Basterà qui citare i più rinomati. San Girolamo: «Il
Signore, parlando dell’Anticristo, disse ai giudei: Io son venuto nel nome del
Padre mio e non mi ricevete; un altro verrà di propria autorità e lo
riceverete. I giudei dopo aver disprezzata la verità nella persona di Gesù
Cristo, riceveranno la menzogna, ricevendo l’Anticristo». San
Crisostomo: «Chi è colui che il Salvatore annunzia come da venire, ma
non in nome del Padre? l’Anticristo: e denunzia in modo evidente la perfidia
dei giudei».
Sant’Ambrogio: «Questo mostra che i giudei,
i quali non han voluto credere in Gesù Cristo, crederanno nell’Anticristo».
Sant’Efrem: «L’Anticristo colmerà di favori in modo speciale la nazione
giudaica. Ma pur di onori straordinari la nazione deicida lo coprirà e
applaudirà al suo regno». San Gregorio Magno: «I
giudei rimetteranno tutta la loro confidenza in un uomo, essi che ricusarono di
credere al Redentore, quando alla fine del mondo si affideranno all’Anticristo».
San Giovanni Damasceno: «I giudei hanno dunque
rigettato il Signore Gesù Cristo e Dio e Figlio di Dio; essi riceveranno al
contrario l’impostore che si attribuirà arrogantemente la divinità». Sant’Ippolito, discepolo di Sant’Ireneo e uno dei primi che
abbia scritto su questo soggetto, fa cosi parlare i giudei: «Essi
si domanderanno gli uni gli altri: ‘Si trova nella nostra generazione un uomo
così buono e cosi giusto?’. Andranno a lui e gli diranno: ‘Noi tutti ti
serviremo; riponiamo in te la nostra confidenza; ti riconosciamo come il più
giusto di tutta la terra; da te aspettiamo la salute’. E lo proclameranno re».
Ogni meraviglia vien meno dinanzi a questi commenti e a questi annunzi che
vengono dall’alto, specialmente quando si vede ogni giorno più crescere l’enorme
potenza finanziaria dei giudei, i loro intrighi, il salire che fanno ai primi
posti nei principali Stati, la loro unione da un punto all’altro del mondo.
Dinanzi ad una tal preponderanza non si dura molta fatica a comprendere e ad
ammettere come essi potrebbero contribuire allo stabilimento della formidabile
potenza dell’Anticristo. Quest’acclamazione della sua persona e l’aiuto, che
gli presterebbero son dunque cose probabili.
Ma perchè non certe? Eccone la ragione. La maggior parte delle testimonianze patristiche
su riferite, si fondano su quelle parole da Gesù Cristo indirizzate ai giudei: «Io
son venuto nel nome del Padre mio e non mi ricevete, un altro verrà, di propria
autorità e lo riceverete». Ora a proposito di questo
testo, San Tommaso d’Aquino osserva che, dopo il vero Cristo, un gran numero di
falsi Cristi essendo già comparsi presso i giudei ed essendo stati ricevuti da
loro, egli suppone che il testo, considerato in se stesso, si riferisca non
all’Anticristo, ma a qualcuno di que’ falsi Messia, di que’ falsi Cristi.
Tuttavia, aggiunge San Tommaso, questo testo può essere con probabilità
riferito secondo il senso relativo all’Anticristo, a causa dell’autorità dei
Santissimi Padri, che l’hanno inteso così: «Locus probabilis est
propter auctoritatem sanctorum Patrum».
Seconda probabilità: La persecuzione, dell’Anticristo durerà
tre anni e mezzo. «I santi saranno posti in
mano a lui per un tempo, due tempi e per la meta di un tempo».
«Fu dato potere alla Bestia di agire per mesi quarantadue».
Si disse precedentemente (11ª certezza) che la potenza e la persecuzione
dell’Anticristo sarebbero passeggere. Questo è certo. Ma sarà possibile
precisarne la durata? Non si può dare, su tal punto, altro che una risposta
probabile, non certa, secondo i due testi citati. Quello di Daniele, infatti, è
misterioso: esso non precisa che tre tempi e mezzo, senza determinare ciò che
bisogna intendere per quelle espressioni, che possono significare un periodo di
giorni, di mesi, di anni, di secoli. Molti commentatori antichi (Sant’ ìEfrem,
San Girolamo, Teodoreto, ecc.), moderni e contemporanei suppongono che un tempo
corrisponda ad un anno. Dal testo infatti, dell’Apocalisse è chiarito quello di
Daniele. Vaticinando che la persecuzione dell’Anticristo durerà quarantadue
mesi, l’Apocalisse autorizza a concludere che «un tempo e
due tempi e la metà di un tempo, rappresentano tre anni e mezzo, durata
equivalente a quarantadue mesi. Un’osservazione ingegnosa è stata fatta. «Bisogna
osservare che Daniele non dice semplicemente tre tempi e mezzo, ma: un tempo,
due tempi... Egli divide così l’êra dell’Anticristo in tre periodi integrali:
uno relativamente corto, durante il quale il nemico di Dio e degli uomini
stabilirà la Sua possanza; il secondo più lungo, che lo vedrà esercitare la sua
influenza nefasta: il terzo, che sembrava dovesse prolungarsi più ancora, sarà
al contrario cortissimo, perchè il suo potere sarà all’improvviso fiaccato dal
Signore».
