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Ecco cosa è la «più Europa»
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Mario Draghi, governatore della BCE, qualche giorno fa alla Sapienza, ha voluto rispondere alla domanda «che si leva da più parti: che cosa sarà dell’euro fra dieci anni?». La sua risposta potete immaginarla: «lunione monetaria deve evolversi verso modelli con minore sovranità nazionale». La crisi finanziaria ha messo in discussione non già la moneta unica fatta a tavolino dai banchieri e dagli eurocrati; no, proprio no. «Ha messo in discussione la convinzione miope che un’unione monetaria potesse rimanere solo tale, senza evolversi verso qualcosa di più stretto, più vincolante dove la sovranità nazionale sulla politica economica fa posto alla decisione» tecnocratica. La cessione delle sovranità (o di quel poco che ne resta) deve avvenire con rigide tappe e in modo «irreversibile».

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Possiamo dare atto a Draghi (e compari) che loro non hanno mai avuto la «miope convinzione» che l’euro potesse esistere senza un governo super-sovrano: anzi Padoa Schioppa esultava all’idea che la moneta unica avrebbe prodotto crisi «asimmetriche» così gravi, che secondo lui popoli e politici avrebbero implorato l’eurocrazia di governare al posto loro; anzi l’euro è stato creato apposta a questo scopo, per arrivare alla cancellazione definitiva della sovranità nazionale, ossia popolare, che in questo contesto significa l’abolizione della democrazia. Ciò che appunto sta avvenendo sotto i nostri occhi.

Fatto sta che questa è la solfa ripetuta dai banchieri, ed echeggiata dai loro complici politici e mediatici: per salvarvi, date tutto il potere a noi.

Ma ecco che abbiamo sotto mano un esempio di come – e nell’interesse di chi – ci governeranno lorsignori, una volta che avranno il potere e nessuno potrà più contestarlo ed opporvisi.

Antefatto: nel marzo scorso, il ministero francese dell’Agricoltura ha sospeso temporaneamente la coltura di un mais geneticamente modificato, MON 810 detto «YeldGard». Prodotto dall’inevitabile americana Monsanto, come potenzialmente dannoso per l’ambiente e gli animali che se ne nutrono. Il MON 810 infatti ha inserito nel suo DNA parte del patrimonio di un batterio, che renderebbe il mais più resistente agli insetti: per il motivo che la proteina prodotta dal batterio (e da quel mais) non è digeribile per i parassiti. Si sospetta dunque che sia dannosa anche per gli erbivori alimentati con il mais.

Passa qualche settimana, e Parigi riceve dall’Europa l’ingiunzione di levare il bando al MON 810. Più precisamente, l’ingiunzione viene dall’EFSA, o European Food Safety Authority: una entità di cui confessiamo di aver ignorato l’esistenza fino ad oggi. Il che non è strano: l’EFSA è una delle dozzine di «Authorities» create infaticabilmente dall’eurocrazia, e di cui non si sente l’utilità – e nemmeno si sente parlare – fino al giorno in cui si scopre a chi servono. A quale lobby, voglio dire.

In queste occasioni, si scopre che questo ente – non eletto, non votato, perfino ignoto al pubblico – ha più potere sovrano di uno Stato dell’Unione, perchè può imporre alla Francia di coltivare sementi che non vuole; si apprende che un Paese deve sempre chiedere umilmente alla EFSA il permesso di sospendere una coltivazione OGM, e il rigetto dell’EFSA è cogente per gli Stati. Se ne deduce che il rifiuto opposto alla Francia vale anche per gli altri Stati: coltivate Monsanto, mangiate OGM. (EFSA, chi siamo)

Una soffiata di Wikileaks del 2007 ha rivelato che già da anni l’ambasciatore americano a Parigi Craig Stapleton (amico e socio d’affari con l’ex presidente George Bush) inviava a Washington messaggi in cui raccomandava una serie di rappresaglie commerciali contro i Paesi UE poco convinti della bontà delle sementi Monsanto. Fino a misure di embargo, come quelle che preludono ai bombardamenti USA per diffondere la democrazia, per esempio in Iraq. (Blatant Corruption Exposed as EU Blocks France’s Ban on Monsanto’s GMO Maize)

Craig Stapleton
  Craig Stapleton
Uno dei messaggi di Stapleton recitava quanto segue: «La squadra-paese di Parigi raccomanda di calibrare una lista di ritorsioni mirate che facciano un po’ male a tutta l’Europa, dato che questa (la non-adozione delle sementi Monsanto, ndr) è una colpa collettiva, ma che si concentrino sui peggiori colpevoli. La lista deve essere misurata più che brutale e deve essere sostenibile a lungo, perchè non dobbiamo aspettarci una rapida vittoria. La rappresaglia renderà chiaro che la loro attuale posizione ha dei costi reali per la UE, e aiuterà a rafforzare le voci pro-biotecnologiche in Europa».

Si assapori il linguaggio bellico (1), e l’evocazione della «colpa collettiva», l’imperdonabile peccato che giustificò l’incenerimento di intere popolazioni tedesche e giapponesi da Dresda ad Hiroshima.
Negli stessi mesi, l’ambasciata USA in Vaticano cercava di ottenere dal Papa una dichiarazione pubblica a favore degli OGM, a cui tanti vescovi nei Paesi in via di sviluppo sono invece contrari; nei messaggi riservati si assicurava che il Papa era piuttosto favorevole, e si mobilitavano vescovi e monsignori di Curia americani a «lavorarsi» Benedetto XVI, oltrechè «consulenti ed esperti» scientifici che facevano lobby per Monsanto oltre il Portone di Bronzo. Si citavano contatti con il monsignore USA «Michael Osborn del Pontificio Consiglio Cor Unum» divenuto lobbysta di Monsanto, e si assicurava: «Ci sono opportunità di far pressione sul tema col Vaticano, che a sua volta influenzerebbe un ampio segmento della popolazione in Europa e nel mondo in sviluppo» (2). (WikiLeaks: US targets EU over GM crops)

