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Cohn-Bendit in carriera nella UE
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Senza chiedere il parere dei cittadini, in alto loco s’era deciso di elevare Toni Blair ad una carica che ancora non esiste: presidente del consiglio d’Europa. Non un presidente semestrale a rotazione, ma un «vero» presidente, in carica per due anni e mezzo. Il capo di un «governo» europeo vero e proprio, ancorchè bocciato - con la cosiddetta costituzione europea - da diversi referendum.

Tramontata la stella di Toni Blair (e il suo partito, il New Labour, distrutto dagli elettori inglesi) sembra che sia cominciata la «promozione» di Daniel Cohn-Bendit.

I numeri li ha: ebreo tedesco-francese perfettamente poliglotta, protagonista del ‘68 francese e dei relativi disordini che fecero cadere l’ultimo governo De Gaulle (inviso agli americani), fu un grande coordinatore di gruppuscoli, anarchici, spontaneisti o dell’Autonomia; co-fondatore del movimento degli autonomi tedeschi Revolutionarer Kampf (Lotta Rivoluzionaria, di cui «Lotta Continua» di Sofri fu l’imitazione), movimento sospettato di contiguità coi terroristi rossi, occupatore di case; in seguito è stato sospettato di pedofilia (1) mentre dirigeva l’asilo infantile della cooperativa rossa «Karl-Marx-Buchhandlung», il che è sicuramente un vantaggioso «plus» per chi aspira ai gradi più alti ed occulti della massoneria eurocratica.

Negli anni ‘80, i Verdi tedeschi fecero campagne per la depenalizzazione del sesso coi bambini.
Daniel Cohn-Bendit entrò nei Verdi - del resto, i movimenti della «rivoluzione culturale» non davano sbocchi, ed a una certa età, il rivoluzionario deve pur fare una carriera ufficiale.

Cohn Bendit l’ha fatta e con successo. Vicesindaco di Francoforte, poi ben presto deputato europeo coi Verdi tedeschi. Ma, federatore come nella gioventù, Cohn-Bendit è poi anche divenuto il capo dei Verdi francesi: gioca perennemente su due tavoli nazionali, è francese quando serve e tedesco quando fa comodo; cosmopolita sempre. Dal suo seggio europeo, s’è prodigato accanitamente per la legalizzazione delle droghe e per la massima libertà d’immigrazione; contemporaneamente, è liberista assoluto in economia, e ha approvato le guerre americane in Afghanistan (2) ed in Iraq. E’ un «gauchiste» di destra al bisogno; è un libertario tipo radicali italiani, un Sofri meglio riuscito, che è riuscito a scampare alla galera, e con più agganci.

Nelle recenti elezioni europee, la coalizione verde da lui fondata, «Europe Ecologie», ha avuto un incredibile 16,28%. Praticamente alla pari con lo storico partito socialista francese in deliquescenza (16,48%); è il terzo partito, con la prospettiva di diventare il secondo di Francia.

Nei quartieri alti della finanza si vede di buon occhio la de-ideologizzazione della politica: i Verdi, con Cohn Bendit e il suo amico Jocshka Fischer (l’ex ministro degli Esteri sotto Schroeder, anche lui sessantottino rivoluzionario ai suoi tempi), entrano perfettamente nel progetto, quel tipo di progetti che vengono elaborati, diciamo, dal Bilderberg e dal Council on Foreign Relations. E’ dunque inevitabile che fra poco ci vedremo proporre Cohn-Bendit al vertice del «governo» eurocratico.

Lo si vede dai metodi con cui s’è ottenuto lo «spontaneo» successo elettorale dei verdi francesi, ossia Europe Ecologie. Anzitutto: una immensa e costosa campagna propagandistica, finanziata da Henri Pinault, il miliardario padrone dell’industria del lusso parigino PPR (Pinault-Printemps-Redoute, che possiede Gucci, Boucheron, Yves Saint-Laurent, Balenciaga, Fnac, Puma...), nonchè grande amico di Sarkozy.