III Son cose
indecise quelle che non sono stabilite nè dal consenso unanime dei Padri, nè da
testi precisi della Sacra Scrittura.
Prima cosa indecisa: La nazionalità dell’Anticristo. Secondo
parecchi Padri della Chiesa, seguiti da alcuni esegeti, l’Anticristo uscirà
dalla razza giudaica e, anche, dalla tribù di Dan. Qui trattasi, obietta
Bossuet, non di dogma nè di autorità, ma di congettura. Aggiungiamo che queste
congetture non si fondano sopra alcun solido fondamento.
1) E prima per rapporto alla razza giudaica. Le ragioni
allegate sono le seguenti, a cui risponderemo brevemente.
a) Daniele, annunziando l’Anticristo, lo rappresentò sotto
la forma di un piccolo corno. Ora, conclude Teodoreto: «Daniele
chiama l’Anticristo un piccolo corno, perchè nascerà dalla piccola tribù dei
giudei».
Risposta: Solo per giudicare la marcia vertiginosa
dell’Anticristo e lo sviluppo del suo regno, Daniele lo addita da principio
sotto il simbolo di un piccolo corno che diviene poi sempre più grande e più
forte degli altri.
b) Daniele dice: «Occuperà il suo luogo un
principe vilipeso, e non sarà dato a lui l’onore di re: e verrà di nascosto e
s’impadronirci del regno con frode».
San Girolamo spiega: «Secondo i nostri
commentatori, questo si compirà alla fine del mondo
dall’Anticristo, che deve sorgere da una piccola nazione,
cioè dal popolo giudaico: i suoi principî saranno cosi umili ed egli sarà sì
vilipeso che non gli saranno concessi gli onori regali; ma otterrà il potere
con gli intrighi e l’astuzia». Risposta: Questo testo,
nel senso letterale, si riferisce non all’Anticristo ma ad Antioco in cui si è
avverato con scrupolosa esattezza. Nonostante il soprannome di Epifane
(l’illustre), decretatogli dall’adulazione di alcuni sudditi, Antioco ora in
realtà un uomo vilissimo e d’istinti brutali. Anche il popolo non tardò a
parodiare questo soprannome trasformandolo in Epimane (l’insensato). Che in
questo Antioco sia stato raffigurato l’Anticristo, in cui si avvererà più tardi
l’interpretazione riferita da San Girolamo, è possibile, ma la cosa resta
indecisa.
c) «Il Cristo essendo nato
dagli ebrei, anche l’Anticristo avrà la medesima origine».
Questa è la ragione riferita da Sant’Ippolito martire. Risposta:
E’ questa una mera supposizione, sotto forma d’antitesi.
d) Esiste un’opinione, ammessa come probabile, secondo la
quale i giudei acclameranno l’Anticristo come il Messia che attendono. Ora essi
non s’indurrebbero a farlo, se non sapessero che l’Anticristo sarà della loro
medesima razza, cioè d’origine giudaica. Così ragiona il Malvenda.
Risposta. Nel corso dei secoli, i giudei hanno acclamato
tutti i nemici di Gesù Cristo e della Chiesa, qualunque ne fosso l’origine, e
si son fatti loro ausiliari. Nel gran sinedrio, tenuto a Parigi nel 1807, essi
coprirono il nome di Napoleone di elogi e di fiori biblici esclusivamente
riserbati al Messia, e pure Napoleone non era di sangue giudaico. Hanno
riconosciuto il Messia perfino nei famosi principii della Rivoluzione francese:
«Il Messia è venuto per noi il 28 febbraio 1790 con la
Dichiarazione dei diritti dell’uomo». Con più forte ragione,
perchè non lo riconoscerebbero in un essere straordinario, anche se
l’Anticristo non fosso della loro razza?
e) L’Anticristo devo uscire dalla tribù di Dan, una delle
dodici tribù d’Israele. Egli dunque sarà di origine giudaica.
Risposta. Di tutte le ragioni allegate quest'ultima è la più
forte. È evidente, infatti, che se l'Anticristo deve esser di sangue danita, la
sua nazionalità giudaica rimane indiscutibile. Ma dovrà esserlo?
2) L’Anticristo discenderà dalla tribù di Dan ?
A questa questione, la maggior parte dei Padri, dobbiamo
confessarlo, risponde in modo affermativo: L’Anticristo sarà dell’antica tribù
giudaica di Dan. Stanno per quest’opinione Sant’Ireneo, Sant’Ippolito,
Sant’Ambrogio, Sant’Agostino, San Prospero, Teodoreto, Sant’Eucherio,
Sant’Anastasio il Sinaita, San Gregorio Magno, Sant’Isidoro, il Venerabile
Beda, Sant’Anselmo, Riccardo da San Vittore, Sant’Antonino, e tanti altri
esegeti. Su che appoggiano la loro opinione? Sopra i tre testi seguenti delle
Scritture:
a) Sopra un passo della famosa profezia di Giacobbe, in cui
il patriarca morente disvela l’avvenire delle dodici tribù d’Israele,
rappresentato da’ suoi dodici figliuoli. Arrivato a Dan, esclama: «Divenga
Dan un serpente sulla strada, nel sentiero un ceraste, che morde l’unghie del
cavallo, per far cadere il cavaliere all’indietro». Il ceraste,
o il serpente dai corni, è un rettile de’ più dannosi. Si nasconde nella
polvere e si slancia sul cavaliere e sulla sua cavalcatura. Da queste immagini
paurose i Padri succitati hanno concluso che l’Anticristo apparterrà alla tribù
di Dan.
