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Che America circonda Obama
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Secondo le stime più pubblicizzate oltre il 9,8% degli americani si trova in questo momento senza lavoro. Quella che può sembrare una cifra alta è molto più conservativa rispetto alla drammatica realtà in quanto «il numero di Americani che non riescono a trovare lavoro supera i 15 milioni; il numero di persone che lavorano part-time perchè non possono trovare lavoro a tempo pieno è di oltre 9 milioni. Sommando ad essi il numero di disoccupati senza lavoro perchè hanno rinunciato alla ricerca di un’occupazione, il Bureau of Labor Statistics mette la percentuale di disoccupati/sotto-occupati a circa il 17%» (1).

A questi numeri pressochè spaventosi si aggiungono quelli del Congressional Budget Office (CBO), l’agenzia federale che fornisce i dati e gli studi economici al Congresso americano, riguardanti il Social Security, ovvero il sistema pensionistico federale, in un documento in cui vengono previste cifre nere per il futuro: a causa dell’invecchiamento dei baby-boomers, i nati tra il 1946 e il 1964, ci si sta dirigendo verso la bancarotta. Secondo il CBO, malgrado nel presente vi siano maggiori entrate rispetto alle uscite, nella prossima decina d’anni vi sarà assoluta parità tra entrate ed uscite. Prima del 2043 vi sarà quindi un netto sorpasso delle uscite rispetto alle entrate e quindi solo l’83% delle pensioni programmate potranno essere effettivamente pagate ai cittadini in età pensionabile. Il CBO, inoltre, sottolinea come la recessione stia influenzando drammaticamente l’andamento economico causando quindi un ovvio decremento delle entrate del Social Security (2).

Se la relazione del CBO è esatta allora significa che vi è la quasi certezza che per il 2083 vi sarà il totale prosciugamento dei fondi del sistema pensionistico a meno di un cambio del sistema.



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Senza ombra di dubbio Obama e il Congresso si ritrovano con più di una gatta da pelare e di certo l’opposizione da parte del popolo non è d’aiuto. Si pensi solo che il numero altissimo di minacce di morte che il presidente americano riceve quotidianamente, circa il 400% in più rispetto al suo predecessore, sta causando grossi mal di testa persino ai Servizi Segreti (3) che stanno pensando di abbandonare le indagini riguardanti i reati finanziari per dedicarsi esclusivamente alla protezione personale del Presidente e delle alte cariche governative. In aggiunta, il Department of Homeland Security ha pubblicato un documento secondo il quale «le conseguenze di un prolungato periodo economico negativo (...) possono creare un ambiene fertile per l’arruolamento di estremisti di destra e possono persino risultare in un confronto tra questi gruppi e le autorità governative». Le due guerre cominciate da Bush inoltre non aiutano e lo stesso rapporto indica che «la possibile introduzione di nuove restrizioni sulle armi da fuoco e il ritorno dei veterani, i quali devono affrontare diverse difficoltà nella reintegrazione nelle proprie comunità, potrebbe portare alla potenziale emergenza di gruppi terroristi o di estremsiti solitari (lone wolf extremists) in grado di compiere attacchi violenti».

Homeland Security non prova nemmeno a nascondere la ragione razziale di tanto odio ma anzi afferma che «gli estremisti hanno tratto vantaggio dall’elezione del primo presidente Afro-Americano (...) ma non hanno ancora cominciato la pianificazione degli attacchi» (4).

Uno dei picchi di tensione si è raggiunto il 6 Ottobre con l’arresto da parte dei Servizi Segreti del cinquantanovenne californiano John Gimbel a causa di una serie di email minatorie inviate al presidente poco prima che egli si recasse a San Francisco. Per la cronaca Gimbel si ritiene innocente in quanto avrebbe espresso il suo diritto di parola che è protetto dal primo emendamento. Evento simile, ma più simbolico in quanto riguarda un adetto alla sicurezza dell’aeroporto di Newark (New Jersey), è invece l’arresto, sempre da parte dei Servizi Segreti, di tale John Brek. Uomo di mezza età, Brek è stato trovato in casa con oltre quaranta armi da fuoco, tutte apparentemente legali e la decisione di metterlo in custodia è stata presa dopo che egli ha minacciato di commettere azioni, con ogni probabilità violente, contro Obama che il giorno dopo si sarebbe recato proprio all’aeroporto di Newark. E’ effettivamente difficile immaginare che questa sia l’atmosfera che circonda un presidente americano in carica che ha appena ottenuto il Nobel per la pace (5).

