Salvano Santoro, ma non la Gabanelli
Maurizio Blondet
29 Settembre 2009
La «destra» (virgolette d’obbligo) strilla: Santoro è fazioso, fatelo tacere! La «sinistra» insorge: è in pericolo la libertà d’informazione! Salviamo Santoro e Travaglio minacciati dal regime! Però zitti, zitti, «destra» e «sinistra» insieme, intanto, strangolano «Report», l’unico servizio d’inchiesta che ancora resista sulla TV pubblica.
Quando si tratta di strangolare davvero la libertà di stampa, in Italia, non si strilla. Si compie il liberticidio dietro le quinte, senza che nessuno protesti. Il «come», l’ha spiegato la Gabanelli stessa in una lettera al Corriere della Sera – che il Corriere ha piazzato prudentemente a pagina 27, mica strillato in prima.
Ai giornalisti di Report, la RAI di Stato fa mancare «la tutela legale». Molto semplice: qualunque cialtrone che si senta offeso dalle amare verità di Report può querelare per diffamazione, e ancor peggio chiedere danni per miliardi in causa civile, ed il giornalista deve pagare di tasca sua, perchè la RAI non lo copre.
Naturalmente, questa è intimidazione della libera stampa. A cui concorrono silenziosamente tutti, «destra», «sinistra», magistratura. Come scrive la Gabanelli, non importa se il querelante fa una causa temeraria, senza fondamento: già il fatto che «le cause possono durare dieci anni» significa, per il giornalista senza copertura legale dell’azienda editrice, il dissanguamento delle sue modeste sostanze. Il querelante, che di solito è ricco (un politico, un gran commis) può chiedere risarcimenti da miliardi, perchè da parte sua, se perde, rischia solo il pagamento delle spese legali. La Gabanelli ha in corso 30 cause; una di esse pretende dalla RAI (o da lei, se la RAI non la copre) «130 milioni di euro di risarcimento», e la sentenza è ancora «di là da venire».
A far mancare la tutela legale a «Report» è la cosiddetta «destra». Ma avete sentio strillare la «sinistra» per questa grave e vera minaccia alla libertà d’informazione? Io no. E voi?
Nemmeno un sussurro. Persino il moderato e «liberale» Corriere mette la protesta della Gabanelli a pagina 27, e come «lettera privata», ossia per dire: noi non c’entriamo, non appoggiamo «Report».
Gli strilli sono tutti per Santoro e Travaglio. Ossia per la platea di noi spettatori pirlacchioni. Santoro non cadrà, la «destra» strilla solo per fare ammuina. Perchè in realtà, il programma di Santoro e Travaglio è – astutamente – una passarella di politici, a cui intervengono vogliosamente politici di «destra» e di «sinistra», esattamente come il viscido programma di Vespa.
«Report» invece non dà la passarella ai politici; racconta dati di fatto, che mostrano tutta l’incompetenza, l’ignoranza, le malversazioni, e la complicità nel disastro italiano dell’intera classe politica, di destra o sinistra, e anzi di interi apparati pubblici.
L’ultima inchiesta sul disastro archeologico, sui cosiddetti «giacimenti culturali» sprecati da un clientelismo di bassa lega e da una miopia colpevole, ha accusato Rutelli come Buttiglione, Tremonti e Bondi. Li ha inchiodati. Li ha rivelati come portatori comuni del male pubblico italiano; e ha mostrato che la loro inadempienza è una diretta conseguenza della loro ottusità e maleducazione. Infatti è questa la tipicità italiana: che la maleducazione, spinta all’eccesso, diventa delitto.
Esattamente come la quindicenne che fuma in autobus e pesta la immigrata che la prega di smettere, chiamandola «negra», così la «piscina mirabilis», meraviglia antico-romana di Pozzuoli, resta invisibile ai turisti (grazie Gabanelli per avercela mostrata) perchè il governo «non ha i soldi», e le chiavi di questa cisterna sotterranea meravigliosa, che alimentava la flotta augustea di Miseno, le affida ad una vecchietta incazzosa, che apre se vuole, altrimenti no.
E’ il delitto italiano tipico: il crimine da mala educazione, da insensibilità sviluppata a forza di ignoranza soddisfatta.
Si può dunque capire perchè la «sinistra» non scenda in campo a fianco della Gabanelli: dà solo fastidio, mostra il vizio italiano. E, complice, per farla tacere, usa i mezzi della burocrazia truffaldina che – destra o sinistra – è sempre lì a inventare l’inghippo poliziesco a favore del potere.
Ed anche noi siamo complici: non ci piace guardarci allo specchio, e vedere la nostra ignoranza colpevole, la nostra furbizia da quattro soldi, la nostra volgarità urtante. Anche se siamo «di destra», ci piace accomodarci davanti alla scatola a farci venire la bile per l’evidente volgarità di Santoro; ci piace perchè siamo come lui. Tutto viene ridotto a pro e contro Berlusconi; il che piace a Berlusconi, ma anche alla presunta opposizione, perchè così non deve parlare dei problemi veri, sui quali non ha uno straccio di proposta.
Anche il resto dei media e dei giornalisti partecipa alla sceneggiata dello strillo, che copre il silenzioso omicidio della libertà, per via amministrativa.
Ho riletto il libro di un inglese che ha scelto di vivere in Italia, e racconta la sua esperienza di straniero che si sta ambientando: Tobias Jones, «The darl heart of Italy», il cuore oscuro dell’Italia. E’ del 2003.