Risposta. Il senso di questa profezia è che Dan supplirà
coll’astuzia a ciò che gli mancherà di forza. L’astuzia non è vilipesa presso
gli orientali, al contrario è stimata come bravura. Questo carattere, che
unisce alla forza la furberia e loastuzia, e ove occorra supplisce alla forza
colloastuzia, appariva già nella spedizione dei Daniti contro Lais: ma è
sopratutto in Sansone, oriundo della tribù di Dan, che questa profezia ha
ricevuto un meraviglioso avveramento. Son note tutto le insidie tese da Sansone
ai Filistei. Ma in questo testo, non v’ha alcun indizio che autorizzi a
riferirlo all’Anticristo, quantunque Cornelio a Lapide dica: «Jacob
ad litteram haec praedixit de Sansone, allegorice de Antichristo».
b) Sopra un testo di Geremia: «Da Dan s’è
udito il nitrire del suoi cavalli, al romore strepitoso de’ suoi combattenti è
stata scommossa la terra. E son venuti e han divorata la terra e le sue
ricchezze, le città e i loro abitatori».
Risposta. Qui si tratta dell’invasione caldaica. L’esercito
di Nabucodonosor è arrivato a Dan, sulla frontiera settentrionale della
Palestina. Già si sente il rumore strepitoso dei combattenti. E Geremia, che ha
predicato invano la penitenza, aggiunge: «Il mio dolore passa ogni
dolore, io porto un cuore angustiato». E dunque Nabucodonosor,
suscitato da Dio per essere il suo vendicatore, che è annunziato come veniente
da Dan, e non l’Anticristo.
c) Sopra il silemio che mantiene San Giovanni riguardo a Dan
nell’enumerazione ch’egli fa delle tribù d’Israele, al capitolo VII
dell’Apocalisse. Si è tirata questa conclusione: poichè tutto le tribù
d’Israele, eccettuata quella di Dan, forniscono il loro contingente alla
Gerusalemme celeste descritta da San Giovanni in questo capitolo, è senza
dubbio in odio all’Anticristo che la tribù di Dan non è nominata.
Risposta: Il silenzio di San Giovanni, se è reale, non prova
nulla, attesochè nella maggior parte delle enumerazioni bibliche v’ha sempre
qualche tribù omessa. Ora è quella di Levi, ora quella di Simeone. Del resto
non è certo che il silenzio di San Giovanni sia reale, e si può pensare col
Calmet che quest’apostolo non avesse omesso Dan. Uno dei primi copisti,
ingannato dalla somiglianza di D e di M avrà letto Man invece di Dan, e avrà
scritto Man, abbreviazione di Manasse, che poi sarebbe passata nel testo.
L’ipotesi è tanto più plausibile perchè la presenza di Manasse
nell’enumerazione dell’Apocalisse non ha ragione d’essere, poichè questa tribù
non é che una divisione della tribù di Giuseppe, il cui nome è menzionato in
questo passo.
Quantunque i tre testi scritturali allegati non bastino a
provare l’origine danita dell’Anticristo, tuttavia si dovrebbe tener conto
dell’autorità dei Padri che si valgono di questi testi, quando li fondassero
sopra una tradizione. Ora, questa manca del tutto nella presente questione. Non
solamente essi non fanno menzione di alcuna tradizione positiva, ma i più si
servono di espressioni dubitative come: Si pensa (existimatur) ... Io la penso
(ego arbitror) ... Alcuni riferiscono (nonnulli ferunt) ... E’ riferito
(fertur) ... Alcuni dicono (dicunt quidam) ...., ecc. Se a queste espressioni,
che denotano opinioni personali piuttosto che una tradizione, si aggiunge la
mancanza di unanimità dei Padri, ed anche il fatto storico e indubitabile che,
dopo venti secoli, tutte le tribù d’Israele sono confuse in uno scompiglio
inestricabile e le genealogie sono perite, si converrà che l’opinione che fa
nascere l’Anticristo dalla tribù di Dan è assai discutibile. Insomma la
nazionalità giudaica dell’Anticristo resta indecisa. Essa non è nè certa, nè
probabile, ma solamente possibile; niente di più. L’avvenimento solo troncherà
la questione.
Seconda cosa indecisa: Il nome dell’Anticristo.
San Giovanni l’ha indicato in un modo estremamente misterioso
dando soltanto il numero di questo nome: «Che nissuno possa comprare
o vendere, eccetto chi ha il carattere, o il nome della Bestia, o il numero del
suo nome... Chi ha intelligenza calcoli il nome della Bestia; attesochè è
numero d’uomo, e il suo numero seicento sessanta sei». Gli
antichi, e specialmente gli ebrei, i Greci e i Latini, si servirono delle
lettere dell’alfabeto in guisa di numeri. Ciascuna lettera aveva così il suo
valore numerale. Sommando il valore numerico delle lettere impiegate in questo
passo, si otteneva un numero, e colle lettere che rappresentavano il totale, si
trovava un nome. Il nome della Bestia essendo 666, si è dunque intrapreso di
trasformare le cifre di questo numero in lettere e comporne il nome misterioso
dell’Anticristo. Si è tentato in greco, in ebraico, in latino. Fatica inutile!
