La dittatura degli irresponsabili
23 Luglio 2009
«Chi non scopa scagli la prima pietra»: così Feltri, su Libero, a proposito della porno-novela berlusconiana. Il commento è a difesa dell’ultima uscita dell’arrapato-premier: «Ci sono in giro un sacco di belle figliole, non sono un santo, l’avete capito tutti, speriamo lo capiscano anche quelli di Repubblica».
Mi chiedo se c’è ancora chi non «scopa» in Italia. Chi «scopa» solo con la moglie, o chi cerca di vivere in continenza, se non in castità, per dignità personale. Chi ha ancora disgusto di sentirsi in una gabbia di scimmie in calore, dove tutti (gli scimmioni) «scopano» freneticamente, e siete invitati a «scopare» anche voi, perchè lo fa il presidente del consiglio.
Magari c’è ancora - e non per anti-berlusconismo - chi non vuole che chi ricopre cariche istituzionali ci sbatta in faccia le sue «scopate». Magari si contenterebbe dell’antico uso dei potenti di tenersi per sè i propri vizi, di praticarli con discrezione; cosciente che i cattivi esempi che vengono dall’alto ci degradano tutti.
Non è solo che i bambini ci guardano. Lo stesso Feltri è, personalmente, il caso di uno che s’è sbracato per il cattivo esempio: fondatore di un giornalismo plebeo ma sanguigno, da quando difende Berlusconi in ciò che è indifendibile, ha fatto scadere il proprio giornalismo al livello del prosseneta, dello sconcio butta-dentro che nell’ultimo tratto di Broadway ti fa l’occhiolino per invitarti ad entrare alle spettacolino «X rated»: qui «scopiamo» tutti, vieni anche tu...
E nemmeno se ne accorge, Feltri, del livello da truogolo a cui è scaduto. Non è il solo. Non colpisce il ridicolo di Berlusca che ha detto di sè, nella sua vanteria: «Sono una persona di buon gusto, di cultura (cultura!?), di eleganza»
(1). Colpisce il fatto che probabilmente, la massa italiana non vede niente di ridicolo in questa asserzione; che non veda il cattivo gusto, la rozzezza, l’ineleganza urtante di un settentatreenne colmo di Viagra. Ciò significa che questa rozzezza ci ha ormai travolto tutti, che siamo diventati tutti ignoranti a tal punto, da crederci pure «colti e di buon gusto».
Basta vedere la TV, del resto, quanti sceneggiati italiani finiscono a «scopate» in prima serata, tanto per insegnare ai bambini come si fa. O ascoltare la radio: è tutto un chiacchiericcio di «scopate», di quanto si «scopa», di come un giovane o una vecchia devono «scopare» per essere felici.
Su RAI 3 (quella della «cultura») sento esultare perchè anche sulle spiagge arabe si cominciano ad esibire senza pericolo omosessuali, nudisti e transessuali: fatto che una «analista di relazioni internazionali» dichiara segno certo di progresso e liberazione.
A Radio 24, un certo Cruciani deride la Moratti, la sindachessa di Milano, che per decreto ha vietato la vendita di alcoolici ai sedicenni: dice che la sindachessa l’ha fatto solo per «salire nei sondaggi», che il provvedimeno non serve a niente perchè i bambini e ragazzini possono comunque ubriacarsi a casa, dopo essersi fatti comprare la bottiglia da un amico di 18 anni. Si noti il rigore del ragionamento: a filo di questa logica, tanto vale depenalizzare l’omicidio, visto che nonostante i divieti, si ammazza. Sfugge del tutto al Cruciani che si tratta di stabilire un principio, di porre un freno allo sbrago. Gli sfugge del tutto, ovviamente, la tragedia dell’alcoolismo dei dodicenni, una piaga tragica in crescita.
A Radio 24 vige l’adorazione degli Stati Uniti, ma su questo punto - evidentemente - si fa eccezione: in USA non si possono vendere nè bottiglie nè sigarette ai 14 enni, e il divieto è rigorosamente applicato. Siamo un Paese che, collettivamente, non dovrebbe far altro che imparare dal meglio che si fa all’estero: esattamente come fecero i giapponesi e i turchi quando decisero che dovevano abbracciare la modernità nel suo meglio, la civiltà materiale. Allora quegli Stati chiamarono consulenti europei per farsi insegnare il diritto commerciale e penale; giapponesi furono mandati in Europa ad imparare la chimica, la metallurgia, la filosofia, l’impresa. I turchi andarono a scuola dalla Germania per creare un esercito moderno, e per trascrivere la loro lingua, con le sue difficili particolarità, in caratteri latini anzichè arabi. Noi avremmo urgente bisogno di capire come mai in Francia funzionano gli studi di settore e il turismo va a gonfie vele mentre il nostro declina, cosa si può copiare dallo Stato sociale svedese o dai trasporti tedeschi. Tutte cose in cui siamo indietro. E poichè si tratta di «civiltà materiale» e non di arcani, sono cose che si possono - si devono - imparare. Ma qui non si ha voglia di imparare nulla. La sappiamo più lunga. Siamo colti, eleganti e di buon gusto. E «scopiamo» come scimpanzè.
