, proprio perché intuivano questo senso del mistero, lo tennero sotto chiave così a lungo? Che altra ragione per non pubblicarlo, se era autentico?

Quando Giovanni Paolo II ha finalmente tolto il sigillo imposto da Giovanni XXIII, verosimilmente non ha pensato a questo, ma solo che il rischio di svelare il Segreto, a lui ancora oscuro, sarebbe stato compensato dal tornaconto alla sua immagine di martire della pace. E data l’enorme popolarità che aveva raggiunto nel mondo, poteva guidare l’interpretazione del Segreto da impartire ai media, come si è visto nella conferenza vaticana ad hoc condotta dai suoi assistenti. Non contava, però, che la reazione alla lettura del Segreto di Fatima con tale interpretazione fosse pesantemente negativa e provocasse perplessità e un profondo disagio. Per alcuni fu la dimostrazione dell’inautenticità del testo; per altri della vacuità di simili messaggi celesti; per altri, prova che Dio non esiste! (Il Manifesto, per esempio).

Il fatto é che la presentazione vaticana, con le forzate allusioni a Giovanni Paolo II esposte dal cardinale Sodano e rinforzate dalla nota teologica del cardinale Ratzinger, dimostrò che l’oggetto dell’iniziativa era personale: risaltare un’aurea di martirio su Giovanni Paolo II e d’assenso divino alle sue iniziative conciliari ecumeniste. Si pretendeva, inoltre, che tale interpretazione mettesse un punto finale sulla questione del Segreto, che sarebbe stato superato, anche senza veri argomenti per dimostrarlo, anzi, tacendo sul senso della visione di tale paurosa ecatombe papale. Si può dedurre, quindi, che l’apertura del Segreto, per alterare la comprensione del suo senso e del suo tempo storico, serviva a neutralizzare un forte richiamo alla difesa della Chiesa in pericolo. Non si doveva aver paura delle grandi aperture!

Il commento vaticano sulla «psicologia» del Terzo Segreto

La visione del Segreto sarebbe ridotta a »proiezioni del mondo interiore di bambini, cresciuti in un ambiente di profonda pietà, ma sconvolti dalle bufere che minacciavano il loro tempo», e perciò, anche se il cardinale Ratzinger non lo dice esplicitamente, tale segreto sarebbe privo di significati da meritare approfondimenti. E’ davvero sorprendente la superficialità con cui quest’autorità conciliare tratta il Messaggio che comunque riconosce provenire dal Cielo. Ratzinger non nasconde le due indicazioni che segue quando dice: «Le linee essenziali si possono trovare nella comunicazione del cardinale Sodano pronunciata il 13 maggio di quest’anno». Ma se c’è una parola d’ordine per l’interpretazione ufficiale, c’era una precedente per quella «teologica», cioè del «teologo fiammingo Edouard Dhanis, eminente conoscitore di questa materia (E. Dhanis, ‘Sguardo su Fatima e bilancio di una discussione’, in La Civiltà Cattolica 104, 1953). Come mai era citato proprio Dhanis, dimostratosi il più acerrimo nemico del Messaggio di Fatima?

Vista l’impossibilità di negare l’autenticità dell’apparizione e il miracolo del sole, presenziato da decine di migliaia di persone (anche da giornalisti atei) e riconosciuti dalla Chiesa, tale autore elaborò una «teologia» per superare l’enorme ostacolo per l’ecumenismo e per la «teologia» moderna, che è Fatima. L’impegno assunto dal gesuita Dhanis seguì la via di stabilire la distinzione tra la parte riguardante il Messaggio, denominata Fatima 2 per distinguerla dalla parte riguardante solo l’Apparizione, Fatima 1. Solo questa Fatima 1 sarebbe accettabile. Infatti, per tali teologi un segno celeste significava solo chiamata alla preghiera e penitenza, mai un intervento divino su eventi umani: miracoli ed apparizioni non sarebbero sigilli straordinari del Volere divino, ma segni per animare la religiosità popolare. E Dhanis ha fatto carriera sotto Paolo VI sull’onda della presunta inautenticità di «Fatima 2».