I resultati ottenuti differiscono troppo tra loro, perchè si possa vedervi
alcunchè di preciso e di definitivo. Secondo il valore delle lettere greche, il
nome dell’Anticristo sarebbe uno de’ seguenti:
Lateinoß, Latino (secondo Sant’Ireneo).
Teitan, Titano (idem).
Genserikoß, (secondo Ruperto).
Maome/tiß, Maometto
Lampe/tiß, Splendido.
Apoßa/thß, ß legatura per st, Apostata (secondo Cornelio a
Lapide)..., ecc.
a = 1
p = 80
o = 70
ß = 6
a = 1
t = 300
h = 8
s = 200
___
666
Secondo il valore delle lettore ebraiche i nome
dell’Anticristo sarebbe Latinus (Latino) - Nero Cesar - Elion Adonai Jéhova
hakados (Altissimus Dominus Jehova sanctus) (secondo il Malvenda).
E o 70
l l 30
i y 10
o w 6
n N 50
A a 1
d (o) d 4
n (a) n 50
ï y 10
J (e) y 10
h (o) h 5
v w 6
a h 5
h (a) h 5
k (a) q 100
d (o) d
s C 300
___
666
Secondo il valore delle lettere latine, il nome
dell’Anticristo sarebbe: Dioclès Augustus (Diocleziano), proposto dal Bossuet -
Cajus Cesar (Caligola), ecc. Da questi diversi esempi si può concludere essersi
faticato inutilmente per scoprire il nome dell’uomo del peccato. Rimane cosa indecisa. Del resto «è lungi dall’esser sicuro
che bisogni cercare un nome proprio d’uomo, o senza titolo di dignità, nel
numero 666. Noi ci troviamo dinanzi ad un enigma di cui l’apostolo San Giovanni non ha forse mai rivelato il segreto ad alcuno,
poichè i commentatori più antichi e Sant’Ireneo stesso, quantunque abbia
conosciuto alcuni discepoli di San Giovanni, ne hanno proposta la spiegazione
con esitazione ed incertezza. Vi abbisognerebbero pagine intere per enumerare
soltanto i personaggi che han creduto ravvisare in questo numero. Ma forse
solamente l’avvenire potrà rivelarci la spiegazione dell’enigma, e quando il
vero Anticristo sarà comparso, ciò che oggi è tanto oscuro, sarà allora chiaro
come la luce del giorno». E’ noto che nella setta
dei Framassoni i numeri sono in gran voga. Ciascun grado è caratterizzato da un
numero speciale. E non potrebbe essere lo stesso dei nomi? Chi sa? Questo
numero 666 forse indica il numero e, il nome che l’Anticristo porterà nelle
società segrete che non mancheranno di affrettarsi a seguirlo.
Terza cosa indecisa: La sede dell’impero dell’Anticristo.
Ancora qui due opinioni
1) La prima si presenta con Sant’Ireneo che così si esprime:
«L’Anticristo, nel tempo del suo regno, trasferirà la sede
del suo impero nella Gerusalemme terrestre». Dietro Sant’Ireneo
figurano Sant’Ippolito, Sulpizio Severo, Andrea vescovo di Cesarea, Areta,
Rabano, Sandero, Bellarmino, Becan, Viegas, Lessius, Ferrerius, Cornelio a
Lapide ed anche il dotto Suarez, di cui ecco le parole: «E’ credibile
che il regno dell’Anticristo si stabilirà specialmente presso i giudei, e che
egli riedificherà la città de’ loro padri di cui essi si sono sempre gloriati
come del suo tempio».
I seguaci di quest’opinione si fondano:
a) Sopra un testo dell’Apocalisse il quale dice che i due
testimoni di Dio, Enoch ed Elia, contrari all’Anticristo, saranno messi a morte
nella gran città dove anche il Signore di essi fu crocifisso.
Questo parole stando a indicare Gerusalemme, si è concluso che se questi due
testimoni saranno messi a morte in questa città, vuol dire che l’Anticristo vi
avrà la sede del suo impero.
b) Quest’opinione si fonda ancora su ragioni di convenienza.
Come nella Giudea, e più specialmente in Gerusalemme, Cristo, nel tempo della
sua vita terrena, stabilì la sede del suo impero spirituale; come là nacque,
visse, predicò, fece i suoi miracoli, stabilì il Vangelo, vi fu crocifisso e
morto, vi risuscitò, sali al cielo; vi è nata la Chiesa; in una parola si è
compita colà tutta l’economia divina preordinata sin dall’eternità per la
salvezza del genere umano: così per tutti questi motivi l’Anticristo, ispirato
da Satana, ritornerà, per compiere pienamente la sua missione infernale
d’avversario di Cristo, su tutte le tappe della vita del Salvatore, per
combatterle, oscurarle, distruggerlo. A questo scopo, fisserà in Gerusalemme la
sede del suo impero diabolico.
Inoltre, se l’Anticristo operasse diversamente, potrebbe
farsi accettare come Messia dai giudei, che sognano una gloria terrestre per
Gerusalemme e s’immaginano che questa città diventerà, in futuro, la sede
dell’impero messianico? Quest’ultima ragione sembra avvalorarsi, ai nostri
giorni, per l’apparizione del Sionismo. Eccone il programma: «Non
è ancora giunto il tempo di ricostituire questa nazionalità giudaica per la
quale, dal fondo delle sinagoghe e de’ ghetti, Israele non ha cessato mai di
sospirare?».
