L’oro rincara. E rincarerà
06 Novembre 2009
Rispondo a questa lettera:
«Caro direttore,
ho visto che le quotazioni dell’oro sono schizzate negli ultimi giorni. Che sia un indice che il botto finale si sta avvicinando? Attendo, impegni permettendo, un suo commento in merito.
Saluti
Giancarlo D. L.»
L’oro è schizzato in alto perchè il Fondo Monetario, forse nella illusione di abbassarne il prezzo mondiale, ne ha messo in vendita 430,3 tonnellate. Immediatamente Cina, India, Russia e alcune Banche Centrali europee si sono precipitate a comprarlo. Soprattutto l’India, che s’è accaparrata 200 tonnellate del metallo, ben felice di scambiarlo contro i suoi dollari USA in eccesso: ha pagato 6,7 miliardi di dollari per quell’oro, l’equivalente dell’8% dell’estrazione mondiale di un anno.
I «traders» ora scommettono che altre Banche Centrali, che prima svendevano oro, si getteranno a comprarne, sicchè l’oro è rincarato a 1.086 dollari l’oncia.
Interessante il motivo che il ministro delle Finanze indiano ha addotto per questo acquisto eccezionale: «Le economie di USA e della UE sono collassate», ha detto.
Ora i soliti economisti-maggiordomi diranno che il prezzo è troppo alto, che c’è una «bolla» dell’oro che scoppierà, che dunque non vale la pena che voi piccoli risparmiatori lo compriate, a questo prezzo.
Anzitutto, l’oro si vende ancora alla metà del rincaro-record che toccò nel 1979, come mostra questa tabella espressa in dollari a valore costante (ossia depurato dall’inflazione):
Nel 1979, l’URSS invase l’Afghanistan, decine di diplomatici americani erano prigionieri nell’ambasciata USA a Teheran, un’azione di commandos ordinata dal presidente Carter era tragicamente e ridicolmente fallita; la potenza americana era vista come una potenza agonizzante.
L’oro non è un investimento, ma una «assicurazione» contro il collasso delle monete cartacee: per questo nel ‘79 salì alle stelle.
Può il metallo, «resto arcaico», raggiungere quel rialzo storico? Qual è il «giusto» prezzo dell’oro nella crisi economica mondiale attuale? Una semplice aritmetica può aiutarci a intuirlo.
Oggi le Banche Centrali del mondo detengono 4,8 milioni di tonnellate d’oro. Le miniere ne producono 2.200 tonnellate l’anno. Poniamo che le Banche Centrali vogliano «assicurarsi», aumentando dell’1% le loro riserve auree: andranno a caccia di 48 mila tonnellate del metallo, ossia di 20 volte la produzione mineraria mondiale.
Chi può credere davvero che l’oro scenderà sotto gli 800 dollari dell’altro ieri? Dollari svalutati, e che si stanno svalutando a rotta di collo. In realtà, i futures in oro puntano ad un rialzo a lungo termine sui 1.300.
E veniamo alla spiegazione del ministro degli Esteri indiano: compriamo oro perchè «le economie USA e UE sono collassate». Sarà anche vero, ma non perdiamo il senso delle proporzioni. Gli Stati Uniti sono già di fatto insolventi, perchè spendono a credito a rotta di collo, ed emettono trilioni di dollari di debito pubblico, in proporzione tale rispetto al prodotto interno lordo, da non poter mai essere pagato.
Infatti le banche estere (cinesi, indiane, eccetera) sono sempre meno propense a detenere attivi in dollari:
Il Tesoro USA e la Federal Reserve adottano una politica di deliquescenza della loro moneta (dollaro) come astuzia per diluire il loro ebito e rendere più competitivo il loro export: ciò che naturalmente danneggia le esportazioni della UE.
Peggio ancora, i responsabili finanziari americani (tutti uomini di Goldman Sachs) non hanno riformato, nè tanto meno nazionalizzato le loro mega-banche private d’affari, e tutte le loro operazioni di questi mesi si configurano come costosissimi sforzi per tenere a galla le loro mega-banche, che essi credono serviranno come «strumenti competitivi della politica nazionale sul teatro mondiale».
E’ un calcolo che si rivelerà un errore molto costoso. Come scrive Nouriel Roubinim «in fin dei conti, il rientro dell’eccesso di debito (deleveraging) richiede la cancellazione dei debiti (inesigibili), in quanto le politiche di reflazione non sono gratis, e non risolvono il problema dell’eccesso di debito. Si veda il caso del Giappone, che è in piena deflazione nonostante il grande e aumentato debito pubblico e la creazione di nuova moneta… la coesistenza in equilibrio di interessi zero, alta disoccupazione, deflazione, la crescita di conti che vengono tenuti liquidi (ossia non investiti), e riserve in eccesso puntano ad una ‘trappola della liquidità’ simile a quella della Grande Depressione (1929-1939) e al ‘decennio perduto’ giapponese.
Quelle mega-banche che i dirigenti USA credono strategiche, sono e restano strumenti di distruzione finanziaria, del tutto inutili a risollevare l’economia reale: il volume dei crediti concessi alle imprese americane è calato del 20% nell’ultimo anno (sono le piccole banche a prestare ancora alle imprese). In Florida, su ogni casa in vendita, ce ne sono cinque che sono in via di pignoramento. Circa la metà dei prestiti immobiliari a tasso variabile (option-ARM) sono in ritardo nei pagamenti. E intanto le quattro megabanche USA conservano 1.500 miliardi di dollari liquidi (tutti soldi dei contribuenti) rispetto ai 900 di un anno fa. E Citigroup addebita interessi del 29,9% sugli scoperti delle carte di credito.
Come ha detto il Nobel John Stiglitz, «l’America paga il prezzo di non aver nazionalizzato le banche. Abbiamo dato loro miliardi di dollari, e il presidente le ha implorate di prestare, ma loro rifiutano. Abbiamo fatto la scelta sbagliata: che ha indebolito l’economia e aumentato il nostro deficit, rendendo più difficile il risanamento in futuro».
Si noti che Stiglitz propone la nazionalizzazione della banche (Michael Moore di creare banche nazionali
(1)), ossia di fare quello che l’Italia fece nella depressione degli anni ‘30. Le grandi banche restarono nazionali (IRI) finchè durò la Democrazia Cristiana, e furono «privatizzate» su ordine della City e per volontà di Ciampi ed altri padri della patria.
Siccome nessuno avrà il coraggio di ri-nazionalizzare le nostre banche – lo vieta l’Europa, la stessa che vieta i crocifissi – l’economia europea non si risolleverà presto dal collasso.
1) La proposta di Michael Moore: «Each of the 50 states must create a state-owned public bank like they have in North Dakota. Then congress MUST reinstate all the strict pre-Reagan regulations on all commercial banks, investment firms, insurance companies - and all the other industries that have been savaged by deregulation: Airlines, the food industry, pharmaceutical companies - you name it. If a company’s primary motive to exist is to make a profit, then it needs a set of stringent rules to live by - and the first rule is ‘Do no harm’ The second rule: The question must always be asked - ‘Is this for the common good?’ ».
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