Si vede così che la diplomazia USA lavora direttamente per la multinazionale Monsanto, imponendo l’interesse della ditta con ogni genere di pressioni aperte e di manipolazioni occulte. Non è dunque strano che l’EFSA, la Authority Europea per la Sicurezza Alimentare sia intervenuta per cancellare una legislazione interna del governo francese; la Sicurezza Alimentare della Monsanto è anche più importante della nostra, di ex-cittadini sempre più soggetti a governi tecnici. I tecnici sanno meglio di noi quello che ci fa bene. La EFSA ha sancito seccamente che «non c’è alcuna evidenza scientifica» che mostri «un pericolo per la salute umana o l’ambiente» nella semente geneticamente modificata per produrre una proteina batterica. E ciò nonostante la EPA (Environment Protection Authority), ufficialissima Authority per l’ambiente americana, abbia segnalato con allarme che la semente Monsanto (che in USA copre ormai oltre il 90% della produzione di granturco) abbia fatto apparire in Iowa, Illinois, Minnesota e Nebraska insetti parassiti resistenti, e dunque le colture richiedono ancor più pesticidi, non meno. (Scientists Warn EPA Over Monsanto’s GMO Crop Failures, Dangers)

Il caso potrebbe essere un buon banco di prova per il nuovo presidente francese, Francois Hollande, se vorrà difendere la sovranità (e la potente lobby agricola del suo Paese).

Non tratteniamo il fiato, si dichiara «un europeista convinto». L’episodio tuttavia ci dà un assaggio di come intende governarci l’eurocrazia bancaria-affaristica che approfitta della crisi dell’euro per procedere a marce forzate a «modelli con meno sovranità nazionale», come dice Draghi.

Per loro natura, per forma mentis e per ideologia, queste burocrazie auto-cooptate stanno sempre dalla parte del grande business contro i cittadini, le cui sofferenze – loro – sopportano virilmente. L’ha mostrato quasi senza volerlo il nostro amato premier Mario Monti, quando un mese fa, in un dibattito, ha risposto all’economista Joseph Stiglitz (Nobel) che criticava le austerità europee come recessive, pressappoco così: «Contrariamente agli Stati Uniti, che perseguono soltanto (sic) il benessere economico, la UE s’è data il compito aggiuntivo di far crescere le istituzioni europee», il che porta a volte a una minore crescita. Dunque il compito di Monti non è di assorbire la disoccupazione, rinfrancare l’economia e innescare la ripresa; è di «far crescere le istituzioni europee», ossia sottrarre sovranità agli Stati e ai cittadini; e non importa con quali sacrifici alla popolazione.

È il tempo in cui le burocrazie sovrannazionali gettano la maschera, e si esprimono con la franca brutalità di chi sa sicuro il suo potere.

Interrogata sulle sofferenze inflitte dalle banche al popolo greco Christine Lagarde, la governatrice del Fondo Monetario, ha risposto di provare compassione più per i poveri bambini del Niger: «Li ho sempre nella mente, penso che abbiano bisogno di aiuto più che il popolo di Atene. Anzi, per quanto riguarda Atene, mi viene in mente che quella gente cerca di continuo di evadere le tasse».





1) Il piglio militarista si coglie meglio nell’originale: «Country team Paris recommends that we calibrate a target retaliation list that causes some pain across the EU since this is a collective responsibility, but that also focuses in part on the worst culprits. The list should be measured rather than vicious and must be sustainable over the long term, since we should not expect an early victory. Moving to retaliation will make clear that the current path has real costs to EU interests and could help strengthen European pro-biotech voices».
2) In occasione della visita di Papa Benedetto XVI alla Casa Bianca, nell’aprile 2008, molti media di Oltre Atlantico facevano notare l’impressioante numero di prelati americani che facevano parte della «cerchia interna» del Pontefice. L’arcivescovo James Harvey, «uno degli americani più potenti in Vaticano» perchè chi voglia un incontro col Santo Padre deve rivolgersi a lui. Il cardinal William Levada, scelto da Ratzinger a sostituirlo nella carica di capo del Santo Uffizio. Il cardinal James Stafford, penitenziere apostolico. Dall’altro lato dell’Atlantico aspettavano il Papa una serie di personalità di cui si sottolineavano le affinità intellettuali e filosofiche con Ratzinger: da Richard Neuhaus, «luterano diventato prete cattolico, che era stato consigliere del presidente George W. Bush sui temi etico-religiosi», al teologo George Weigel, molto amico anche di Giovanni Paolo II «benchè in disaccordo con i due Pontefici rispetto all’insegnamenento della Chiesa sulla guerra giusta». E infine «il cardinal Avery Dulles», di illustre famiglia: «Figlio dell’ex segretario di Stato John Foster Dulles e nipote di Allen Dulles, l’ex direttore della CIA, è un cattolico convertito, ed uno dei pochi uomini ad essere stato nominato pricipe della Chiesa (cardinale) senza essere stato prima vescovo. Il suo nome fu suggerito a Giovanni Paolo II dalla Congregazione per la Dottrina della fede, sotto la direzione allora del cardinale Joseph Ratzinger». Il cardinal Dulles è scomparso nel 2008, ultranovantenne, ed era certo un sant’uomo. La presenza del nipote del fondatore della CIA nella compagnia intellettuale intima del Papa, insieme a teologi americani consiglieri di Bush e vicini ai neocon, merita comunque una menzione, anche alla luce degli scandali che stanno investendo il Vaticano.



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