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L’ESM e l’attacco alla democrazia
Andrea Cavalleri
27 Aprile 2012
Il parlamento europeo ha approvato un nuovo «meccanismo europeo di stabilità» che dovrebbe costituire un aiuto a tenere i conti in ordine per gli Stati in difficoltà finanziaria. Le parole sono belle e rassicuranti: il termine «meccanismo» lascia intendere una sorta di regolamento legislativo, il termine «europeo» poi, allude ad un’alta funzione istituzionale. E infatti, per entrare in vigore, l’ESM abbisogna della modifica di un articolo del Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea, che deve essere ratificato all’unanimità da tutti i Paesi dell’area euro.
Tuttavia, se non ci lascia incantare dalle belle parole e si va a vedere in cosa consista veramente questo «meccanismo» c’è da restare inorriditi. Dobbiamo a una giovane ricercatrice dell’università di Palermo, Lidia Undiemi, la conoscenza dei contenuti del trattato istitutivo dell’ESM (così come dobbiamo a uno studente tedesco di giurisprudenza la conoscenza del trattato di Lisbona, che, tra le altre iniquità, reintroduce la pena di morte) perciò segnaliamo il suo report, per chi volesse approfondire l’argomento, leggibile, da chi masticasse termini di economia e giurisprudenza, a questo indirizzo.
In questa sede cercheremo di fornire una sintesi comprensibile da tutti.
Innanzitutto va detto che il «meccanismo» non è una convenzione o una serie di accordi intergovernativi, ma è un vero e proprio ente finanziario a scopo di lucro a cui gli Stati parteciperanno in forma di soci, azionisti, e debitori. Il capitale sociale è fissato in 600 miliardi di euro e, ovviamente, i soci voteranno in proporzione alla quota azionaria posseduta. Già da questa premessa si comprende come l’ESM si configuri come una organizzazione finanziaria di stampo privato. Il compito di questo ente sarebbe quello di costituire una riserva di credito per gli Stati che, se in difficoltà, potrebbero ottenere prestiti dall’ESM usufruendo fino a 500 dei 600 miliardi del capitale sociale. Questi prestiti sarebbero però vincolati a condizioni sulla politica economica, dettate dall’amministrazione del fondo (di fatto lo Stato verrebbe commissariato), a cui il debitore non potrebbe replicare nulla, perché gli Stati non in regola con i conti verrebbero privati del diritto di voto. I prestiti per gli Stati in difficoltà sarebbero soggetti a interesse, quantificabile a discrezione degli amministratori (anche se in un allegato, poi ritirato, si parlava di uno spread del 2%, cioè un interesse del 2% superiore al costo sostenuto dall’ESM per procurarsi il denaro da prestare).
Il trattato istitutivo del fondo prevede inoltre la possibilità di importare e vendere beni, un fatto anomalo per un organismo finanziario, a meno che queste «importazioni» e «vendite» non significhino in realtà pignoramenti e aste giudiziali per i debitori insolventi. La sicurezza dell’investimento (cioè il capestro imposto allo Stato debitore, nei cui confronti ci si garantisce con commissariamento e ipoteche) dovrebbe costituire un’attrattiva per investitori non soci, grazie a cui l’ESM potrebbe ampliare il capitale gestito, ottenendo finanziamenti a basso tasso di interesse.
La ciliegina sulla torta è poi costituita dagli incredibili privilegi giuridici dell’ente, segnatamente dei suoi amministratori: questi sarebbero coperti da immunità dinnanzi a qualsiasi tribunale, per ogni esercizio delle proprie funzioni. Gli stessi documenti contabili godrebbero di riservatezza assoluta e non sarebbero né confiscabili né impugnabili da nessun tribunale. Pertanto l’ESM, trovandosi al di sopra di ogni legge e potendo, al contempo, imporla ai debitori, diventerebbe di fatto lo strumento definitivo per imporre una dittatura finanziaria sugli Stati.