Una vasta associazione, dunque, si è, formata tra i giudei credenti del mondo
intero, con lo scopo di riconquistare la Palestina e Gerusalemme. Sette
congressi sono stati già tenuti a Basilea per trovarne i mezzi. L’ultimo, dal
27 al 30 luglio 1905, è stato particolarmente importante per lo scopo di cui
parliamo. Il sultano di Costantinopoli non essendosi mostrato punto favorevole
ai desideri dei Sionisti, l’Inghilterra aveva offerto gratuitamente un vasto
terreno nell’Uganda, all’est dell’Africa centrale, per tentarvi la formazione
di uno Stato giudaico autonomo. Il congresso, composto di più di ottocento
delegati del giudaismo mondiale, adottò a grande maggioranza, la risoluzione
seguente: «Il Congresso mantiene fermamente i principi del suo
programma tendente a stabilire una patria pel popolo giudaico in Palestina o
nei Paesi vicini. Il Congresso ringrazia il governo inglese per la sua offerta
di un territorio nell’Africa orientale».
Sarebbe questo un principio dello stabilimento della sede
dell’Anticristo a Gerusalemme, grazie al concorso futuro dei Giudei?
2) La seconda opinione designa la Roma dei Papi come sede di
quest’impero, ed ecco, i suoi argomenti:
Ritornando al testo di San Giovanni riguardante la morte dei
due testimoni Enoch ed Elia, fa notare,
e con ragione, che esso non è concludente. Parrebbe, infatti, che questi due
testimoni dovessero esser messi a morte in Gerusalemme per ordine
dell’Anticristo, senza che questi vi avesse allora la sede del suo impero ed
anche senza esso vi risiedesse. Roma, al contrario, non sembra più indicata? E’
là, che, per meglio opporsi al vero Cristo, l’Anticristo stabilirebbe la sede
del suo impero. Si assiderebbe in Roma divenuta pagana, secondo un’antica
tradizione , e, ponendosi in faccia al capo della Chiesa, risusciterebbe
l’impero romano o latino. Sembra che coloro i quali preparano il regno
dell’Anticristo abbiano concepito e adottato questo disegno. E’ contro Roma,
infatti, che si coalizzano da tanti anni i conati di tutte le sétte massoniche.
Roma, ridivenuta pagana, sarebbe la tappa preparatoria al regno romano
dell’Anticristo. Una grave allocuzione di Leone XIII ci fa riflettere. Fu
pronunziata nel Concistoro del 30 giugno 1889:
«E’ cosa ben triste e
mostruosa, che da quest’alma città, nella quale Iddio stabili la sede del suo
Vicario, si oda proclamare l’indipendenza del pensiero da Dio; e donde il mondo
è solito ricevere lo schietto insegnamento del Vangelo e i consigli di salute,
ivi, mutate per la malvagità degli uomini le cose, si contemplino monumenti
impunemente eretti a vituperevoli errori e alla stessa eresia. A questo ci han
condotto i tempi, di dover vedere l’abominazione della desolazione nel luogo
santo... Si è eretto un monumento a un uomo malvagio e perduto.
E questa città
di Roma, che si diceva sarebbe stata sempre la sede gloriosa e sicura del
romano Pontefice, si vuole invece che addivenga il contro di una nuova empietà,
dove abbia culto assurdo e procace la ragione umana, quasi uguagliata a Dio».
Il dolore manifestato da Leone XIII in seno al sacro Collegio, l’esprimeva
qualche anno più tardi, l’8 dicembre 1892, all’intero popolo italiano: «Si
può mirare con occhio asciutto la porzione più eletta del gregge del nostro
adorabile Redentore, un popolo stato per ben diciannove secoli a lui sempre
fedele, esposto ad un continuo e presentissimo pericolo di apostatar dalla
fede, e sospinto in una via di errori e di vizi, di materiali miserie e di
morale abbiezione? Ma d’onde muove questa guerra? Essa muove principalmente da
quella setta massonica, della quale discorremmo a lungo nell’Enciclica Humanum
genus, del 20 aprile 1884, e nella più recente del 15 ottobre 1890 indirizzata
ai Vescovi, al Clero e al popolo d’Italia. Con queste due lettere strappavamo
dal viso della Massoneria la maschera onde velavasi agli occhi dei popoli, e la
mostrammo nella sua cruda deformità, nella sua tenebrosa e funestissima
azione... Per via di congiure, di corruttele e di violenze è giunta finalmente
a dominare l’Italia e questa medesima Roma».
Nell’Enciclica Humanum
genus, ricordata dall’augusto Pontefice ed una delle prime del suo pontificato,
si trovava già questo solenne avvertimento: «Nel giro d’un
secolo e mezzo la società massonica propagossi con incredibile celerità; e
traforandosi per via d’audacia e d’inganni in tutti gli ordini civili,
incominciò ad essere potente in modo da parer quasi padrona degli Stati...
