Lega Nord parla, Lega Sud incassa
30 Luglio 2009
«Proposta shock della Lega», titolavano l’altro giorno i nostri grandissimi media. Qualche leghista aveva detto che gli insegnanti meridionali che hanno una cattedra al Nord vanno sottoposti a un esame di dialetto.
Nei titoli si notano due parole sbagliate: anzitutto nessuno «shock», ma solo il vecchio, consueto, basso neanderthalismo leghista, sub-normale. In dialetto padano, i soliti pirla. L’altra parola sbagliata è «proposta»: come tutti sanno, si tratta di rigurgiti da ubriachi all’osteria di Pontedilegno, non di una proposta da tradurre in progetto di legge.
La Lega dei pirla ubriachi non è semplicemente capace di fare «proposte». Quando tenta di tradurle in leggi – come il decreto punitivo sugli immigrati – il risultato è quello che vediamo: la punizione non si applicherà alle centinaia di migliaia di badanti, su cui si chiude un occhio, e alle centinaia di migliaia di lavoratori clandestini che si faranno passare per badanti. L’effetto delle «leggi» leghiste, accolte con bavosi entusiasmi tra gli alcolisti della Bergamasca, è la loro inapplicabilità.
Nel civile Nord vediamo così avanzare un tipo di legislazione che già imperò nella Lombardia del ‘600, sotto governatori spagnoli – certo Madrid non ci mandava i migliori, – quello immortalato da Manzoni: le famose «gride». Per legge che faceva appiccare ai muri, l’hidalgo di turno intimava ai bravacci il divieto di travisarsi il volto, di portare pugnali nascosti, insomma di fare bravate, sotto pena d’espulsione. Subito dopo, constatato che i bravi erano sempre lì e facevano soperchierie come prima, un’altra legge, proclamata nelle strade dal banditore, li fulminava di morte. Poi una terza legge li minacciava di squartamento, avendo Sua Eccellenza constatato che i bravi continuavano a fare quel che volevano, indisturbati, ed anzi erano addirittura aumentati. Le pene diventavano sempre più truci, in rapporto diretto alla loro inefficacia.
Le famose grida manzoniane. Generazioni di studenti hanno imparato a deridere quel metodo giuridico ispanico tonitruante e vacuo, quell’autorità che minava se stessa reiterando minacce sempre più pomposamente truculente, che non facevano paura a nessuno. Ora la Lega Nord rimette in onore quel giure, con un peggioramento: obbliga lo Stato ad emanare leggi draconiane che poi lo Stato stesso deve evitare di osservare, con risultante auto-vilipendio della propria autorità.
L’inconcludenza come metodo di governo. Anzi, con la sua legge che legalizza le ronde di cittadini, sta dando nuova vita all’antico mestiere di bravo. Ma è ovvio che i leghisti non abbiano letto i Promessi Sposi: il grande milanese, insoddisfatto dei suoi lombardismi, era andato a lavare i panni linguistici in Arno.
E il risultato politico di queste «proposte» da energumeni sub-normali qual è? Che le cosche meridionali si lagnano che nel governo Berlusconi «la Lega ha troppo potere», ed hanno formato la Lega Sud. Quella di Lombardo, Cuffaro, Miccichè, e il loro capo, Riina.
La Lega Sud vuole i soldi. E Berlusconi ha subito promesso: 4 miliardi di euro, solo per la Sicilia. E’ incapace di dire di no, il Salame, vuol far contenti tutti: anche per «salvare» Alitalia ha scucito 4 miliardi nostri, dei contribuenti. Così la Lega Sud avrà altri 8 mila miliardi delle vecchie lire, in regalo e senza condizioni. Nessuno chiederà ai capocosca che ne rendano conto; li spendano come vogliono, sono o non sono «autonomi»?
Li daranno agli specialisti siculi del movimento-terra, faranno ospedali come quello di Agrigento che appena finito già crolla perchè quegli specialisti dell’appalto pubblico non hanno usato il cemento.
Insomma, a farla semplice, la situazione è questa: la Lega Nord parla e straparla, e la Lega Sud incassa i quattrini pubblici. Con le sue bavose espettorazioni, il leghista di governo è riuscito a questo bel risultato. Proprio quel che diceva di non volere, di essere pronto a fare l’inferno per impedire: «Niente più soldi per il Meridione! Secessiùn! Federalismo!». Da cui si intravvede quello che sarà il «federalismo» così fortemente voluto dai valpadani: più soldi ai terroni – come sempre – per controbilanciare la Lega che «ha troppo potere al Nord», figuratevi che ha ottenuto le ronde e il carcere per i clandestini, tranne le badanti.