Ecco che qui il cardinale Ratzinger si rifà a questo «eminente conoscitore della materia», che è il negatore proprio di quanto l’eminente Prefetto per la Fede pretende di interpretare! Il teologo Ratzinger si dimostra concorde con i negatori di Fatima 2 coll’ignorare, incredibilmente, che ci sono altri aiuti inerenti al Messaggio di Fatima comunicati a Lucia: nel 1925 la devozione dei cinque primi sabati, e nel 1929 la richiesta della consacrazione della Russia, data in seguito ad una grandiosa Teofania Trinitaria. Ecco allora che quando il Vaticano attuale dice di aver «preparato un opportuno commento», si può intravedere in esso solo un disperato tentativo di archiviare la Profezia di Fatima, se non nel suo testo, nella sua visione dell’attentato anticristico contro la Chiesa ovvero nel più alto senso del suo avviso.

Le evidenti contraddizioni dell’interpretazione di Ratzinger

Il cardinale si domanda: «Come dobbiamo intendere la visione, che cosa pensarne?». Riuscirà dall’alto delle sue spiegazioni sulla Rivelazione pubblica e privata e la sua «struttura antropologica» (carattere psicologico), a spiegare quanto la Madonna ha voluto far conoscere ai suoi figli attraverso semplici pastorelli analfabeti? Non sembra proprio, perché rimane inspiegato tanto sigillo su una visione che non racchiude «nessun grande mistero né squarcia alcun futuro». Rimane che il Segreto fu svelato, non per il suo contenuto, rimasto incomprensibile all’intelligenza clericale e al mondo intellettuale in genere, ma perché adatto all’interpretazione forzata ad uso e consumo dell’attuale vertice vaticano. Il suo senso sarebbe di garantire, ostentando una vaga competenza teologica riguardo a Fatima, una finta continuità cattolica nel testimoniare la fede, fino ai martirizzanti viaggi in torno al mondo. Ora, la visione dell’eliminazione del Papa e della testimonianza fedele che è rivelata simbolicamente nella visione del Terzo Segreto, svela proprio un quadro di rottura della continuità cattolica, che questi «pellegrinaggi» collaudarono.

Fatto sta che tale pubblicazione ha messo in evidenza che il Vaticano attuale non riesce a spiegare il senso del messaggio profetico, né la ragione della sua censura, e si dimostra tanto alieno al suo spirito, che non vuole di meglio che farlo sparire. E si capisce perché: la visione del Terzo Segreto di Fatima sull’eccidio del Papa cattolico, implica domande precise: chi era il nemico? A chi giovava quella «eliminazione papale»? E’ arrivata l’ora dell’anticristo? Il naturalismo dello spirito del mondo sembra lo stesso di quello spirito censorio dimostrato dai chierici conciliari che nega l’importanza e l’urgenza dei messaggi mariani che suscitano queste domande.

La vera «struttura psicologica» del Terzo Segreto

La visione del Segreto per essere autentica dovrebbe essere una «proiezione oggettiva» nell’animo dei pastorelli di Fatima, che perciò avrebbero «visto» la stessa scena, come risulta dal dialogo tra Lucia e Giacinta, registrato nelle memorie di Lucia. Quando si parla di una scena simbolica da realizzarsi nel futuro, si fa riferimento alla rappresentazione di una realtà che si può avverare, non secondo un sogno o impressioni personali, ma secondo la «rivelazione» del Padre che sa come andranno a finire le cose nel mondo e avvisa i suoi figli. Questo è il punto di vista cattolico, che accoglie le profezie divine come proiezione del futuro nel presente con il fine di aiutare gli uomini avviati verso l’abisso. Si tratta quindi di un intervento soprannaturale attraverso l’ingenua sensibilità di bambini educati in una fede semplice ma sana. Tutto ciò è negato dai modernisti, che non accettano fatti miracolosi. Ecco allora la frase di Ratzinger che spiega la visione di Fatima in chiave naturale: »Proiezioni del mondo interiore di bambini, cresciuti in un ambiente di profonda pietà, ma sconvolti dalle bufere che minacciavano il loro tempo». Sarà vero, però, che questi bambini erano così sconvolti dai problemi del loro tempo da avere visioni sconvolgenti di un’ecatombe papale?