E tolleranti. Sento, in una radio, spregiare la «tolleranza zero» instaurata a New York da Rudolph Giuliani: e dal discorso, capisco che il conduttore fraintende il concetto come repressione poliziesca e minuta. Invece, in USA, «tolleranza zero» significa un metodo di gestione dei beni pubblici: si comincia a non «tollerare» le finestre rotte negli edifici, che devono essere riparate subito perchè «se la gente vive nel degrado si abitua a non vederlo», ed a vivere in un ambiente devastato anche moralmente. La tolleranza-zero ai vetri rotti e ai graffiti infatti, ha ridotto anche il tasso di omicidi a New York
(2).
Questa relazione è naturalmente incomprensibile per i radiofonici chiaccheroni e, temo, per gli italiani in genere: siamo diventati incapaci di scorgere i collegamenti tra un fatto e le conseguenze che avrà sulla comunità intera. Siamo insomma ignoranti e stupidi. Di mente troppo corta per poterci mantenere, come società, all’altezza della civiltà.
Quello stesso Cruciani, a proposito dell’allupato Berlusconi, invita altezzoso e infastidito a non fare del moralismo, perchè «ciascuno fa ciò che vuole». E’ il vertice della sua Weltanschauung.
E’ questo il punto. «Ciascuno fa ciò che vuole», e non viene disciplinato e punito. Per esempio quel ristorante a Roma che ha appioppato un conto di 700 euro a due giapponesi - ciò che ha provocato un articolo sull’Asahi Shinbum che invita i turisti giapponesi a stare alla larga dall’Italia - è ancora aperto e recidivo, ha appioppato un altro conto da 400 euro.
Il risultato: grandi inchieste su 24 Ore, con interventi di «docenti di Scienze del Turismo» (tali scienze esistono solo da noi), e grandi lagne sul fatto che abbiamo perso 1,5 milioni di turisti nipponici, per non parlare degli altri. Senza trarre la conclusione che col turismo, è l’intero «sistema-Paese» che si offre al giudizio (al «mercato», per 24 Ore), e quel che è il sistema si vede appena scesi dall’aereo o quando si è ancora sul treno: maleducato, maltenuto, trascurato nelle pulizie, pre-moderno, scostante e truffaldino, incivile. Dove «ciascuno fa ciò che vuole» senza vergogna, senza temere conseguenze e senza il minimo pensiero per la decenza collettiva, fino al punto che un disonesto, per arraffare 700 euro, distrugge un intero settore economico e, alla lunga, se stesso.
In terza serata, mentre torno a casa in auto, sento a Radio 24 non so quale economista - di quelli che non hanno previsto il collasso finanziario - che finalmente ha fatto una scoperta, e ci ha anche scritto un libro: il nostro Paese non cresce come gli altri perchè da noi «è scaduto il capitale umano». Che cos’è?, trasecola il giornalista-intervistatore, fulminato da tanta cultura.
L’economista si degna di spiegare: non abbiamo abbastanza gente istruita nè preparata per il mondo moderno; le nostre scuole sfornano analfabeti inoccupabili, pochi vogliono essere ingegneri o biochimici, ma le università traboccano di corsi in «scienza delle comunicazioni», persino le veline si laureano... al CEPU. Lo scadimento di capitale umano è quello che ci priva di amministratori pubblici competenti e svegli, di larghe vedute. Soprattutto a livello locale, la pochezza dei gestori della cosa pubblica è di grave danno all’economia, perchè gli incapaci sono anche poco scrupolosi, oltre che disonesti.
L’abusivismo edilizio che ha bruttato irrimediabilmente la bella Italia è essenzialmente colpa dei sindaci e dei Comuni... Trent’anni di scuola post-68 hanno fatto scadere il «capitale umano», sicchè andiamo indietro invece di andare avanti.
Naturalmente, da noi - come rimedio alla nullità delle dirigenze municipali - si è varato il «federalismo», ossia il modo di dare più potere a queste nullità. A quei sindaci che chiedono mazzette a un imprenditore, sennò gli fanno ritardare i pagamenti dovuti per servizi prestati al comune. A quelli che nel Nord hanno installato i semafori-truffa per rubare multe non dovute ai cittadini - ai cittadini che hanno il dovere di amministrare e proteggere. Quelli sono ancora lì, mica li cacciano. E’ proprio vero: «Ciascuno fa ciò che vuole». Nessuno si sente responsabile, e nessuno viene chiamato a rispondere.
