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Tutti gli amici di Bin Laden
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Puntuale come un orologio, Osama bin Laden manda un messaggio (solo audio); puntuali, i media lo riportano come oro colato (1). La puntualità consiste nel fatto che il presidente Obama si prepara a «parlare all’Islam» dall’università dei Cairo; Bin Laden lo previene (solo audio) fremente: «Obama segue i passi di Bush nello spirito di disprezzo nei confronti dei musulmani».

La rabbia di Osama bin Laden coincide singolarmente – non è la prima volta – con la rabbia dell’establishment israeliano.

«Obama ha passato il segno», titola minacciosamente il Jerusalem Post, organo del Likud (2): «L’America interferisce nelle faccende interna di Israele», si arrabbia Netanyahu, «vuol far cadere il mio governo, ordinandoci di bloccare gli insediamenti».

Questa apertura verbale (solo audio) all’Islam, poi, provoca veri accessi di odio. Non esiste «un Islam» ne esistono tanti quante sono le nazioni, stride l’autore ebraico che scrive su Asia Times con lo pseudonimo «Spengler»: «Parlare al mondo islamico è parlare non a un fatto, ma ad una aspirazione. Aiuterà solo i Fratelli Musulmani», di notorie aspirazioni pan-islamiche.

Distinzione un po’ strana, dopo che per otto anni la propaganda us-raeliana ci ha messo in guardia dall’«Islam» come un tutto, che complotta l’invasione dell’Europa e «aspira al potere mondiale» (lo dice anche oggi Spengler). Però la rabbia si capisce: dopo tutti gli sforzi israeliani di gettare i sunniti contro gli sciiti, e di istigare la spaccatura delle nazioni musulmane secondo le linee di faglia etnico-settarie Obama manda tutto all’aria. E pretende che Israele gli dia una mano, premendo per un accordo coi palestinesi.

Dunque Obama è sul punto di diventare «il nemico di Israele» («Uno che si chiama Hussein, dice il Jerusalem Post), e puntualmente, anche il nemico di Bin Laden.

Per coincidenza, anche il forum della Pravda ci fornisce un fototesto istruttivo in cui si elencano i veri amici di Bin Laden, ossia quelli che ebbero le mani in pasta nell’11 settembre. Ci limitiamo a riportare (traducendo) da Who leased the WTC only seven weeks before 9/11?




Larry Silverstein, l’imprenditore edilizio ebreo australiano che affittò dal municipio di New York (da Rudy Giuliani) il complesso del World Trade Center per 99 anni, un mese prima dell’attentato, e che lo fece assicurare contro la distruzione per mezzo di aerei, incassando poi una enorme assicurazione a cose fatte. La Pravda ci ricorda che Larry, da allora, fece ogni giorno colazione (breakfast) nel super-ristorante panoramico all’ultimo piano di una Tower, il celebre «Windows on the World». Tutti i santi giorni era lì a mangiare le sue uova strapazzate con pancetta. Tutti i giorni salvo uno: l’11 settembre 2001. Non si fece vedere. E non si fece vedere nemmeno sua figlia, che lavorava nell’Edificio 7, il terzo grattacielo che crollò in perfetta verticale senza essere stato toccata da nessun aereo.



Frank Lowy. E’ il proprietario della Westfield America. L’immobiliare che nel maggio 2001 affittò per 99 anni l’ampio shopping center che stava sotto le Twin Towers, per una cifra di 127 milioni, recuperata con le assicurazioni. Lowy ha un passato di guerriero di Sion: membro del commando «Brigata Golani», combattente nella guerra di indipendenza israeliana. Ovviamente, anche lui l’11 settembre si tenne alla larga dal suo nuovo acquisto. Magari vi domanderete: chi materialmente autorizzò l’affitto del World Trade Center? Eccolo qui:


  
Lewis Eisenberg
, che all’epoca era il president della New York Port Authority, l’ente proprietario del WTC. Eisenberg, come Silverstein e Lowy, è membro influente della Antidefamation League. Tutti e tre sono anche membri della United Jewish Appeal.

E chi – vi domanderete – spinse per la privatizzazione del WTC?