Ricapitolando, Obama si ritrova un Paese in una situazione difficilissima in cui la tensione aumenta esponenzialmente ogni qualvolta vi siano nuovi argomenti su cui discutere. Si comincia ormai a sentire osservatori politici ventilare la possibilità che Obama stia diventando un novello Jimmy Carter profetizzando, quindi, il suo fallimento nelle elezioni del 2012. Questo cambio potrebbe già vedersi l’anno prossimo poichè vi saranno le elezioni per almeno un terzo dei seggi al Senato americano e dell’intera Camera dei Rappresentanti. Al momento - ricordiamo - i democratici si ritrovano con una maggioranza schiacciante di 60 senatori contro 40; tuttavia le divisioni politiche interne stanno causando diversi grattacapi al partito dell’asinello. Se, come previsto, le elezioni dovessero andare male sarà difficile far sì che la sconfitta non venga vista come un giudizio negativo sull’Amministrazione Obama. Il 3 novembre di quest’anno si è già assaporarta la situazione con la vittoria del candidato repubblicano Bob McDonnel per il posto di governatore del Virginia. Questa sconfitta - insieme a quella nel New Jersey - è molto pesante per i democratici, non solo perchè è vista in modo particolare come una risposta negativa alla performance dell’Amministrazione Obama, ma perché potrebbe anche rinforzare o addirittura unire i Repubblicani. E’ ancora presto per capire a fondo le conseguenze di questo risultato elettorale ma non è da escludersi un allontanamento dei futuri candidati democratici per il Congresso rispetto alla figura di Obama con evidenti implicazioni politiche.

A complicare le cose vi saranno inoltre, sempre nel 2010, le elezioni per i governatori di ben trentanove Stati, tra cui il Texas in cui si sentono le solite voci secessioniste, la California attualmente in bancarotta e lo Stato di New York in cui si potrebbe affacciare l’ex sindaco di New York Rudy Giuliani.
Al momento venti Stati tra quelli in cui i cittadini andranno alle urne sono in mano democratica e, anche qui, un eventuale ribaltamento della situazione causerebbe incredibili pressioni alla Casa Bianca.

Una cosa è da chiarire: se Obama non dovesse essere in grado di migliorare drasticamente le condizioni degli Stati Uniti e se dovesse perdere le elezioni del 2012 - non importa se per propria incapacità, per colpa delle lobby o per altre ragioni - la «dottrina Bush» sarebbe sicuramente presa nuovamente in considerazione e ci si potrebbe trovare addirittura nella situazione paradossale in cui un ritorno della suddetta dottrina (con magari annessa l’elezione di Jeb Bush, fratello di George, alla Casa Bianca) potrebbe essere visto come il vero cambiamento, con chiare conseguenze sullo scacchiere internazionale.

Come già precedentemente scritto dagli autori nell’articolo «Sulla sanità Obama scricchiola» (6) è proprio una delle ragioni per cui è stato eletto quella in cui Obama si ritrova in difficoltà. Il partito democratico è spaccato in mille pezzi. I più liberali sono esterrefatti nel vedere che i più moderati, meglio conosciuti come Blue-Dog democrats, siano disposti a cedere quello che può esser visto come un diritto umano in nome della politica bi-partisan o, ancor peggio, in nome del risparmio economico. I più moderati sono frustrati nel vedere che i più liberali non sono disposti a trattare rischiando quindi di non far passare alcuna riforma nel caso i repubblicani dovessero fare un’opposizione superiore alla norma. Sembra un uroboro politico in cui nulla è dato per scontato. Qualcuno correla addirittura lo stato del dibattito sulla sanità con lo stato dell’Unione e l’intero sistema politico. Finchè ad avere qualche dubbio è qualche opinionista è un conto, ma quando ad esprimere totale sfiducia nel sistema sono persone elette al Congresso allora è un altro conto.

Riteniamo che sia opportuno leggere integralmente il breve discorso che Dennis Kucinich, deputato del Partito Democratico dal 1996, ex-sindaco di Cleveland e due volte candidato per la nomination presidenziale, ha fatto il 28 ottobre alla Camera dei Rappresentanti in quanto simbolico della situazione corrente. Il discorso è preso dai registri della Libreria del Congresso del governo federale americano e questa ne è la nostra traduzione:

(Mr. Kucinich ha richiesto ed ha ottenuto il permesso di rivolgersi alla Camera per 1 minuto.)