La partecipazione dell’Italia alle quote sociali di questo organismo, comporterebbe l’esborso di 125 miliardi di euro da versare in cinque anni, l’equivalente di cinque manovre-Monti, lacrime e sangue. Una volta che fosse ratificata l’adesione al trattato costitutivo, lo Stato si vincolerebbe «irrevocabilmente» e «incondizionatamente» a versare la quota di capitale sottoscritta. Un semplice ritardo nel versamento delle quote farebbe scattare le sanzioni già menzionate sopra (commisariamento e pignoramenti). L’iter di adesione risulterebbe inoltre rischioso, a causa della discrezionalità degli amministratori che potrebbero pretendere dei versamenti anticipati. Se l’Italia non disponesse della liquidità per fronteggiare il versamento imprevisto, verrebbe classificata come insolvente.
Come si può notare, tutto ciò che farebbe l’ESM, sarebbe di prestare a interesse agli Stati quegli stessi soldi che gli Stati gli hanno versato, con la sola variante dei finanziamenti di terzi (che però costeranno di più). Per fare un esempio che aiuti a comprendere il meccanismo, potremmo equiparare gli Stati a delle persone un po’ malate di anemia e il denaro al sangue. L’idea dell’ESM è di fare una banca del plasma che in caso di necessità fornisca delle trasfusioni, a patto però che i pazienti si impegnino a restituire più sangue di quello ricevuto. Per costituire la banca del plasma si comincia ad effettuare un bel salasso a tutti (così i pazienti vanno in crisi) e si affida il sangue ad un ente la cui finalità è di bere del sangue, cioè un vampiro. Poi i malati chiederanno delle trasfusioni e le riceveranno, in cambio di un impegno a ulteriori salassi non più volontari, ma gestiti direttamente dal vampiro. Se il paziente, svenato, non riuscirà più a restituire il sangue pattuito, il vampiro si indennizzerà prelevandogli uno o più organi. Si tratta di un progetto che, se non fosse criminale, sarebbe comunque demenziale.
Stando le cose in questi termini, ci si chiede come pensino i promotori dell’ESM di fare approvare la loro iniziativa. Purtroppo, la tristissima risposta è la stessa che bisogna dare a proposito del trattato di Lisbona e di altre entità totalitarie come Eurogendfor (la nuova Polizia europea): il mezzo è la completa disinformazione, alimentata dall’assordante silenzio dei media. Anzi nel caso dell’ESM, si è fatto ricorso anche all’ambiguità, in quanto esiste già un organismo istituzionale, e non privato, che porta questo nome, che agisce in base a ben altri regolamenti e che terminerà la propria operatività nel 2013. L’identità del nome potrebbe indurre molti parlamentari a sorvolare sull’approfondimento della reale natura dell’ESM e a sottovalutare la votazione sulla modifica all’articolo 136 del Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea, che è l’ultimo ostacolo per la ratifica del trattato istitutivo del fondo. Probabilmente la modifica dell’articolo 136 sarà presentata come un aggiustamento burocratico di comodo, quando invece è legata a doppia mandata con l’esborso di 125 miliardi di euro. Ci chiediamo a tal proposito se il presidente della repubblica solleverà obiezioni riguardo alla copertura finanziaria per l’adesione all'ESM, utilizzando, una volta tanto a proposito, la più indiscutibile prerogativa del suo ruolo.
Come preannunziato dal titolo, il «meccanismo di stabilità» è l’ultimo tassello per l’esautorazione della democrazia all’interno della Comunità Europea. Democrazia che non sarà violata con un intervento militare, con l’instaurazione di una dittatura palese e la soppressione delle elezioni: no, sarà annientata grazie al fatto che coloro che i cittadini eleggeranno non decideranno più nulla.