Ronald S. Lauder, al tempo nel consiglio direttivo del «tavolo di New York per le privatizzazioni». Lauder fece lobby per la privatizzazione non solo del WTC (del resto, era costoso e non rendeva alla città) ma anche dello Stewart Airport. Fatto singolare, il giorno fatale le rotte del volo 175 e del volo 11, guidati dai dirottatori di Bin Laden, conversero direttamente su questo piccolo aeroporto privatizzato. Lauder, va ricordato, è membro del Congresso Ebraico Mondiale. Della Conference of Presidents of Major American Jewish Organizations. Del Jewish National Fiund. Dell’American-Jewish Joint Distribution Committee (lo storico ente che finanziò il salvataggio economico dell’Unione Sovietica, che Lenin aveva ridotto in pochi anni alla fame). Dell’Anti Defamation League, naturalmente. E del Jewish Theological Seminary. Inoltre, Lauder è uno dei finanziatori della «scuola» che il Mossad ha ad Herzliya, Israele. E qual'era la ditta responsabile della  sicurezza negli aeroporti in cui si imbarcarono i 17 terroristi arabi dell’11 settembre?



ICTS International, con sede a Huntsleigh (USA), ma di cui sono proprietari Ezra Harel e Menachem Atzmon, entrambi israeliani. La compagnia opera nel settore più avanzato dell’export israeliano, sicurezza e intelligence, ed i suoi impiegati sono quasi tutti ex-agenti dello Shin Bet. Una vera garanzia contro brutte sorprese. Non si capisce come mai questo gruppo di veri esperti, che controllavano gli imbarchi a Dulles e a Newark, abbiano lasciato 17 arabi imbarcarsi in 4 aerei armati di taglierini.

Nonostante questa falla, la ICTS continua ad essere l’azienda preferita per la sorveglianza di aeroporti. Sorvegliava anche l’aeroporto Charles De Gaulle a Parigi il giorno in cui Richard Reid, un convertito all’Islam, salì a bordo di un aereo con una scarpa piena di esplosivo, che cercò poi di innescare con un cerino una volta in volo (fu placcato da una hostess che non era dello Shin Bet). Dei veri incapaci: e se fossero i responsabili della sorveglianza anche dell’aeroporto brasiliano da cui è decollato l’Airbus 330 della Air France? Secondo alcuni, lo sono. Controlleremo nei prossimi giorni.

Per intanto, è bene ricordare che il Patriot Act, il decreto d’emergenza che Bush fece passare in gran fretta, contiene una norma che rende immuni da querele e richieste di danni le aziende estere responsabili della sicurezza il giorno 11 settembre: chissà quali erano. Si aggiunga che Menachem Atzmon, uno dei due proprietari della ICTS, è stato coinvolto nello scandalo delle mazzette ad Ehud Olmert.

E quale compagnia aveva la responsabilità della sicurezza nel World Trade Center?



La Kroll Associates, di cui qui vediamo il fondatore, l’israelita Jules Kroll. Per la Kroll, il capo dell’epoca era



Jerome Hauer, lo stesso personaggio scelto da Giuliani a dirigere l’Uffcio della Gestione Emergenze del Municipio di New York dal 1996 al 2000. La madre di questo signore, Rose Muscatine Hauer, è presidentessa onoraria del «New York Chapter of Hadassah», storica organizzazione sionista, detta anche «Figlie di Sion».



Zim, la grande compagnia israeliana di navigazione e trasporto-merci, aveva i suoi uffici nella Torre Nord del WTC. Traslocò nell’agosto 2001, un mese prima dell’11 settembre, adducendo la necessità di fare economie sul costoso leasing dei 10 mila piedi quadri. Il fatto è che li aveva affittati fino a dicembre 2001, e in questo trasloco affrettato la Zim perse 50 mila dollari. La Zim è posseduta al 49% dello Stato d’Israele. Michael Dick, un agente dell’FBI che stava facendo indagini su questo sospetto trasloco, fu sollevato dall’incarico dal capo della divisione penale del Dipartimento della Giustizia, l’americo-israeliano Michael Chertoff.


 
Goldman Sachs (poteva mancare?) ha una filiale a Tokio. I dipendenti americani di questa filiale furono avvertiti il 10 settembre 2001 di stare lontani dai più rappresentativi edifici americani.




Odigo è la ditta di «instant messaging», due impiegti della quale furono avvertiti da un misterioso messaggio elettronico di lasciare la zona (gli uffici sono vicini al WTC) due ore prima del primo attacco aereo. Ci furono polemiche, perchè la Odigo non passò alle autorità il messaggio, che avrebbe potuto salvare molte vite. La sede centrale della Odigo è in Israele: ad Herzliya. Per puro caso, è la stessa sede dove ha il suo quartier generale il Mossad. La Odigo fu poi rilevata da un’altra ditta israeliana sospettata di spionaggio telefonico, la Comverse.