Punto culminante della propaganda (martellata per mesi dai grandi media) è stata la proiezione, a 48 ore dal voto, del film «Home», prodotto da Luc Besson e pagato da Pinault 12 milioni di euro. Uno pseudo-documentario ecologista-apocalittico proiettato in contemporanea in 184 sale francesi, poi ripresentato alla TV su France 2 il 5 giugno (il voto era il 7), poi ancora proiettato su schermo gigante a Parigi, Champ de Mars, il 5 sera; e inoltre, visibile gratis per dieci giorni su YouTube, e disponibile pure in DVD.

Di cosa tratta il film? Le ben note profezie ecologiste di malaugurio: riscaldamento globale causato dall’uomo, scomparsa della vita sul pianeta, pandemie (influenza suina, vi dice niente?), siccità, carestie... Chi l’ha visto, dice che il film non ha nulla del finto «ragionamento scientifico» alla Al Gore; gioca interamente sul lato emotivo, fa leva sull’elementare istinto di sopravvivenza degli spettatori, con grande uso di effetti speciali hollywoodiani. Martella un messaggio chiaro: «Abbiate paura. Createvi una coscienza ecologica».

Incidere l’ansia ecologica in tutti i cuori europei è apparentemente il progetto dei circoli più esclusivi, che decidono delle nostre vite nelle loro riunioni a porte chiuse. La cosa è tanto più urgente, dal punto di vista di lorsignori, per neutralizzare la possibile rivolta contro l’egemonia del liberismo globalizzato, che ha provocato iniquità e il disastro della depressione economica di lunga durata. Il governo mondiale di fatto, il sistema dei poteri dominanti che ha provocato il disastro rischia di essere rimesso in discussione. Niente di meglio che neutralizzare le richieste politiche di cambiamento, le proteste contro la disoccupazione e l’iniquità salariale, installando una nuova «paura di massa». Dopo il «terrorismo globale» che non fa più tanto effetto, ecco il pericolo imminente della sparizione della vita e del riscaldamento globale. La depressione viene ribattezzata «decrescita» e legittimata come «ambientalista». Andare in bicicletta perchè non potete più permettervi l’auto diventa un atto di civismo «verde», altamente  morale. Come vivere senza riscaldamento, finchè non vi cacciano dalla casa di cui, avendo perso il lavoro, non potete pagare il mutuo.

La povertà di massa già viene salutata come favorevole alla nuova coscienza ambientalista: consumate meno carne e più granaglie, evita il riscaldamento globale. Le vacche emettono flatulenze che aumentano l’effetto-serra. Non potete comprare più niente? Meglio così, salva le foche monache e riduce il buco nell’ozono.

Cohn-Bendit, l’ex capo del movimento di sinistra pan-europeo che fu il ‘68, l’ex Dani il Rosso un po «pédo», è al cuore del progetto. Sostenuto dai poteri che contano davvero.

Libération, il giornale della cosiddetta sinistra francese (ma posseduto dai Rotschild) gli ha tirato una propaganda forsennata prima delle elezioni, e infine l’ha intervistato, implorandolo in ginocchio di presentarsi alle elezioni presidenziali francesi del 2012. Ha detto no, punta ad altro. La presidenza europea, magari.

Anzi quasi di certo, perchè «la coscienza ecologica» viene infitta nei cuori dei cittadini con tanta assiduità e insistenza, che fra poco ci sembrerà che l’urgenza politica non consista più nel togliere il potere ai capitalisti sfruttatori del lavoro, ma nell’essere «verdi». Non si dovrà più chiedersi chi nel sistema economico ci guadagna, e chi ci perde, ma chi «inquina» e chi «ha coscienza ambientale».

L’ecologismo è - e sarà sempre più - il nuovo «pensiero unico».

Ovviamente, il controllo mondiale sul clima richiede un governo mondiale, o meglio una «governance mondiale» (concetto più utilmente fumoso: come nel caso del «governo economico globale», esime dal chiedersi chi comanda, chi è responsabile). Lo scopo è ottenere che le opinioni pubbliche invochino «spontaneamente» la governance mondiale ambientale, la nuova dittatura burocratico-verde.

