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Simboli ricorrenti
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Forse non è inutile fare una seppur piccola e parziale panoramica su alcuni dei simboli il cui inflazionato utilizzo circonda la nostra vita, spesso inconsapevolmente. Si tratta sempre e comunque di “talismani” dall’auspicato potere protettivo o augurale; rivelano in ultima analisi la sfida primordiale dell’uomo contro il male. La questione resta infatti sempre la stessa: difendersi dal male e procacciare il bene. Un altro dato ricorrente: la scelta di tali amuleti è sempre mutuata dalla simbologia pagana. Questo è un dato. A chi volesse opporre l’eguale impiego che i cristiani fanno dei propri segni, occorre rispondere che l’atteggiamento mentale di base è completamente differente; il cristiano crede e spera nel simbolo, ricordando le meraviglie compiute dall’amore, che il Dio Persona opera ed operò per lui, soccorrendo chi lo invoca dalle profondità del cuore, senza che l’invocante dia nulla per scontato né possa pretendere alcunché di dovuto: la gratuità del dono domina la sua consapevolezza, la protezione amorosa del Padre discende da questa coscienza. Al contrario, l’utilizzatore del talismano di turno otterrebbe un beneficio, appropriandosi indebitamente di esso, senza dover dar nulla in cambio (senza necessariamente convertirsi, senza instaurare un rapporto d’amore con il Donante), semplicemente portando con sé o esponendo tale simbolo; il fatto opererebbe matematicamente. A ben vedere tuttavia, anche il pagano paga, e profumatamente, il suo debito: la sua superstizione lo rende schiavo e fragile ad un tempo. Non può vivere senza quel segno augurale e propiziatorio per merito del quale otterrà quanto spera. Diversamente il cristiano è lasciato libero da quel Dio che lo ama al punto da donare ogni cosa chiesta nel nome di Gesù; nessun ricatto nessuna dipendenza, ma la totale libertà del figlio che riceve un presente dal Padre. Unica condizione: amare davvero da avere l’umiltà di chiedere sinceramente il Suo aiuto. Passiamo in rassegna alcuni dei simboli maggiormente ricorrenti. E cerchiamo di comprenderne il significato.

Avrete certamente notato - va sempre più di moda - legato allo specchietto retrovisore interno delle automobili, una sorta di rete contenente al centro una piccola pietra e circondato da piume. Si tratta del cosiddetto “acchiappasogni” (dream-catchers), talismano degli indiani del nord America. La leggenda narra che una mamma lo ideò per tranquillizzare i sogni della sua piccola: inventò una rete tonda intrecciata per pescare i sogni del Lago della Notte, con al centro un piccolo sasso (che fungesse da catalizzatore) ed intorno ad esso una goccia d’argento, un pezzo di turchese (come significato del desiderio) e un dente di animale forte (simbolo di protezione), ed infine, legati all'estremo inferiore della rete, code di animali e piume di uccelli.



http://images.elfwood.com/art/y/a/yanqing/dream_catchers.jpg



Notissimo, soprattutto nella Penisola, il famoso “corno rosso”.
Esso richiama una simbologia fallica, che, a sua volta, rappresenta prosperità e fertilità (l’uso sembra confermato già a partire dall’epoca neolitica). L’utilizzo quindi è legato ad un augurio di benessere, inteso in senso lato.



http://www.interviu.it/CANZONE/gadgets/corno1.jpg



Chiaramente la cosiddetta “efficacia” del corno resta subordinata ad altre idiote prescrizioni: essere vuoto, fatto di certo materiale (preferibilmente corallo) ed essere regalato, non comprato.
L'invenzione del ferro di cavallo si ritiene debba risalire al Medio Evo, localizzata nel nord Europa, frutto della cultura “cavalleresca”.



ferro_di_cavallo.jpg



Sembra che la ferratura abbia avuto un’origine terapeutica, utile per combattere le gravi patologie dello zoccolo, insorte a seguito del confinamento e dall’immobilità dei cavalli da guerra nelle stalle dei castelli medioevali. Col passar del tempo, il mezzo terapeutico si trasformò in arma di battaglia, in grado di aumentare notevolmente la forza d’impatto dell’equino sulla fanteria nemica. La ferratura si diffuse poi anche al di fuori dell’uso bellico, fino a diventare pressoché generalizzata.

Come portafortuna, il ferro di cavallo è tra i più universali; tradizione comune ritiene che, appeso su una porta, con le estremità volte in alto “porti fortuna”; al contrario, con le estremità verso il basso, sia di malaugurio. Differenze esistono in ordine ad altri dettagli secondari: se debbano essere nuovi o usati, trovati o acquistati, e se possano o meno essere toccati, oppure se il talismano eserciti la sua influenza benigna o maligna solo sul proprietario o anche sul portatore o se debba essere necessariamente trovato per essere efficace.