Ecco come ci vede Tobias Jones, noi giornalisti italiani:
All’inizio, racconta, «Avevo l’abitudine di leggere quattro o cinque quotidiani al giorno per esercitarmi nella lingua italiana, in cui facevo progressi lenti. Alla fine di ore di dilligente lettura, col dizionario sulle ginocchia, degli affari correnti non conoscevo niente di più di quando m’ero alzato da letto. Non ero stato informato assolutamente su nulla. Non era un caso di scarsa comprensione liguinstica, ma di smarrimento. C’erano migliaia di parole, pagine e pagine di commenti, opinioni e valutazioni che non dicevano assolutamente niente. Tutto era limitato e contraddetto. Mi è stato spiegato che si tratta di una famosa figura retorica, «anacoluto» (in italiano nel testo) che significa incoerenza, di grammatica o di argomento. Il classico consiglio che si dà ai giornalisti principianti in Inghilterra – che il tuo articolo potrà essere accorciato dal fondo in sù, sicchè la prima frase deve contenere la notizia più importante, la seconda deve contenere l’informazione seconda per importanza – in Italia, è rovesciato. E’ l’ultima frase, se sei fortunato, che ti dirà di cosa tratta l’articolo che ha scorso per intero. Il che ha una conseguenza importante sul discorso politico. Quello schermo fumogeno di parole significa che nessuno è in grado di penetrare il nocciolo dell’argomento, o anche solo capire appieno che cosa stia succedendo».
Questo è il giornalismo italiano come appare ad uno di fuori. E Tobias Jones come giudica la nostra informazione TV?
«Mi ero aspettato che a TV italiana fosse un altro esempio della genialità visuale italiana, la continuazione della bellezza godibile ed erotica. Invece, accendere la TV è come introdurre un venditore insistente in salotto. Ad ogni momento, la TV sta cercando di vendermi qualcosa. I programmi sono interrotti da messaggi promozionali, che sono eufemisticamente chiamati «consigli per gli acquisti» da presentatori che, allora, si spostano da un’altra parte dello studio per parlare di un prodotto. Pochi minuti dopo ci sarà l’interruzione propriamente pubblicitaria: e il volume della TV, almeno nei programmi Mediaset, effettivamente sale durante la pubblicità. I programmi, dopo un po’ finiscono per apparire come un riempitivo informe tra messaggi pubblicitari».
«Guardare i telegiornali non è più interessante. I servizi sono accompagnati da musica pop e proverbi. Sembra sia obbligatorio nel notiziario quotidiano inserire un servizio che pubblicizza un film di Hollywood, un nuovo cd di musica pop, o una storia sulla moda. In estate, ogni 'notiziario' è accompagnato da 'interviste sulle sdraio' dove dei coglioni da spiaggia parlano delle loro tecniche di abbronzatura. Altrimenti un reporter d’inchiesta è spedito, col microfono in mano, a intervistare i vacanzieri sulle ultime tendenze da spiaggia. E (quasi sempre) durante il 'notiziario' il sistema intero va alla malora, e il presentatore delle notizie afferra il telefono sulla sua scrivania, e dice: scusate, abbiamo difficoltà tecniche».
«I seni sono ubiquitari, in modo molesto. E’ impensabile uno studio pieno di lustrini senza una troupe di ragazze danzanti, in bikini o anche meno. Ogni canale ha la sua 'starlette' che comincia l’intrattenimento serale con un 'cari amici' rivolto agli spettatori, e sorride alla telecamera la quale zooma sulle sue forme ben in vista...».
«Un’altra prova dell’importanza della TV in Italia è il fatto che il Paese vanta un quarto di tutti i canali terrestri del mondo: 640 su un totale di 2.500. Per lo più le TV locali hanno una signora di mezza età e sexy che parla al telefono con uno spettatore mentre gli fa i tarocchi sul tavolino, e racconta quanto denaro puoi guadagnare puntando i seguenti numeri al lotto. Altri sono dedicati a leggere oroscopi e a sventare una fattura d’amore lanciata da un rivale (spesso c’è un mago, completo di mitria in carta argentata). Ma ancor più comuni sono canali che vendono dubbi prodotti di bellezza: e trasmettono per mezz’ora filata il sedere di qualcuna, mentre piccoli elettrodi lo fanno vibrare di piccole scosse nella carne. In altri canali ci sarà un uomo che finge di arrabbiarsi perchè vende tanti gioielli a così poco prezzo, e mette collane di plastica al collo di ragazze tettute».
Beh, non è forse questa la nostra TV? Certo, Mediaset ha molto contribuito a questa inciviltà grassoccia, arretrata e furbesca; ma la TV di Stato, ha forse contrastato la deriva? No, anche lì tette, consigli per gli acquisti, passerelle spudorate di veline e politici, in un miscuglio orrendo di soft-porn. E questo ci piace, eccome ci piace. A tutti, «destra» o «sinistra», o centro.
E volete che in una simile TV ci sia posto per Report? Che interessa, a queste TV, della libertà d’informazione? A noi interessano i consigli per gli acquisti e le ragazzine tettute. Salvate Santoro, il porno del «dibattito politico», piuttosto. La Gabanelli si paghi le sue trenta cause intimidatorie per diffamazioni inesistenti. Non ha nemmeno le tette.
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