Il progetto è in preparazione da decenni, e le tavole della legge di Kioto ne sono un passo. Il passo ulteriore è marchiare a fuoco la coscienza ecologica nelle masse. A questo serve il film «Home», che viene ora proiettato in un centinaio di Paesi dopo aver contribuito alla vittoria elettorale di Cohn Bendit.

Come sappiamo, non è il primo del genere. C’è stato il film «An inconvenient truth», prodotto da Al Gore, per il quale il personaggio è stato insignito del massonico Premio Nobel. C’è stato «L’undicesima ora», con la voce narrante di Leonardo Di Caprio (l’uso di così costosi attori dice il livello dei finanziamenti al progetto).

Adesso, sta per andare in onda, sul vostro televisore, una intera serie di telefilm che sarà trasmessa nel 2010: 12 puntate di 50 minuti, col titolo «EcoCops», qualcosa come «poliziotti ecologici».
Prodotta dalla Magma Films (una casa di produzione tedesca che si dedica a «programmi destinati ad audiences internazionali»), la serie è pagata dalla Commissione Europea e da un Fondo di Sviluppo della Televisione UE. Eurovision TV ha presentato così questa speciale fiction (3):


«L’integrità biologica del nostro pianeta è in pericolo. Spietati criminali inquinano la nostra aria, la nostra terra e la nostra acqua. Un nuova classe di agenti molto speciali entra in azione!».

«Interpol ha creato questo corpo speciale per sventare i delitti ambientali: gli Eco-Cops, giovani, colti ed aitanti. Situata in un ambiente moderno europeo, la nuova unità è fiera di disporre di vasti poteri, che le permettono di operare al disopra delle legislazioni nazionali europee quando sono commessi dei crimini ‘verdi’ e quando il denaro disprezza la vita umana».

Si può essere più chiari? Ma continuiamo a leggere la presentazione di Eurovisione:

«Questa nuova serie televisiva, attualmente in lavorazione, è una fiction basata su personaggi di forte personalità, e su questioni contemporanee controverse, che sono potenzialmente pericolose per la vita dei telespettatori. Il tema di questa serie sono gli eco-crimini. Il suo primo obbiettivo è di divertire, ma ogni episodio sarà basato su avvenimenti reali che hanno una forte risonanza per i telespettatori del mondo intero. Questa serie permetterà una acuta presa di coscienza dei pericoli incombenti e degli effetti-domino degli eco-crimini locali e internazionali, che hanno effetti diretti oggi, e in un futuro prevedibile».


Avete capito? E tutto pagato dalla UE.

E’ abbastanza chiaro che Conh-Bendit, il «Dani il Rosso» diventato «Dani il Verde», è ben posizionato per essere acclamato primo presidente ecologico della UE, a furor di popolo allarmato dagli eco-crimini. Del resto, anche Sarkozy ha già annunciato (ne ha dato notizia il Figaro) di voler cavalcare l’onda ambientalista per imporre «una tassa sul clima», per «tassare i consumatori di energie che emettono più gas-serra». E’ già pronto un Libro Bianco che discute «la possibilità di tassare le energie più inquinanti, ma anche il consumo di elettricità». Il che sembra strano, visto che l’elettricità in Francia è prodotta nelle centrali atomiche, che non contribuiscono al famoso effetto-serra. Evidentemente, si tratta di far pagare più imposte, come «contributo ambientale». E chi le pagherà?

Ne saranno esentate le aziende che si assoggettano alle quote-CO2 imposte dalle leggi di Kioto. Vi saranno soggette invece anche «le famiglie», secondo il Figaro. La tassa potrebbe portare fra i 5 e i 6 miliardi di euro.

Come si constata, fra Sarkozy «di destra» e Cohn Bendit «di sinistra» non c’è su questo, alcuna distinzione.