L’origine della sua fama è legata alla leggenda di Saint Dunstan, fabbro che diventò arcivescovo di Canterbury nell’anno 959. Egli, mentre gli fu chiesto di ferrare il cavallo del diavolo, riuscì ad inchiodare un ferro di cavallo allo zoccolo di quest’ultimo. Il diavolo fu liberato solo dopo aver promesso di non entrare mai più in un luogo protetto da un ferro di cavallo appeso alla porta.
Bastasse così poco per vincere il maligno! Quando prima mi riferivo all’assenza di ogni “ascesi” nella richiesta, pensavo proprio ad ipotesi del genere: vincere il demonio senza alcuno sforzo, senza alcuna partecipazione attiva del credente, essendo sufficiente subire semplicemente l’influenza positiva di un futile oggetto esterno. Semplicemente puerile.

Esaminiamo adesso la famosa “bandiera della pace”; bandiera il cui utilizzo da parte di “poveri” sacerdoti fu anche oggetto di cronaca (1). Una curiosa osservazione è quella che fa notare che i colori dell’arcobaleno (il cui inflazionato uso presso le comunità omosessuali statunitensi è cosa nota) siano invertiti rispetto all’ordine naturale. La scelta dell’inversione, in campo esoterico, ha una simbologia ben precisa. Del resto scimmiottare Dio, promettendo l’equivalente (ma di fatto ottenendo l’esatto contrario) è opera tipica del demonio. L’arcobaleno è simbolo biblico; indica l’alleanza tra l’uomo e Dio, dopo la purificazione scaturita dal diluvio universale; è in pratica segno della misericordia divina che si piega sulla miseria umana. Nel caso della bandiera, la pace è quindi soltanto beffeggiata: quel che si vuole davvero è la disarmonia e la discordia invocata come frutto di un pluralismo babelico e realmente non comunicativo.



pace.jpg



Non meno nefasto è l’impiego del cosiddetto simbolo della pace.



pace-colorato.jpg



Si vuole che esso rappresenti la combinazione grafica di due lettere: N e D per il disarmo nucleare (Campaign for Nuclear Disarmament (CND)), come rappresentate dal codice dei segnali con bandierine [il cerchio (2) indicherebbe la parola “globale”, il colore nero rappresenterebbe l’eternità (3)]:



bandiera3.jpg
      
N                                                                                     D



In verità è possibile notare una incredibile coincidenza (ci crediamo che sia una coincidenza?) con la raffigurazione della cosiddetta toten-rune (utilizzata tra l’altro da parte del regime nazista per indicare la data di morte, mentre la Algiz, algiz.jpg , simbolo solare, quella di nascita) -  (Yr) “runa della morte”:  simbolismo.jpg
Se la Algiz rappresenta prosperità, protezione, buon augurio, la seconda invece si colloca alle antipodi: è una sorta di invocazione delle forze infere, piena vulnerabilità (del resto è intuitivo notarlo anche dalla semplice constatazione delle braccia rivolte verso il basso. Accade lo stesso con il pentacolo (stelle a cinque punte che rivolto verso il basso è invocazione satanica, anziché mera ed idolatrica esaltazione del microcosmo dell’uomo, per questo tanto caro alla massoneria) oppure con la divina Croce.

Sull’efficacia (quale?) dei simboli pagani esprimo molte riserve; certamente un effetto lo hanno ed è questo: indebolire la fede del credente ed esporlo, nei casi più gravi, all’influenza del demonio. Solo la santa Croce (come le sante icone, statue ed immagini) ci è stato dato come l’unico segno di salvezza, vivificante ed onnipotente, in grado di ottenere qualunque grazia a chi creda senza dubbio alla sua potenza, che gli deriva direttamente dalla sua identificazione con Cristo, che la scelse strumento di supplizio per espiare i nostri peccati e di salvezza eterna per chi lo adori e lo ami.