È vero che la storia del Portogallo registra nel 1908 l’attentato mortale al re Carlo insieme al principe ereditario e l’avvento di un regime repubblicano ferocemente anticattolico e anticlericale. Ma nella campagna di Fatima i bambini non necessariamente vivevano le conseguenze di tali eventi, perché la loro vita religiosa era regolare. Andavano al catechismo, alle funzioni religiose, ascoltavano il loro parro-o, che aveva benefica influenza sulla vita cristiana di quelle popolazioni devote. La persecuzione religiosa della rivoluzione massonica si è solo fatta sentire in quelle terre dopo gli eventi di Fatima. Perciò essi furono anche malvisti dalla gerarchia e da una gran parte del clero portoghese; perché quell’evento straordinario sollevava questioni religiose lasciate in letargo tra le popolazioni contadine. Il campo era una riserva di resistenza cattolica che non conveniva a nessun governo toccare. Dunque, la spiegazione della visione come reazione infantile a bufere persecutorie è inconsistente. Non vi era nemmeno un ambiente di eccessiva pressione religiosa e mistica da quelle parti. Basta leggere le memorie di Lucia per capire che a Fatima si svolgeva una vita semplice e legata alle dure attività di chi vive dei prodotti della terra. Se la Madonna ha voluto far conoscere ai suoi figli un segreto attraverso semplici pastorelli analfabeti, era proprio perché sapeva che essi non avrebbero aggiunto niente di proprio. Ciò pare inspiegabile per la bacata mente modernista, che non riesce a capire se non quanto essa immagina o inventa, secondo i tempi.

La «decapitazione» del Papato predetta dal Signore a Lucia

In una comunicazione intima a Lucia nell’agosto 1931 il Signore disse a Lucia: «Fa sapere ai miei ministri che siccome essi hanno seguito l’esempio del re di Francia nel ritardare l’esecuzione della mia domanda, lo seguiranno nella disgrazia (Documenti su Fatima di padre Joaquim Alonso)».

Ora, il primo termine d’ogni profezia è la fede nell’intervento di Dio nella storia; intervento che culminò con l’Incarnazione del Suo Figlio nel mondo per salvarci. Il Verbo divino, ci lasciò la Chiesa col Suo Vicario, la cui autorità è ordinata a fermare il potente ispiratore della ribellione personale e rivoluzione sociale. Perciò l’aiuto per il nostro tempo fu dato a Fatima, nel cui messaggio c’è l’avviso sui mali rivoluzionari, gli errori sparsi dalla Russia, e il mistero dell’iniquità che corrompe la Fede. Lo spirito della Rivoluzione vuole dagli uomini non solo la negazione della Fede, ma la sua democratica manomissione fino a invertire la legge divina a uso umano; si manifesta in nome della pace col rifiuto e la manipolazione della Fede nella stessa Chiesa attraverso un nefasto ecumenismo globale che sparge in nome della pace i moti rivoluzionari di libertà, uguaglianza e fraternità, in opposizione alle verità del Vangelo ricordate dal Segreto. Insomma, vuole l’uomo libero dall’autorità di Dio rappresentata dal Papa, che predica la conversione. Esso è il supremo ostacolo da abbattere per ogni rivoluzione; il vero avversario delle libertà per cui gli uomini siano arbitri del bene e del male; della propria religione. La necessità di questa conversione è scomparsa col Vaticano II. Potrebbe un Papa fermare e convertire tale nemico senza il ricorso all’aiuto di Dio?