Contro l’Apostolica Sede e il romano Pontefice arde più accesa la guerra. Prima
di tutto egli fu sotto bugiardi pretesti spogliato del principato civile,
propugnacolo della sua libertà e de’ suoi diritti: poi fu ridotto ad una
condizione iniqua e per gli infiniti ostacoli intollerabile; finchè si è giunti
a quest’estremo, che i settari dicono aperto ciò che segretamente e lungamente
avevano macchinato fra loro: doversi togliere di mezzo lo stesso spirituale
potere dei Pontefici, e fare scomparire dal mondo la divina istituzione del
Pontificato». Alle due opinioni esposte, il fatto compiuto darà una
soluzione perentoria. Fino a quel momento, rimane indecisa. Se Gerusalemme
diviene la sede dell’impero dell’Anticristo, i principali fautori ne saranno
stati i giudei; se Roma, ne saranno stati i Framassoni.
Quarta cosa indecisa: Il tempio dove l’Anticristo si farà
adorare.
San Paolo ha detto: «L’avversario che s’innalza
sopra tutto quello che dicesi Dio, o si adora, tlalmente che sederà egli nel
tempio di Dio, spacciandosi per Dio».
Quale sarà il tempio testimone di questa abominazione?
a) Una prima opinione designa il tempio di Gerusalemme, che
sarà, in parte o tutto, rifabbricato dalle ruine dall’Anticristo, e dove agli
si farà rendere onori divini. Quest’opinione è adottata da Sant’Ireneo,
Sant’Ippolito, San Cirillo Gerosolimitano, San Damasceno, Severo Sulpizio, e da
un certo numero di esegeti antichi e moderni. Essi dicono che bisogna prendere
la parola tempio nel senso suo proprio e letterale. Perchè, al tempo di San
Paolo, autore di questa lettera ai Tessalonicesi, era il tempio di Gerusalemme
che portava il nome di Tempio per antonomasia: si designava semplicemente con
questo nome, come rilevasi da San Luca e
da altri testi. Allora non esistevano templi cristiani, e soltanto il tempio di
Gerusalemme era chiamato Tempio di Dio. E’ dunque assai verosimile, dice il Suarez,
che questo sia quello di cui parlò San Paolo.
b) Altri, invece, di opinione contraria, rispondono non
esser per niente dimostrato che San Paolo, vaticinando come l’Anticristo si
assiderà nel Tempio di Dio, abbia in esso veduto il tempio di Gerusalemme.
Infatti San Girolamo, spiegando le parole dell’Apostolo, dice: «Ei
si assiderà nel tempio di Dio, cioé nel tempio di Gerusalemme come alcuni
pensano, o nella Chiesa, come a noi sembra più verosimile». San
Crisostomo ancora dice: «Non nel tempio di Gerusalemine,
ma nel tempio della Chiesa». Ma come l’Anticristo si
assiderà nel tempio della Chiesa? Teodoreto spiega: «Quello che
l’Apostolo chiama il Tempio di Dio, sono le chiese nelle quali quest’empio
prenderà il primo posto, il posto d’onore, sforzandosi di farsi riconoscere per
Dio». Teofilatto lo spiega anche più chiaramente: «Non
nel tempio di Gerusalemme, ma semplicemente nelle chiese, in ogni tempio
consacrato a Dio». Questo pure e sentimento di «Sant’Ilario,
del Caietano, del Villalpand, d’Estio, ecc. Dinanzi a questa disparità
d’opinioni, Sant’Agostino ritenne la quistione indecisa: «Qual è il
tempio di Dio in cui l’Anticristo dovrà assidersi? Sarà questo sulle ruine del
tempio fatto edificare da Salomone? Sarà nella Chiesa di Dio? E’ incerto».
Bisogna seguire il vescovo d’Ippona e convenire che questa quistione, come
quella relativa alla sede dell’Anticristo, rimane indecisa.
IV Molti Padri e
molti esegeti, indottivi dai loro studi, han tentato di penetrare più innanzi e
perfino nell’intimo della vita dell’Anticristo. Noi non rigettiamo a priori le
opinioni da essi sostenuto e ci guarderemo bene dal tacciarle di falsità. Ma
siccome queste opinioni non si basano nei testi chiari della Scrittura, nè
sulla tradizione patristica, le registriamo sotto la rubrica di fantastiche,
non dando, del resto, a quest’espressione nulla di biasimevole nè
d’irriverente, ma soltanto il senso di opinioni libere e poco fondate. L’esito
solo potrà far loro attribuire la nota che ad esse conviene. Ma se avverrà che
ad esse venga data una smentita, non bisogna dimenticarsi che spesso i Padri e
gli esegeti espongono opinioni personali, senza avere la menoma pretensione al
mondo di risolvere la quistione. In dubiis libertas, ha detto Sant’Agostino; ed
è per questo che questi Padri ed esegeti hanno diritto che si rispetti il loro
sentimento fino ad una prova storica in contrario, e se l’esito obbligherà, in
futuro, ad abbandonarlo, si faccia salvando l’onore delle persone e la loro
autorità.
Stabilito questo principio di leale e rispettosa esegesi, si
può domandare: da che cosa molti si sono lasciati indurre a tracciare questa
via fantastica?