Nessuna meraviglia: questa politica è infatti elaborata e istruita da un unico centro, che non è di destra nè di sinistra. E’ il Council on Foreign Relation Europe, ossia la filiale eurocratica del Council on Foreign Relations, la fondazione privata dei Rockefeller che dal 1917 elabora di fatto la politica estera USA.

Basta scorrere il sito di questo organismo (www.ecfr.eu) per vedere che fra coloro che lo guidano dal consiglio direttivo figurano, oltre a Martti Ahtisaari (il grand commis finlandese da nessuno eletto che trattò il caso-Serbia), Emma Bonino, Joschka Fischer (co-chair) (4), Alain Minc. E fra i membri del Counil, non ci stupirò trovare - tra una serqua di banchieri ed ex ministri - Giuliano Amato e Massimo D’Alema a fianco di Gianfranco Fini, Marta Dassù («Aspenia») accanto a Leoluca Orlando e a Georges Soros, oltre che l’immancabile Padoa Schioppa a fianco di Cohn Bendit (5).

«Destra» o «sinistra» qui, si abbracciano e si adottano vicendevolmente, in vista dello stesso progetto, formulato altrove.




1) Sulla sua pedofilia, cito da Wikipedia: «… Cohn-Bendit worked in the Karl-Marx-Buchhandlung bookshop and ran a kindergarten (of children between five and eight years’ old). Later in 2001 he was accused of pedophilia. This accusation was grounded on the following citation from his 1975 book Le Grand Bazar: ‘It happened to me several times that certain kids opened my fly and started to stroke me. I reacted differently according to circumstances, but their desire posed a problem for me. I asked them: Why don’t you play together? Why have you chosen me, and not the other kids? But if they insisted, I caressed them still’. On the 31st of January, 2001 in the Berlin newspaper published open letter to Cohn-Bendit from the former German Foreign Minister, Klaus Kinkel, demanding Cohn-Bendit clarify whether there was actual physical contact with the children. The Berliner Zeitung published Cohn-Bendit’s response. He said that he was ‘not aware of the problem’ (‘das Problem nicht bewusst’). ‘We tried’, ... ‘a collective discourse of a new sexual morality yet to be defined’ (‘in einem kollektiven Diskurs eine neue Sexualmoral zu definieren’). The reported sex scenes, were a ‘me-oriented self-reflection’ (‘ich-bezogene Selbstreflexion’). Cohn-Bendit, did not say there was no sexual contact with children. When interviewed on the 28th January, 2001 by The Observer Cohn-Bendit told the journalist, ‘I admit that what I wrote is unacceptable nowadays’. In the 1980s the Greens experimented with various policies which would decriminalize sex with children. At its national conference in Lüdenscheid (March 1985) the Greens in North Rhine-Westphalia called for ‘nonviolent sexuality’ between children and adults never to be subject to criminal prosecution. In 1987 the policy was ‘When young people have the desire for older peers outside the family, prevented either because their homosexuality is not accepted by their parents, or because they have pädosexuelle inclinations, be it for other reasons, they must be given the opportunity to do so’ ».
2) Cohn Bendit ha fatto votare i Verdi tedeschi a favore dell’intervento militare in Afghanistan nel 2001. Del resto aveva dichiarato la sua posizione in una intervista alla rivista TAZ: «Bisogna distruggere il governo fascistoide e anti-femminista dei Talebani, portare un contributo alla lotta di liberazione dell’opposizione afghana con aerei, armi e soldati». TAZ è la rivista dei centri sociali (sta per «Temporary Autonomous Zone», zone temporaneamente autonome, come appunto sono i centri sociali in edifici occupati. E’ ispirata da Peter Lamborn-Wilson, alais «Hakim Bey», un anarchico americano apertamente pedofilo, che si atteggia a sufi e propone la magia nera come mezzo di «liberazione». Accade così che i gruppuscoli anarcoidi autonomi ed ecologici, in teoria pacifisti, siano manipolati per l’interventismo militare dettato da Bush e Israele. Un caso esemplare di manipolazione e strumentalizzazione delle «sinistre antagoniste» da parte dei poteri forti USA.
