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La lunga marcia della Cina alla conquista dell'Europa
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Da Reykjavik a Mosca (passando per Berlino)

Si sono divisi in due l'Europa centro-settentrionale, da Reykjavik a Mosca, e l'hanno passata al setaccio. Wen Jiabao e Li Keqiang, il premier cinese di ieri e di oggi e il vice che domani probabilmente prenderà il suo posto, al cambio della guardia del prossimo autunno. Una staffetta per ricordare che Pechino è a caccia di mercati a tutto campo, e ha i mezzi per sostenere i propri investimenti in un'Europa in difficoltà. Accordi bilaterali, a decine, sullo sfondo mai dimenticato della crisi globale: i viaggi di Wen e Li sono importanti a livello strategico – scrive da Pechino il Quotidiano del Popolo – perché Cina, Russia ed Europa "sono forze importanti per lo sviluppo di un mondo multipolare".

Se il punto centrale della missione del vicepremier Li Keqiang sarà la tappa di Bruxelles - l'Unione Europea è la destinazione principale delle merci cinesi – i due viaggi sono stati ricchi di "prime volte". A cominciare da Wen Jiabao, mai un premier cinese era stato in Islanda a rimarcare il "grande potenziale" della cooperazione tra i due Paesi. Infrastrutture, costruzioni, energia: eppure Wen non è salito fino a Reykjavik solo per promuovere investimenti. La visita rientra nelle mosse di Pechino per partecipare alla corsa a un Artico sempre più libero dai ghiacci, per studiare le risorse energetiche e le rotte commerciali che si stanno aprendo.

In Germania, Wen Jiabao ha auspicato un aumento dell'interscambio (nel 2011 169,1 miliardi di dollari) a 280 miliardi entro il 2015: e se Pechino chiede alla Germania, e all'Europa, di allentare le restrizioni all'export high-tech in Cina, il premier si è impegnato a importare di più dai tedeschi. E gli ambiti segnalati con l'obiettivo di ridurre le barriere agli investimenti sono l'efficienza energetica, la protezione ambientale. Terza tappa, il 24 aprile scorso, la Svezia, cinque accordi commerciali: di nuovo accento sulle tecnologie ambientali, la sicurezza stradale e ferroviaria, lo sviluppo sostenibile, un punto per cui la Cina è pronta a offrire a Stoccolma un prestito da 1,3 miliardi di dollari.

E poi la Polonia, un altro "primo" viaggio di un capo di Governo cinese dalla caduta del comunismo. Nell'unica economia della Ue ad aver evitato la recessione Wen si è impegnato a ridurre il grande deficit commerciale (importazioni polacche dieci volte superiori alle esportazioni). Qui sono le banche, il settore minerario, energie alternative e trasporti a interessare Pechino, la Polonia è impegnata in un grande sforzo di ammodernamento delle infrastrutture e del settore energetico. Ma in questi giorni Varsavia per Wen Jiabao è stata anche la chiave all'intera Europa centrale e orientale, dai Paesi del Baltico ai Balcani. Sedici Paesi, dall'Estonia all'Ungheria alla Serbia, si sono riuniti per esprimere il loro interesse a fare affari con Pechino, e Wen non li ha delusi: ha annunciato l'istituzione di una linea di credito da 10 miliardi di dollari a sostegno degli investimenti nella regione. Obiettivo su infrastrutture, high tech, tecnologie verdi. Fondi per 500 milioni di dollari saranno inoltre messi a disposizione di compagnie cinesi interessate ad avviare investimenti qui dove la Cina si augura di portare l'interscambio da 52,9 a 100 miliardi, entro il 2015.

Il vicepremier Li Keqiang è ripartito là dove si era fermato Wen, affrontando la Russia. Il primo produttore di energia al mondo e il primo consumatore: tanto basta per collegare "forzatamente" gli interessi di due Paesi troppo grandi e troppo vicini per avere relazioni facili. La Russia ha sempre guardato con diffidenza la pressione cinese sulle sue grandi, deserte distese siberiane, ma è troppo affamata di investimenti per chiudere le porte. Così la visita del vicepremier a Mosca, il 27 aprile, è descritta con enfasi come l'avvio di un legame "senza precedenti", mentre Vladimir Putin usa con Li la parola "amici": "Gli elementi di divergenza non ci mancano – ha detto il prossimo presidente russo – ma abbiamo interessi comuni. E come fanno gli amici stretti, abbiamo imparato a cercare e trovare compromessi". Lo stava ascoltando anche Aleksej Miller, il capo di Gazprom che sta negoziando forniture di gas alla Cina per i prossimi tre decenni. Da lungo tempo, ormai, la firma del contratto è ritardata da divergenze sui prezzi.

Dopo una breve tappa in Ungheria, il 30 aprile Li sarà a Bruxelles. Prima di lui, Wen aveva soltanto accennato a quello che Pechino – con le sue riserve da 3,3 trilioni di dollari – desidererebbe in cambio di un aiuto ai Paesi dell'Eurozona in difficoltà: il pieno status di economia di mercato, la revoca del bando sulle vendite di armi e delle restrizioni all'export di alta tecnologia. E chissà se al termine della visita si sarà avverato il titolo del Quotidiano del Popolo: "La Cina e l'Europa – così presentava i viaggi dei suoi leader – trascorreranno la primavera mano nella mano".

Fonte >  Il Sole 24 Ore


 
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