Paul Kurzberg, Yaron Schmuel, Oded Ellner: sono tre dei sei «israeliani danzanti», impiegati della compagnia di traslochi «Urban Moving Systems», visti filmare e festeggiare l’incendio delle due Torri, accanto al furgone bianco della ditta. Arrestati, furono rilasciati ed espulsi per ordine di Michael Chertoff, allora al dipartimento della Giustizia. Le immagini qui sopra vengono da un talk show israeliano a cui i giovanotti parteciparono qualche tempo dpo l’11 settembre. Dissero allora che stavano solo «documentando l’evento»; avevano piazzato le loro macchine fotografiche prima che il primo aereo colpisse la prima torre. Nei giorni immediatamente seguenti l’11 settembre, oltre 60 israeliani furono arrestati perchè sospetti di aver partecipato, o spiato gli autori «arabi» dell’attentato. Molti erano militari israeliani appena usciti dal servizio attivo.




Urban Moving Systems
, la compagnia di traslochi cui appartenevano gli «israeliani danzanti», era diretta da Dominic Suter, israeliano, che si rese irreperibile dopo l’11 settembre, lasciando accesi nell’ufficio i computer e i telefonini sotto carica. E’ in Israele. La foto qui sopra sarebbe quella di un altro furgone bianco, fermato a King Street dagli agenti newyorkesi, con un murale dipinto su un fianco che non ha bisogno di commenti. Ma la notizia non è accertata. Non ci si può credere.



L’aereo che colpì la Torre Nord andò dritto nella stanza dei computer della Kroll Associates, la ditta  ebraica che si occupava della sicurezza. I complottisti sospettano che nella stanza potesse essere piazzato un apparecchio di «homing», un radiofaro capace di guidare verso di sè un aereo teleguidato. Ma chi ci può credere?



Dov Zakheim, rabbino, è proprietario della System Planning Corporation (SPC), un’industria militare che fornisce apparati per teleguidare fino ad otto aerei, oltre a sistemi di «flight termination» che consentono di richiamare a distanza aerei il cui pilota sia incapacitato, oppure sotto dirotttamento. Zakheim è tra i firmatari del documento «Rebuilding the American Defense», in cui una fondazione chiamata «Project for a New American Century» auspicava, per convincere l' 'opinione pubblica a forti spese di riarmo, «una nuova Pearl Harbor». Il giorno dell’attentato, rabbi Zakheim era vice-ministro della Difesa, al Pentagono. Era il «comptroller» dei conti dal 4 maggio 2001, e vi restò fino al 10 marzo 2004. Durante il suo «controllo», il Pentagono non ha saputo rendere conto della sparizione di due grosse cifre dal bilancio: 2,3 miliardi di dollari che Rumsfeld, il ministro, dichiarò «dispersi» (missing) proprio il 10 settembre 2001, e un altro miliardo più tardi.



Il Sims Group è la ditta che ebbe l’incarico di ripulire dalle macerie metalliche l’area disastrata del WTC, compito che espletò con tanta fretta ed efficienza, da suscitare le proteste dei vigili del fuoco: così si facevano sparire le prove, dissero. La Sims, insieme alla Metals Management, appartiene ad un ebreo, Ian D. Ratner. Ha fatto un buon profitto dall’affare: comprati gli spezzoni di acciaio delle Twin Towers a 70 dollari a tonnellata, li ha venduto a un’acciaieria cinese per 120 dollari.

Chi ha condotto le indagini?




Michael Chertoff, figlio di una hostess della El Al, era all’epoca vice-attorney general del Dipartimento di Giustizia (Divisione Penale): in questa veste espulse gli «israeliani danzanti» per aver lavorato in USA senza il visto di lavoro, e li rimandò in Israele. Poi è stato scelto da Bush per dirigere il Dipartimento della Homeland Security, il neonato ministero della Sicurezza Interna.



Ivin K. Hellerstein, giudice della corte distrettuale di New York (distrerro sud), ha presieduto a tutte le cause seguite all’11 settembre, alcune intentate dai parenti delle vittime: contro le tre compagnie aeree, contro la ICTS, contro i proprietari del WTC e contro la Boeing. Buchi nell’acqua per i querelanti. in compenso Michael Mukasey, il giudice israelita che ha trattato la causa di Larry Silverstein contro le compagnie di assicurazione, ha fatto avere a Silverstein risarcimenti miliardari – per «due» distinti disastri e non uno solo.