3) Citato da «Eco-dictature Verte», Planète Non-Violence, 9 giugno 2009.
4) Su questo personaggio della sinistra ex contigua alla Rote Armee, poi ecologista, ministro e ora dirigente del Council on Foreign Relations Europe, rimandiamo alla sua biografia su Wikipedia.   E’ amico da sempre di Cohn-Bendit, di cui, secondo alcuni biografi, è succubo: «Figlio di famiglia piccolo-borghese, Fischer era terribilmente affascinato dal gran borghese Cohn-Bendit, dal suo amore per i piaceri della carne, dal suo saper vivere francese, dal suo materialismo. Vivere come Cohn-Bendit voleva dire, per Joschka, trascendere le proprie origini nel quadro di una rete molto più vasta. La sua rivolta sociale ha acquisito più dignità». Insieme nel gruppo «Lotta Rivoluzionaria» (la «Lotta Continua» tedesca, creata dalle stesse centrali per cui ancor oggi lavora Sofri dal Foglio di Ferrara), si sono fatti le ossa in scontri di piazza per difendere le «case occupate» dagli autonomi dei centri sociali a Berlino. Un’attività che, per alcuni, ha portato a brillanti carriere ai vertici europei. Anche Sofri sarebbe probabilmente lassù, se non fosse stato per l’assassinio del commissario Calabresi, che gli ha rovinato un po’ la carriera.
5) Molto istruttiva la  lista completa dei membri della filiale europpea del Council on Foreign Relations, con le cariche dei membri. E’ un vero Bilderberg: Asger Aamund (Denmark) - President and CEO, A. J. Aamund A/S and Chairman of Bavarian Nordic A/S  Urban Ahlin (Sweden) - Deputy Chairman of the Foreign Affairs Committee and foreign policy spokesperson for the Social Democratic Party. Martti Ahtisaari (Finland) - Chairman of the Board, Crisis Management Initiative; former President capitalisti Giuliano Amato (Italy) - former Prime Minister and vice President of the European Convention. Hannes Androsch (Austria) - Founder, AIC Androsch International Management Consulting. Marek Belka (Poland) - Director, European Department, International Monetary Fund; former Prime Minister. Jan Krzysztof Bielecki (Poland) - President, Bank Pekao SA; former Prime Minister. Svetoslav Bojilov (Bulgaria) - Founder, Communitas Foundation and President of Venture Equity Bulgaria Ltd. Emma Bonino (Italy) - Vice President of the Senate; former EU Commissioner. John Bruton (Ireland) - European Commission’s Ambassador to the USA; former Prime Minister (Taoiseach). Ian Buruma (The Netherlands) - Writer and academic. Gunilla Carlsson (Sweden) - Minister for International Development Cooperation. Manuel Castells (Spain) - Professor, Universitat Oberta de Catalunya and University of Southern California. Charles Clarke (United Kingdom) - MP; former Home Secretary. Nicola Clase (Sweden) - Associate, Weatherhead Center, Harvard University; former State Secretary. Daniel Cohn-Bendit (Germany) - Member of European Parliament. Robert Cooper (United Kingdom) - Director General for External and Politico-Military Affairs, Council of the EU. Massimo DAlema (Italy) - President, Italianieuropei Foundation; former Prime Minister and Foreign Minister. Marta Dassù (Italy) - Director General International Activities, Aspen Institute Italia . Etienne Davignon (Belgium) - President, Friends of Europe; former Vice President of the European Commission. Jean-Luc Dehaene (Belgium) - Member of European Parliament; former Prime Minister. Gianfranco DellAlba (Italy) - Director, Confederation of Italian Industry (Confindustria) - Brussels office; former Member