L’oro salirà ancora. Ecco perchè
11 Settembre 2009
L’oro ha rotto la barriera dei 1.000 dollari l’oncia. E’ troppo? Merrill Lynch ha emesso un rapporto in burocratese finanziario, che vuol essere sibillino:
«L’oro è inversamente correlato coi tassi d’interesse globali a breve, ed attualmente vediamo una corsa a raggiungere lo 0% (nei tassi di rendimento del denaro, ndr). La produzione è calata del -4% in un anno, mentre le divise “ex nihilo” (fiat currencies) sono create dalle Banche Centrali con ritmi a due cifre... Quanto al gran parlare di una “bolla dell’oro”, occorrerebbe un rincaro di quasi il 625% dell’oro, ad oltre 6 mila dollari l’oncia, e un mercato azionario piatto, per riportare effettivamente il rapporto delle due classi di attivi al livello in cui erano tre decenni orsono, quando il metallo giallo era in una fase di bolla insostenibile».
Avete capito, o almeno intuito? Merrill ammette: nonostante i rincari, aspettiamo che l’oro raggiunga i 6 mila dollari l’oncia, prima di parlare di «bolla» speculativa. Adesso è ancora sottovalutato.
Michel Roubini, notevole previsore, parafrasa e spiega: «Tassi d’interesse dello 0% sono un auspicio di rialzo per l’oro, che serve come riserva divalore».
Ossia: se avete in banca 100 mila euro che vi vengono retribuiti a tasso zero (come attualmente), il vostro denaro sta perdendo valore; se lo cambiate in oro, il valore resta.
Anche in questa fase di deflazione?
Sì. Perchè, dice Roubini, l’oro «è una utile protezione (hedge) anche contro la deflazione, dal momento che la deflazione è intrisecamente destabilizzante per gli attivi finanziari» (ossia cartacei, banonote comprese). Nel periodo deflazionista 2001-2003 l’oro si rivalutò di oltre il 30%, per non parlare della prospettiva di un ritorno al ribasso del dollaro».
L’oro tende ad essere meno sensibile al rallentamento economico mondiale degli stessi metalli industriali. L’oro è una buona protezione dei risparmi sia in caso d’inflazione, sia in deflazione, sia in recessione.
Ricordiamo perchè: mentre le monete cartacee, e i titoli finanziari, sono un «attivo» a cui corrisponde il «passivo» di qualcuno, un debitore che può essere insolvente (la moneta moderna è essenzialmente debito), l’oro è un attivo in sè, senza passivo. Porta in sè il proprio valore. In termini monetari, il «prezzo» può scendere o salire, ma il suo valore no. Un grammo d’oro comprava la stessa quantità di pane ai tempi di Nabuccodonosor, di quanto ne possa comprare ora.
Ci sono indizi che l’oro, attualmente quasi a 1000, salga ancora, se non ai 6 mila paventati da Merrill Lynch, del 30% del periodo 2001-2003? Ci sono.
Uno è questo: La Barrick Gold, il maggior produttore di oro minerario (sede a Toronto) ha annunciate che vuol emettere azioni per 3 miliardi di dollari (diconsi miliardi) ed usare il denaro ricavato per ricomprare tutti i futures hedge sull’oro a prezzo fisso che ha emesso, e parte dei futures a prezzo variabile
(1).
Spieghiamo la notizia. Durante i periodi di prezzi dell’oro deboli o calanti, le imprese minerarie vendono una parte della loro produzione futura per proteggersi (hedge) contro l’eventualità di cali del prezzo del metallo. Ma quando i prezzi salgono, le ditte minerarie che hanno emesso futures soffrono parecchio, perchè devono consegnare l’oro che producono al prezzo (basso) prefissato nei contratti futures, anzichè al prezzo rincarato nuovo. E l’oro rincara ormai dal 2001.
Per non perderci troppo, Barrick ricorre dunque ad una soluzione disperata. Emette 81 milioni di azioni proprie al prezzo unitario di 36,95 dollari (uno sconto del 6% sulla quotazione), e spera di ricavarne 3 miliardi. Di cui quasi 2 li spenderà per eliminare i suoi contratti futures a prezzo fisso (sui quali perde ad ogni rincaro del metallo).
E come eliminare i contratti?
Barrick acquisterà oro fisico sul mercato aperto e lo consegnerà ai detentori dei contratti futures. Ciò significa che Barrick dovrà comprare il 4% della produzione mondiale, che già non riesce a far fronte alla domanda. Credete che questo non avrà una ripercussione in rialzo del mercato aurifero?