Kenneth Feinberg è il funzionario responsabile del fondo di compensazione (7 miliardi di dollari) per le famiglie delle vittime: il risarcimento venne dato solo a quelle famiglie che rinunciavano per iscritto ad ogni altra pretesa o inchiesta sull’11 settembre. Il 97% delle famiglie accettò. Quelle che non accettarono perchè pretendevano una completa inchiesta, furono trattate da una «mediatrice» speciale: Sheila Birnbaum, ebrea. Non hanno avuto nulla, e nemmeno l’indagine. 



Philip Zelikow, doppia cittadinanza, è il funzionario dell’intelligence che Bush assegnò come consulente tecnico alla Commissione Senatoriale sull’11 settembre. Era lui che selezionava i materiali informativi da sottoporre ai senatori. E’ lui, di fatto, l’autore del «9/11 Commission Report», la bibbia della versione ufficiale.
Non dimentichiamo gli altri che, l’11 settembre, erano nei posti giusti, diciamo, per dare una mano a Bin Laden:



Paul Wolfowitz, vice ministro della Difesa. Capì immediatamente che Saddam Hussein era complice di Bin Laden nell’attentato, e spinse vittoriosamente per la guerra all’Iraq: «Sarà una passeggiata, disse. Ci accoglieranno a braccia aperte». Wolfowitz è stato poi premiato con la presidenza della Banca Mondiale.


Richard Perle, detto il «principe delle Tenebre»: in quei giorni, dirigeva al Pentagono il Defense Policy Board, un ufficio creato ad hoc da Rumsfeld, che suscitò malumori tra i funzionari di carriera, che se ne sentivano scavalcati. Il Board era infarcito di «esperti» del gruppo lobbistico israeliano «American Enterprise». Wolfowitz era un membro del Board.


 
Adam Gadhan, è il portavoce di Al Qaeda (o lo è stato per un certo tempo) che compare in certi video, perchè parla bene l’inglese. Negli ambienti del terrorismo arabo lo chiamano «Azzam al-Amriki», Azzam l’Americano. E’ ricercatissimo dall’FBI. Il suo vero nome è Adam Pearlman. Suo nonno, Carl, ricco chirurgo, è stato nella direzione dell’Anti-Defamation League. Notate il logo sul fotogramma: in basso «As-Sahab» (la nota casa audio-discografica di Al Qaeda), e in alto



IntelCenter è la ditta sotto contratto USA che riesce ad ottenere i video di Bin Laden, specie quelli dove appare Adam Pearlman, prima della CIA e di ogni altra agenzia di spionaggio nel mondo. Il suo direttore è un israelo-americano di nome Ben Venzke.


 
SITE è un’altra ditta che «studia le fonti primarie della propaganda islamista, manuali di addestramento (dei terroristi), chat lines di terroristi», che scopre prima della CIA: fornisce dunque materiale informativo di prima mano, e lo scopre tutto su internet. E’ collegato all’Intel Center. E chi è la fondatrice e direttrice di SITE?

 

Rita Katz! Proprio lei, ben nota ai nostri lettori. Ebrea nata in Iraq, dall’Iraq fuggì quando suo padre, un mercante fu giustiziato; ha prestato il servizio militare nel glorioso Tsahal ed ha studiato all’università di Tel Aviv.


Mohammed Atta
(a destra) e Ziad Jarrah mentre pronunciano il loro testamento di martiri musulmani, senza trattenersi dal ridere istericamente. Succede. E’ il fotogramma di un video famoso e molto diffuso, che sarebbe stato girato in Afghanistan e lì «trovato» dalle truppe USA nel dicembre 2001; ma è stato passato ai media solo nel 2006. E’ la sola prova che Jarrah e Mohamed Atta erano, almeno, insieme nello stesso posto nello stesso tempo. Che leggano le loro ultime volontà lo dicono gli americani, perchè l’audio originale non è stato riportato nel video.


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Al Jarra, lo zio di Ziad Jarrah. Che c’entra lo zio? C’entra. Quest’uomo è in galera in Libano, recentemente accusato di spionaggio a favore di Israele, un’attività che avrebbe continuato per 25 anni.



1) Così Avvenire, con titolone di prima pagina il 4 giugno: «Minacce di Benladen, per Obama in Arabia».
2) Gil Hoffman, «Likud: Obama has crossed the line», Jerusalem Post, 3 giugno 2009.
3) Spengler, «Wrong venue for Obama’s Muslim speech», Asia Times, 3 giugno 2009. Il vero nome di Spengler è David Goldman, un finanziere che ha lavorato per il gruppo LaRouche, staccandosene quando sentì il richiamo di  «Israele eterno» (parole sue).

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