of European Parliament. Pavol Demeš (Slovakia) - Director, German Marshall Fund of the United States (Bratislava). Tibor Dessewffy (Hungary) - President, DEMOS Hungary. Andrew Duff (United Kingdom) - Member of European Parliament. Sarmite Elerte (Latvia) - Chairperson, Baltic to Black Sea Alliance (BBSA); former Editor-in-chief of daily newspaper Diena. Uffe Ellemann-Jensen (Denmark) - Chairman, Bankinvest; former Foreign Minister. Brian Eno (United Kingdom) - Musician and Producer. Gianfranco Fini (Italy) - President, Chamber of Deputies; former Foreign Minister Joschka Fischer (Germany) - former Foreign Minister and vice-Chancellor. Jaime Gama (Portugal) - Speaker of the Parliament; former Foreign Minister. Timothy Garton Ash (United Kingdom) - Professor of European Studies, Oxford University. Anthony Giddens (United Kingdom) - Emeritus Professor, London School of Economics. Teresa Patricio Gouveia (Portugal) - Trustee to the Board of the Calouste Gulbenkian Foundation; former Foreign Minister. Heather Grabbe (United Kingdom) - Executive Director, Open Society Institute (Soros) - Brussels. Jean-Marie Guéhenno (France) - Senior Fellow, Brookings Institution and Center on International Cooperation (New York University); former Under-Secretary-General for Peacekeeping Operations at the UN. Fernando Andresen Guimaraes (Portugal) - Adviser to European Commission President José Manuel Barroso - Karl-Theodor zu Guttenberg (Germany) - Minister of Economics and Technology - István Gyarmati (Hungary) - President and CEO, International Centre for Democratic Transition - Hans Hækkerup (Denmark) - Chairman, Defence Commission; former Defence Minister - Pierre Hassner (France) - Research Director emeritus, CERI (Sciences-PO) - Annette Heuser (Germany) - Executive Director, Bertelsmann Foundation Washington DC - Diego Hidalgo (Spain) - Co-founder of Spanish newspaper El País; President, FRIDE - Michiel van Hulten (The Netherlands) - Managing Director, Burson-Masteller Brussels office; former Member of European Parliament - Enna Ibrisagic (Sweden) - Member of European Parliament - Jaakko Iloniemi (Finland) - CEO, UNIFIN; former Executive Director, Crisis Management Initiative - Wolfgang Ischinger (Germany) - Chairman, Munich Security Conference; Global Head of Government Affairs Allianz SE - Lionel Jospin (France) - former Prime Minister - Mary Kaldor (United Kingdom) - Professor, London School of Economics - Glenys Kinnock (United Kingdom) - Member of European Parliament - Olli Kivinen (Finland) - Writer and columnist - Gerald Knaus (Austria) - Chairman, European Stability Initiative and Open Society Fellow - Caio Koch-Weser (Germany) - Vice Chairman, Deutsche Bank Group; former State Secretary Rem Koolhaas (The Netherlands) - Architect and urbanist; Professor at the Graduate School of Design, Harvard University - Ivan Krastev (Bulgaria) - Chair of Board, Centre for Liberal Strategies - Mart Laar (Estonia) - MP; former Prime Minister - Miroslav Lajčák (Slovakia) - Foreign Minister; former High Representative and EU Special Representative in Bosnia Herzegovina Pascal Lamy (France) - Honorary President, Notre Europe and Director-General of WTO; former EU Commissioner Mark Leonard (United Kingdom) - Executive Director, European Council on Foreign Relations Juan Fernando López Aguilar (Spain) - Head of the Spanish delegation to the PACE; former Minister of Justice - Helena Luczywo (Poland) - Deputy Editor-in-chief, Gazeta Wyborcza - Adam Lury (United Kingdom) - Director, Menemsha Ltd; former advisor to Lord Browne  Alain Minc (France) - Head of AM Conseil; former chairman, Le Monde Nickolay Mladenov (Bulgaria) - Member of European Parliament Dominique Moisi (France) - Senior Adviser, IFRI Pierre Moscovici (France) - MP; former