Come si intuisce, in Italia non esiste un Nord: esistono due Meridioni. Quello padano, che è inconcludente, rozzo, e si contenta di «gesti» a vànvera. Quello meridionale è più antico, perfettamente organizzato, solidamente impiantato sul «territorio», appoggiato da un blocco sociale che ha interessi concreti e chiari, ancorchè loschi; ha un vero potere anche militare, e dal gran tempo ha sostituito la lupara all’esplosivo telecomandato.
Ed ha già attuato la secessione psichica, che consiste in questo: il governo centrale ci dia i soldi e non s’impicci di come li spendiamo. Noi non siamo italiani, ma siculi, napoletani, calabri. Le minacce della Lega Sud sono concrete vanno a buon fine; quelle della Lega Nord sono sceme e fumose, e non si prova nemmeno ad applicarle: sono fatte per provocare e fare arrabbiare i «terroni», una volta ottenuto questo scopo, le osterie di Bergamo sono soddisfatte: «Gliele abbiamo cantate chiare, a quei terroni». E sborsano volentieri i quattrini, gli energumeni e baùscia lumbard.
A Bergamo c’è un progettista municipale che presenta i suoi progetti in dialetto bergamasco. E’ una bella soddisfazione. Aumentano coloro che al Nord parlano solo dialetto, esattamente come a Napoli da qualche tempo si parla un dialetto sempre più stretto, incomprensibile al turista, a colui che viene «da fuori», in modo che non s’impicci dei fatti nostri.
E’ un bellissimo risultato, finalmente un segno di unità del Paese: tutti ugualmente str... e ignoranti. Perchè esprimersi in dialetto, ovviamente, significa usare un linguaggo più povero, pre-moderno, meno preciso, senza rigore; significa avere meno idee in testa, e chiudersi alle idee che vengono «da fuori», dal vasto mondo. Se volesse rappresentare il Nord civile, la Lega dovrebbe esigere dagli insegnanti meridionali che superino un esame in inglese, in tedesco, in francese insomma in una lingua del vero Nord. Dovrebbe pretendere che i bambini padani imparino l’inglese come lingua-madre, per essere in grado di trattare compravendite e contratti nel mondo, per apprendere le parole nuove tecnologiche e scientifiche che l’inglese sforna di continuo; per apprendere metodi più rigorosi e nuovi, e nuove idee e sensibilità. Il civile Nord dovrebbe sapere, poniamo, che oggi i massimi autori letterari in lingua inglese sono indiani, pakistani come Rushdie, o indiani di Trinidad come Shiva Naipaul. Ma a che vale sognare?
Ci basterebbe che la Lega volesse obbligare gli aspiranti insegnanti meridionali a Nord a superare un esame d’italiano: bocciature a raffica assicurate, somma umiliazione per quei terroni. Solo che, poi, chi ci mettiamo al loro posto? I giovani nordisti per lo più non si laureano (troppa fatica) e sono fluenti nel dialetto della Valtaleggio o di Gorgonzola. Finisce che le cattedre le prendono i romeni. E tuttavia, dicono, al Nord la Lega si rafforza ogni giorno di più. Piace alla società più moderna d’Italia, agli imprenditori che imbucano clandestini altrimenti non trovano lavoratori che gli italiani non vogliono fare, ai giovani che non vogliono fare l’insegnante nè il magistrato, e lasciano che a vincere i concorsi siano i terroni. Per poi lamentarsi.
Tutto ciò è bello ed istruttivo. Ma almeno imparassero dalla Lega Sud l’organizzazione criminale senza lacune, l’arte di minacciare con efficacia, la scienza dell’accaparramento del soldo pubblico, e la suprema abilità del piagnisteo vittimista, forma meridionale del secessionismo. Se i loro figli imparassero un po’ di napoletano o di siculo, potrebbero frequentare, chissà, dei corsi della Camorra e della Mafia, magari realizzati coi fondi europei. Ciò sarebbe d’aiuto alla famosa «secessiùn».
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