Uno Stato generalmente è qualificato dal fatto di poter legiferare, di gestire la difesa e di battere moneta. La situazione odierna italiana, invece, prevede la rinuncia a tutti questi privilegi. Nella nuova Europa il parlamento può votare, ma le leggi le fa solo la Commissione Europea, i cui membri non sono eletti da nessuno. Per quanto riguarda la forza militare, non solo gli eserciti rispondono alla NATO, la cui direzione non è neppure europea, bensì statunitense, ma ormai anche l’ordine pubblico sarà affidato a una forza multinazionale di gendarmeria europea. Dobbiamo spendere due parole su questa nuova Polizia, perché le analogie di impostazione con l’ESM sono davvero notevoli. Tale superpolizia, la già citata Eurogendfor, assorbirà le forze dell’ordine più qualificate dei Paesi aderenti (Francia, Spagna, Portogallo, Paesi Bassi e Italia) per svolgerne le competenze, relegando le Polizie nazionali a organismi di serie B. La direzione sarà internazionale e non dovrà più rendere conto ai parlamenti eletti dei vari Stati, la sede del comando sarà a Vicenza, a contatto con le basi militari americane, il che suggerisce che la forza «europea» sarà eterodiretta. Anche in questo caso, la superpolizia godrà di immunità incompatibili con uno Stato di diritto: inviolabili locali, beni e archivi, le comunicazioni non potranno essere intercettate, i danni a proprietà o persone non saranno indennizzati e, infine, i gendarmi non potranno essere messi sotto inchiesta dalla giustizia dei Paesi ospitanti. Come, per l’ESM, gli Stati nazionali affideranno i loro soldi a un ente apolide al di sopra della legge, che userà quei soldi per sottoporli al capestro del ricatto finanziario usurocratico, allo stesso modo affideranno le forze dell’ordine a una consimile organizzazione, per ritrovarsele in casa a compiere arresti extragiudiziali e altre angherie, coperte da immunità totale.
Per quanto riguarda il privilegio di battere moneta è da molto che gli Stati lo hanno perso. Infatti la BCE è di proprietà privata, ma l’ESM sancirà legislativamente ciò che con la BCE era solo implicito: cioè che il ruolo finanziario degli Stati è quello di indebitarsi per poi pagare il conto, arricchito degli interessi, a una casta apolide, superiore a ogni norma vigente negli Stati democratici.
Possiamo notare, da questo quadro, che gli Stati nazionali manterranno il nome di Stati, ma non lo saranno più, perché le loro funzioni primarie saranno trasferite in altra sede. In pratica si ridurranno a essere gli esattori degli euroaguzzini, i quali hanno accentrato le sedi del potere in enti non elettivi e talvolta neppure istituzionali, bensì di stampo privato. Nel titolo si accennava a un attacco alla democrazia, ma i fatti suggeriscono che si tratti piuttosto del colpo di grazia. Se consideriamo queste due frasi di David Rockfeller:
«Io e la mia famiglia siamo accusati di volere sviluppare una struttura socio-economica e politica il cui fine è controllare il mondo. Se questa è l’accusa, mi dichiaro reo confesso» (Le mie memorie, pagina 405), e poi: «L’autorità sovranazionale di un’élite intellettuale e di banchieri internazionali è certamente preferibile all’autodeterminazione nazionale praticata nei secoli passati» (pronunciata a Baden Baden nel 1991), risulta, a rigor di logica, che imprese come l’ESM siano perfettamente in linea con questo tipo di agenda.
Non possiamo che concludere con un appello alla responsabilità di tutti i parlamentari italiani, affinché, bocciando la modifica dell’articolo 136 del TFEU, blocchino l’entrata in vigore del nuovo «meccanismo», che, annientando gli ultimi residui di sovranità nazionale, annienterebbe di fatto la sostanza democratica. Riflettano gli onorevoli parlamentari anche sulla propria posizione: infatti da rappresentanti del popolo chiamati legiferare nel suo interesse, si troverebbero trasformati in un anello (di livello piuttosto basso) di una catena di comando impersonale, costretti a recepire e trasmettere le «direttive» provenienti da stanze del potere, poste al di fuori e al di sopra di ogni popolo e di ogni legge. In questa situazione diventerebbe sempre più difficile giustificare, davanti ai cittadini, la propria funzione ed i privilegi ad essa collegati.
Andrea Cavalleri
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