La risposta salta fuori dalle loro pagine: dalle attrattive del figurismo. E’
noto che la Chiesa insegnò sempre esservi nella santa Scrittura un senso
figurato, e che cosi è lo afferma la parola stessa di Dio: Queste cose
accadevan loro in figura, dice San Paolo, rammentando parecchi episodi dei
soggiorno degli israeliti nel deserto. Il nostro Signore stesso ha affermato
l’esistenza del senso figurato mostrandoci in Giona, rinchiuso per tre giorni
nel ventre di un pesce, l’immagine allegorica del suo soggiorno nella tomba. Ma
se certi passi della Scrittura presentano un senso figurato al di sotto del
letterale, vi è un pericolo da sfuggire, e consiste nel ricercare questo senso
figurato in ciascun passo della Scrittura, o nel moltiplicarlo oltre misura. Si
cade allora nell’errore del figurismo. Ma come mai l’Anticristo è potuto
diventare il soggetto degli studi figuristi e cagionare le cose fantastiche che
enumereremo?
Ecco come:
V’è nel libro di Daniele un capitolo, l’XI, tutto consacrato
ad Antioco Epifane e alle sue gesta (dal versetto 21 al 45). Il suo nome non
v’è per niente menzionato; è unicamente designato coll’appellativo di re del
Settentrione o dell’Aquilone. La maggior parte degli interpreti, antichi e
moderni, non han punto esitato a riconoscervelo, tanto gli avvenimenti,
descritti anteriormente, si riferiscono al suo regno. V’ha di più: si ammette
ancora generalmente che Antioco sia la figura dell’Anticristo. Ma da questo
cominciano le divergenze ed hanno occasione gli abusi. Secondo alcuni, lo
squarcio intero (versi 21-45) si riferirebbe soltanto all’Anticristo. Secondo
altri (specialmente al tempo di San Girolamo) si riferirebbe letteralmente ad
Antioco; figuratamente all’Anticristo. Altri pensano che non vi si tratti
dell’Anticristo che a cominciare dal versetto 6.
Altri, in fine, che certi tratti solamente si riferiscono a
lui. Questi sono i partigiani delle tre prime opinioni, specialmente delle due
prime che hanno forse esagerato la somiglianza tra Antioco e l’Anticristo. In
che avrebbero essi esagerato? Nell’essersi impadroniti di ciascun versetto di
questa pagina biblica per comporne, come so fossero documenti storici, una vita
anticipata e minuziosa dell’Anticristo. Certamente Antioco Epifane deve esser
considerato come il tipo più perfetto dell’Anticristo. Noi stessi, in questo
scritto abbiamo più volte additato la somiglianza esistente tra questi due
avversari del vero Dio. Ma questo ravvicinamento deve essere fatto con
moderazione. Non bisogna perder di vista questa verità fondamentale, che cioè i
personaggi divenuti,per una permissione divina, tipi del futuro, forma futuri,
non lo sono affatto ordinariamente nella totalità della loro vita, cioè in
ciascuno dei loro atti. Noi non intendiamo certamente limitare l’azione dello
Spirito Santo, ma constatare un fatto generale. Soltanto per alcuni fatti della
loro esistenza i personaggi figurativi hanno annunziato il futuro. Riguardo al
vero Cristo, Melchisedech non l’ha figurato che nel duplica carattere di Re e
di Pontefice; Isacco, nella pazienza e nel sacrifizio; Giacobbe, nella vita raminga e nelle aspre fatiche; Giuseppe, nelle
persecuzioni che gli fecero patire i fratelli e nel suo innalzamento. Ora non è
così della persona e della vita dell’Anticristo. Esse sono state figurate in un
modo o in un altro da diversi personaggi, Nerone, Galerio, Giuliano l’Apostata,
Maometto, Antioco Epifane; ma non mai nella totalità. Abusando, dunque, del
senso figurativo hanno creduto di poter descrivere in antecedenza la vita
dell’Anticristo tracciandola su quella di Antioco, secondo tutti i versetti e
tutti i particolari del capitolo XI di Daniele. Messisi per questa via gli
autori avrebbero scansato ogni eccesso, se avessero tenuta presente questa
regola speciale del senso mistico: «Non bisogna mai attribuire
alla Scrittura un senso mistico che non sia confermato da qualche altro passo
della Scrittura inteso in senso letterale, diversamente si attribuirebbe ai
Libri santi una dottrina che non insegnano affatto». Or contro
questa regola è stato detto, forse con pericolo di errore:
a) Che l’Anticristo nascerà in Babilonia (San Girolamo, Andrea di Cesarea, Areta,
Beda, Aimone, Rabano, Strabo, Sant’Ausolmo, Ruperto, Pietro Comestore, Ludolfo
Certosino, Sant’Autonino, G. Gersone); nella Siria (Lattanzio, Firmiano); in
Egitto (Anastasio Sinaita).
b) Che sarà frutto di un commercio illecito (Sant’Ippolito,
Sant’Efrem, San Damasceno, Duns Scoto).
c) Che la sua educazione si compirà in Betzaida e in
Corozaim, città maledette da Gesù Cristo (Rabano, Sant’Anselmo, Sant’Antonino).
d) Che i suoi educatori saranno alcuni maghi, i quali, sin
dall’infanzia, lo imbeveranno dei loro principi, e l’istruiranno nelle scienze
occulte (San Cirillo Gerosolimitano, Rabano, Viguerio, Lirano).
e) Che saprà a memoria tutta la Scrittura e conoscerà tutte
le arti (Sant’Anselmo).
f) Che il suo angelo custode, quantunque non si sia da lui
allontanato, pure non potrà esercitare alcun atto efficace a suo riguardo, per
la propria ostinazione e per l’influenza dei demoni sopra di lui
(Sant’Antonino, Bened. Giustiniano).