Sembra davvero difficile, ma impossibile se con esso ci si vuole accordare. L’opposizione assoluta tra il Papa e la Rivoluzione è il motivo del Segreto. Ecco le questioni essenziali per capire, sia il corso della lotta che determina la storia, sia il senso della visione simbolica del Segreto di Fatima. Dato che Pio XII è stato l’ultimo Papa a invocare la conversione dei popoli alla fede cattolica, si può dire che con lui scadeva anche la richiesta mariana per la conversione della Russia, non a una vaga pace o caotica democrazia, ma alla Fede dell’unica Chiesa di Cristo, Cattolica, Apostolica e Romana. Oggi, per i capi conciliari, perché musulmani ed ebrei dovrebbero convertirsi se abbiamo lo stesso Dio? Il «mistero dell’iniquità» si manifesta nella Chiesa. Esso avviene con quella gestioni degli opposti che è la contraffazione di portata devastante che relativizza l’assoluto disegno divino di conversione degli uomini, innalzando la libertà dei loro giudizi, come se fossero dèi. E ciò preclude il vero e il bene e promuove il falso e il male, preparando l’ora dell’uomo idolo, l’iniquo «che si contrappone e s’innalza sopra ogni essere che viene detto Dio o è oggetto di culto, fino a sedere nel tempio di Dio, presentandosi come se fosse Dio» (2Tessalonicesi 2, 4).

Può sembrare che tale iniquità è solo imputabile ad uno che, alla fine dei tempi, conculcherà apertamente la verità e l’intangibilità della Rivelazione. In verità le Sacre Scritture e San Paolo ci dicono che dai primi tempi sono presenti tali iniqui: «Non ricordate che venivo dicendo queste cose?... Il mistero d’iniquità è già in atto...».

L’iniquo finale è al vertice di un’enorme piramide d’iniquità dottrinale che pochi capiscono; altrimenti dove poggerebbe il suo potere? Può sembrare che il suo linguaggio sarà fatto d’immonde bestemmie. In verità il peggiore male è tortuoso, d’aspetto simile al bene religioso; altrimenti come potrebbe ingannare? Può sembrare che l’iniquo per eccellenza si presenterà come un feroce nemico pubblico della Chiesa. Ma allora solo con la violenza esso potrebbe sedersi nel tempio di Dio; solo sotto le armi sarebbe venerato. Invece la sua è «la potenza di satana, con ogni specie di portenti, di segni e di prodigi menzogneri», poiché il campo fu aperto dalla decadenza generale della fede: «la grande apostasia», come avvertirono le Sacre Scritture e San Paolo. L’abbandono della fede lo precede con «una potenza d’inganno perché essi credano alla menzogna...». Non vi è quindi vera violenza, ma complicità di «quelli che vanno in rovina perché non hanno accolto l’amore della verità per essere salvi..., ma hanno acconsentito all’iniquità».

La demolizione del senso cristiano della storia

Non c’è dubbio che il modo con cui il Vaticano conciliare trattò il Terzo Segreto di Fatima denota l’avversione non solo ad accettare quanto dicevano i Papi cattolici, ma la presenza di un intervento soprannaturale nella storia per aiutare la Chiesa ad affrontare la sua lotta perenne contro lo spirito del mondo. Quanto è inerente alla fede cristiana, cioè il fatto che Dio si manifesta nella Storia umana, il cui Evento centrale è l’Incarnazione del Suo Figlio, sembra alieno alla fede conciliare, così come la realtà della lotta perenne tra la Chiesa di Dio e lo spirito del mondo. Infatti, una delle più micidiali azioni del modernismo, nel suo lavorio di demolizione della fede cattolica, fu d’insinuare il naturalismo dove c’era il senso soprannaturale della storia. E ciò riuscì in modo talmente subdolo, sotto lo spirito del Vaticano II, che oggi non si capisce nemmeno l’entità di questo danno devastante per il Cristianesimo; significò immersione dell’esistenza umana nel materiale. Perciò Fatima rimase come nuovo segno di contraddizione della storia cristiana.

La Religione rivelata è primariamente Storia Sacra. Dal Genesi all’Apocalisse si leggono i disegni divini che riguardano l’essere umano e gli sviluppi di quella perenne lotta del male contro il bene, secondo gli uomini accolgano o rifiutino l’Alleanza offerta dalla Volontà divina, che si manifesta nella stessa storia. Oggi la «lezione d’umanità» impartita dai Papi conciliari in giro per il mondo è che le religioni e in speciale il popolo dell’Antica Alleanza, si tenga stretta l’alleanza in cui crede, tanto la Nuova Alleanza sarebbe eterna solo per i cristiani e non pretenderebbe sostituire alcuna; l’idea di conversione sarebbe ormai superata!