Stefano Maria Chiari




1) Da http://vaticandiplomacy.wordpress.com/2008/06/24/il-vaticano-condanna-la-bandiera-della-pace-nelle-chiese/ “Come mai uomini di Chiesa, laici o chierici che siano - si chiede ‘Fides’ - hanno per tutti questi anni ostentato la bandiera arcobaleno e non la croce, come simbolo di pace? Sarebbe interessante interrogare uno per uno coloro che hanno affisso sugli altari, ingressi e campanili delle chiese lo stendardo arcobaleno”. L’agenzia vaticana ipotizza qualche risposta in proposito, vale a dire “la lunga litania degli eventi in cui la Chiesa avrebbe brandito la croce come simbolo di sopraffazione”, dalle Crociate alla caccia alle streghe ai roghi di eretici. “Fides” a questo proposito ricorda però che non è il simbolo della croce in quanto tale “ad aver bisogno di essere emendato”, quanto piuttosto “gli atteggiamenti degli uomini che, guardando a tale segno, possono ritrovare motivo di conversione”. Poi rilancia: “Questi uomini e donne di chiesa sanno qual è l’origine della bandiera della pace? Molti probabilmente no. Altri, pur sapendo, non se ne preoccupano più di tanto”. Le origini della bandiera della pace vanno ricercate, spiega l’agenzia, “nelle teorie teosofiche nate alla fine dell‘800. La teosofia (letteralmente “Conoscenza di Dio”) è quel sistema di pensiero che tende alla conoscenza intuitiva del divino”. Da sempre presente nella cultura indiana, ha preso la sua moderna versione dalla Società Teosofica, “un movimento mistico, esoterico, spirituale e gnostico fondato nel 1875 da Helena Petrovna Blavatsky, più nota come Madame Blavatsky”. Il pensiero della corrente rappresentata dalla bandiera arcobaleno si basa sullo “gnosticismo”, sulla “reincarnazione e trasmigrazione dell’anima”, sull’esistenza di “maestri segreti” e riconduce al New Age, mentalità che predica la libertà più assoluta e il relativismo, l’idea dell’”uomo divino”, il rifiuto della nozione di peccato. “Fides” spiega che esistono diverse versioni di questa bandiera, una delle quali è riconosciuta ad Aldo Capitini, fondatore del Movimento nonviolento, “che nel 1961 la usò per aprire la prima marcia per la pace Perugia-Assisi”, mentre un’altra “segnala che la sua origine risale al racconto biblico dell’Arca di Noè” e dunque sarebbe un simbolo cristiano a tutti gli effetti. In realtà - scrive l’agenzia dopo aver ricordato che è anche il simbolo dei movimenti di liberazione omosessuali - la bandiera rappresenta un’idea secondo la quale “per esempio è possibile mettere sullo stesso piano partiti politici o gruppi culturali che rivendicano, legittimamente, la difesa della dignità della donna, e gruppi, come è accaduto recentemente in Europa, che rivendicano la depenalizzazione dei reati di pedofilia. Si tratta ovviamente di aberrazioni possibili, solo all’interno di una mentalità relativistica come quella che caratterizza le nostre società occidentali”. La bandiera, conclude “Fides”, è un simbolo sincretistico, che propone l’unità New Age nella sintesi delle religioni. Introdurla nelle chiese e nelle celebrazioni è da considerarsi “un abuso”.
2) Leggiamo cosa dice invece il Dizionario esoterico a proposito del Cerchio: Emblema tradizionale di ciò che non ha inizio né fine, formato da una linea unica le cui estremità si ricongiungono per annullarsi l’una nell’altra. Esso determina un limite separatore tra la superficie interna definita e quella esterna infinita. Cedendo all’esigenza di animare una figura geometrica troppo arida, gli alchimisti greci hanno voluto vedere nel Cerchio un Serpente che si morde la coda, ovvero il cosiddetto Uroboros. Il motto En to pan, Uno il Tutto, con cui accompagnavano il simbolo ofidico, esprimeva la loro fede dell’unità globale di ciò che esiste e può essere concepito. Per le loro speculazioni essi partivano da questa Unità, e vi ritornavano incessantemente per misurare il valore delle cose rispetto ad essa. Non si nascondevano che questo Tutto equivale a Niente per il sensista, che ritiene reale ciò che si constata oggettivamente, da cui la loro considerazione riguardo alla Materia prima della Grande Opera, che gli sciocchi non vedono da nessuna parte, mentre i saggi la intuiscono ovunque. È il Tutto-Niente o Niente-Tutto, su cui usando le parole si può solo sragionare. Il Cerchio, rappresenta lo stato della sostanza primordiale, impalpabile e trasparente, uniforme ed indifferenziata, rappresentata dall’Allume degli Alchimisti, Sale filosofico per antonomasia, principe degli altri sali, dei minerali e dei metalli, secondo la definizione tramessaci da don Pernety (Dizionario mito-ermetico). Fonte: http://www.macropolis.org/esoterica/esonet/index.htm
3) Nel cristianesimo l’eternità è ben rappresentata dall’oro. Avete mai osservato un’icona bizantina? L’oro è imperituro e brillante, come l’unico vero Dio. Il nero può rappresentare l’eternità solo per chi si danna: del resto dannarsi è perdere la ragion d’essere, assenza di vera vita (creati per Dio, si vive senza di Lui con tutte le conseguenze che questo comporta), come il nero è perdita di ogni colore, assenza di colore.


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