La dottrina cristiana è riassunta poi così dall’Apostolo delle Genti: «In
Cristo Gesù né la circoncisione vale alcunché, né la incirconcisione, ma la Fede che opera mediante la
Carità», ossia la Fede teologale
e le buone opere, che sono l’osservanza dei 10 Comandamenti o della Legge
divina-naturale e rivelata poi a Mosè, la quale è essenzialmente distinta dal
cerimoniale legislativo mosaico, che doveva valere solo sino all’avvento di
Cristo. Se valesse ancora la legge cerimoniale mosaica, scrive ancora
l’Apostolo, «Cristo sarebbe vano». Onde, «se poi i Giudaizzanti
vogliono la circoncisione a qualunque costo, conclude San Paolo con un sarcasmo feroce, padroni di mutilarsi anche tutto! Probabile allusione all’evirazione rituale in uso tra i sacerdoti di
Attis e Cibele (Settinio Cipriani, ibidem, pagina 385)».
Commento di San
Tommaso d’Aquino
San Tommaso d’Aquino nel suo «Commento alla lettera ai Galati», capitolo I, lezione 2a, numero 297 scrive: «Essi vi turbano perché
vogliono che vi facciate circoncidere;
ma magari essi non solo siano circoncisi, ma anche completamente castrati! (non solum circumcidantur,sed totalitercastrentur). E ciò per due
motivi. Il primo è che siano castrati spiritualmente, per conservare la purezza dottrinale o l’integrità della Fede,
distruggendo i precetti cerimoniali (abrogaticoll’avvento di Cristo). Il
secondo è che egli augura loro la sterilità, affinché non generino, nel
caso in cui qualora generino producano figli nell’errore (generant filios in errorem) e così li rendono schiavi del cerimoniale».
Conclusione
Il succo della questione è il seguente:
1) se vogliamo
conservare la purezza e l’integrità della Fede, «senza la quale è impossibile
piacere a Dio» (San Paolo), dobbiamo
ritenere abrogato il cerimoniale mosaico, dacché esso era relativo alla venuta
del Messia, che è già venuto in Cristo. Israele è rimpiazzato dalla Chiesa e
l’Antico Patto dalla Nuova ed Eterna Alleanza. Onde se volessimo osservare
ancora il cerimoniale dell’Antico Testamento, confesseremmo - implicitamente -
che Cristo non è l’unico Salvatore universale degli uomini; facendo naufragio
nella Fede. Perciò San Tommaso spiega che
2) è meglio
essere sterili piuttosto che generare figli, i quali vivano nell’infedeltà,
negando la divinità di Cristo e continuando a sperare la salvezza dalle
cerimonie mosaiche e da un «Messia» ancora a venire, mentre è già venuto.
Il pericolo più che attuale del giudeo-cristianesimo,
iniziatosi ad infiltrare in ambiente cattolico con Nostra aetate (1965), «l’Antica Alleanza mai revocata» (Giovanni Paolo II, 1981) e
l’ebraismo «Fratello maggiore nella Fede di Abramo» (idem, 1986), ed arrivato al parossismo con Benedetto XVI («Lettera ai vescovi di tutto il mondo», 10 marzo 2009), che richiede la «fede» nella «shoah» quale conditio sine qua non per
essere in piena comunione con la
Chiesa, è oggi reale e molto grave, non politicamente (1) ma dal punto di vista della Fede,
virtù teologale, «sine qua est impossibileplacere Deo» (San Paolo). Ora, che io sappia, la Santissima Trinità e la
divinità di Cristo sono i due misteri principali della Fede cattolica, la «shoah» no. Attenzione, dunque, a non cadere nel freudiano «complesso» di «Giuditta-Oloferne», dacché dalla «shoah» alla «shalom» il passo è breve e poi si arriva alla «decapi-circoncisione di… incapaci».
Per gentile concessione di don Curzio Nitoglia
1) Come
vorrebbero farmi dire alcuni «neo-mestatori», ai quali si potrebbe rivolgere lo
stesso invito di San Paolo e San Tommaso: «totaliter
castrentur».
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