g) Che i principî del suo regno e della sua potenza saranno
in Babilonia (San Girolamo, Andrea di Cosarea, Areta), in Cafarnao e in
Corozaim. (Sant’Antonino).
h) Che dieci re si uniranno contro di lui, ma che avendone
vinti tre, il re d’Egitto, il re d’Africa e il re di Etiopia, gli altri sette
si sottometteranno. Che egli soffrirà una sconfitta navale da parte di certi
popoli occidentali, ma che non tarderà a riparare a questa sconfitta
passaggera; che avendo trionfato di tutti i suoi nemici, diverrà padrone del
mondo intero (Sant’Ippolito, Sant’Ireneo, San Cirillo, San Girolamo, Teodoreto,
Sant’Efrem, Lattanzio, Beda, Sant’Anselmo).
i) Che perverrà a questo dominio non solamente colle armi,
ma con l’astuzia ed anche con l’adescamento dei beni temporali. Che i demoni
gli scopriranno tutto il denaro nascosto, tutte le miniere preziose, dimodochè
egli possederà in abbondanza l’oro e l’argento e se ne servirà per sedurre
(Sant’Anselmo, Pietro Comestore).
j) Che opererà coll’aiuto del demonio tutti i miracoli di
Gesù Cristo; risanerà i lebbrosi, gli zoppi, farà camminare i paralitici,
risusciterà anche morti (Sant’Ippolito, Sant’Efrem, Lattanzio,
Sant’Anselmo).
k) Che, gettata la maschera dell’ipocrisia, avrà costumi
spaventevoli, abbandonandosi alle turpitudini della lussuria (Teodoreto).
l) Aggiungiamo che i suoi palazzi medesimi, la sua corte, le
sue vesti, i suoi oggetti preziosi, i suoi profumi, i suoi conviti non sono
sfuggiti ad una descrizione minuziosa (Malvenda).
m) Finalmente, sarà colpito e sterminato a Apadno, sul monte
degli Olivi, allorchè tenterà di salire al cielo, ad esempio del Salvatore (San
Girolamo, Teodoreto, Sant’Ambrogio, Lirano).
Tutto questo complesso di circostanze non costituisce come
una vita dell’Anticristo vissuta in antecedenza? Devonsi disprezzare e
rigettare come invenzioni false e immaginario? No, perchè nel dominio del male
tutto è possibile, dovendo esser Satana l’ausiliare dell’Anticristo. Ma dei
punti interrogativi devono tuttavia esser messi dopo ciascuna di esse. Tutte
questo particolarità, infatti, non potrebbero essere ammesse ne come certe, nè
come probabili, e neppure come dubbie; giacchè lo stesso dubbio suppone un
punto di appoggio. Ora nè gli uni, nè gli altri di questi particolari trovansi
conformati da testi chiari della Scrittura intesi nel loro senso letterale e
non si fondano che in una falsa tradizione. Questa tradizione manca poichè,
delle cose antecedenti, le une ci vengono da Padri isolati, le altre da Padri,
senza dubbio, numerosi, ma la quantità di essi non basta a costituire una
tradizione indiscutibile. Le asserzioni di questi Padri sono opinioni
personali, degno d’attenzione e di rispetto, ma fuori degli anelli che formano
la catena delle tradizioni. Inoltre, non vi è alcun testo scritturale evidente.
Queste opinioni si fondano specialmente sul capitolo XI di Daniele, inteso
secondo il senso figurato o mistico. Ma, per aver valore, esse dovrebbero avere
egualmente l’appoggio di qualche altro passo della Scrittura inteso nel suo
senso letterale. Ora, quest’appoggio, si cerca inutilmente. Nessuno dei tre
ritratti dell’Anticristo, contenuti nei capitoli VII di Daniele, XIII
dell’Apocalisse, II della seconda lettera ai Tessalonicesi, studiati nel senso
letterale, conferma questo diverse citazioni relativo alla vita
dell’Anticristo. Ancora una volta, noi non le rigettiamo affatto, ma neppure le
ammettiamo. Molto tra esso possono esser vere, come possono esser false. Finchè
l’avvenire non avrà deciso, non devono esser riguardate ed accettate che come
fantastiche e supposte. Ma allontaniamoci da questo orizzonte oscuro, tutto
ripieno dell’uomo del peccato, di colui che Sant’Ireneo ha chiamato «il
compendio dell’universale iniquità».
Rivolgiamo i nostri sguardi da un’altra parte, là dove rifulgono atti luminosi
di prodezza. Sono i campioni delle Verità cristiane, quelli che ci appaiono.
Essi avranno la missione di combattere, contro l’Anticristo, le battaglie del
Signore.
(Fine seconda parte)
Agostino Lémann, ebreo
francese nato nel 1836 e morto nel 1909. Si convertì al cattolicesimo,
fu ordinato sacerdote e scrisse, spesso assieme al fratello gemello
Giuseppe (anch’egli ordinato sacerdote, nato nel 1836 e morto nel 1915)
numerose opere destinate a chiarire la storia cristiana ai loro
fratelli di etnìa e di cultura. Il testo è arricchito da una
introduzione del cardinale Rafael Merry del Val y Zulueta (1865 -1930).
Fu, dal 1903 al 1914, cardinale Segretario di Stato sotto Papa San Pio
X. Nel 1914 sarà nominato Segretario del Sant’Uffizio.
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