Minister for European Affairs Kalypso Nicolaïdis (Greece/France) - Professor of International Relations and Director of European Studies Centre, University of Oxford - Christine Ockrent (Belgium) - CEO, Audiovisuel Extérieur de la France Andrzej Olechowski (Poland) - former Foreign Minister Dick Oosting (The Netherlands) - Europe Director, International Centre for Transitional Justice Mabel van Oranje (The Netherlands) - CEO, The Elders Marcelino Oreja Aguirre (Spain) - Member of the Board, Fomento de Construcciones y Contratas; former EU Commissioner Leoluca Orlando (Italy) - MP and President, Sicilian Renaissance Institute Cem Özdemir (Germany) - Leader, Bündnis90/Die Grünen (Green Party) Tommaso Padoa-Schioppa (Italy) - President, Notre Europe; former chairman of IMF and former Minister of Economy and Finance Ana Palacio (Spain) - Senior Vice President for International Affairs and Marketing, AREVA; former Foreign Minister - Simon Panek (Czech Republic) - Chairman, People in Need Foundation Chris Patten (United Kingdom) - Chancellor of Oxford University and co-chair of the International Crisis Group; former EU Commissioner Diana Pinto (France) - Historian and author Jean Pisani-Ferry (France) - Director, Bruegel and Professor at Universite Paris-Dauphine Ruprecht Polenz (Germany) - MP and Chairman of the Bundestag Foreign Affairs Committee Lydie Polfer (Luxembourg) - Member of European Parliament; former Foreign Minister Andrew Puddephatt (United Kingdom) - Director, Global Partners & Associated Ltd. Vesna Pusić (Croatia) - MP and Deputy Speaker of Parliament and Professor of Sociology, University of Zagreb Sigrid Rausing (United Kingdom) - Founder, Sigrid Rausing Trust George Robertson (United Kingdom) - former Secretary General of NATO Albert Rohan (Austria) - former Secretary General for Foreign Affairs Dariusz Rosati (Poland) - Member of European Parliament; former Foreign Minister Adam D. Rotfeld (Poland) - Chairman of the UN Secretary General’s Advisory Board on Disarmament Matters; former Foreign Minister Daniel Sachs (Sweden) - CEO, Proventus Pierre Schori (Sweden) - Director General, FRIDE; former SRSG to Cote d’Ivoire Giuseppe Scognamiglio (Italy) - Head of Institutional and International Relations, UniCredit Narcís Serra (Spain) - Chair of CIDOB Foundation; former Vice President - Elif Shafak (Turkey) - Writer Wolfgang Schüssel (Austria) - Chairman, Parliamentary Group of the Austrian People’s Party; former Chancellor Karel Schwarzenberg (Czech Republic) - former Foreign Minister Aleksander Smolar (Poland) - Chairman of the Board, Stefan Batory Foundation George Soros (Hungary/USA) - Chairman, Open Society Institute Dominique Strauss-Kahn (France) - Managing Director, International Monetary Fund; former Finance Minister Alexander Stubb (Finland) - Foreign Minister - Michael Stürmer (Germany) - Chief Correspondent, Die Welt Helle Thorning Schmidt (Denmark) - Leader of the Social Democratic Party Loukas Tsoukalis (Greece) - Professor, University of Athens and President, ELIAMEP Erkki Tuomioja (Finland) - MP; former Foreign Minister Vaira Vike- Freiberga (Latvia) - former President Antonio Vitorino (Portugal) - Lawyer; former EU Commissioner Gijs de Vries (The Netherlands) - Member of the Board, Netherlands Court of Audit; former EU Counter-Terrorism Coordinator Sir Stephen Wall (United Kingdom) - Chairman, Hill and Knowlton (Public Affairs EMEA); former advisor to Tony Blair  Andre Wilkens (Germany) - Head of Strategic Communications, UNHCR Shirley Williams (United Kingdom) - Professor Emeritus, Kennedy School of Government and former Leader of the Liberal Democrats - Carlos Alonso Zaldivar (Spain) - Ambassador to Brazil.

 



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