Mr Kucinich: «Signora Presidente, la sanità è un diritto basilare in qualsiasi democrazia e una responsabilità morale del nostro governo consistente con il preambolo e la Costituzione stessa; invece ci viene detto che non è possibile avere il sistema single-payer (sistema sanitario nazionale ndr) che ha ogni democrazia industrializzata. Abbiamo rinunciato al single-payer in favore di un opzione pubblica. Ora ci è richiesto di rinunciare all’opzione pubblica in favore di una negoziazione sulle rate (mediche ndr). Durante la discussione, ci sarà richiesto di rinunciare alla negoziazione sulle rate in favore di un sistema a trigger. In tutto questo, ed in ogni passo, le aziende assicuratrive vincono. Esse otterranno $900 miliardi in nuovi sussidi. Ottengono di alzare i premi, alzare le franchigie ed i deducibili; intanto il cittadino è costretto a pagare per assicurazioni private, e le assicurazioni private vincono molto. Se questo è il meglio che possiamo fare, allora è tempo di chiederci se il sistema a due partiti è veramente in grado di rappresentare il popolo americano o se sta diventando così compromesso dagli interessi speciali (lobby ndr) che non può più nemmeno proteggere la salute del nostro popolo. Questo è un momento di verità in particolare per il Partito Democratico. Staremo dalla parte del popolo o delle aziende assicurative? Avremo una vera opzione pubblica o saremo cooptati?»
(7).

Ci sono poche parole da aggiungere a quello che ha detto Kucinich, ma il suo singolo minuto è stato sufficiente per dare una precisa analisi di come il sistema americano sia «tirato» da più parti e rischi lo sfascio totale. In questo momento è chiaro che al popolo non bastano le rassicurazioni sul miglioramento economico - non seguito da un miglioramento della situazione dei disoccupati - e il fatto che il Congresso si ritrovi a dover estendere di nuovo i sussidi ai disoccupati nei vari Stati americani è segno che effettivamente manca la fiducia in una ripresa relativamente veloce. L’Amministrazione Obama, che tanto ha promesso un anno fa in nome della «speranza» e del «cambio», si ritrova dilaniata e a dover combattere anche contro nemici nella propria casa. Tra gli elettori cominciano ad esserci dubbi sulle capacità di Obama nel prendere la situazione in mano e vi sono dubbi che sia effettivamente lui quello che deve tenere le redini. Ma, se non le tiene lui, chi è ai posti di comando?


Enrico ed Eloisa Accenti, coniugi italo-americani, vivono e lavorano in Texas; lettori di EFFEDIEFFE, scrivono articoli riguardanti gli USA, il modo di vivere americano, le incongruenze e anche le realtà obiettivamente belle di questo Paese, nel tentativo di contrastare una quasi totale distorsione mediatica e ignoranza delle questioni che riguardano gli Stati Uniti.




1) «Help Wanted», The Nation, Volume 289 Numero 13.
2) «CBO’s Long-Term Projections for Social Security: 2009 Update», Congressional Budget Office.
3) «Barack Obama faces 30 death threats a day, stretching US Secret Service», The Telegraph, 3 agosto 2009.
4) «(U//FOUO)  Rightwing Extremism: Current Economic and Political Climate Fueling Resurgence in Radicalization and Recruitment » - Department of Homeland Security
5) «Due o tre cose sul Nobel», Maurizio Blondet, EFFEDIEFFE, 11 Ottobre 2009.
6) «Sulla sanità Obama scricchiola», Enrico ed Eloisa Accenti, EFFEDIEFFE 25 giugno 2009.
7) Questo il testo del discorso in lingua originale:
(Mr. Kucinich asked and was given permission to address the House for 1 minute.)
Mr. Kucinich H: «Madam Speaker, health care is a basic right in a democracy and a moral responsibility of our government consistent with the preamble and the Constitution itself; yet we are being told that it’s not possible to have the kind of single -payer health system which every industrialized democracy in the world has. We compromised single -payer with a public option. We’re being asked to compromise a public option with negotiated rates. In conference, we’ll be asked to compromise negotiated rates with a trigger. In all of this, in each and every step, the insurance companies win. They get $900 billion in new taxpayer subsidies. They get to raise their premiums, increase their copays and their deductibles, while the public is forced to pay for private insurance, and the insurance companies win big. If this is the best we can do, then it’s time to ask ourselves whether the two-party system is truly capable of representing the American people or whether it’s become so compromised by special interests that it can't even protect the health of our own people. This is a moment of truth for the Democratic Party in particular. Will we stand for the people or for the insurance companies? Will we have a true public option or will we be co-opted?».


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