Stiamo ai fatti, prego
22 Novembre 2009
Provo a rispondere ad alcune osservazioni che i lettori hanno fatto al mio articolo su Brenda. Io dico che Berlusconi non ha fatto ammazzare Brenda (il suicidio pare più probabile, a qualche giorno di distanza); dico che la magistratura si è resa non credibile quando, tramite pentiti, accusa Berlusconi di essere il mandante delle stragi di Falcone e di Borsellino, persino se fosse vero.
E cosa mi risponde una parte dei lettori? Che Berlusconi è comunque il Grande corruttore televisivo; che era amico di Craxi, che lo scudo fiscale aiuta gli evasori e i criminali; che per colpa sua il carnevale è sparito ed ora c’è Halloween...
Ma si rendono conto i lettori che, per tifoseria dipietrista, stanno sragionando? Che si arrampicano sugli specchi per trovare «altri» motivi per il loro odio irrazionale? Fanno come in certe liti fra marito e moglie italioti: «Questa minestra è salata», grida lui. E lei: «E allora tu che due anni fa non ti sei ricordato del nostro anniversario? E che nel 1992 hai amoreggiato con quella tua collega puttana?...».
Ecco com’è. Non c’è verso di farli restare ai fatti. E così facendo, rendono inutile e inefficace persino la loro indignazione e voglia di persecuzione.
Restiamo ai fatti, prego. Fatti determinati. I pm di Palermo accusano (tramite pentiti pagati) Berlusconi come mandante di stragi: ossia di un fatto determinato. Anche a me interessa sapere se è vero o no, perchè non voglio essere governato da un criminale. Ma invece di fornire prove, i lettori scrivono: ha fatto lo scudo fiscale, ha portato Halloween in Italia, ci ha corrotti... M’Arrazzo va a viados perchè è stato corrotto da Berlusconi, col Grande Fratello...
Così non saprò mai se le gravissime accuse al premier sono vere, o sono avanzate per odio sragionante. Anche di fronte a prove, resterà sempre il dubbio.
E Berlusconi ha diritto, come chiunque altro, ad un giusto giudizio, ossia ad essere giudicato da magistrati di cui si possa essere sicuri che non siano mossi da odio personale e irrazionale, e che non abusino del loro potere fino all’arbitrio.
Un lettore deride: «Le toghe rosse, la giustizia rossa, i cittadini rossi... è tutto rosso qui nell’Italietta... Ma è mai possibile che uno che è contro il berluscone sia per forza rosso? Eh no, io non ci sto: ci siamo dimenticati del ladrone Craxi e di chi c’era sempre al suo fianco? E di tutte le leggi ad personam?».
Ilustro al caro lettore, perchè chiamo lui e i magistrati dei «rossi»: perchè questo modo di fare giustizia è proprio quello dei tribunali sovietici. Si trattava non di stabilire delle colpe personali di un imputato, ma di distruggere un «nemico di classe». I processi erano una farsa, con prove fabbricate, e confessioni estorte con la tortura. I giuristi sovietici teorizzavano addirittura questo metodo: per sbattere nel Gulag una persona, spiegavano, non occorre appurare se ha commesso atti criminali. Basta accertare che è un borghese, ossia che è laureato, che è un professionista, che è un imprenditore privato.
In Italia, abbiamo visto il metodo costantemente applicato dal PCI. Fino in anni lontanissimi: i socialisti di Nenni - concorrenti sociali - erano bollati come «social-fascisti», demoliti e calunniati. Negli avversari non si riconosceva mai un avversario politico, che agiva per motivazioni politiche nobili o almeno legittime; era per forza un corrotto, un criminale, che stava al potere per interessi inconfessabili: anche De Gasperi, anche Einaudi e Fanfani erano trattati come delinquenti, venduti al capitale, agli americani. Le Brigate Rosse? Erano«sedicenti» Brigate Rosse, perchè in realtà erano nere. Calabresi? «Calabresi assassino». Non c’era bisogno di giusti processi, il «proletariato» aveva già giudicato.
Questo è il motivo profondo, cari lettori, per cui la maggioranza degli italiani non voterà mai più la «sinistra», non le affiderà il governo in modo democratico: perchè ha paura della sua metodologia persecutoria, sa che nessuno è innocente se la sinistra è al governo. E nonostante tutto, preferisce il Salame.
Certo quando il Salame uscirà di scena, il Pdl si spaccherà, e la sinistra andrà al governo: ma senza maggioranza (come sempre), con il sostegno delle massonerie, di De Benedetti e dei poteri forti, e per così dire «by default».
Maurizio Blondet
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