«E poi dice che uno si butta a sinistra», diceva Totò; buttarsi con la sinistra che s’indigna dei comportamenti privati del nostro amato premier? L’Arcigay di Roma intende distribuire nelle scuole elementari l’ultimo libro di fiabe adulte di Vladimir Luxuria; il detto Vladimir Luxuria è pronto ad andare in tutte le scuole, col sostegno di Rifondazione Comunista, per avere «incontri con gli studenti» a cui narrare la sua esperienza. Ecco che la sinistra pensosa dei destini collettivi ci offre il rimedio allo scadimento del «capitale umano». Ecco di cosa aveva bisogno urgente la scuola italiana; di un ripugnante assassino di anime per i minori. Che insegna loro nuovi modi di «scopare».
Naturalmente la sinistra si chiama fuori dagli scandali del Salame, lei non c’entra con le sue «scopate». Non c’entra col degrado del capitale umano, con la scuola sessantottina, con la pedagogia del «vietato vietare», con gli insegnanti di sinistra tre per classe che difendono il loro posto senza voler essere valutati. La sinistra di Luxuria è, si capisce, innocente.
Non credo sia malafede, ma che sia qualcosa di peggio. La incapacità di capire che nella vita collettiva «tout se tient», e una corruzione sessuale aumenta la corruzione generale della comunità in ogni altro campo. Anzi, quest’asserzione verrà rigettata come codina e moralistica: che c’entra Luxuria coi sindaci ladri e incapaci, coi ristoratori che rubano ai turisti?
Qui, mancano le parole. Le prendiamo a prestito dal breve romanzo di Thomas Mann, «La morte a Venezia». Sapete la storia: l’austero scrittore tedesco Aschenbach, una vita adusa alla rigorosa disciplina accademica, in vacanza a Venezia si scopre omosessuale, e delira di lussuria per un adolescente polacco sulla spiaggia del Lido, Tadzio. Nemmeno il colera, che fiammeggia a Venezia puteolente e che le autorità italiane sconce cercano di nascondere per non danneggiare il turismo, lo induce ad andarsene, non sa staccarsi dalla figura di Tadzio. Anzi:
«... Alla passione come al delitto non si addice l’ordine costituito, la quotidiana normalità; anzi al contrario, ogni rilassamento della compagine civile, ogni disordine o calamità del mondo vengono salutati con gioia, perchè vi si intravvedono possibilità e nuovi vantaggi. Così Aschenbach provava un’oscura soddisfazione al pensiero di quel turpe segreto della città, che si confondeva col suo, e che anche a lui tanto premeva tener nascosto» (3).
Ecco come siamo: ma sì, venga meno «l’ordine costituito», la salute pubblica, la normalità quotidiana. Così si aprono più possibilità di «scopare».
1) La pretesa di essere colto è un’assoluta novità nel Salame. Da chi avrà imparato tanta «cultura»? Da Noemi? Dalla D’Addario? Da Emilio Fede?
2) Nessuno, prego, mi obbietti che Rudolph Giuliani è un criminale, probabilmente complice del massacro dell’11 settembre. E’ vero, ma il fatto non giustifica la conclusione all’italiana, che allora bisogna tollerare Roma, coi suoi vetri rotti e i graffiti sui monumenti storici. Del resto, Giuliani non fece che applicare una teoria avanzata da due criminologi, James Wilson e George Kelling, nel lontano 1982. Da noi suona ancora nuova e discutibile, specie per i nostri sindaci «tolleranti».
3) Traggo questa citazione da Michael Jones,
«Il ritorno di Dioniso », EFFEDIEFFE, 2009. La tesi del libro è che l’Occidente ha accettato di gettare tra i rifiuti le sue conquiste culturali - a cominciare dalla musica - in cambio della libertà di desiderare, e anzitutto della liberazione sessuale, finalmente emancipata dalle contenutezze della civiltà. E’ indubbio che questa «liberazione» si deve alla sinistra, la stessa che si indigna per Berlusconi. Quanto al risultato, ecco cosa dice Arold Bloom di questa «realizzazione della promessa fatta da tanta psicologia e letteratura, secondo cui la nostra debole ed esausta civiltà occidentale avrebbe trovato refrigerio nella sorgente dell’inconscio, che l’immaginazione tardo-romantica identificò all’Africa, il continente oscuro e inesplorato. Ora tutto è stato esplorato, l’inconscio è stato reso cosciente, il represso espresso. E cosa abbiamo trovato?
Non il demoniaco creativo, ma l’ostentazione dello show-business, e un Mick Jagger vestito in modo pacchiano sul palcoscenico». Da noi, Vladimir Luxuria, il Salame, e il ristoratore che deruba i turisti. Bloom denunciava «la chiusura della mente americana», effetto di tanta liberazione. Avesse visto quella italiana.
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