Può darsi di no; ma se non vedremo nessun rincaro, vorrà dire che Barrick ha ottenuto il metallo dalle Banche Centrali, essenzialmente dalla Federal Reserve.
Le Banche Centrali, che hanno venduto sottobanco oro da vent’anni, quest’anno sono divenute compratrici nette di lingotti, a cominciare da quelle del BRIC (Brasile-Russia-India-Cina) che vogliono proteggere le loro riserve in dollari, che si deprezzano giorno dopo giorno.
Ma c’è di più. Sembra che Barrick Gold, che ha come partner finanziario JP Morgan, sia stata oggetto di una denuncia da parte di speculatori in oro, fra cui la Blanchard & Co., per manipolazioni dei prezzi tramite vendite «future». Apparentemente, la faccenda è stata messa a tacere con una transazione (come Boffo con la signora di Terni); ma è singolare la difesa inizialmente tentata da Barrick: «se» abbiamo agito in accordo con le Banche Centrali, «allora» siamo immuni da denunce penali, perchè le Banche Centrali sono legalmente immuni. E’ la confessione che le Banche Centrali hanno costretto la mineraria a manipolare al ribasso il prezzo dell’oro.
Adesso, questo tappo sta per saltare. Perchè altrimenti Barrick, o i suoi azionisti di controllo, accetterebbero una tale diluizione delle loro azioni, che per di più aprono un buco nei bilanci? Si vede che per Barrick conviene perdere adesso, in vista di un guadagno domani: l’oro, dopotutto, lo produce in proprio. E ovviamente, se il denaro rincara, diventano convenienti filoni oggi poco produttivi e perciò dormienti.
E’ un’oscura e probabilmente sporca faccenda
(2). Chi sono le controparti? Magari la FED, o altre Banche Centrali? E quanto è coinvolta JP Morgan, che è oggi uno dei massimi detentori di «futures» in oro (ETF-GLD) e insieme detentore di una delle maggiori posizioni «short» in oro nel mercato specializzato COMEX? («Short» vuol dire: vendo oro che non ho, contando di comprarlo e consegnarlo più tardi, a quando il prezzo sarà ribassato. E’ una scommessa sul ribasso. E invece l’oro rincara).
A che gioco gioca JP Morgan?
L’anno scorso il COMEX ha rivelato nuove regole: sarà consentito ai detentori di posizioni «short» di consegnare l’oro promesso in forma di - tenetevi forte - titoli e futures in oro, ossia di carta e promesse, o cambiali, anzichè oro fisico. Una «regola» fatta su misura per Morgan, come le regole finanziarie sono fatte su misura, e sotto dettatura, di Goldman Sachs.
E qui entra la Cina. A Cernobbio, nell’annuale incontro Ambrosetti, c’era Cheng Siwei, già vicepresidente del comitato centrale e oggi capo del progettto di energie alternative. Mentre i nostri giornalisti ammiravano il parterre e intervistavano Bernabè («Siamo fuori dal tunnell», eccetera), Ambrose Evans-Pritchard ha intervistato mister Cheng
(3), che gli ha confidato lo sgomento di Pechino per la politica di stampaggio di moneta della FED (Pechino detiene 2 trilioni di dollari in titoli USA). Ha aggiunto che Pechino sta cercando di diversificare.
«L’oro è l’alternativa senza dubbio, ma quando compriamo, il prezzo sale. Dobbiamo farlo con cautela per non stimolare i mercati».
Ciò significa che la Cina comprerà oro appena ci sarà una caduta del prezzo. E questo, di conseguenza, significa che la Cina metterà un limite ad ogni fluttuazione al ribasso, correggendola.
C’è un pavimento sotto il prezzo dell’oro; può solo salire.
Naturalmente, un rialzo dei tassi d’interesse sui depositi può ridurre la domanda, dunque il prezzo (non il valore) dell’oro. Ma è probabile?
Tassi zero convengono alle banche. Alle Banche Centrali. Agli Stati che si sono indebitati enormemente per salvare le banche, ed ora devono emettere titoli di debito ad interesse. I tassi resteranno a zero, o negativi, per molto tempo.
1) Cameron French, «Barrick to Sell $3 Billion in Stock to Buy Back Hedges», Reuters, 8 settembre 2009.
2) Il testo della querela di Blanchard & Co. è rivelatore: si veda al sito
http://www.lemetropolecafe.com/img2003/memoformotiontodis.pdf
3) Ambrose Evans-Pritchard, «China alarmed by US money printing», Telegraph, 6 settembre 2009.
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