E’ vero che gli interventi mariani non si sovrappongono alle decisioni dei rappresentanti di Gesù Cristo. Essi anzi, avvengono per aiutarli nella difesa della Fede in pericolo, perché è scritto che proprio nel Luogo Santo si manifesterà il devastante mistero d’iniquità. E la Madre Santissima è partecipe d’ogni rifiuto e tormento inflitto al Figlio e alla Sua Chiesa. Teniamolo presente parlando del Segreto, la cui visione, all’immagine della Croce di Gesù, si è dimostrata un segno di contraddizione di fronte al pensiero del mondo, che sembra ormai pari a quello conciliare. Perché la Chiesa fosse aperta a esso era necessario eliminare la barriera che lo conteneva, cioè il vero Vicario di Gesù Cristo, quello che ha per missione preminente confermare i fratelli nella fede da predicare nel mondo: della Nuova Alleanza stabilita da Gesù Cristo, il Figlio di Dio Vivo, con la Sua Chiesa, la Nuova Israele. Questa esiste e il suo Sommo Pontefice per confermare a tempo e contro tempo l’unica e vera Alleanza dell’eterno Bene; Voce che oggi è scomparsa, anche se c’è chi si presenta come Vicario di Cristo per sconfermare questo Suo mandato. Il pastore idolo di questa rivoluzione è additato nella frase dello scrittore Louis Veuillot: «Quando l’insolenza dell’uomo, ostinatamente respinge Dio, Dio alla fine dice all’uomo: sia fatta la tua volontà! E l’ultimo flagello si scatena: non è più la fame, la guerra, la peste... è l’uomo! E quando l’uomo è consegnato all’uomo si può capire quel che significa la Collera di Dio!». Si tratta dell’uomo elevato dallo spirito non serviam a gran maestro d’umanità! Ora, oggi i Papi conciliari vanno all’Assemblea dell’ONU e a Gerusalemme per dichiarare che le iniziative interreligiose (coi suoi principi massonici e rivoluzionari) sono l’ultima speranza per la pace tra gli uomini.

I Papi, fino a Pio XII, all’insegna di quanto ha detto San Paolo, avvertivano e operavano contro l’avanzare del mistero d’iniquità «solamente vi è colui che lo trattiene e lo tratterrà fino a che sia tolto di mezzo», che è la sostanza della visione del Terzo Segreto di Fatima. Il principio dell’autorità del Papa, Vicario di Cristo, è la conferma e la definizione della Legge che vincola le coscienze. Dovuto a questo principio Pietro ha ricevuto l’autorità infallibile. La ragione della sua autorità è il vincolo della Legge; quella dei falsi profeti è l’emancipazione delle coscienze dall’Alleanza divina. E così si arriva al trasferimento della fedeltà a un uomo, che è esecrata da Dio (Sl 146,3; Is 2,22; Gr 17,5).

Ecco l’uccisione della vera testimonianza papale nelle coscienze. Non vi è altra pista da seguire per interpretare la visione dell’eccidio nel Terzo Segreto di Fatima, che racchiude la profezia portata dalla Madre di Dio per aiutare i suoi figli a capire e finalmente voler superare il male spaventoso della predica anticristica nella stessa Chiesa; il guaio finale del tempo delle nazioni (Luca 21, 24). Eppure, tanto orrida è la demolizione della Chiesa per opera clericale, tanto splendida sarà la sua restaurazione quando si testimonierà dai tetti l’intervento di Dio attraverso l’Immacolato Cuore di Maria.

Arai Daniele



1) Vedi «Istruzioni» del Pontificio Consiglio per la Promozione Dell’unità dei Cristiani sul «carattere teologicamente vincolante, per esempio del Decreto sull’ecumenismo del Concilio Vaticano II ‘Unitatis redintegratio’ ».



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